martedì 30 ottobre 2007

TERZO MESSAGGIO STIMOLANTE

Si vede che i "due messaggi stimolanti" che mi sono giunti a proposito dell'incontro nazionale donne delle cdb e che ho ospitato il 22 ottobre sul mio blog non sono passati inosservati e sono stati presi in considerazione. E' giunto un terzo messaggio stimolante che ospito volentieri mentre continuo a stupirmi del numero delle persone che accedono a questo piccolo blog.


TERZO MESSAGGIO (SI SPERA STIMOLANTE!)

Mi fa sorridere l’idea che l’anno scorso una delle critiche al convegno delle donne cdb sul tema “Il divino, abitare il vuoto" sia stata : “Non rischiamo di restare troppo a lungo nei cieli senza volgere lo sguardo alle cose terrene ? Perché non si parla piuttosto di violenza sulle donne o di ingiustizia?”

Da qui le tematiche politiche elaborate quest’anno : natura , norma, giudizio, omosessualità, genitorialità omosessuale, senza che questo impedisse di lasciare ampio spazio, in quattro laboratori, ad una parola su Dio o ad una meditazione sulla parola biblica, attraverso il bibliodramma, le mistiche, lo yoga e testi letterari profondamente spirituali.

Senza dimenticare la celebrazione della domenica, condotta dalla Diacona Valdese Karola Stobaus, a partire dal canto della profetessa Miriam di Esodo 15, o le efficaci esortazioni e i rimandi ai testi biblici della Pastora Daniela Di Carlo, durante il suo intervento.

Io credo che un’altra tentazione ricorrente sia quella di non fare abbastanza silenzio per porsi in ascolto vero, ascolto creativo o, come dice Elizabeth Green, per porre attenzione al ritmo delle cose. Un ascolto aperto e spoglio da pregiudizi e ansietà per ciò che di diverso e di nuovo ci si presenta.

Questo, a mio avviso, è ciò che impedisce spesso di vivere il presente e coglierne i segni, di vivere il “qui e ora” come promessa di buona novella. Ci sono situazioni , momenti in cui Dio può anche non essere “nominato/a” ma ugualmente “respirato/a”, “comunicato/a”.

Così nel nostro caso, nel “qui e ora” di duecento donne che singolarmente intrecciano nella loro vita fede, impegno, fatica del quotidiano, cura dei figli e degli anziani, prendendosi la libertà di imparare ad amare il prossimo”come se stesse” e non ” più di se stesse”.

Non quindi un parlare di se che eclissi Dio bensì un partire da se e dalla concretezza dell’esistente, che ben conoscono, come atto d’amore, di fedeltà e di aderenza ad un percorso di liberazione di ampio respiro, con un ritorno in termini di umanità rinnovata, di nuove pratiche e di nuovi saperi per donne e uomini.

Come può Dio diventare un binario morto o una appendice da tagliare e lasciar seccare quando pulsa nella vita di ognuna traducendosi in percorsi di pace, di solidarietà, di creatività, di bellezza come anche in interrogativi inquietanti, percorsi critici e pratiche di disobbedienza ?

Cari saluti
Doranna Lupi

LA SCALA DI GIACOBBE

Sabato 27 ottobre si è svolto l'incontro mensile della "Scala di Giacobbe" con una partecipazione davvero straordinaria.

Dopo una mia breve introduzione sulla formazione dei sacramenti nella storia cristiana, si è avviato un dibattito in cui è emerso quanto sia importante conoscere i processi storici. Solo così si può uscire dalla prigione catechistica e distinguere ciò che appartiene al messaggio biblico e ciò che è frutto di una evoluzione o anche di una involuzione storica.

Il dibattito è avvenuto con la partecipazione delle spose che hanno poi celebrato le loro nozze il 28 ottobre durante l'eucarestia della comunità. E' una fase in cui c'è sempre più gente nuova che prende contatto con questo gruppo della comunità cristiana di base.

Erano presenti anche Francesca ed Elena che già conosciamo da mesi e che intendono celebrare il loro matrimonio domenica 30 marzo 2008. Intanto auguri vivissimi ad Alessndra ed Emanuela, le novelle spose.

Il prossimo incontro è fissato per il 17-18 novembre. Ci sarà una bella sorpresa!

E’ PERSECUZIONE…?!?

Il vaticano è in agitazione.

E’ bastato che un giornalista serio come Curzio Maltese su Repubblica documentasse soldi, patrimoni e privilegi della chiesa cattolica in Italia per suscitare le ire del cardinale Bertone, segretario di stato vaticano.

Quale sarebbe la colpa grave di Curzio Maltese? Ha svelato su Repubblica di mercoledì 24 ottobre che in Italia ci sono 25.000 insegnanti di religione cattolica di cui 14.000 di ruolo: tutti insegnanti nominati dalle curie senza concorso, anche senza titoli per accedere ad uno specifico insegnamento.

Se ne può parlare? E’ “persecuzione della religione cattolica” documentare che questa ora di religione confessionale “vale un miliardo“ di euro? Si può ancora dire che in uno stato laico si accede alle cattedre per concorso e non per nomina vescovile?

Il direttore di Repubblica replica giovedì 25 ottobre in prima pagina al cardinale Bertone con una risposta che qui riporto integralmente e che condivido totalmente.


COMMENTO

DEMOCRAZIA E RELIGIONE

di EZIO MAURO

"Finiamola". Con questo invito che ricorda un ordine il Cardinal Segretario di Stato della Santa Sede, Tarcisio Bertone ha preso ieri pubblicamente posizione contro l'inchiesta di Repubblica sul costo della Chiesa per i contribuenti italiani, firmata da Curzio Maltese.

"Finiamola con questa storia dei finanziamenti alla Chiesa - ha detto testualmente il cardinal Bertone - : l'apertura alla fede in Dio porta solo frutti a favore della società". Per poi aggiungere: "C'è un quotidiano che ogni settimana deve tirare fuori iniziative di questo genere. L'ora di religione è sacrosanta".


Non ci intendiamo di santità, dunque non rispondiamo su questo punto. Ma non possiamo non notare come il tono usato da Sua Eminenza sia perentorio e inusuale in qualsiasi democrazia: più adatto a un Sillabo.

L'attacco vaticano riguarda un'inchiesta giornalistica che analizza i costi a carico dei cittadini italiani per la Chiesa cattolica, dalle esenzioni fiscali all'otto per mille, al finanziamento alle scuole private, all'ora di religione: altre puntate seguiranno, finché il piano di lavoro non sia compiuto.

Finiamola? E perché? Chi lo decide? In nome di quale potestà? Forse la Santa Sede ritiene di poter bloccare il libero lavoro di un giornale a suo piacimento? Pensa di poter decidere se un'inchiesta dev'essere pubblicata "ogni settimana" o con una diversa cadenza?

E' convinta che basti chiedere la chiusura anticipata di un'indagine giornalistica per evitare che si discuta di "questa storia"?

Infine, e soprattutto: non esiste più l'imprimatur, dunque persino in Italia, se un giornale crede di "tirar fuori iniziative di questo genere" può farlo. Salvo incorrere in errori che saremo ben lieti di correggere, se riceveremo richieste di rettifiche che non sono arrivate, perché nessun punto sostanziale del lavoro d'inchiesta è stato confutato.

La confutazione, a quanto pare, anche se è incredibile dirlo, riguarda la legittimità stessa di affrontare questi temi. Come se esistesse, lo abbiamo già detto, un'inedita servitù giornalistica dell'Italia verso la Santa Sede, non prevista per le altre istituzioni italiane e straniere, ma tipica soltanto di Paesi non democratici.

In più, Sua Eminenza è il Capo del governo di uno Stato straniero che chiede di "finirla" con il libero lavoro d'indagine (naturalmente opinabile, ma libero) di un giornale italiano. Dovrebbe sapere che in Occidente non usa. Mai.


Stupisce questa reazione quando si parla non dei fondamenti della fede, ma di soldi. E tuttavia se la Chiesa - com'è giusto - vuole far parte a pieno titolo del discorso pubblico in una società democratica e trasparente, non può poi sottrarsi in nome di qualche sacra riserva agli obblighi che quel discorso pubblico comporta: per tutti i soggetti, anche quelli votati al bene comune.

Anche questo è un aspetto della sfida perenne, e contemporanea, tra democrazia e religione.

domenica 28 ottobre 2007

IL PAPA A NAPOLI

Riporto da www.napoligaypress.it


Papa a Napoli: una star senza fans parla della violenza nel centro storico

22 Ottobre 2007 - Il Papa Benedetto XVI è oggi venuto a Napoli accolto in pompa magna, accompagnato dal suo segretario particolare: padre Georg.

In una piazza Plebiscito semi vuota, ha invocato ‘atti politici’, ma anche un profondo rinnovamento spirituale per cambiare il volto di Napoli.

Il Papa invece di recarsi tra i poveri ed in periferia, ha posato con i politici locali, che forse sperano e tentano di arginare così il proprio declino.

Nell’omelia Ratzinger ha esortato a varare una ’seria strategia di prevenzione’, che ‘punti sulla scuola e sul lavoro’, per salvare i giovani dai rischi della violenza.

L’arcivescovo Sepe ha sottolineato che Napoli vuole guardare avanti, credere in se stessa, nei propri giovani.

Riassumendo è stata una giornata scandita da tante belle “chiacchiere”, tante strette di mano, tanti spot elettorali per i cortigiani dell’uomo più potente d’Italia.

Ma quanto ci è costata la visita del Papa?

750mila euro sono stanziati da Palazzo Chigi, 350mila euro dal Comune di Napoli, 400mila euro dalla Regione Campania per accoglienza, addobbi ed interventi strutturali, per un totale di 1,5 milioni di euro, ed altre centinaia di migliaia di euro per l’atterraggio con l’elicottero del Pontefice.

Cifre forse imprecise in difetto, ma non sapremo mai quanto è costato ai contribuenti (laici e non credenti inclusi) la visita del Papa a Napoli.

In una città povera e di poveri, precaria e decrepita, spendere tanto denaro pubblico per un singolo evento pare un affronto al buon senso ed ai cittadini.

Al Papa, trattato come una “star” più che come uomo di chiesa, è sfuggita la immoralità della classe politica a cui si accompagna… peccato!”

Il Papa ha espresso il rammarico per i recenti atti di violenza accaduti nel centro storico, sembrerebbe riferirsi alle note aggressioni avvenute a piazza Bellini ai danni di omosessuali, se fosse così, una tenue luce trasparirebbe dalle tenebre dell’oscurantismo.

C’E’ CHI CAMMINA...

Riporto due notizie ecumeniche positive comparse su Riforma del 26 ottobre 2007 a pag. 3.


DUE CHIESE CRISTIANE VENDUTE A ISLAMICI

Berlino – In Germania, ha suscitato vive polemiche la notizia che due chiese cristiane saranno presto trasformate in moschee.

Il fatto è avvenuto a Berlino, dove due chiese evangeliche libere neoapostoliche, nei quartieri di Neukoelln e Tempelhof, sono state vendute a comunità islamiche.

“Sono scosso – ha commentato Bernd Szymanski, sovrintendente luterano regionale -, le chiese sono simboli cristiani tedeschi”.

La realtà è che nei prossimi anni sono a rischio chiusura almeno diecimila chiese cristiane di ogni denominazione e confessione per mancanza di fedeli e di fondi. E non è escluso che altre possano essere acquistate da comunità islamiche.

Tra tanti contrari, c’è però anche chi si dichiara favorevole: meglio veder le chiese trasformate in moschea piuttosto che in supermercati o sale bingo. (nev)


CONSACRARE O NO GLI OMOSESSUALI?

Oslo – Il Consiglio dei vescovi della Chiesa evangelica di Norvegia ha deciso di porre all’ordine del giorno del proprio Sinodo la possibilità di consacrare al ministero pastorale persone registrate in unioni con partner dello steso sesso.

La decisione è stata comunque sofferta e ha diviso i vescovi luterani norvegesi: 6 si sono dichiarati favorevoli e 5 contrari.

I vescovi sono infatti consapevoli che una decisione favorevole del Sinodo metterebbe alla prova l’unità della chiesa.

“Qualunque sia la decisione del Sinodo - ha dichiarato il vescovo Ole Christian Kvarme, uno degli oppositori della proposta - dovremo mostrare di saper vivere insieme in fraternità”.

La proposta prevede comunque che un vescovo contrario può rifiutarsi di consacrare al ministero una persona convivente in una relazione omosessuale. (nev/eni)

CHI NON L’HA ANCORA CAPITO?

Riprendo da Repubblica di mercoledì 24 ottobre queste righe


“GAY SI NASCE”, IL POSTER DELLA POLEMICA

Firenze – Il volto del bimbo è sfocato, nel braccialetto in primo piano si legge chiaramente “Homosexual”.

Poi il titolo:”L’orientamento sessuale non è una scelta”. E’ la foto della campagna contro l’omofobia realizzata dalla Regione Toscana.

“Raccapricciante” secondo Luca Volontè dell’Udc.

“Un esempio da ripetere” secondo Aurelio Mancuso di Arcigay.

La foto, già usata in Canada, per l’assessore toscano Agostino Fragai afferma “che l’omosessualità non può essere considerato un vizio, ma una delle espressioni della personalità”.

venerdì 26 ottobre 2007

INCONTRO TRA MONS. BAGNASCO E "NOI SIAMO CHIESA"

Ricevo tramite e-mail e pubblico.
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Cari tutti,

dopo l'incontro che ho avuto con mons. Bagnasco c'è stata una polemica tra me e il direttore di Avvenire . Mi sembra giusto darne notizia. Ti incollo qui di seguito lo scambio di mail. Ognuno può giudicare.
Come sempre un abbraccio di pace Vittorio Bellavite


Lettera al Direttore dell’Avvenire

Sig. Direttore,
ieri il quotidiano da Lei diretto ha dato notizia dell'udienza concessa da Mons. Bagnasco a me in quanto portavoce di "Noi Siamo Chiesa", senza informare dei contenuti della stessa che avevo diffuso alla stampa nel pomeriggio di mercoledì 10 con il comunicato che Le allego. Le chiedo di cortesemente pubblicare anche il mio testo che, peraltro, all'inizio ed alla fine, concorda, quasi alla lettera, con quello del portavoce della CEI. Dico ciò per rispetto dei lettori oltre che per correttezza nei confronti di Mons. Bagnasco e di "Noi Siamo Chiesa".
Invio questa mail per conoscenza alla segreteria generale ed all'Ufficio stampa della CEI.
Cordialmente.
Vittorio Bellavite


Per ulteriori eventuali chiarimenti mi può chiamare per telefono. Grazie.

12 ottobre 2007


Risposta del Direttore dell’Avvenire

Illustre Signore,

la notizia relativa all'incontro che Ella ha avuto con l'Arcivescovo Bagnasco, nella formulazione con cui è stata pubblicata su Avvenire dell'!1 ottobre, l'abbiamo ricevuta dall'Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale italiana. Dunque, almeno la correttezza nei confronti del Presidente della Cei dovrebbe essere salva.
Quanto alla correttezza nei Suoi riguardi, ritengo di non averla mai intaccata, nonostante le contumelie che Ella ha costantemente dedicato al nostro libero giornale.
Con rispetto.
Dino Boffo
15 ottobre 2007


Replica


Signor Direttore,
prendo atto del fatto che non vorrà dare seguito alla mia legittima richiesta di pubblicare i contenuti del mio incontro con mons. Bagnasco che ho descritto nel mio comunicato del 10 ottobre.
Quanto alle mie “contumelie” nei confronti del suo giornale, mi piacerebbe sapere quando ciò sarebbe successo e in quale contesto. Io non lo so. Ho sempre e solo detto, in più occasioni e portando fatti concreti, che Avvenire non è il quotidiano di tutto il mondo cattolico italiano perché non dà voce a tutte le posizioni che vi sono presenti. Ciò ho anche detto a mons. Bagnasco.
Quanto invece alla Sua pretesa correttezza nei confronti di “Noi Siamo Chiesa” e di me personalmente, Le faccio presente che nel gennaio del 1996, quando fu presentato alla stampa l’Appello dal popolo di Dio, Avvenire lo criticò aspramente ma senza pubblicarne il testo. In seguito, fino ad oggi, in modo ininterrotto e rigoroso, c’è stato sul Suo giornale un completo silenzio sulle attività, i documenti ed i convegni di “Noi Siamo Chiesa” (per Sua informazione Le unisco lo stesso appunto che, in proposito, ho consegnato a mons. Bagnasco). In questo modo, il Suo giornale, che Lei definisce “libero”, censura, in modo poco professionale, tutte le informazioni necessarie a chi legge per farsi una corretta opinione sulle questioni trattate.
Distinti saluti
Vittorio Bellavite

16 ottobre 2007

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Cara, caro,
ti incollo qui di seguito il comunicato che ho scritto dopo l'incontro che ho avuto con Mons. Bagnasco questa mattina 10 ottobre . Non ho molto da aggiungere se non la constatazione che si è verificato un fatto che non avveniva -incredibile a dirsi- da decenni. Quindi qualcosa potrebbe muoversi.
Shalom Vittorio


Comunicato Stampa
Il Presidente della CEI Mons. Angelo Bagnasco ha incontrato oggi il portavoce di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite che ha dichiarato “Mons. Bagnasco sa ascoltare”

Oggi 10 ottobre il Presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI) Mons. Angelo Bagnasco ha ricevuto il portavoce di “Noi Siamo Chiesa” (NSC) Vittorio Bellavite il quale, dopo l’incontro, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Ho, prima di tutto, ringraziato Mons. Bagnasco per questo incontro, del tutto inedito a questo livello, con un rappresentante del cattolicesimo critico. Gli ho subito premesso che “Noi Siamo Chiesa” non chiede alla CEI alcun riconoscimento perché non ve ne è alcun bisogno.

Gli aderenti ed i simpatizzanti di NSC sono, da sempre ed a pieno titolo, all’interno della Chiesa cattolica non solo in virtù del battesimo ma anche in relazione ai legami ed alle presenze che essi hanno nella comunità ecclesiale.

Gli ho anche aggiunto che mi sentivo, in un certo senso, rappresentante, quasi delegato, di un’area più vasta di quella di NSC, un’area che da tempo non riesce più a interloquire con la gerarchia e che è in una condizione di profondo disagio per gli orientamenti che, negli ultimi tempi, stanno prevalendo ai vertici della Chiesa.

Ho esposto a Mons.Bagnasco le iniziative di NSC e gli ho consegnato i nostri documenti ed i nostri libri. Poi ho insistito sulle seguenti questioni che vanno nella direzione di una svolta concreta nella gestione della Chiesa italiana :

---necessità di un maggiore ascolto all’interno della Chiesa, del riconoscimento della diversità delle opinioni e di una maggiore partecipazione dal basso del popolo di Dio nella comunità ecclesiale. Da questo punto di vista il quotidiano controllato dalla CEI, “Avvenire”, non sembra affatto il giornale di tutti i cattolici italiani ma solo espressione delle posizioni ufficiali;

---impegno, non solo verbale, per un ruolo maggiore delle donne nella Chiesa (a partire dalla valorizzazione delle teologhe e dall’assunzione di un linguaggio inclusivo nella liturgia);

---possibilità di facilitare l’uso del cosiddetto terzo rito nella penitenza;

---migliore approccio pastorale nei confronti degli omosessuali, anche riattivando un gruppo di lavoro già funzionante, fino a due anni, fa presso la CEI;

---esame della condizione di quei preti sposati che siano disponibili a riprendere ruoli pastorali nella Chiesa;

---messa in discussione del livello, più che mediocre, con cui spesso la Parola di Dio viene presentata durante le omelie domenicali;

---riapertura della discussione sul ruolo dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole dello Stato;

---ugualmente radicale rinnovamento della pastorale nei confronti dei divorziati risposati. In conclusione ho criticato la gestione del Convegno della Chiesa italiana a Verona (ottobre 2006) per la mancanza di pluralità nell’espressione delle diverse posizioni presenti nel mondo cattolico e per la scarsità del tempo concesso al dibattito (una situazione simile sembra prospettarsi per la prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani a Pistoia).

Ho ugualmente criticato l’eccessivo interventismo della CEI nella politica italiana (legge sui DICO, testamento biologico ed altro).

Ho concluso consegnando a Mons. Bagnasco gli Atti del Convegno sulla povertà nella Chiesa tenutosi a Milano nello scorso marzo. Questo incontro, partendo da posizioni anticoncordatarie, aveva chiesto a tutti i vescovi di informare sulla pubblicità che essi danno ai bilanci delle Curie diocesane, degli Istituti per il Sostentamento del clero e dei fondi dell’ottopermille. Le risposte ricevute, alcune delle quali, del resto, del tutto vaghe, sono state dieci su 225 diocesi interpellate. Ciò denota, a mio giudizio, una evidente mancanza di trasparenza nella gestione delle risorse controllate dalle autorità ecclesiastiche.

Mons. Bagnasco ha preso atto della mia dichiarazione iniziale (NSC non chiede alcun riconoscimento), ha ascoltato con attenzione quanto gli ho detto, ribadendo, in conclusione, che le posizioni della Chiesa sono ben fondate e consolidate nel tempo”.

L’incontro, durato circa trentacinque minuti, si è svolto presso l’Istituto delle suore Ravasco a Roma. Esso era stato richiesto da “Noi Siamo Chiesa” per una delegazione (e non solo per il suo portavoce) quando Mons. Bagnasco fu nominato Presidente della Cei nel marzo scorso.
Noi Siamo Chiesa
Roma, 10 ottobre 2007

NAPOLITANO: UN GRANDE PRESIDENTE

Ricordo bene quando Berlusconi voleva con un referendum (che gli andò male) azzerare i poteri reali del Presidente della Repubblica.

In questi momenti, nei quali due ministri litigano, è stato decisivo il richiamo di Napolitano nella sua doppia funzione di garante della Costituzione e di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.

La sua dichiarazione ha anche indicato chiaramente che l’inchiesta di Catanzaro deve proseguire.

In queste circostanze il compito di vigilanza che la nostra straordinaria Costituzione affida al Presidente della Repubblica è un caposaldo prezioso per la nostra democrazia.

E conta davvero la qualità della persona in questi frangenti.

DI PIETRO – MASTELLA – DINI

Qualche rischio al governo viene sempre da qualche “sognatore” dell’ultrasinistra che nel dormiveglia non riesce a distinguere l’ambito dei sogni dal regno della realtà, ma va riconosciuto che danni non minori provengono da questi tre “destrorsi” della maggioranza.

Narcisisti e sempre attenti a verificare se c’è un posto migliore dall’altra parte, rappresentano una mina vagante.

Sempre in vena di esternazioni, n questi diciotto mesi hanno contribuito a costruire l’immagine di un governo bisticcione e inconcludente.

E tutto questo mentre siamo in presenza di uno dei governi più costruttivi degli ultimi 50 anni.

UN BIMBO SU TRE E' OBESO

Riporto da Repubblica di martedì 23 ottobre un dato allarmante.

MILANO – Allarme bimbi obesi in Italia: il nostro Paese è al primo posto nella classifica negativa in Europa, insieme a Spagna e Grecia.

All’età di 7 – 11 anni un terzo dei bambini è obeso o in sovrappeso, e ha 70 probabilità su 100 di restare tale anche da adulto, con tutte le complicanze respiratorie, ortopediche e cardiovascolari che questo stato comporta.

L’allarme arriva dai pediatri endocrinologi della Siedp (Società di Endocrinologia Pediatrica) che sabato 27 ottobre scenderanno in campo per promuovere interventi di prevenzione in tutte le regioni.

mercoledì 24 ottobre 2007

BELLA NOTIZIA

Dalla Polonia arriva un po’ di aria fresca. Archiviati i fratelli gemelli K, il vincitore ha annunciato l’immediato ritiro delle truppe dell’Iraq. Vedremo se mantiene.

Queste davvero sono notizie che fanno sperare bene. Ma, evidentemente, in Polonia c’è una chiesa cattolica che terrà a freno ogni processo di vera laicità.

Comunque… c’è subito il rovescio: la destra xenofoba trionfa in Svizzera. Non c’è mai da cantare vittoria e… il nostro impegno di vigilanza non finisce mai.

LASCIATELO LAVORARE

La lite Di Pietro-Mastella non è tra le cose più edificanti e costruttive di questa maggioranza.

Però impedire il lavoro di un magistrato che indaga su punti “scottanti” non può essere un segnale positivo nel processo democratico. A me sembra una autentica vergogna.

Il fatto che sia un ministro della giustizia a compiere questo sopruso rende il tutto più grave ed intollerabile.

Non si tratta di prendere per oro colato tutto ciò che De Magistris enuncia, ma di esigere le prove

INGRAO SAGGIO

Non si tratta di rinunciare ai sogni, dice Ingrao, ma non si può rinnegare la realtà e sarebbe stupido far cadere il governo Prodi per correre una brutta avventura, il rischio di consegnare l’Italia a Berlusconi e Casini.

Mentre Berlusconi va al “mercato dei senatori”, da sinistra ci sarà qualcuno che vuole dargli una mano? Sarebbe davvero grave e folle.

LETTERA ALL'UNITA'

da L’Unità di lunedì 22 ottobre

“Al Pd chiedo il coraggio della verità”


Vorrei che dal nuovo Pd uscisse sempre la verità su ogni cosa, anche se spiacevole.

Se la gente dovrà fare dei sacrifici, si deve spiegare bene il perché e che tutti diano il loro contributo.

Mi piacerebbe vedere un Parlamento senza persone condannate dalla giustizia.

Mi piacerebbe una sanità senza sprechi, che funzioni meglio, senza dover andare all’estero per certe terapie o malattie gravi.

Mi piacerebbe pagare le tasse con felicità, sapendo che ogni euro sarà speso al meglio.


SERGIO
e-mail inviata a lettere@unita.it

lunedì 22 ottobre 2007

IL PARROCO: SONO RIMASTO MALE

Riporto questa bella notizia da Il Tirreno dalla quale, tra l'altro, vengo a sapere che l'iniziativa del'incontro era della parrocchia, non del vescovo.


GROSSETO. IL PARROCO: SONO RIMASTO MALE

Dopo il fallito incontro con l’associazione gay

di
Enrico Pizzi

«Desideravamo questo incontro, purtroppo è andata come tutti sappiamo». Il parroco della comunità di san Giuseppe, don Maurizio Marta, tiene a precisare che né lui né i suoi parrocchiani hanno preso a cuor leggero il fallimento dell’incontro tra l’Arcigay di Grosseto, che ha sede nel territorio parrocchiale di san Giuseppe, e il vescovo di Grosseto, Franco Agostinelli, in visita pastorale alla parrocchia.

La decisione, presa dal vescovo, di non incontrare l’Arcigay per il troppo nervosismo mediatico che si era scatenato attorno all’evento - questa almeno la versione ufficiale che don Maurizio non ha alcuna intenzione di mettere in discussione - ha lasciato un segno nella parrocchia ed è il segno di un fallimento per un evento «che - dice il parroco - non era stata la curia a proporre, ma era stata una nostra iniziativa, che il vescovo aveva subito accettato».


Insomma, la parrocchia, il consiglio pastorale, il parroco, avevano promosso un incontro «come un qualsiasi incontro con una realtà del nostro territorio - spiega don Maurizio - e d’altra parte il vescovo in questi anni ha più volte invitato la chiesa locale ad uscire dal tempio».


Sulle ragioni che hanno convinto il vescovo a tornare sui suoi passi, il parroco di san Giuseppe non vuole entrare. Si limita ad osservare che «a Buzzetti, alla fine, sarebbe bastato che il vescovo si fosse fermato con loro a prendere un caffè».


«Come comunità parrocchiale - dice don Maurizio - ci siamo rimasti un po’ male, per come sono andate le cose, al di là delle motivazioni. Davvero non capisco - continua il sacerdote - come poi sia successo quello che è successo, forse qualcosa ci è sfuggito di mano, c’è stato un forte clamore sulla stampa, qualcuno ha parlato addirittura di svolta, ma non era né una svolta né uno sdoganamento, anche perché non c’è bisogno di sdoganare nessuno, doveva essere solo un semplice incontro di conoscenza reciproca e di rispetto».


La parrocchia, comunque, non desiste, il primo tentativo di dialogo non è andato a buon fine, ma don Maurizio non dispera. «Passata la bufera - dice - ci riproveremo, con Davide Buzzetti in questi mesi si è avviato un ottimo rapporto di conoscenza reciproca e non è detto che quello che non è riuscito adesso non si possa riproporre».

ILARITA’ PAPALI

Il papa, in un discorso che persino i giornali laici hanno sottolineato, scopre il precariato!

Davvero fuori tempo massimo, dopo che da alcuni decenni ne parlano governi, sindacati, operatori sociali.

Eppure in questa Italia ancora tanto clericale, fa notizia ogni vagito, ogni parola, ogni sproloquio d’Oltretevere.

COSE SERIE

La strage a Karachi e l’attentato alla Bhutto dimostrano quali sono i livelli di scontro politico in Pakistan. Tra dittatura a servizio degli USA, corruzione e fondamentalismi vari, aprire un varco di democrazia non sarà facile.

E basta girare l’occhio dall’altra parte e spostarsi a Mosca per risentire i venti di guerra. La violenza guerrafondaia del presidente Bush ha suscitato una reazione nella Russia che era facile prevedere.

I soldi del gas e del petrolio permettono a Putin di impostare una pericolosa politica di riarmo nucleare. Il tentativo USA di cancellare la Russia dal numero delle potenze ha prodotto un effetto terribile: la Russia è ridiventata una superpotenza militare. Davvero non è una bella notizia.

E non promette nulla di buono la protesta vibrata e infondata di Pechino sulla visita del Dalai Lama negli USA.

Resta però l’accentuarsi del circuito aggressivo tra le grandi potenze. Il che sottolinea quanto siano importanti sia la successione al criminale Bush sia un profondo ripensamento delle presenze ed invasioni militari straniere in Iraq e in Afghanistan.

La via militare per esportare la nostra democrazia è stata un fallimento ed una pazzia. Sapremo tornare indietro da simili demenziali scelte?

DUE MESSAGGI STIMOLANTI

Sabato 13 e domenica 14 ottobre a Pinerolo si è svolto il XVI incontro nazionale dei gruppi donne delle comunità cristiane di base italiane.

Ricevo lunedì 15 un messaggio sul mio telefonino: “Qualche volta parliamo talmente di noi che eclissiamo Dio. Che ne pensi? Ho vissuto così il convegno”.

Io al convegno non c’ero ma il messaggio -inviatomi con precisa richiesta di restare anonimo- a mio avviso è molto stimolante, merita attenzione e denuncia una “tentazione” ricorrente.

Al riguardo la lettura biblica costituisce, secondo me, una straordinaria medicina: parla di Dio senza eclissare le creature e parla delle creature senza eclissare Dio.

Mercoledì mattino ricevo una lettera, anch’essa pungente e critica: “Non vorrei che nei nostri incontri Dio stesse diventando un binario morto o abbandonato oppure un’appendice da tagliare o da lasciar seccare…”.

In un incontro biblico e teologico spontaneo che alcune donne hanno voluto realizzare con me dopo la chiusura del convegno, avevo percepito alcune valutazioni diverse e positive.

Non posso parlare, ovviamente, di questo convegno al quale non ho partecipato. Ma trovo queste sollecitazioni critiche molto “interpellanti”.

Però perché, oltre a scrivere a me in modo riservato, non dialogate anche con le organizzatrici dell’incontro che certamente sono disponibili al confronto?

Comunque vi ringrazio di queste osservazioni che ritengo preziose e ne farò tesoro nei luoghi e nei convegni ai quali partecipo.

Per me la fede in Dio non è né un presupposto né un’esperienza scontata. E’ un dono da riconoscere e da “nominare” esplicitamente.

Grazie, care amiche.

sabato 20 ottobre 2007

“PERCHE’ MI TORTURATE?”

Proprio mentre la Cassazione afferma che il malato ha diritto di morire (link al testo della sentenza), ricevo in omaggio dai curatori G. Vidano e L. Moizzi il libro testimonianza di Adolfo Baravaglio, tetraplegico da diciotto anni, in seguito a un incidente d’auto (Perché mi torturate? Storia dell'uomo rinchiuso in una gabbia grande quanto il suo corpo, TEA, pagg. 160, € 10,00).

Ritornerò su questo libro che si legge con partecipazione perché urla la necessità di una legge sulll’eutanasia.

Intanto ha ragione il professor Veronesi che scrive su Repubblica di mercoledì 17 ottobre: “Con la sentenza che riapre il caso Englaro si ripete nel nostro Paese una situazione capovolta.

Non è la prima volta che la nostra magistratura dimostra una fedeltà ai principi della Costituzione e un’apertura ai nuovi valori e bisogni dei cittadini che purtroppo non sa esprimere la classe politica (...).

Sappia però il Parlamento che, anche in assenza di una legge, il movimento della società civile a favore del Testamento Biologico non si fermerà e i cittadini potranno comportarsi come se la legge esistesse, sapendo di essere giuridicamente protetti dalla Costituzione e da una Magistratura che dimostra di avere la forza di difenderla.”

Qualcosa si muove, dunque, nonostante i proclami vaticani.

QUANDO UNA POPOLAZIONE DOMINA SULL'ALTRA

Di: Paola Canarutto
Da: Riforma, 5 ottobre 2007


Israele/Palestina 60 anni dopo

Il Comitato Israeliano contro la Demolizione di Case (ICAHD) è nato nel '97, con lo stop al 'processo di pace' da parte del governo Netanyahu; lavora insieme a gruppi palestinesi.

Il direttore, Jeff Halper, ha tenuto una conferenza a Torino il 13 settembre 2007. "Israele presenta i suoi atti come derivanti dalla necessità di sicurezza”, ha detto, “come effettuati per difendersi dal terrorismo. È un messaggio forte, semplice, ma non vero.

Dal '67, ha distrutto 18.000 case palestinesi, il 95% delle quali non per “sicurezza”: non case di chi aveva compiuto attacchi armati. Nei Territori Occupati, ha costruito per soli ebrei 250 insediamenti e le autostrade di collegamento: intanto, ha abbattuto un milione di ulivi, posto 750 ostacoli al traffico palestinese, espropriato il 72% della Cisgiordania. Questo, per controllare il territorio.

Demolisce anche le case dei palestinesi cittadini israeliani, se vivono in villaggi non riconosciuti (privi, pertanto, di ogni infrastruttura): solo negli ultimi 3 mesi, ha distrutto 5 villaggi beduini. (Distrugge le case illegali di ebrei molto di rado: nei Territori Occupati, assicura anzi, in breve, i collegamenti alle reti idrica, fognaria, elettrica, e la protezione militare).

Ai palestinesi, Israele prospetta o l'espulsione, o la chiusura in territori isolati. Con le colonie, controlla le falde idriche sotterranee e il fiume Giordano, e chiude i palestinesi in quattro cantoni - tre in Cisgiordania, uno a Gaza. Annettendo Gerusalemme Est, li priva della principale risorsa economica: il turismo.

Vi sono due popolazioni, ed una domina sull'altra. Questo è apartheid. Il Muro, per la maggior parte in territorio palestinese, ha lo scopo di separarle: apartheid significa per l'appunto 'separazione'.

Oltre ad opporci alla distruzione di case, le ricostruiamo. Un ebreo statunitense scampato allo sterminio nazista ci ha lasciato un'eredità, onde ricostruire le case palestinesi demolite da Israele”.

DESAPARECIDOS, ERGASTOLO A UN PRETE

Ospito sul mio blog questa notizia che ha due volti: lo sconcerto per l'accaduto e la constatazione che qualche volta la giustizia umana fa il suo dovere.


ARGENTINA: DESAPARECIDOS, ERGASTOLO A UN PRETE


La Plata (Argentina), 9 ottobre. - La giustizia argentina ha condannato all'ergastolo il sacerdote cattolico, Christian Won Wernich, primo religioso condannato per delitti di lesa umanita' commessi durante la dittatura militare (1976-1983).


L'ex cappellanno della polizia della provincia di Buenos Aires (68 anni), e' stato condannato alla massima pena prevista per aver partecipato a 7 omicidi, 31 casi di tortura e 42 sequestri di persona. La storica sentenza e' stata accolta da applausi e grida di giubilo dagli attivisti di organismi umanitari, che si trovavano tanto all'interno che al'esterno del tribunale. "E' una giornata storica, meravigliosa... e' qualcosa che noi madri non pensavamo avremmo mai visto", ha detto Tati Almeyda, una delle madri di Plaza de Mayo.

Prima di conoscere il verdetto, Von Wernich ha rotto il silenzio mantenuto durante tutto il processo e, usando citazioni bibliche, ha fatto un appello alla riconciliazione. Durante le udienze, numerosi testimoni avevano raccontato che il sacerdote collaborava con la dittatura come informatore ed 'agente segreto; e che collaborava agli interrogatori nelle prigioni e alle torture. (AGI)


Argentina, cappellano del regime condannato
Ergastolo per Christian von Wernich, il prete dei centri di tortura clandestini

BUENOS AIRES — Dio lo sa, disse il cappellano: «Lui sa che è per il bene del Paese ». L'assoluzione al medico militare che aveva iniettato nel cuore dei sette sovversivi un velenoso liquido rossiccio. «Un gesto patriottico — gli sollevò la coscienza Christian von Wernich —, Dio lo sa». Trent'anni dopo, grigio, attento e silenzioso, stretto e quasi soffocato dal giubbotto antiproiettile e dal colletto da prete dietro al vetro blindato del Tribunale penale numero Uno di La Plata, per quei morti, per 31 casi di tortura, per 42 sequestri illegali, il cappellano Christian von Wernich ascolta la sentenza di condanna: ergastolo, «nell'ambito del genocidio » perpetrato dai militari argentini. È la prima volta per un esponente della Chiesa. La tv pubblica trasmette il processo in diretta. Un maxischermo mostra le immagini davanti al tribunale per la folla e gli attivisti per i diritti umani arrivati in autobus da Buenos Aires.

Ieri, ultimo giorno di udienza, prima del giudice è il turno della difesa. Von Wernich ha visitato sì almeno quattro campi clandestini di reclusione nella zona di La Plata (conosciuti come Circuito Camps) negli anni della dittatura (1976-83), ma l'ha fatto — è la sua linea e quella dei suoi legali — in virtù della «sua funzione pastorale». Respinte le accuse portate in aula da oltre 70 testimoni, familiari delle vittime e sopravvissuti. Luis Velasco, tra questi: «Mi toccò il petto e ridendo disse: ti hanno bruciato tutti i peletti con la picana (strumento di tortura che dava scariche elettriche, ndr)... Non ti restano più peletti». Velasco ha raccontato di aver sentito von Wernich dire a un prigioniero sotto tortura: «Figlio mio, la vita degli uomini la decidono Dio e la tua collaborazione».


A un uomo che chiedeva quale colpa dovesse espiare la sua bimba nata nel centro di reclusione, il cappellano rispose: «I figli devono pagare la colpa dei genitori». Il sermone per i detenuti era: «Non dovete odiare quando vi torturano». Mai visto dare la comunione a qualcuno dei prigionieri che andava a trovare.


Per Velasco, von Wernich ha fatto eccezione e ha parlato per accusarlo di essere stato un collaboratore dei servizi di informazione. Ancora ieri, una battuta sulle testimonianze «impregnate di malizia ». Per il resto, muto. Ogni tanto un appunto a matita, gli occhiali da vista sul naso. Niente da dire davanti alla deposizione di Julio Emmed, polizia di Buenos Aires, che ha confessato l'esecuzione dei sette «sovversivi» ai quali era stato promesso l'esilio. Niente davanti al racconto del battesimo in cella della bimba nata da una donna del gruppo dei sette, María de las Mercedes, consegnata ai nonni con l'indicazione di «non cercare la madre, non raccontarlo a nessuno, aspettare un anno che la donna si sarebbe messa in contatto con loro dall'estero, di sperare ». E i nonni a crederci perché glielo diceva un cappellano.


Quello di von Wernich è un processo considerato simbolico in Argentina. La seconda sentenza dall'annullamento nel 2005 delle leggi di «punto finale» e «obbedienza dovuta », che avevano bloccato i processi ai golpisti. La prima dalla scomparsa del testimone Julio López, che dopo la deposizione-chiave al processo Etchecolatz (il vice-capo della polizia di Buenos Aires) è desaparecido. Uno scomparso in democrazia, trent'anni dopo la dittatura. Una nuova stagione di giustizia, ma anche di intimidazioni. Gli organismi per i diritti umani denunciano il coinvolgimento di ambienti della polizia e chiedono una commissione indipendente a condurre l'inchiesta (ora affidata proprio agli agenti). E con il sostegno del governo (soprattutto in questa fase elettorale) affermano l'intenzione di proseguire nell'accertamento delle responsabilità. «Quello che sottolinea il caso von Wernich — dice al Corriere Luis Alen, capo di gabinetto della segreteria dei diritti umani della nazione, che ha rappresentato il governo nel processo — è che la dittatura non è stata solo militare. Ma che c'è stato il coinvolgimento di altri settori della società (dalla chiesa alle imprese) che va ancora indagato».
Alessandra Coppola
fonte: Corriere della Sera

giovedì 18 ottobre 2007

IL VESCOVO FA DIETROFRONT

L'arcivescovo di Grosseto voleva fare il generoso e per mercoledi' sera - questa era la sua proposta e la sua promessa - aveva annunciato la sua visita all'Arcigay della città.

Ma poi... il vescovo si è tirato indietro. Probabilmente è bastata una telefonata del generale Bagnasco e lui, da buon caporale, ha obbedito.

Si vergogni, caro arcivescovo, di preferire una vile obbedienza ad un onesto dialogo.

Ma a voi, gerarchi cattolici, il dialogo fa paura e il coraggio l'avete messo sotto i piedi.

E' questo il "rispetto per gli omosessuali" di cui Lei ha parlato in questi giorni?


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Ho anche ricevuto:


Era un bel segno quello che aveva voluto dare il Vescovo di Grosseto chiedendo di andare in visita pastorale anche presso la sede dell'arcigay grossetana. Ma quello che doveva essere un incontro di conoscenza si è trasformato presto in qualcosa di più è perciò alla fine è saltato.

Ecco le dichiarazioni fatte a caldo dai protagonisti che affianchiamo, non a caso, a quelle di un Vescovo d'eccezione che, ancora oggi, continua a parlare a ognuno di noi… «Io non faccio il cavallo di Troia per nessuno: un conto è l'accoglienza e un altro il riconoscimento, io non posso e non voglio dare a questa associazione alcun riconoscimento».

Con queste motivazioni il vescovo di Grosseto mons. Franco Agostinelli ha commentato l'annullamento della visita pastorale che era in programma Mercoledì 17 Ottobre 2007 nella sede dell'Arcigay. «Se un singolo, anche omosessuale, verrà da me troverà sempre le porte aperte» a continuato Agostinelli, «Ma in questo polverone mediatico è meglio che non ci sia alcun incontro, sarebbe strumentalizzato. Oggi non c'è il clima per andare da loro, ma potrà esserci in un altro momento», ha concluso il Vescovo.

«Da parte della curia ci è stata chiesta – spiega Davide Buzzetti presidente di Arcigay "Leonardo Da Vinci" di Grosseto – la disponibilità a salvare le apparenze e spostare l'incontro al di fuori del nostro circolo. Noi però non ci siamo resi disponibili perché troviamo imbarazzante questo repentino ripensamento riservato esclusivamente alla nostra associazione. Anzi faremo di più. Aspetteremo Agostinelli fino all'ultimo sperando che il vescovo segua la sua coscienza e faccia ciò che ritiene più corretto. Per noi questa è una occasione sprecata».

A noi credenti, omosessuali e non, non resta che dire grazie a mons Agostinelli e all'arcigay di Grosseto per averci provato a "incontrasi". Come credenti non ci resta che continuare a camminare ricordando le parole di mons. Antonio Bello che diceva «Sì, il processo di conversione a cui ci chiama costantemente il Vangelo deve cominciare da voi. Se voi riuscirete a liberarvi dalla rassegnazione, se riporrete maggiore fiducia nella solidarietà, se la romperete con lo stile pernicioso della delega, se non vi venderete la dignità per un piatto di lenticchie, se sarete così tenaci da esercitare un controllo costante su coloro che vi amministrano, se provocherete i credenti in Cristo a passare armi e bagagli dalla vostra parte, non tarderemo a vedere i segni gaudiosi della risurrezione. E anche per la Chiesa verranno tempi nuovi».

I volontari del progetto Gionata

da: GIONATANEWS, newsletter informativa su "Fede e omosessualità"
www.gionata.org - e-mail: gionatanews@gmail.com


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Artic
olo di Stefano Cecchi tratto da "La Nazione" del 18 ottobre 2007

Le locandine dei giornali ancora nel pomeriggio di ieri lo annunciavano a caratteri di scatola: «Storico: il vescovo in visita all'Arcigay». Notizia mica da poco. In questi tempi di intransigenza e steccati, un prelato che decide per la prima volta di recarsi in visita pastorale nella sede di un'associazione, la Leonardo da Vinci, che lotta per i diritti di gay, lesbiche e trans non è fatto marginale. Succedeva a Grosseto ma in breve la notizia aveva calamitato l'attenzione di mass media e osservatori. Con il leader nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso, pronto a prendere il primo treno per Grosseto e a dettare nel frattempo dispacci trionfalistici: «Un gesto di eccezionalità unica».

Euforia sprecata. Ieri, poco dopo l'ora di pranzo, il colpo di scena. Con un dispaccio dettato all'Ansa, era la stessa Arcigay a comunicare il dietrofront vescovile. Tutto saltato «per ordini provenienti da Roma», si rammaricava- no gli esponenti dell'associazione omosessuale. Niente evento, storico. Locandine da coprire. Ma è andata proprio così?

L'uomo della grande apertura e poi del gran rifiuto, il vescovo di Grosseto insomma, si chiama Franco Agostinelli. E' un marcantonio di un metro e novanta, ha un cantiere schietto e le idee chiare. In gioventù ha giocato al calcio, uno stopper alla Guarnieri. Il piglio del marcatore gli è rimasto. Figurarsi se faceva passare una versione ritenuta non veritiera: «Ma quali ordini romani - si scaldava al telefono, tradendo l'irritazione - la verità è che si è scatenato troppo nervosismo mediatico. Io non sono un politico, volevo solo svolgere il mio mestiere di vescovo che sta fra la gente. Provando rispetto anche per le persone con le quali non condivido alcune cose. Questo era il senso del mio gesto.

Invece, dietro a questo suo gesto coraggioso, si è accodata un'attenzione morbosa da rotocalco, da grande evento mediatico, che ha mandato in crisi questo vescovo da trincea e non certo da fureria: «Io non faccio il cavallo di Troia per nessuno - ha scandito duro – Un conto è l'accoglienza, un,conto è il riconoscimento. Se un singolo omosessuale verrà da me senza telecamere dietro, troverà sempre le porte aperte. Ma io non posso e, non voglio con questo mio gesto dare riconoscimento a questa associazione». In questo polverone strumentale, di dichiarazioni e clamore mediatico, sarebbero insomma saltate le condizioni per la visita alla sede del'Arcigay. Lo stesso vescovo Agostinelli aveva proposto una subordinata, ovvero che «l'incontro avvenisse in parrocchia, dove accolgo tutti. ma l'invito non è stato accettato e dunque...». E dunque niente gesto storico. Chiaro e intransigente. Così com'è chiara la delusione fra le fila dei gay.

Il circolo Leonardo da Vinci conta 250 soci. Mille200 invece sono gli iscritti all'Arcigay nella Maremma. Queste le cifre di un mondo che si era preparato con euforia all'evento («Non è una provocazione, è proprio vero!» avevano scritto sul sito web) e che ieri sera, di fronte allo stop inaspettato, ha mostrato il proprio disappunto: «Ci avevano chiesto la disponibilità a salvare le apparenze e a spostare l'incontro al difuori del nostro circolo - ha spiegato Davide Buzzetti, presidente grossetano di Arcigay - Noi però' abbiamo detto no perché troviamo imbarazzante questo repentino ripensamento Dispiace per come è finita ma resta l'apprezzamento per il gesto del vescovo di Grosseto che si è distinto da altri suoi superio».

«La visita alla sede era un gesto di grande rispetto del mondo cattolico nei nostri confronti - gli ha fatto eco il presidente nazionale Aurelio Mancuso - il fatto che la diocesi abbia poi ricevuto ordini vaticani perché la visita non avvenisse non fa che aumentare il distacco fra Roma e le sue chiese locali. Rimaniamo comunque a disposizione per un confronto con tutti quei sacerdoti in linea col pensiero di Agostinelli». E, per dare un segnale alla cosa, ieri sera alcuni di loro si sono messi lo stesso ad aspettare il vescovo nei locali delle sede. Una veglia laica senza il protagonista principale. «Se casomai dovesse cambiare idea....».

Per ora non l'ha cambiata: «Oggi il clima per andare non c'è – ha ribadito il vescovo - ma potrà esserci in un altro momento. Vedremo». A dire che, come quasi tutte le cose umane, la vicenda non è chiusa.

L'INDECENTE FLORIS

Un conduttore incapace come Floris è diventato un fatto ormai normale nelle nostre televisioni.

Chi come me non guarda quasi mai la televisione, se si mette una sera davanti al video per un quarto d' ora, si alza sconvolto dall'inciviltà del conduttore e di alcuni ospiti. Che Sansonetti parli di un altro mondo, non stupisce nessuno.

Però è disgustoso notare che la serata di Ballarò è diventata la palestra elettorale di Casini, il più astuto, subdolo e pericoloso uomo del centrodestra.

I cittadini e le cittadine che usano il cervello vorrebbero poter assistere ad un dibattito in cui si ragioni pacatamente.

Serate come queste offendono l'intelligenza e costituiscono un'occasione sciupata anche per interlocutori dignitosi come Franceschini e Finocchiaro.

LEVI MONTALCINI

Una donna da ammirare e da elogiare per la sua intelligenza e il suo impegno viene oltraggiata e insultata da uno come il fascista Storace.

Questo è il degrado cui giunge la nostra destra che ha perso ogni dignità.

Quando vedo la figura di Levi Montalcini, alla quale gli anni non hanno tolto né l’intelligenza né l’impegno civile, penso che questa donna è un esempio per tutti noi, un limpido esempio di partecipazione democratica.

MONSIGNORE PUNITO

Diciamo la verità. Quel monsignore di cui la trasmissione EXIT due settimane fa a La7 ci illustrò alcuni comportamenti… non era proprio un omosessuale con una vita affettiva e sessuale delle più mature.

Ben diversa la figura di padre Felice, prete omosessuale, il cui racconto chiuse la serata. Ero tra gli ospiti e a stento ho potuto dire qualcosa…

Ora il Vaticano, che costringe preti e non preti alla clandestinità, fa il moralizzatore… Così vanno le cose…

Va pure detto che tutto il seguito della vicenda è piuttosto squallido. Ci sono tanti preti omosessuali che sono persone mature, che vivono relazioni stabili e costruttive.

A me piacerebbe che si parlasse un po’ di più delle “cose belle” e delle storie felici. Conosco moltissimi omosessuali felici…

A quando una serata, cento serate, un libro e cento libri su “Omosessualità e felicità”?

martedì 16 ottobre 2007

PRIMO: NON SPRECARE...

Ora il Partito Democratico è nato con una partecipazione molto superiore a tutte le previsioni. E' un segnale positivo.

La "qualità" dell'operazione deve mostrarsi nei fatti.

Due elementi, a mio avviso, dovrebbero caratterizzare questo inizio: una rinnovata attenzione ai problemi dei cittadini e la costruzione di un partito che sia laboratorio di culture diverse, ma anche luogo di decisioni.

Tutto questo, vista la struttura personale di Veltroni, favorirà una buona convivenza con il governo Prodi.
I primi sei mesi ci daranno la possibilità di vedere se la novità sarà reale.

Non possiamo certo aspettarci miracoli, ma è evidente che una delusione, in questo momento, rischierebbe di far naufragare un progetto che è appena avviato.

ROSSANA ROSSANDA

Viene da una voce autorevole la strigliatina alla sinistra radicale.

Questa volta è Rossana Rossanda dalle pagine del Manifesto a parlare con chiarezza: "smettiamola noi di sinistra, Manifesto incluso, di essere amareggiati per le misure prese dal governo di centrosinistra".

Con un editoriale pubblicato sul Manifesto, Rossana Rossanda richiama la sinistra radicale alla realtà. "Un conto è cercare di modificare le scelte, un altro è cadere dalle nuvole".

Anzi "la denuncia o la protesta senza una proposta portano acqua soltanto alla destra. Bisogna essere ciechi per non vederla avanzare".

Come darle torto? Ormai la sinistra radicale è volata sulle nuvole e sarà faticoso scendere sulla terra degli uomini e delle donne.

Peccato! Questa è la responsabilità non dei militanti di base, ma di un gruppo dirigente fuori dalla realtà.

CARO PAPA, COSÌ NON VA…

"Caro Papa, così non va": Sacerdote critica le costose vacanze di Benedetto XVI

Le vacanze di Papa Benedetto XVI in Cadore della scorsa estate ''sono un privilegio da casta'' e non assomigliano a
Gesù, ''che non aveva neppure una pietra su cui appoggiare il capo''.

A criticare apertamente i costi delle vacanze del
Santo Padre a Lorenzago (Belluno), è don Armando Trevisiol, anziano sacerdote della Parrocchia di Carpenedo, a Mestre (Venezia), che ha voluto mettere nero su bianco le proprie perplessità nel foglietto settimanale distribuito ai fedeli
che visitano il cimitero.

Da sempre vicino ai poveri e alle istanze dei più bisognosi, don Trevisiol, come riporta oggi il Corriere del Veneto, si scaglia innanzitutto contro gli sprechi, citando il milione di euro che i cittadini veneti avrebbero speso per accogliere degnamente Papa Ratzinger durante il suo soggiorno montano.

''Caro Papa - scrive il sacerdote, prendendosela soprattutto con chi avrebbe mal consigliato il Santo Padre - così non va bene, qualunque cosa ti possano dire i cardinali, i teologi o i tuoi consiglieri''.

Una presa di posizione che don Trevisiol,
molto amato dai fedeli di Mestre per le sue opere di carità, giustifica con l'esempio che la Chiesa deve dare ai fedeli: ''sono troppi i tuoi figli - sottolinea nel messaggio il sacerdote - che non vanno in vacanza, perché tu ti possa permettere
una vacanza da due miliardi!''.

''Quella vacanza a me francamente è apparsa una cosa eccessiva - dice il sacerdote, commentando oggi la sua presa di posizione - lo dico con rispetto e senza voler mettere in atto alcuna ribellione''.

Don Trevisiol ricorda infine che la Chiesa
deve sempre essere ''a servizio del popolo, dei più deboli, e non dei potenti''.
Fonte: ANSA

domenica 14 ottobre 2007

E ORA?

Mi sembra che il voto dei lavoratori sul welfare abbia due messaggi preoccupanti: da una parte per Rifondazione comunista si apre la stagione del tramonto, vista la rinuncia alla politica vera.

Ritengo questa autoemarginazione di Rifondazione una perdita grave per la sinistra perchè in questo partito spesso si esprimono idee e pratiche politiche tutt'altro che banali.

E' mancata, però la capacità di passare dalle analisi e dalle proclamazioni alla progettualità possibile senza la quale non si fa politica vera.

La vittoria dei sì non può farci dimenticare che resta aperta la questione dei metalmeccanici.. Il loro "no" non può essere sottovalutato.

Il loro disagio e la loro motivata protesta vanno attentamente considerati e possono tradursi in alcuni "miglioramenti" al protocollo di luglio.

PERCHE’ VOTO ALLE PRIMARIE

Non sono un entusiasta del Partito Democratico, ma vado a votare per Veltroni segretario per rafforzare l’idea e il fatto che esistono in politica persone pulite.

So bene che anche lui dovrà essere sostenuto e sospinto sul terreno della laicità; però competenza e pulizia morale non gli mancano.

E ora queste due doti non sono tutto, ma sono molto e rappresentano un buon punto di partenza.

Penso che all’interno del Partito Democratico la lotta per imprimere una direzione di laicità sarà il vero banco di prova.

Nello stesso tempo sono convinto che la costituente socialista che ha dato vita al nuovo partito socialista, pur con tutti i suoi limiti, rappresenti uno stimolo alla laicità della politica e dello Stato.

IN ARGENTINA: PRETE TORTURATORE

Finora il sacerdote Christian Von Wormich non aveva ricevuto nessuna sanzione dal suo vescovo: del resto aveva solo partecipato direttamente a 31 casi di tortura, a 42 detenzioni illegali e a 7 omicidi negli anni della dittatura militare del generale Videla.

Questo sacerdote era specializzato in queste “buone opere”.

Come riferisce Omero Ciai su Repubblica del 10 ottobre in una dettagliata corrispondenza da Buenos Aires, don Christian “era libero di recarsi da un centro di detenzione clandestina ad un altro, di presenziare alle torture, di benedire i carnefici.

Secondo numerosi testimoni al processo, il sacerdote si recava anche a confessare i detenuti per poi riferire alla polizia quello che aveva saputo”.

Così va questa chiesa gerarchica: se sei un torturatore, un assassino, un collaboratore di una delle più feroci dittature come quella che Videla instaurò in Argentina, puoi continuare a fare il prete.

Se, invece, ti innamori di una donna (come don Sante) sei cacciato come un traditore. Non c’è bisogno di aggiungere un commento.

SUORE E CITTADINE

Queste non sono murate vive o dedite alla contemplazione evasiva: si tratta di un nutrito numero di suore paoline che hanno dato vita nei giorni scorsi ad alcune assemblee con qualche candidato alle primarie del Partito Democratico.

Dunque, senza pensare a suore ribelli o rivoluzionarie, fa piacere constatare che queste suore sono donne che non vivono segregate dalla realtà sociale, non sono legate al carro di Berlusconi e non subiscono in tutto l’influenza del cardinal Ruini che, certo, alle primarie del Partito Democratico non si farà vedere.

Purtroppo queste suore, in gran parte anziane, sono una minoranza. Speriamo che contagino altri conventi.

SIGNORA, LO ZITTISCA

Mi rivolgo alla moglie di Mastella perché a lui è quasi impossibile parlare.

Cerchi di tranquillizzarlo perché, tra una dichiarazione esasperata e una farneticante, dovrà pur di tanto in tanto rientrare in sé per svolgere il suo compito di ministro della giustizia.

Signora, faccia il possibile perché il marito ritrovi un po’ di calma e impari l’arte di tacere.

Il Signor Clemente Mastella, tutto sommato, quando tace è sopportabile. I problemi iniziano quando si mette a parlare.

Nella letteratura classica e nella letteratura spirituale si possono tratte tanti “elogi del silenzio” che potrebbero fare un gran bene a suo marito.

DOVE TROVARLO?

Alcune persone mi chiedono dove possono trovare a Torino il mio libro “Il dono dello smarrimento”. E’ possibile trovarlo alla Libreria Claudiana di Via Principe Tommaso 1.

venerdì 12 ottobre 2007

CARO DON SANTE...

Caro don Sante,

prima di tutto voglio esprimere a te e alla tua comunità la mia più affettuosa solidarietà.

1) State decidendo insieme come muovervi, come proseguire il cammino o come porre la parola fine alla vostra esperienza. Questo metodo delle decisioni condivise è davvero prezioso.

E’ l’opposto dell’operato della curia che, com’è sua norma, procede senza ascoltare i fratelli e le sorelle di una comunità.

La struttura cattolica ha questa impronta autoritaria ed era prevedibile che l’intervento del vescovo, dopo la finzione del dialogo, si traducesse in un diktat. Se ricorrete in vaticano non dimenticate che vescovo e vaticano sono la stessa “società”.

2) Ora io penso particolarmente a te, a Laura, al bimbo. Penso che sia tanto difficile quanto necessario mantenere o ritrovare la calma.

I problemi sono tanti: la casa, il lavoro, la vita quotidiana. Non avendo mai avuto soldi dalla chiesa, conosco bene che cosa vuol dire vivere, pagare le bollette e sopravvivere.

Però è possibile… se non ti isoli.

3) Forse si tratta, se vuoi mantenere il tuo ministero, di prepararti ad una vera e propria reinvenzione del ministero.

Quando fui cacciato dall’insegnamento in seminario e successivamente lasciai la parrocchia, dapprima temetti di trovarmi in una desolata solitudine. Certo, l’istituzione ufficiale cattolica tentò di fare terra bruciata attorno a me, ma l’operazione non riuscì.

Ringrazio Dio ogni giorno del fatto che alcuni amici mi sostennero e iniziarono con me un piccolo cammino comunitario.

Riuscivo a stento ad arrivare a fine mese, ma stavo reinventando un modo nuovo di essere prete.

4) Capii allora che non dovevo perdere troppo tempo nella lotta antiistituzionale (che pure è doverosa per denunciare le patologie della struttura più che non i soprusi delle persone) e mi buttai a studiare, pregare, approfondire le conoscenze bibliche, storiche, esegetiche, ermeneutiche.

Coltivai una forte spiritualità biblica e mi radicai nella vita quotidiana in compagnia dei più deboli e dei più emarginati.

Sempre a corto di denaro, avvertivo però che davanti a me si apriva un terreno nuovo con nuovi amici ed amiche, con persone desiderose di nuovi sentieri di umanità e di fede.

La rabbia lasciò sempre più spazio alla costruttività e, superato ogni risentimento, mi sono sentito progressivamente più disponibile al cammino comunitario, all’incontro con le persone, alla gioiosa sperimentazione di un ministero “altro” che per me è molto più vasto fuori da uno canonico.

Oggi mi sento prete in una dimensione ecumenica e la gerarchia è l’ultimo mio pensiero.

Quando analizzo le strutture dell’oppressione gerarchica, mi sento lontano da ogni risentimento e, proprio per questo, più libero di lottare e lavorare in positivo.

5) Non ti ho scritto queste righe per darti consigli, ma per comunicarti una mia esperienza con la quale potrai, se vorrai, confrontarti.

Oggi sento che mantenere un forte ancoraggio nelle Scritture e aver coltivato in profondità la relazione con Dio e con le persone con cui si fa strada, mi ha permesso di non finire nella frustrazione, nella solitudine e nell’abbandono del ministero.

Con tutti i miei limiti, sono un prete felice che sente sopra la propria piccola vita il caldo sorriso di Dio e vivo in un intreccio di gruppi, di contatti, di impegni, di relazioni che davvero mi inondano il cuore.

Caro don Sante, sappi che ti sono vicino. Un forte abbraccio.

don Franco Barbero


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Cacciato il prete innamorato
Aveva confessato la relazione con una donna sposata: il vescovo di Padova lo sfratta

ANNA SANDRI

Il giorno del giudizio è arrivato: da ieri don Sante Sguotti, 41 anni, non è più il parroco di Monterosso, frazione di Abano in provincia di Padova. Poca sorpresa: quando un sacerdote ammette pubblicamente l’amore e la convivenza con una donna, quando ammette di avere un figlio (anche se poi nega, e dice che il figlio ce l’ha «in un certo senso»), è difficile pensare che la Chiesa resti a guardare.

La fine

La parola fine l’ha messa il vescovo di Padova Antonio Mattiazzo che ieri, a cinquanta giorni dall’inizio della vicenda, ha reso esecutivo l’annunciato decreto di rimozione. Il provvedimento è stato consegnato in mattinata al sacerdote dal notaio di Curia, don Luciano Barin, e ha un effetto simile allo sfratto esecutivo: don Sante ha l’obbligo di lasciare quanto prima, e comunque non oltre il 13 ottobre, la parrocchia e non può più esercitare le funzioni di parroco. Da subito non può più confessare, né impartire l’assoluzione sacramentale.

In una parrocchia di poche anime, dove la vicenda più che dividere ha unito con la maggioranza della popolazione schierata a favore del sacerdote innamorato, ieri è arrivato il sostituto: è don Giovanni Brusegan, delegato vescovile per l’Ecumenismo e la Cultura. Non occuperà la canonica ma cercherà di rimettere ordine: la sua prima messa, ieri alle 18, l’hanno seguita in pochissimi e fin troppo scontato è il paragone con le messe affollate di don Sante, anche prima che intorno alla sua figura si scatenasse un interesse morboso.

Il prete rimosso ha accolto il successore con una stretta di mano, poi si è chiuso in canonica a preparare gli scatoloni per il trasloco; in serata ha cenato in un agriturismo della zona con un gruppo di parrocchiani fedeli a oltranza. Annuncia una conferenza stampa per domani, nella casa in provincia di Vicenza dove vive la sua donna con il bimbo che sarebbe figlio di entrambi; per seguire il sacerdote la signora ha lasciato la sua famiglia e i due figli avuti dal primo marito. Donna discreta, che nemmeno i vicini possono dire di conoscere se non di vista, sembra di tutta questa vicenda la prima vittima: da quanto il caso è esploso, vive barricata.

La solidarietà

Don Sante se ne va sostenuto ancora dall’affetto di molti tra i suoi parrocchiani, che non lo hanno mai abbandonato; il suo sito, la Chiesa dei Peccatori, è lo specchio di come il suo atteggiamento e la sua storia abbiano spaccato l’opinione pubblica. Le voci su questo prete giovane, dinamico e iperattivo in paese si sprecavano da tempo; chiacchiere a senso unico, sulla sua debolezza verso le donne e poi per una in particolare che aveva messo a vivere, dicevano i bene informati, in una casa di sua proprietà nel Vicentino. Le voci sono voci, ma quando lo stesso don Sante si era confidato con una suora raccontandole di avere una compagna e un figlio, lei davvero non aveva potuto tacere. Tormentata nella coscienza, sospesa fra il tradimento di una confidenza e quello di un sacramento, aveva infine chiesto udienza al vescovo Antonio Mattiazzo e gli aveva raccontato tutto.

L’incontro definitivo

Tra vescovo e parroco c’era stato un incontro tumultuoso in Curia; poiché il parroco non ascoltava ragioni, e se ne era anzi andato sbattendo la porta, il vescovo aveva mandato un suo delegato a informare i fedeli, in piena messa della domenica, che il prete sarebbe stato rimosso per «troppe chiacchiere». Ma ancora i parrocchiani avevano alzato le spalle: don Sante era un buon prete, se aveva dell’altro erano affari suoi.

Era fine agosto, però, e Monterosso viveva il momento più atteso dell’anno: la festa del Bigolo. Lì, dove ci vanno tutti, tra le braciole e le patatine fritte la storia era finita all’orecchio di un gruppo di giornalisti che avevano indagato, avevano parlato con il prete e, ottenuto il suo racconto, avevano scritto tutto sulle pagine del Mattino di Padova. «Prendono la scusa del mio amore per questa donna - diceva allora don Sguotti - in realtà la Curia ce l’ha con me perché sto lottando in difesa di alcuni terreni che il vescovo vuole vendere a uno speculatore edilizio che rovinerebbe il paese».

In questi cinquanta giorni don Sante non ha mai negato l’amore per la donna (che chiama, come Petrarca, Laura), ha continuato imperterrito a dire messa tra un talk show e l’altro e ha perfino concelebrato un matrimonio; non si è mai fatto pagare per le comparsate televisive e insiste nel dire che non intende rinunciare a nulla.. Vuole tutto: la tonaca, il figlio, la compagna.

Il vescovo vede in don Sante il profilo del «principe delle tenebre». Lui governa il mostro mediatico che ha innescato: dopo le conferenze stampa sotto il tabernacolo, per domani annuncia quella, probabilmente, con il bimbo in braccio.

fonte: www.lastampa.it

NO ALLE DISCRIMINAZIONI, NO ALLA VIOLAZIONE DEI DIRITTI CIVILI E UMANI DELLE PERSONE TRANSESSUALI.

Ospito volentieri questo appello che condivido.


TRANSESSUALI DENUNCIATE DAI CARABINIERI PERCHE' VESTITE DA DONNA. INTERROGAZIONE DEI DEPUTATI RADICALI DELLA ROSA NEL PUGNO AL GOVERNO. NO ALLE DISCRIMINAZIONI, NO ALLA VIOLAZIONE DEI DIRITTI CIVILI E UMANI DELLE PERSONE TRANSESSUALI.

Roma, 5 ottobre 2007 I deputati radicali della Rosa nel Pugno, Maurizio Turco, Donatella Poretti, Sergio D'Elia, Bruno Mellano e Marco Beltrandi, hanno depositato oggi un'interrogazione urgente ai Ministri della Giustizia, Interni, Pari Opportunità, Difesa e Solidarietà Sociale contro un grave episodio di persecuzione delle persone transessuali, denunciate dai Carabinieri perché vestite da donna.

Di seguito il testo integrale:

Per sapere - Premesso che:
- Il 4 ottobre a Montesilvano, in provincia di Pescara, durante un controllo antiprostituzione dei Carabinieri, alcune transessuali sono state sanzionate perchè vestite da donna, in base all'articolo 85 del testo unico di pubblica sicurezza del 1931; Premesso altresì - che l'articolo 85 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con Regio Decreto n. 773, il 18 giugno 1931, recita: " È vietato comparire mascherato in luogo pubblico. Il contravventore è punito con la sanzione amministrativa da lire 20.000 a lire 200.000. È vietato l'uso della maschera nei teatri e negli altri luoghi aperti al pubblico, tranne nelle epoche e con l'osservanza delle condizioni che possono essere stabilite dall'autorità locale di pubblica sicurezza con apposito manifesto. Il contravventore e chi, invitato, non si toglie la maschera, è punito con la sanzione amministrativa da lire 20.000 a lire 200.000.";

- se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
- se, i Ministri della Giustizia; degli Interni, della Difesa, dei Diritti delle Pari Opportunità e della Solidarietà Sociale, non ritengano che nel caso di specie non sussistano i requisiti per comminare l'ammenda prevista dal Regio Decreto del 1931 anche in considerazione della legge numero 164, del 14 aprile 1982, recante: "Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso" e delle necessarie maggiori attenzioni verso i bisogni e le necessità di persone che vivono drammi e difficoltà personali già molto gravi;
- se non ritengano anacronistico, persecutorio, discriminante e confliggente con lo spirito e i vincoli del diritto dell'Unione europea il contenuto e l'applicazione nel contesto descritto della norma prevista dall'art. 85, R.D. 773/1931;
- se non ritengano necessario adottare ogni misura volta a rivedere l'articolo di legge sopra citato considerando il cambiamento dei costumi e le maggiori garanzie di tutela dei diritti delle persone transessuali rispetto al contesto in cui fu emanata tale norma;
- se non ritengano che tale applicazione della legge, volto a colpire una parte della popolazione già discriminata da atteggiamenti omofobici diffusi nel paese, non costituisca una violazione dei diritti civili e umani della persona.

I deputati radicali della Rosa nel Pugno: Maurizio Turco, Donatella Poretti, Sergio D'Elia, Marco Beltrandi, Bruno Mellano.

Uff. Stampa: Sergio Rovasio Tel. 06-689791

PRESENTAZIONE LIBRO

La Feltrinelli Libri e Musica Piazza CLN, 251 - Torino
Venerdì 12 ottobre Ore 18,00

IL GRANDE GIOCO DELL’OCA DELLA POLITICA ITALIANA

Per ripassare le più recenti tragicommedie d’Italia, casomai ce ne fosse sfuggita qualcuna, è arrivato in libreria il nuovo lavoro in rima baciata di Carlo Cornaglia, “Il Grande Gioco dell’Oca della politica italiana” (Robin).

Dalle ultime “Berluscomiche al primo anno di Prodicomiche, fino alle prime avvisaglie di un fenomeno curioso e originale, destinato a rivoluzionare, se non il mondo della politica, almeno quello del cabaret: il Partito Democratico, o Teodemocratico come lo chiama l’ingegner poeta” (dalla prefazione di Marco Travaglio).

Questo geniale labirinto in rima, molto meno complicato dei giochi di potere e di poltrona, offre al lettore una via maestra e una certa soddisfazione.

Insieme all’autore intervengono Chiara Acciarini, Bruno Gambarotta, Diego Novelli, Margherita Oggero.

mercoledì 10 ottobre 2007

EPPUR SI MUOVE

Contestato, dichiarato morto almeno due volte la settimana, il governo Prodi affronta alcuni “nodi” davvero importanti e presenta una finanziaria decorosa, anche se suscettibile di miglioramenti.

Se i vari Mastella e Turigliatto saranno un po’ più responsabili, anche al Senato la maggioranza potrà reggere.

Sono contento che un magistrato come Clementina Forleo abbia potuto esprimere il suo parere sulle ispezioni sull’operato del collega De Magistris esprimendogli la sua totale solidarietà. Quando un giudice apre certi cassetti…viene bloccato. E’ grave.

Si va verso il taglio dei seggi alla Camera e al Senato. Ha ragione Veltroni: i ministri si possono dimezzare. Così pure le comunità montane che spesso sono totalmente… pianeggianti. Forza Italia si oppone. Lì conta avere tanti "cadreghini".

LA PATRIA DELLA DEMOCRAZIA

E’ di moda e lo si proclama senza prove: gli USA sono la più grande democrazia del mondo. La realtà è un’altra e, di tanto in tanto, la verità emerge.

E’ venuto alla luce un memorandum riservato dell’ex ministro della giustizia Gonzales in cui si autorizzano pressioni fisiche e psicologiche come il finto annegamento e il trattamento al gelo. La tortura era ed è la norma negli interrogatori dei prigionieri.

Ci sono i soldi per la guerra di invasione all’Iraq ma non ci sono i fondi per la salute di milioni di minori bisognosi di cure serie e costose.

La gerarchia cattolica della California del Sud che è stata obbligata a pagare 660 milioni di dollari alle vittime dei preti pedofili sta sfrattando comunità di suore per vendere gli edifici e pagare i debiti. I preti fanno i guai e le suore ne portano le conseguenze.

ABORTO IN CALO

Tutti i giornali hanno riportato una buona notizia. Spero che la leggano anche i vescovi…


L'aborto scende tra le italiane ma sale tra le cittadine straniere. E' questo l'aspetto più evidente che emerge dalla Relazione annuale sull'attuazione della legge 194/1978 ('Norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria della gravidanza'), che contiene i dati preliminari per l'anno 2006 e i dati definitivi per l'anno 2005. Il rapporto è stato inviato oggi dal ministro della Salute Livia Turco al Parlamento.

I dati relativi al 2006 - come sottolineato nella relazione - con un totale di 130.033 Ivg evidenziano un ulteriore calo del 2,1% rispetto al dato definitivo del 2005 (132.790 casi) e un decremento del 44,6% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'aborto (234.801 casi). Tra le italiane l'aborto è sceso di ben il 60% rispetto al 1982, ma il ricorso all'Ivg è cresciuto tra le cittadine straniere. Sono loro a rappresentare il 29,6% del totale.

Il tasso di abortività (numero delle Ivg per 1.000 donne in età feconda tra 15-49 anni), l'indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all'IVG, nel 2006 è risultato pari a 9,4 per 1.000, con una diminuzione del 2,2% rispetto al 2005 (9,6 per 1.000) e del 45,3% rispetto al 1982 (quando questo indice si attestava sul 17,2 per 1.000). Diminuisce anche il numero delle ragazze sotto i vent'anni che chiedono aiuto per una gravidanza non voluta, sette su mille: un dato molto inferiore alla media europea dove il fenomeno è invece in netta crescita.

Negli ultimi dieci anni - sottolinea il ministro nella relazione al Parlamento - si è invece triplicato il numero degli interventi effettuati da donne con cittadinanza estera. Siamo infatti passati da un'incidenza del 10,1% del 1996 al 29,6% del 2005, con una crescita del 66%.

Questo fenomeno influisce sull'andamento generale dell'Ivg in Italia, determinando una stabilità nel numero totale degli interventi e nascondendo di fatto la diminuzione presente tra le sole donne italiane. Infatti, se si considerano soltanto le cittadine italiane, i casi di Ivg nel 2005 scendono a 94.095, con una riduzione di ben il 60% rispetto al picco del 1982. Tale riduzione è risultata più rapida nelle donne istruite, nelle occupate e nelle coniugate, a dimostrare l'aumentata capacità e consapevolezza delle donne e delle coppie nell'adozione di metodi per la procreazione responsabile.

"Se tra le italiane soprattutto più istruite, colte e giovani, la contraccezione è diventata un fatto normale, così non è tra le immigrate che ricorrono all'aborto perché non conoscono la legge, i consultori. Sono intimorite, sole, spesso clandestine".

"Fondamentale a questo scopo - sottolinea il ministero della Salute - il ruolo svolto dai consultori familiari, in linea con quanto previsto dal Progetto Obiettivo materno infantile". Da rilevare infine che la stragrande maggioranza delle Ivg (97,3%) avviene entro i primi 90 giorni, mentre la percentuale di Ivg dopo la ventunesima settimana di gestazione è molto limitata (0,7%).

Ma nell'Italia che cambia, solo mille su 130 mila aborti vengono effettuati usando la terapia farmacologica, la pillola Ru486, mentre nel resto dell'Europa questa pratica, meno invasiva e traumatica, è ormai di routine e viene scelta e praticata su una donna ogni quattro.

Ma chi è nella maggioranza dei casi la donna che ricorre all'interruzione di gravidanza? L'identikit raccolto dal ministero dice che ha tra i 20 ed i 24 anni, sposata nel 46,7% dei casi, con la licenza media (46.5%), licenza superiore (39,7%), laurea (6,5%). Nella maggior parte dei casi (45,8%) è una lavoratrice. Nel 27,9% è una casalinga, nel 15,6% è disoccupata o in cerca di primo impiego.

Come distribuzione geografica è al nord che si concentra il maggior numero di aborti avvenuti nel 2006: 59.827 contro i 28.681 del centro, i 29.940 del sud e gli 11.585 delle isole. La regione "capofila" in valori assoluti è la Lombardia (22.248 interruzioni volontarie), seguono Lazio (15.250), Emilia Romagna (11.458) Le interruzioni sono in diminuzione quasi ovunque, ma con qualche caso in controtendenza. Tra il 2005 e il 2006, ad esempio, si è registrato un +18,6% di aborti volontari in Basilicata, in Valle d'Aosta (+13,2%) e Campania (+5,7%).

Nero su bianco nella relazione la Turco poi scrive: ''Assumendo la piena applicazione della legge 194/1978 come priorità delle scelte di sanità pubblica, non si ravvisa la necessità di una sua modifica, ma viceversa si sottolinea la necessità di un rinnovato impegno programmatorio e operativo da parte di tutte le istituzioni competenti e degli operatori dei servizi''.

"È una legge saggia e lungimirante e non c'è alcun bisogno di cambiarla, casomai si devono moltiplicare gli sforzi per fare più educazione sulla contraccezione, per i giovani e per le straniere che ormai rappresentano un terzo degli aborti. E lavorare per far diminuire il prezzo dei preservativi. Il mio sogno resta comunque un paese dove non ci sia bisogno di ricorrere all'aborto".

Il ministro, inoltre, ''evidenziando la complessità dei valori etici che i legislatori hanno consegnato alle istituzioni e alla società nel suo insieme, ribadisce che la legge è stata e continua a essere efficace, profondamente rispettosa dei principi etici della tutela della salute della donna e della responsabilità femminile rispetto alla procreazione, del valore sociale della maternità e del valore della vita umana dal suo inizio''.

(fonti: Adnkronos Salute, www.repubblica.it)