lunedì 16 ottobre 2006

Intervista a don Franco Barbero

D) Che senso può avere questo incontro che avete organizzato a Verona presso il Circolo PINK martedì 17 alle ore 21?
R) Non si tratta né di un controconvegno né di un convegno parallelo. Abbiamo pensato ad un incontro spontaneo e simbolico al quale conferiamo un significato costruttivo.
Vogliano dire che ci sono anche altre voci nella chiesa italiana e che il “contenitore ufficiale” è troppo piccolo, selezionato, scremato...

D) Sarete ospiti del Circolo PINK di via Scrimiani 7 a Verona... non proprio in un sede religiosa e neutrale... Perché?
R) Non conosco direttamente il Circolo PINK, ma lì, alla mia richiesta di ospitalità, hanno risposto affermativamente. Non abbiamo i soldi per prenotare un locale...

D) E’ incredibile questa sua voglia di dialogo anche di fronte a tutte le porte sbarrate...
R) Sì, cedo che questa sia una strada tutt’ora valida. E noti che noi, come spiegherò quella sera, non veniamo per insegnare ad altri quali siano le “cose giuste” e le “cose sbagliate” nella chiesa italiana. Veniamo per porgere un invito che riguarda anche noi in prima persona: ci sembra che le nostre comunità non siano capaci di ascoltare e di accompagnare e che spesso pretendano di dirigere...

D) Proposte concrete?
R) Tante, ne sono venute in questa settimana dalla comunità cristiana di base di San Paolo di Roma, dalle “voci” pubblicate su Adista... Tante buone proposte, ma io credo che ci sia bisogno di un profondo cambiamento di atteggiamento: basta con i documenti preconfezionati: “Meno circolari e più circolazione”. Se non cambia l’atteggiamento di fondo, il “comitato centrale cattolico” proseguirà per la sua strada e il popolo di Dio, almeno quello adulto, cercherà altri pascoli. Questo, a mio avviso, significherebbe la fine del confronto.

D) Ma non ha l’impressione che tutto dimostri il contrario e che i giochi siano già fatti?
R) Dove ci sono persone, in realtà ci sono sempre possibilità di riaprire i giochi perché Dio, anche quando le istituzioni chiudono ogni passaggio, sa aprirsi un varco anche attraverso le porte chiuse. Oggi i cattolici, almeno quelli adulti nella fede, possono porsi il problema di trovare un modo nuovo di “stare nella chiesa”, di essere chiesa. Non più cristiani che vanno in chiesa, ma uomini e donne che sono chiesa, che hanno voce e responsabilità, che prendono la parola, che decidono insieme e non sono esecutori di ordini piovuti da una autorità superiore.

D) Perché, don Barbero, fa l’ingenuo? Lei sa benissimo che le conclusioni sono già stabilite...
R) So bene che convegni come questi “spesso servono a convogliare e mantenere all’interno delle strutture del consenso vaste masse di persone molto convinte e generose, di solito però non altrettanto colte e consapevoli” (Lilia Sebastiani, Rocca, 15 ottobre). Ma c’è sempre qualche persona che guarda oltre...
C’è anche di peggio: mi trovo già a Verona e dai segnali mi accorgo che tutto è pronto per lo spettacolo papolatrico. Più che a Dio qui si pensa al divo Ratzinger. L’idolatria è sempre in agguato, anzi si è insediata nella chiesa.
intervista a cura di Serena Corfù

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