martedì 1 luglio 2008

LE PAROLE DEL CARD. MARTINI SUI VIZI DELLA CHIESA

Ricevo da un caro confratello e pubblico...


IMBARAZZO DI "AVVENIRE" PER LE PAROLE DEL CARD. MARTINI SUI VIZI DELLA CHIESA
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> Sembra non essere piaciuto ad Avvenire il lungo articolo
> apparso su Repubblica il 5 giugno scorso, dedicato al card. Carlo Maria
> Martini e alle sue riflessioni sui vizi della Chiesa, "usate - secondo il
> quotidiano della Cei - strumentalmente" e finite quindi "in parte fuori
> bersaglio" (Avvenire 6/6). Al centro della polemica, una meditazione del
> card. Martini, compiuta durante un corso di esercizi spirituali svoltisi
> nella Casa Sacro Cuore di Galloro, dal 5 al 10 maggio scorsi, nella quale l'
> arcivescovo emerito di Milano commentava la Lettera di San Paolo ai Romani,
> soprattutto nelle parti riguardanti il peccato, e di cui Repubblica ha
> proposto una sintesi: "Tutti questi peccati, nessuno escluso", ha ricordato
> il cardinale, "sono stati commessi nella storia del mondo, ma non solo. Sono
> stati commessi anche nella storia della Chiesa. Da laici, ma anche da preti,
> da suore, da religiosi, da cardinali, da vescovi e anche da papi. Tutti".
> Considerazioni, queste, che il cardinale sentiva di non poter rimandare:
> "Devo farlo perché sarà l'ultimo ritiro, fa parte delle scelte che fa una
> persona anziana e in dirittura d'arrivo, ci sono cose che devo dire alla
> Chiesa". "Quante bramosie segrete sono dentro di noi" - ha ammonito -
> "Vogliamo vedere, sapere, intuire, penetrare. Questo contamina il cuore. E
> poi c'è l'inganno, che per me è anche fingere una religiosità che non c'è.
> Fare le cose come se si fosse perfettamente osservanti, ma senza
> interiorità". Martini ha parlato poi dei peccati "che interessano proprio
> noi come chierici": in primo luogo l'invidia, "vizio clericale per
> eccellenza, che ci fa dire 'Perché un altro ha avuto quel posto che spettava
> a me?', 'Che cosa ho fatto di male perché il tale fosse nominato vescovo e
> io no?'". E il "vanto terribile del carrierismo", causa di gravi mali all'
> interno della Chiesa: "Purtroppo ci sono preti che si pongono punto di
> diventare vescovi e ci riescono. Ci sono vescovi che non parlano perché
> sanno che non saranno promossi a sede maggiore". "Anche nella Curia romana
> ciascuno vuole essere di più. Ne viene una certa inconscia censura nelle
> parole. Certe cose non si dicono perché si sa che bloccano la carriera.
> Questo è un male gravissimo della Chiesa, soprattutto in quella ordinata
> secondo gerarchie perché ci impedisce di dire la verità".
>
>
> Un quadro ben poco edificante quello dipinto da Martini: "San Paolo parla
> del 'vanto di fare gruppo', di coloro che credono di fare molti proseliti,
> di portare gente perché così si conta di più. Questo difetto grave è molto
> presente anche nella Chiesa di oggi. Come il vizio della vanagloria, del
> vantarsi. Ci piace più l'applauso del fischio, l'accoglienza della
> resistenza. E potrei aggiungere che grande è la vanità nella Chiesa. Grande!
> Si mostra negli abiti. Continuamente la Chiesa si spoglia e si riveste di
> ornamenti inutili".
>
>
> La sintesi del pensiero di Martini fatta da Repubblica ha suscitato la
> reazione di Avvenire, che così ha commentato: "Appunti tratti dalle
> meditazioni di Martini sono circolati informalmente nelle scorse settimane,
> e in qualche modo sono arrivati nelle mani di una giornalista di Repubblica
> che ne ha ricavato un'intera pagina sotto un titolone ad effetto: 'Vanità,
> invidia e calunnie vizi capitali anche nella Chiesa'". "Meditazioni dettate
> in privato durante un ritiro, e che usate strumentalmente dalla stampa
> finiscono in parte fuori bersaglio". Al di là delle apparenze, secondo
> Avvenire, le intenzioni di Martini non sarebbero state dunque quelle di
> criticare l'attuale stagione della Chiesa, ma "fuori dal loro contesto,
> ovviamente, le frasi dell'arcivescovo emerito di Milano assumono
> inevitabilmente la coloritura di un j'accuse". Di tutt'altro registro la
> riflessione che don Franco Barbero ha affidato al suo blog: le sue
> meditazioni - scrive in una lettera aperta al cardinale - "gettano un fascio
> di luce a chi oggi nella Chiesa è profondamente deluso da una dirigenza
> chiusa, gretta, paurosa. Lei ha impartito una lezione durissima a preti,
> vescovi, cardinali e papa. Lo ha fatto con mitezza, chiarezza ed audacia.
> Grazie, cardinale Martini: questo si chiama profezia".

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