lunedì 30 giugno 2008

LA CAUSA DEI POVERI

Il teologo Leonardo Boff ricorda con queste righe gli ottanta anni del vescovo emerito Pedro Casaldaliga.... (Ricevo e pubblico)


La causa dei poveri

di Leonardo Boff

La povertà è un fatto che ha sempre sfidato le pratiche umane ed ogni tipo di interpretazione. Il povero concreto ci sfida a tal punto che l’atteggiamento nei suoi confronti definisce la nostra situazione definitiva davanti a Dio. Cosa attestata tanto dal Libro dei Morti dell’antico Egitto quanto dalla tradizione giudaico-cristiana che culmina nel testo di Matteo 25.
Forse il maggior merito del vescovo Pedro Casaldáliga è stato quello di aver preso sul serio le sfide che i poveri del mondo intero, specialmente in America Latina, ci lanciano.
Di sicuro ha vissuto il seguente processo: prima di qualunque riflessione o strategia di aiuto, la prima reazione è di profonda umanità: lasciarsi commuovere e riempirsi di compassione. Come non rispondere alla richiesta dei poveri e non capire il linguaggio dei loro gesti supplicanti? Quando la povertà assume la forma della miseria, in tutte le persone sensibili come Pedro irrompe anche quel sentimento di indignazione e di sacra ira che si nota chiaramente nei suoi testi profetici, specialmente contro il sistema capitalista ed imperialista che produce continuamente povertà e miseria.
L’amore e l’indignazione sono alla base delle prassi che cercano di abolire o ridurre la povertà. È effettivamente dalla parte del povero solo chi, prima di tutto, lo ama profondamente e non accetta la sua condizione disumana. Ma non dobbiamo smettere di essere realisti, come ci avverte il libro del Deuteronomio: “Ci saranno sempre poveri sulla terra. Per questo ti faccio questa raccomandazione: apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese” (15,11). Della Chiesa delle origini in Gerusalemme si dice, elogiandola: “Non c’erano poveri tra di loro” (At 4,34), perché mettevano tutto in comune.
Questi sentimenti di compassione e di indignazione hanno spinto don Pedro a lasciare la Spagna, recarsi in Africa e infine sbarcare in Brasile, nel profondo interno del Paese, dove contadini e indigeni patiscono la voracità del capitale nazionale e internazionale.

Visioni del povero

Per una comprensione più adeguata dell’anti-realtà della povertà conviene procedere con alcuni chiarimenti che ci aiuteranno a la nostra presenza effettiva accanto ai poveri. Tre modi di comprensione del povero circolano ancora oggi nel dibattito.
La prima, tradizionale, intende il povero come colui che non ha. Non ha mezzi per vivere, non ha un reddito sufficiente, non ha una casa, in una parola non ha averi. Sopravvive nel lavoro informale e con bassi salari. Chi sta nel sistema imperante considera i poveri degli zero economici, rifiuti, esuberi. La strategia consiste allora nel mobilitare quelli che hanno in soccorso di quelli che non hanno. In que-st’ottica, per secoli è stata organizzata l’assistenza. Una politica benefattrice ma non partecipativa. Mantenere i poveri in situazione di dipendenza. Una visione che non è mai giunta a scoprire il loro potenziale trasformatore.
La seconda visione, progressista, ha scoperto il potenziale dei poveri e ha capito che esso non era utilizzato. E che è possibile qualificarlo e potenziarlo con l’educazione e il lavoro. Così i poveri vengono inseriti nel processo produttivo: rafforzano il sistema, diventano consumatori, sebbene su scala minore, e aiutano a perpetuare le relazioni sociali ingiuste che continuano a produrre poveri. Si attribuisce allo Stato il principale compito di creare posti di lavoro per questi poveri sociali. La società moderna, liberale e progressista ha incorporato questa visione.
La lettura tradizionale guarda al povero ma non percepisce il suo carattere collettivo. Quella progressista ha scoperto il suo carattere collettivo, ma non ne ha colto il carattere conflittuale. Considerato analiticamente, il povero è il risultato di meccanismi di sfruttamento che lo hanno impoverito, dando origine in questo modo a gravi conflitti sociali. Mettere in evidenza tali meccanismi è stato e continua ad essere il merito storico di Karl Marx. Prima dell’integrazione del povero nel processo produttivo bisogna fare una critica del modello di società che produce e riproduce in eterno poveri ed esclusi.
La terza posizione è quella liberatrice. Afferma: i poveri hanno potenzialità non solo per ingrossare le fila della forza lavoro e consolidare il sistema, ma principalmente per trasformarlo nella sua meccanica e nella sua logica. I poveri, coscientizzati, autorganizzati e alleati con altre forze, possono essere costruttori di un altro tipo di società. Possono non solo progettare ma mettere in moto la costruzione di una democrazia partecipativa, economica e sociale. L’uni-versalizzazione e la pienezza di questa democrazia senza fine si chiama socialismo. Questa prospettiva non è né assistenzialista, né progressista. È veramente liberatrice, perché fa dell’oppresso il principale soggetto della propria liberazione e il creatore di un progetto alternativo di società.
La teologia della liberazione ha assunto questa lettura del povero. L’ha tradotta nell’opzione per i poveri contro la povertà e a favore della vita e della libertà. Farsi povero in solidarietà con i poveri significa un impegno contro la povertà, materiale, economica, politica, culturale e religiosa. L’opposto di questa povertà non è la ricchezza, ma la giustizia e l’equità.
Questa ultima prospettiva è stata ed è testimoniata e praticata da dom Pedro Calsaldáliga. A rischio della sua vita, ha appoggiato i contadini espulsi dai grandi latifondisti. Insieme con le piccole sorelle di padre Foucauld ha collaborato al riscatto degli indigeni tapirapés, minacciati di estinzione. Non c’è movimento sociale e popolare che non abbia ricevuto l’appoggio di questo pastore di eccezionale qualità umana e spirituale.

La povertà essenziale

Due altre dimensioni della povertà sono presenti nella traiettoria di don Pedro: la povertà essenziale e la povertà evangelica.
La povertà essenziale è nella nostra condizione di creature. Ha pertanto una base ontologica che non dipende dalla nostra volontà. Parte dal fatto che non siamo noi a garantirci l’esistenza. Esistiamo nella dipendenza da un piatto di cibo, da un poco d’acqua e dalle condizioni ecologiche della terra. Siamo poveri in questo senso radicale. La terra non è nostra, né la creiamo. Siamo suoi ospiti e passeggeri di un viaggio che va al di là di essa. Di più: umanamente dipendiamo da persone che ci accolgono e convivono con noi con gli alti e bassi propri della condizione umana. Siamo tutti interdipendenti. Nessuno vive per sé e in sé. Siamo sempre avviluppati in una rete di relazioni che garantiscono la nostra vita materiale, psicologica e spirituale. Per questo siamo poveri e dipendenti gli uni dagli altri. Accogliere questa condizione umana ci rende umili e umani. L’arroganza e l’ecces-siva autoaffermazione qui non hanno posto perché non hanno una base che le sostenga. Questa situazione ci invita ad essere generosi. Se riceviamo l’essere da altri, dobbiamo a nostra volta darlo agli altri. Questa dipendenza essenziale ci induce anche ad essere grati a Dio, all’universo, alla terra e alle persone che ci accettano così come siamo. È la povertà essenziale.
Esiste inoltre la povertà evangelica, proclamata da Gesù come una delle beatitudini. Nel versetto di san Matteo si dice: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli” (5,3). Questo tipo di povertà non è direttamente vincolato all’avere o non avere. È un modo di essere ed un atteggiamento che potremmo tradurre con infanzia spirituale. Povertà qui è sinonimo di umiltà, distacco, svuotamento interiore, rinuncia ad ogni volontà di potere e di autoaffermazione. Implica la capacità di svuotarsi per accogliere Dio, implica anche il riconoscimento della nullità della creatura davanti alla ricchezza dell’amore di Dio che si comunica gratuitamente. L’opposto di questa povertà è l’orgoglio, la millanteria, l’inflazione dell’io e la chiusura agli altri e a Dio.
Questa povertà ha caratterizzato l’esperienza spirituale del Gesù storico. Egli non solo si è fatto povero materialmente e ha assunto la causa dei poveri, ma si è fatto povero in spirito perché “spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,7-9). Questa povertà è il cammino del vangelo, per questo si chiama anche povertà evangelica, come suggerisce san Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil 2,5).
Il profeta Sofonia testimonia questa povertà di spirito quando scrive: “In quel giorno non avrai vergogna di tutti i misfatti commessi contro di me, perché allora eliminerò da te tutti i superbi millantatori e tu cesserai di inorgoglirti sopra il mio santo monte. Farò restare in mezzo a te un popolo umile e povero; confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele” (3,11-12).
Questa povertà evangelica e infanzia spirituale costituisce una delle illuminazioni più visibili e convincenti della personalità di don Pedro Casaldáliga. Si manifesta nel suo modo povero di vestire ma sempre pulito, nel suo linguaggio inondato di humour anche quando si fa aspro critico delle follie della globalizzazione economico-finanziaria e della prepotenza neoliberista o quando profeticamente denuncia le visioni mediocri del governo centrale della Chiesa di fronte alla sfida dei dannati della terra e delle questioni che riguardano l’umanità tutta. Questo atteggiamento di povertà si manifesta esemplarmente quando nei nostri incontri di cristiani di base, generalmente poveri, si pone in mezzo a loro e ascolta attentamente quello che dicono, quando si siede ai piedi dei conferenzieri - siano teologi, sociologi o portatori di altro sapere qualificato - per ascoltarli, annotarne i pensieri e formulare umilmente domande. Questa apertura rivela uno svuotamento interiore che lo rende capace di apprendere continuamente e di fare le sue sagge considerazioni sui cammini della Chiesa. Dell’America Latina, del Brasile e del mondo.
Quando il tormentato presente sarà passato, quando le sfiducie e le meschinità saranno state ingoiate dalla voragine del tempo, quando guarderemo indietro e considereremo gli ultimi decenni del secolo XX e gli inizi del secolo XXI, individueremo una stella nel cielo della nostra fede, rutilante, dopo aver fermato le nuvole, sopportando oscurità e vincendo tempeste: è la figura semplice, povera, umile, spirituale e santa di un vescovo che, straniero, si fa compatriota, distante si fa prossimo e prossimo si fa fratello di tutti, fratello universale, don Pedro Casaldáliga.

LINGUAGGIO DA OSTERIA?

Il governo fa quadrato attorno a Berlusconi e accusa  Di Pietro di aver usato un linguaggio da osteria riguardo alle intercettazioni più recenti: Ma è piuttosto il governo che somiglia tanto ad un osteria nella quale, tutti troppo euforici per la recente vittoria elettorale, brindano e scommettono per il successo dei loro affari. Il clima da osteria rende un pò smemorati. Infatti si sono scordati degli italiani, dei bassi salari, del caro prezzi. Pensano che la questione Alitalia vada affrontata come il gioco dell'oca. Come si può dar torto al duro linguaggio di Di Pietro?

VESCOVI ITALIANI

Questa volta i vescovi italiani si sono vergognati del loro ostinato silenzio sulle impronte ai rom e hanno dato un giudizio negativo di questo provvedimento governativo.
Forse, oltre alla vergogna cresciuta anche perchè molti cattolici delle associazioni e del volontariato avevano già preso posizione contro questo razzismo, qualche vescovo avrà ancora trovato in fondo alla borsa un vecchio libro che si chiama  Vangelo..... In genere i vescovi da molti anni leggono quasi solo le encicliche papali e il Vangelo serve solo più per qualche citazione che confermi il pensiero dei papi. Qualcuno si è ricordato del vecchio Vangelo che leggeva ai tempi del  Concilio e ha riprovato ad aprirlo.... Certo, lo riuchiuderà presto perchè il Vangelo è un libro troppo pericoloso per un vescovo. E' meglio tornare alle encicliche.....  Con quelle si sta tranquilli e si parla di tutto e di niente.

domenica 29 giugno 2008

DON MILANI... 41 ANNI DOPO

Ricevo e pubblico


Scritti di Don Lorenzo Milani

Non vedremo sbocciare dei santi finché non ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale.
Da Esperienze pastorali

Con la parola alla gente non gli si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l’esempio.
Da Esperienze pastorali

Io al mio popolo gli ho tolto la pace: Non ho seminato che contrasti, discussioni, contrapposti schieramenti di pensiero. Ho sempre affrontato le anime e le situazioni con la durezza che si addice al maestro. Non ho avuto né educazione né riguardo né tatto. Mi sono attirato addosso un mucchio di odio, ma non si può negare che tutto questo ha elevato il livello degli argomenti e di conversazione del mio popolo.
Da Esperienze pastorali

Da bestia si può diventare uomini e da uomini si può diventare santi: Ma da bestia a santi con un solo passo non si può diventare.
Da Esperienze pastorali

Io non vendo le mie singole prestazioni ma vendo la mia vita intera a una comunità intera, e quello che faccio lo faccio per tutti eguali e non faccio piaceri speciali a nessuno, perchè tutti sono ugualmente miei figliuoli“.
Da Esperienze pastorali

Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia.
Da Lettera a una professoressa

Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
Da Lettera a una professoressa

Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.
Da Lettera ad una professoressa

Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt’uno.
Da Lettera ad una professoressa

Quando ci si affanna a cercare apposta l’occasione pur di infilare la fede nei discorsi, si mostra d’averne poca, di pensare che la fede sia qualcosa di artificiale aggiunto alla vita e non invece ‹modo› di vivere e di pensare.
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana

Dai superficialissimi giudizi che voi intellettuali osate farci sulle cose della vita reale e che per forza di cose non potrete mai palpare con mano, ma solo attraverso l’inchiostro e la rielaborazione intellettuale.
Da Lettera di don Lorenzo Milani priore di Barbiana

Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come un premio.
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana

Il disoccupato e l’operaio d’oggi dovranno uscire dal cinema con la certezza che Gesù è vissuto in un mondo triste come il loro che ha come loro sentito che l’ingiustizia sociale è una bestemmia, come loro ha lottato per un mondo migliore.
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana.

L’elemosina è orribile quando chi la fa crede d’essersi messo a posto davanti a Dio e agli uomini.
La politica è altrettanto orribile quando chi la fa crede d’essere dispensato dal sentir bruciare i bisogni immediati di quelli cui l’effetto della politica non è ancora arrivato: È evidente che oggi bisogna con una mano manovrare le leve profonde (politica, sindacato, scuola) e con l’altra le leve piccine ma immediate dell’elemosina,
Da Lettere di don Lorenzo priore di Barbiana

Ho voluto più bene a voi (ndr ragazzi) che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto.
Da Lettere di don Lorenzo priore di Barbiana

Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande "I CARE". È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: "me ne importa, mi sta a cuore". È il contrario esatto del motto fascista "me ne frego".
Da Lettera ai giudici

Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.
Da Lettera ai giudici

Bisogna aver le idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essere interclassisti, ma schierati. Bisogna ardere dall'ansia di elevare il povero a un livello superiore.

Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto...di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.

HORROR

"Guardare il nuovo governo di Berlusconi in azione è come sedersi a rivedere un brutto film. E le ultime azioni già lasciano prevedere un altro horror show. Una volta di più  il premier 71enne  impiega gran parte della sua energia politica  a proteggersi dalle pubbliche procure d'Italia. Berlusconi ieri ha detto che la magistratura lo ha sottoposto a un "calvario senza fine". Ma l'unico calvario  di questa storia è quello che sta sopportando l'Italia (Financial Times, editoriale del 26 giugno,  titolo "No, Non un'altra volta).sottotitolo " Di nuovo Berlusconi pensa a se stesso  e non all'Italia".
 
 
"Nessuna novità con il nuovo Belusconi, si comporta come sempre. Fa politica come se fosse il presidente del consiglio di amministrazione di un'azienda. Ascolta i membri del consiglio, ma fa e disfa a suo piacimento.  E a suo bneficio, che è grave. E' tornato al potere per la terza volta  in 15 anni con gli stessi pregiudizi e la stessa sfiducia verso la magistratura che, sostiene, è in mano alle toghe  di sinistra impegnate a rovinargli la carriera" (El Pais, 18 giugno)

SOLO LORO?

Berlusconi dice che "molti magistrati mi vorrebbero vedere con le manette". Non posso dire che cosa pensino questi  "molti magistrati" di cui, però, il presidente del consiglio puntualmente non fa il nome.
Posso dire che questo desiderio di vedere Berlusconi in manette, anzi in prigione, è assai diffuso in Italia. Nè si tratta di odio verso qualcuno ma di amore alla giustizia. Molti cittadini soffrono nel vedere che la giustizia funziona di più contro,  ladri di galline che non contro i grandi del palazzo

sabato 28 giugno 2008

BERLUSCONI SEMBRA BENITO

In questo momento è davvero preziosa la lucidità di Di Pietro: "I cittadini devono sapere, il regime avanza. Vado in piazza l' 8 luglio, farò il referendum contro il lodo Alfano.Berlusconi sembra Benito....vuole asservire le istituzioni. Se c'è qualcuno che gli mette il bastone tra le ruote, lo si ferma. Se c'è bisogno di criminalizzare un' istituzione si fa. Vogliamo parlare alla gente....gli italiani sappiano che in realtà hanno votato una truffa. Da 13 al 30 settembre L'ITALIA DEI VALORI  raccoglierà le firme per i referendum".

MASTELLA REDIVIVO

Ci voglione fegato e faccia tosta per ripresentarsi e riproporsi come uomo politico dopo i voltafaccia di questi ultimi mesi. Ma uno come Mastella non ci stupisce. Per lui politica ed affari sono, più che terre confinanti, territori sovrapposti. La sua politica è fare affari.

LA TESSERA DEI POVERI

Ritorna la tessera come certificazione dello stato di povertà. Effettivamente la povertà  in Italia  sta crescendo mentre il governo è tutto intento a salvare la propria immagine e a salvare Berlusconi dal carcere. Adesso vedrò se, vista l'entità della mia pensione, con la quale riesco a malapena a pagare l'affitto, mi arriverà questa elemosina. Si tratta dell'umiliazione dei più poveri, dei meno garantiti che il "rivoluzionario"Tremonti  presenta come innovativa politica sociale. Intanto in questi giorni quasi tre milioni di pensionati ricevono una quattordicesima che era già stata annunciata e decisa dal governo Prodi. Solo che il governo Prodi non si curava nemmeno di pubblicizzare le cose buone che è riuscito a fare.
 
 

LO ZINGARO E IL PREGIUDIZIO

Umberto Eco su l'Espresso del 19 giugno ha raccolto alcuni scritti molto noti sugli zingari. Autori illustri... e maestri di pregiudizio.

"Sono l'immagine viva di una razza intera di delinquenti, e ne riproducono tutte le passioni e i vizi.
Hanno in orrore (...) tutto ciò che richiede il minimo grado di applicazione; sopportano la fame e la miseria piuttosto che sottoporsi ad un piccolo lavoro continuato; vi attendono solo quanto basti per poter vivere; sono spergiuri anche tra loro; ingrati, vili, e nello stesso tempo crudeli, per cui in Transilvania corre il proverbio, che cinquanta zingari possono essere fugati da un cencio bagnato; incorporati nell'esercito austriaco,vi fecero pessima prova. Sono vendicativi all' estremo grado: uno di questi, battuto dal padrone, per vendicarsene, lo trasportò in una grotta, ne cucì il corpo in una pelle, alimentandolo colle sostanze più schifose, finché morì di gangrena. Per poter saccheggiare Lograno avvelenarono le fonti del Drao:e quando li credettero morti i cittadini entrarono in massa nel paese che fu salvato da uno che l'aveva saputo.
Dediti all'ira, nell'impeto della collera, furono veduti gettare i loro figli, quasi una pietra da fionda, contro l'avversario; e sono, appunto come i delinquenti, vanitosi, eppure senza alcuna paura dell'infamia. Consumano in alcool ed in vestiti quanto guadagnano; sicché se ne vedono camminare a piedi nudi, ma con abito gallonato od a colori, e senza calze, ma con stivaletti gialli. Hanno l'imprevvidenza del selvaggio e del delinquente. Si racconta, come una volta, avendo respinto da una trincea gl'Imperiali, gridassero loro dietro: "Fuggite, fuggite, ché se non scarseggiassimo in piombo, avremmo fatto di voi carnificina". E così ne resero edotti i nemici, che ritornando sulla loro via, ne menarono strage.
Senza morale eppure superstiziosi (Borrow) si crederebbero dannati se mangiassero anguille o scojattoli, eppure mangiano ...carogne quasi putrefatte. Amanti dell'orgia, del rumore, nei mercati fanno grandi schiamazzi: feroci, assassinano senza rimorso, a scopo di lucro; si sospettarono, anni sono, di cannibalismo. Le donne sono più abili al furto, e vi addestrano i loro bambini; avvelenano con polveri il bestiame per darsi poi merito di guarirlo, o per averne a poco prezzo le carni; in Turchia si danno anche alla prostituzione. Tutte eccellono in certe truffe speciali,quali il cambio di monete buone contro le false, e nello spaccio di cavalli malati, raffazzonati per sani, sicché come fra noi ebreo era, un tempo, sinonimo di usurajo, così, in Spagna, gitano é sinonimo di truffatore nel commercio di bestiame.
Lo zingaro in qualunque stato o condizione si trovi, conserva la sua abituale e costante impassibilità, senza sembrar preoccupato dell'avvenire, vivendo giorno per giorno in una immobilità di pensiero assoluta, ed abdicando ad ogni previdenza".

(Cesare Lombroso, L'uomo delinquente. 1876,I.2)


Zingari ed Ebrei. Siamo al colmo dell'ignoranza!

"Esiste un punto di spiccata analogia fra la loro vita e quella degli ebrei, in quanto ebrei e zingari rappresentano gliu unici gruppi etnici costituiti senza espressione alcuna di vita agricola che esistano in Europa... Ma se gli zingari dividono con gli ebrei questa originale prerogativa di assenteismo per tutto ciò che è lavoro agricolo, una profonda diversità intima li contrappone... L'uno, un popolo che ammassa per dominare; l'altro che mendica per vivere".

(Vincenzo De Agazio "Gli ultimi nomadi", Difesa della razza, 20 giugno 1939).


Privi di senso morale. Questa è la bibbia dei leghisti e dei nostri fascisti al governo.

"Gli zingari appartengono quasi sempre alla razza orientale e i loro meticci sono quasi sempre degli individui asociali, tanto più pericolosi in quanto difficilmente distinguibili dagli europei...
E' necessario quindi diffidare di tutti gli individui che vivono vagabondando alla maniera degli zingari e che ne presentano i sopraricordati tratti somatici. Si tratta di individui asociali, differentissimi dal punto di vista psichico dalle popolazioni europee e soprattutto da quella italiana di cui sono note le qualità di laboriosità e attaccamento alla terra...
Data l'assoluta mancanza di senso morale di questi eterni randagi si comprende come essi possano facilmente unirsi con gli strati inferiori delle popolazioni che incontrano peggiorandone sotto ogni punto di vista le qualità psichiche e fisiche".

(Guida Landra, "Il problema dei meticci in Europa", Difesa della razza, 5 novembre 1940).

Non bisogna dimenticare che "La difesa della razza", era la rivista alla quale collaborava anche Giorgio Almirante. Forse, proprio per questi preziosi insegnamenti, il camerata sindaco di Roma gli vuole dedicare una strada nella capitale.

venerdì 27 giugno 2008

INDECENZE

Nelle nuove intercettazioni telefoniche c'è una montagna di sporcizia prodotta da insigni sporcaccioni. Attrici, attricette,veline, affaristi ,signori del palazzo: che sudiciume nei linguaggi di questi interlocutori. E poi lo squallore morale di Bordon che ha cambiato otto partiti in trent'anni. Non c'è limite al degrado. Sembra che vadano a gara per superare in corruzione il presidente del consiglio. E noi dovremmo accettare che tolgano ai magistrati e ai giornalisti la libertà di indagare e di pubblicare ?   .Sto documentandomi e presto parlerò di soppraffazione e degrado in un potentissimo monastero del Lazio. Leggete l'Espresso di oggi.

I LUPI

Stupisce solo chi non conosce i lupi del vaticano. Il silenzio delle gerarchie di fronte alla persecuzione dei rom ha una sua logica. Come potrebbero parlare chiaro in difesa dei bambini rom, ora ulteriormente discriminati con l'obbrobrio delle impronte? I rapaci  e ingordi lupi vaticani non possono trascurare gli affari pattuiti le settimane scorse tra Berlusconi e Ratzinger. Questo silenzio complice dimostra che razzismo del governo italiano e razzismo del vaticano sono fratelli gemelli.

SULLA CHIESA POVERA

AA.VV., Sulla Chiesa povera, Edizioni La Meridiana, Molfetta 2008, pagg. 152, € 15,00

Il libro curato dal Associazione italiana "Noi Siamo Chiesa", il gruppo Pace e il gruppo Promozione Donna propone una conversione personale e comunitaria ai credenti in un tempo in cui lo scandalo di una chiesa alleata con il potere oppressore diventa sempre più macroscopico.
E' proprio su questo terreno che gli uomini e le donne oggi vedono lo scarto incolmabile e crescente tra vangelo e istituzioni ecclesistiche, tra messaggio e comportamenti reali.
Una buona lettura per le ferie... e non solo per le ferie.

Il volumetto, che non é sempre facilmente reperibile in libreria, può essere richiesto a: info@lameridiana.it oppure telefonando allo 080 3346971.

mercoledì 25 giugno 2008

A SETTEMBRE?

Ma siamo matti o ciechi? Aspettare a settembre per scendere in piazza è da paurosi e irresponasabili.

Ora, proprio ora, i prezzi volano alle stelle e il paese comincia ad avvertire che il caimano è tornato, che il dittatore sul trono spegne la democrazia. La favola del cavaliere buono sta per finire.

Ora, proprio ora, da subito, con iniziative concrete e locali occorre ritornare alla piazza. Ci sono le ferie? Intanto una parte non ci andrà, una parte è già tornata o tornerà presto e poi... perchè spegnere il cervello e l'impegno per luglio e agosto? Questa è una concezione rassegnata della politica.

Da tempo sappiamo che i dittatori alla Berlusconi e alla Ratzinger assestano i loro colpi di mano più duri in estate, quando cala l'attenzione. E' tempo di invertire questa cultura della rassegnazione e fare politica intelligente, attiva e puntuale quando i problemi urgono, non solo quando la temperatura scende.

Come si può attendere di spegnere a settembre un incendio se la casa brucia a giugno? Questa mancanza di coraggio umilia e tradisce coloro che credono nella democrazia e vogliono far parte di una opposizione fattiva e reale.

DEDICA

"Silvio ha avuto cinque o sei mogli, ma ora vuole pigliare l'ostia visto che è gratis. E poi da anni continua a giurare sui suoi figli, tanto che a questo punto si pone una domanda: di chi sono davvero i suoi figli? Pensate che problemi avrebbe Dante se vivesse nella nostra epoca:dovrebbe inventarsi un girone soltanto per lui".
Roberto Benigni, Padova 23 giugno

CONTRADDIZIONE E BENEDIZIONE

Commento alla lettura biblica - domenica 29 giugno 2008

Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Matteo 16, 13-23).



In genere questa espressiva pagina del Vangelo di Matteo, almeno nei primi versetti, trova una eco in Marco 8 e Luca 9. Gesù vuole sapere che cosa si pensi di lui.


Ed allora molti dei commentatori pongono l'accento e sottolineano la risposta di Pietro per poi scivolare, falsificando il testo e dimenticando il contesto, nell'elogio del papato!!

Umorismo della teologia imperiale...

Rispettiamo il testo e non dimentichiamo che Gesù pone una domanda. Non è affatto strano e fuorviante supporre che il nazareno, mentre il suo messaggio incontrava scarsa accoglienza e crescente opposizione, volesse confrontarsi con i suoi discepoli e sapere da loro come fosse percepita la sua testimonianza.

Ma perchè non pensare che Gesù avesse bisogno anch'egli del confronto, del sostegno dei suoi amici per capire se non era fuori strada?

Noi siamo stati abituati ad un Gesù sempre sicuro, pimpante, divino, inossidabile. Qui il Vangelo ci presenta un Gesù bisognoso di rassicurazione, di sostegno.

Per dirla in una parola: un Gesù che ha anche lui bisogno degli altri per capire e percorrere la sua strada. Chissà quante volte Gesù nel dialogo con se stesso e nella preghiera al Padre si sarà interrogato sul suo percorso, sulla sua fedeltà ai poveri, agli ultimi, a Dio.

Questa dimensione della piena umanità e della fragilità del nazareno è straordinariamente stimolante per la nostra vita quotidiana, ma completamente occultata dalla predicazione e dalla catechesi.

La fede di Pietro

E' bello lo slancio sincero di Pietro e l'espressione benedicente di Gesù.

La Bibbia è piena di queste locuzioni enfatiche, promissorie, solenni. Ad Abramo viene promesso di diventare il tramite della benedizione per tutti i popoli, con una discendenza più numerosa della polvere della terra (Genesi 1, 2-13); a Davide viene promesso un regno eterno... .

Questi linguaggi biblici sono il segno della benevolenza incommensurabile e senza pari di Dio che accompagna nell'adempimento di una missione, nell'affrontare il cammino della vita.

La "comunità" di Matteo non sa nulla del papato, questa deviazione che arriverà secoli dopo attraverso una costruzione di stampo imperiale.

Invece ad Antiochia, dove probabilmente questo vangelo venne redatto, si conservava memoria del fatto che era stato Pietro a suggerire la strada "liberatoria" (ecco sciogliere e legare), in un momento di altissima tensione tra i "partigiani di Giacomo" e i "partigiani di Paolo", più aperto ai cosiddetti incirconcisi.

Era stato l'insegnamento accogliente di Pietro che aveva fatto della comunità una "casa degli uni e degli altri", che aveva così permesso il proseguimento dell'esperienza comunitaria.

A Pietro, scrisse Matteo, Gesù stesso aveva riconosciuto questa fede saggia ed accogliente come dono particolare di Dio.

La comunità di Matteo riconosce nella indicazione di Pietro un segnale "rivelato" da Dio stesso, non un espediente tattico umano.

Ma, tessuto questo straordinario elogio della fede e dell'insegnamento di Pietro, pochi versetti dopo lo stesso discepolo viene chiamato Satana e gli viene intimato di passare dietro, di allontanarsi, come "un ostacolo, come uno che non ha il senso delle cose di Dio".

Le contraddizioni di Pietro e le nostre

Dimentichiamo quell'oscenità che è il papato romano, quella montatura blasfema che viene gabbata come risalente a Gesù, quella direzione generale degli affari ecclesiastici e quell'imprenditore del sacro truffaldino che è il pontificato romano.

Pietro è altro: è quel pescatore che si mette al seguito di Gesù con tanta passione ed altrettanta fragilità. I vangeli a più riprese ci ricordano sia l'una che l'altra. Matteo e Marco lo chiamano addirittura Satana.

Pietro esprime in sè la figura del discepolo. Come facciamo noi, gente debole e fragile, a proseguire il cammino di Gesù? Non ci è richiesta nè la perfezione nè il superamento della nostra fragilità.

Pietro come tutti i discepoli, come ciascuno/a di noi, vive i tempi della fede e i giorni di Satana, immagine dell'infedeltà. Siamo, come Pietro, uomini e donne segnati dalle contraddizioni. Nessuno di noi ne è esente.

Dircelo, riconoscerlo, dare un nome alle nostre personali e comunitarie ambiguità può diventare il primo passo per muoverci verso la conversione.

E' relativamente facile parlare contro la chiesa del potere e del denaro; è più difficile cercare ogni giorno di convertirci ad una vita sobria. E' facile parlare di impegno, di libertà dalle idolatrie quotidiane; è altra cosa vivere la nostra esistenza quotidiana uscendo dai nostri egoismi e dalle nostre pigrizie.

Lo possiamo constatare anche nelle nostre comunità. Spesso proprio chi rimprovera gli altri di scarsa partecipazione... non lo vedi mai ai momenti fondanti della lettura biblica e dell'eucarestia. Oppure spesso noi che facciamo grandi discorsi, di amore, di solidarietà, di relazioni costruttive... abbiamo tanti tratti di meschinità, di piccineria... .

Se parto da me che spesso celebro l'elogio del riposo sabbatico, noto una mia mai guarita contraddizione: il sabato e la domenica ho impegni come tutti gli altri giorni della settimana, e spesso ancora di più.

La lettura biblica ed il confronto comunitario mi servono a prendere atto che le contraddizioni e le incoerenze non sono affatto tutte fuori di me. Potrò continuare a denunciare quelle che rilevo all'esterno solo se riconosco le mie.

E riconoscerle non è tutto perchè poi è necessario mettere mano e cuore alla mia personale conversione.

Ma c'è un oltre

Gesù annuncia che, nonostante le nostre incoerenze, fragilità e contraddizioni, Dio mantiene la sua fiducia nei nostri riguardi. La Sua magnanimità non è la conseguenza della nostra virtù.

Già ai tempi di Matteo era difficile perseverare nel cammino del profeta nazareno. Come potevano avere fiducia questi quattro gatti che oggi chiamiamo un pò ampollosamente "la comunità di Matteo"?

Gesù, come l'evangelista ribadirà ai versetti 18-20 del capitolo 18, aveva trasmesso ai suoi discepoli il messaggio della straripante fiducia di Dio: "per quanto siate pochi e deboli, per quanto siate segnati dalla contraddizione, Dio accompagnerà con il Suo amore ciò che voi "legate e sciogliete", quello che cercherete di fare".

Nessun conferimento di poteri, ma una straordinaria promessa. E' parte costitutiva della nostra fede, l'impegno di alimentare la nostra fiducia in Dio, ma è ancor più necessario che ci ricordiamo della fiducia che Dio nutre verso di noi.

E' il Suo amore che non arretra e non si ritira davanti ai nostri limiti, errori, voltafaccia e irriga i sentieri del nostro cuore sospingendoci fiduciosi verso la vita, dentro la vita.

martedì 24 giugno 2008

INTERCETTAZIONI...

Ricevo e pubblico...


Intercettazioni false ma tendenziose
Renzo Butazzi, 16 giugno 2008, 20:52

Riso amaro. Nelle siepi dei giardini Vaticani, forse per opera del Mossad, erano state installate cimici destinate a registrare la conversazione tra Benedetto XVI e George W. Bush durante la loro recente passeggiata in quei viali. Per un caso fortuito siamo entrati in possesso della registrazione, di cui pubblichiamo la parte più interessante prima che farlo divenga pericoloso

George. Santità, tutti sappiamo che l'Iran è un grave pericolo per la civiltà occidentale e che la sua religione è nemica mortale di quella cattolica. Spero, anzi sono certo, che anche voi Santità volete che sia punito.

Benedetto. Possiamo capire che lei ragiona da capo di stato, di un grande stato. Però, in nome della bontà, della generosità, e della pietà della nostra madre chiesa, riteniamo che ogni malvagio vada convertito, prima o dopo la punizione. Ce lo impone il Signore che ha detto: "date a Cesare quello che è suo e a Dio ciò che è di Dio". A Cesare interessa il potere ma Dio e la Chiesa amano soprattutto le buone azioni. Lei mi capisce, nevvero?

George. Capisco, capisco, cosa intendete Santissimo Padre. Mi permetto di suggerirvi, a questo proposito, una certa cautela nella valutazione delle azioni petrolifere. Ora è il momento di lasciarle per impegnarsi in altre buone azioni. Fino ad oggi i nostri petrolieri mi ascoltano, ma domani, quando non sarò più presidente? Io stesso e alcuni importanti amici stiamo alleggerendo il nostro impegno in quel settore..

Benedetto. La ringraziamo della sincerità che non ci stupisce, stimabile presidente. Però nemmeno ci sorprende quanto ci ha rivelato. La divina provvidenza, che ci guarda e protegge tutti, è particolarmente benevola con noi, forse immeritatamente. Ci suggerisce sempre cosa è più opportuno fare per la gloria e la forza di santa madre chiesa. Anche noi, dunque, stiamo vendendo.

George. Allora, Santità, forse la divina provvidenza vi avrà anche spiegato che la punizione da infliggere all'Iran potrebbe compensare il peggioramento di certe buone azioni con il miglioramento di altre. Per esempio, se ne avvantaggerebbero le già buone azioni dell'industria militare, che con l'aiuto e la benedizione della vostra chiesa potrebbero tramutarsi in azioni ancora più buone.

Benedetto. E' un argomento delicato, difficile da trattare da questo soglio. La Chiesa che rappresentiamo, sia pure indegnamente, non potrà mai ammettere che strumenti di morte possano contribuire ad arricchirla. A meno che essa non li maneggi e, grazie al santo fine, non si trasformino in buone azioni nelle mani di altri.

George. Di questo non dovete preoccuparvi, altissima Santità. Anche soltanto parlare di punizione dell'Iran per liberarlo dal demonio, potrebbe trasformare in buone, anzi, ottime azioni quelle cui avevo accennato. In ogni caso, Santità, penseremmo noi a tutto, come sempre. Voi, Santità, dovreste solo lasciarci fare, mostrando comprensione con un benevolo silenzio. I cattolici nel mio paese sono tanti e la loro amicizia è importantissima. Aiutateci a conservarla con la vostra saggezza.

Benedetto. Lei è un amico sincero, signor presidente. E se le vostre azioni saranno buone, faremo il possibile perché i nostri diletti figli d'oltreoceano restino amici suoi e dei suoi amici.

Gruppo "comunità nascente" di Torino

L'estate non sospende la lettura biblica del gruppo che si trova giovedì 10 luglio alle ore 20,30 a casa di Franco e Tiziana. Per arrivarci basta trovarsi alle ore 20 in Via Pio V n. 17.
Per informazioni: 339 8233315.

PREGHIERE

Ricevo e pubblico da Saverio De Pinto


SIEDI CON NOI A MENSA

Da quando siamo piccoli, Padre,
noi mangiamo il latte e l'amore di nostra madre.

Ed ora Padre Santo,
mangiamo questo cibo che ci hai concesso,
frutto del lavoro delle nostre mani
e del Tuo infinito amore.

Per questo sta scritto "non di solo pane
vive l'uomo, ma di ogni espressione
che esce dalla bocca dell'Eterno".

"Beati coloro che siedono a mensa,
circondati dall'amore dei fratelli".

Noi ti preghiamo Padre,
concedi a tutti di sedersi alla Tua mensa,
sia a coloro che necessitano del pane,
sia a coloro cui manca il tuo amore.

Ecco verranno da oriente e da occidente
da mezzogiorno e da settentrione
per sedersi alla tua mensa... Amen



PER TE

Per te dolcissima madre, o Dio
che sei la fonte della mia esistenza.
Per te antica madre, che hai allattato ogni creatura.

Per te il cui spirito sentiamo insieme con la voce
fin dal tuo seno, prima di nascere,
a te noi rivolgiamo la nostra mente
ed il nostro cuore con l'ultimo nostro respiro.

Per te che sei stata la mamma del maestro
e di tutti i fratelli e sorelle poveri e dimenticati,
per te cosi bella e dolce, innommorata fino all'estasi della tua creatura,
per te che invecchi, ti stanchi, per donarci continuamente la tua vita, il tuo amore.
per te madre mia e di tutti, una carezza, un bacio, uno sguardo nuovo.

Ci hai portato alla vita, ci hai voluto prima che fossimo, perchè il tuo amore fosse pieno.

SENTITE L'ULTIMA...

Omosessualita': studio italiano, "Aiuta l'evoluzione genetica"

MILANO - Nuova scoperta riguardo all'omosessualita'. Secondo uno studio italiano di un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Padova e Torino, pubblicato sulla prestigiosa rivista 'PlosOne', esisterebbe infatti una predisposizione genetica.

Addirittura, i ricercatori hanno identificato un modello matematico in grado di chiarire l'origine evoluzionistica dell'omosessualita' maschile e come questa tendenza sopravviva per effetto di una "selezione sessualmente antagonistica", cioe' una selezione darwiniana che avvantaggia un sesso e svantaggia l'altro nella specie umana.

Questo tipo di evoluzione contribuisce a un'alta variabilita' genetica, ed era stato dimostrato negli insetti, negli uccelli e in alcuni mammiferi.

Il modello matematico dimostra tutti e quattro gli assunti da cui era partito: l'omosessualita' maschile e' sempre presente in tutte le popolazioni, nessuna popolazione e' totalmente gay, l'eredita' e' asimmetrica, cioe' legata al ramo materno, i gay hanno parenti femmine con piu' figli rispetto alla media.

"Il nostro studio - spiega Andrea Camperio Ciani, docente di Psicologia generale all'Universita' di Padova - sembra spiegare che gli omosessuali fanno parte di un disegno evoluzionistico assolutamente naturale, che punta ad aumentare la fecondita'". (Agr)

IL VESCOVO CACCIA DALLA CHIESA IL CRONISTA DELLO SCOOP SU DON SANTE

Cronista cacciato
«In chiesa comando io. Fuori»


Il vescovo Antonio Mattiazzo ha cacciato dalla chiesa il giornalista Gianni Biasetto, corrispondente del mattino, che scoprì il caso di don Sante Sguotti, l’ex parroco, padre di un bambino di quasi due anni, ora ridotto allo stato laicale. Prima della messa monsignor Mattiazzo ha chiesto ad alta voce se tra i presenti ci fosse il cronista e quando questi si è fatto avanti lo ha preso sottobraccio e accompagnato alla porta: «Tu non puoi stare qui, qui comando io»


Cacciato prima dell'inizio della celebrazione. E accompagnato da monsignor Antonio Mattiazzo fino alla porta della chiesa di San Bartolomeo.

Gianni Biasetto, collaboratore del nostro giornale, era seduto insieme alla moglie su una delle panche laterali per assistere alla messa del presule, venuto a Monterosso per calare definitivamente il sipario sulla vicenda che ha coinvolto l'ex parroco della comunità.

Poco prima delle 10 il vescovo entra in chiesa dal portone principale assieme al suo segretario-cerimoniere e al parroco di Monterosso, don Danilo Zanella. Viene applaudito dai fedeli.

Giunto a metà della navata si ferma e, guardandosi attorno, chiede: «Dov'è Biasetto? C'è Biasetto?». In chiesa cala il silenzio.


Biasetto si alza e, passando tra i banchi, gli va incontro. «Lei deve uscire dalla chiesa», gli intima subito il presule.

Il giornalista gli fa notare che si trova in chiesa per assistere alla messa, ma pronta arriva la replica. «In chiesa comando io, lei va fuori», ribatte autoritario.

Mentre alle sue spalle compare un carabiniere, pronto a dare il suo supporto. Ma il presule accompagna direttamente Biasetto fino all'uscita, tenendolo per un braccio.

E giunto alla porta della chiesa ribadisce ad alta voce, ammonendolo con il dito alzato a non rientrare. «Lei deve uscire, qui comando io».

Con Biasetto escono anche tre fedeli. Uno è un componente il Consiglio pastorale, indignato per l'accaduto. «Mi sono sentito offeso ed umiliato - commenta Biasetto - Sono un cattolico praticante e quanto è successo mi imbarazza molto, in quanto sono stato additato come non degno di stare in chiesa davanti a tutta la comunità.

La mia sola colpa, se lo è, è di aver fatto il mio lavoro ed aver scritto la verità».


fonte: il Mattino di Padova, 23 giugno

NON POSSIAMO ABITUARCI

Gente che muore nei centri di accoglienza imprigionata e trascurata, clandestini deposti ai lati della strada dove è finito il loro viaggio della speranza, centinaia di sepolti nei fondali del Mediterraneo, diventato ormai un enorme cimitero.

E' strage di poveri dallo Zimbawe alle Filippine all'Afghanistan mentre deraglia il treno dei rifiuti verso la Germania.

Vai in stazione, prendi il biglietto, sali sul treno. E' difficile sapere quando parte; l'orario di arrivo è tutto un enigma...

Così mille altre cose.... Vicino e lontano è davvero un caos crescente e noi corriamo il rischio di abituarci a tutto: alle stragi come alle quotidiane disfunzionalità.

AVETE NOTATO LA DIFFERENZA?

Se a porre una domanda al papa è Berlusconi, la risposta arriva subito e possiamo pensare che sarà accompagnata da qualche biglietto affettuoso.

Quando al papa sono state poste domande dalla chiesa di base, dalle donne, dai teologi... il più delle volte si aspetta una risposta che non arriva mai.

Tra lor signori si trattano bene, sono pieni di premura.

Ovviamente dire: "Caro Silvio vai pure alla comunione", sarebbe stato troppo... Avrebbe svelato un'amicizia ed una complicità scandalose con il "principe" ed allora si è scelta la via della risposta premurosa, diretta, gentile.

lunedì 23 giugno 2008

C'E' DA SPERARCI........

Berlusconi a Porto Rotondo è andato alla messa del vescovo e voleva, dopo anni di vita da buon cristiano (casto, fedele, povero, onesto, mite, disinteressato, tutto dedito al bene comune?!?), ricevere la comunione.

"Quando darete la comunione ai divorziati?", ha domandato al vescovo. Il prelato, da par suo, lo ha pregato di rivolgersi all'autorità superiore.

Sta a vedere che questa volta, visto il "nuovo clima" tra Vaticano e Berlusconi, il papa farà una "legge ad personam" per permettere la comunione a Berlusconi.

Ciò che non è stato ottenuto da centinaia di teologi, potrebbe esserlo da un cittadino probo, autorevole, "puro e senza peccato", come Berlusconi!?!?

Del resto il vaticano e soci hanno sempre dato la comunione ai dittatori (Pinochet si faceva fotografare con l'ostia in bocca), a Francisco Franco, ai peggiori ladri, mafiosi ed assassini.

I vescovi e il vaticano dovrebbero davvero dichiarare scadute alcune regole disumane che i cristiani adulti hanno già accantonato.

Il guaio è che spesso per i potenti le gerarchie ecclesiastiche aprono corsie preferenziali.

La Commissione europea proporrà una "direttiva orizzontale" anti-discriminazioni.

Ricevo e pubblico


La Commissione europea proporrà una "direttiva orizzontale" anti-discriminazioni. Successo dell'Europa della tolleranza, dei diritti e della libertà. L'associazione radicale Certi Diritti ringrazia il commissario europeo Jacques Barrot.


Dichiarazione di Ottavio Marzocchi, responsabile questioni europee dell'Associazione Radicale Certi Diritti.


Certi Diritti esprime la sua più totale soddisfazione per la decisione della Commissione europea di promuovere la direttiva 'orizzontale' anti-discriminazioni che dovrà essere approvata il prossimo 2 luglio. Questo è quanto ha dichiarato il neo-commissario per la giustizia e gli affari interni Jacques Barrot nel corso dell'audizione tenutasi ieri sera in Commissione Libertà Pubbliche del Parlamento europeo a Strasburgo.

Barrot ha spiegato che mercoledi scorso il collegio dei Commissari ha dato mandato al Commissario per gli affari sociali Vladimir Spidla di promuovere la direttiva di completamento della politica europea anti-discriminazione basata sull'articolo 13 TCE, prevista dal programma di lavoro della commissione per il 2008 e richiesta in numerose occasioni dal PE.

"Le discriminazioni sono inaccettabili, e quindi anche l'omofobia é inaccettabile" ha affermato, assicurando che la Commissione proporrà una direttiva che copra tutte le discriminazioni (per orientamento sessuale, religione, età o handicap). Barrot ha fatto inoltre riferimento allo studio che l'Agenzia per i Diritti fondamentali sta compiendo su richiesta del PE in merito all'omofobia nell'UE ed ha anche promesso un'azione più incisiva della Commissione in favore dei rom, al fine di lottare contro il razzismo e promuovere l'integrazione." Ci sono tentativi politici di alterare i risultati di questo studio, vigileremo per denunciare gli autori.

L'Associazione Certi Diritti si augura che la direttiva cosiddetta 'orizzontale' copra il campo più ampio di settori, difatti oggi sono esclusi dalle normative europee antidiscriminazione quelli dell'accesso ai beni e servizi, l'educazione, protezione sociale, casa, l'immigrazione e l'asilo.

Per il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali

Ricevo e pubblico


Comunicato Stampa

7 Giugno 2007: giornata nazionale per i diritti delle persone omosessuali

Il vescovo e i teologi del Centro Studi Teologici di Milano chiedono il riconoscimento dei diritti fondamentali di gay, lesbiche e transessuali: sono nostri fratelli e figli dell’unico dio e padre!


Le famiglie, i genitori che discriminano, perseguitano e cacciano di casa i giovani omosessuali o transessuali vanno contro l’amore di Dio creatore, contro un suo dono, e non possono ricevere l’eucaristia


I preti e i vescovi che incitano anche indirettamente alla discrininazione sociale ed ecclesiale sono fuori dalla comunione di Cristo e profanano l’Evangelo santo del Signore

Le persone omosessuali, lesbiche e transessuali hanno gli stessi diritti delle persone eterosessuali.

Dio Creatore non ha fatto persone inferiori, figli del demonio, o figli degeneri...

Chiunque metta in atto scientemente e volontariamente qualunque forma di discriminazione e di esclusione sociale si mette direttamente contro la volontà stessa di Dio Creatore: i genitori e le famiglie che emarginano i loro figli gay, le loro figlie lesbiche, i loro figli transessuali, perchè caratterizzati da questa particolare identità, non possono ricevere l’Eucaristia di Cristo e la comunione ecclesiale autentica.


L’Eucaristia è sacramento e segno di unità e di comunione tra i fratelli, in Cristo, figli dello stesso Padre, non può essere dunque ricevuta da chi si fa’ strumento di divisione, di odio, di emarginazione e di esclusione o dileggio, poichè questi atteggiamenti sono un’offesa e una ferita diretta a Dio Padre stesso e all’ Evangelo del suo Figlio Gesù Cristo.

Gli stessi Presbiteri e Vescovi che in qualche modo favoriscono o incitano a comportamenti di discriminazione con parole e con azioni, sono immediatamente posti fuori dalla Comunione ecclesiale di Cristo, si pongono fuori dalla comunione fraterna con le loro stesse azioni in contrasto con l’ Evangelo di Gesù Cristo e contro il monito dell’amore che il Signore ha lasciato ai suoi discepoli.

"Amatevi l’un l’altro come io ho amato Voi!" (Evangelo di Giovanni)

I diritti umani e sociali delle persone omosessuali e transessuali - non proclamati a vuoto e teoricamente ma attuati nei fatti e nella concretezza - sono un compito primario di ogni Comunità cristiana autentica, al servizio dell’Evangelo di Cristo e vanno perseguiti con tutta la determinazione richiesta oggi dalla situazione di emarginazione e di negazione che lo Stato Italiano e la Chiesa del Vaticano hanno contribuito a creare e radicare.

Il comitato direttivo dei Teologi del Centro Studi teologici di Milano
+ Mons. Giovanni Climaco Mapelli -Vescovo e Presidente

domenica 22 giugno 2008

NON VA TUTTO STORTO

Il processo Berlusconi-Mills, dopo la farneticante ed arrogante ricusazione da parte del presidente de consiglio del giudice Nicoletta Gandus, va avanti. I magistrati non si mettono tutti sull'attenti come delle reclute. E' fissata la data del 7 luglio.

Il TAR accoglie il ricorso: no all'ampliamento della base USA di Vicenza. Bloccati i lavori, si apre la strada al referendum. Per il sindaco Variati hanno vinto le ragioni del territorio.

Negli USA qualcuno almeno tra i responsabili della finanza va in prigione. Qui i corrotti, che presumono di farsi leggi ad personam, governano.

Il cardinale Tettamanzi, arcivescovo di Milano, parla chiaro: "Militarizzare le città è un errore. La paura non passa con un decreto. I rastrellamenti nei campi rom non servono e la dignità delle persone va sempre rispettata.

ALLARME FUMO

Nel 1970 le morti femminili per cancro al polmone erano 2.300, oggi sono 6.100 all'anno.

A lanciare l'allarme fumo per le donne, specie tra le giovani, è Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi, che ieri ha presentato la campagna "No smoking be happy", rivolta alle adolescenti.

FOTOGRAFIA DI BERLUSCONI

"Può accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nella mani del primo padrone che si presenti loro. Non è raro allora vedere delle moltitudini rappresentate da poche uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando le leggi, tiranneggiando a loro piacimento; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo".
Alexis de Tocqueville, in La democrazia in America, anno 1835
da L'Unità di sabato 21 giugno 2008

GRUPPO BIBLICO DI AOSTA

Sono appena ritornato da Aosta dove ci siamo incontrati per il gruppo biblico che è nato da un anno. Non posso andare a dormire prima di deporre sul blog alcune gioiose emozioni vissute intensamente con gli altri fratelli e sorelle.

Intanto è davvero bello constatare che nascono sempre nuovi gruppi biblici dove ci sono alcune persone che, con grande passione, costruiscono reti di solidarietà e di fede.

Il gruppo ha deciso di continuare la lettura biblica anche durante l'estate. Mercoledì 30 luglio alle ore 17.00 ci incontreremo per la consueta lettura biblica del Vangelo di Matteo e per rendere operativa la decisione presa oggi di aprire un blog gestito dal gruppo.

Questa perseveranza gioiosa nella lettura biblica anche estiva è una buona testimonianza per tanti gruppi cristiani di base.

Per informazioni: Duilia 328 1984756; Roberto 347 4482536.
Il gruppo è sempre aperto... apertissimo, a chiunque sia interessato.

sabato 21 giugno 2008

INCONTRO PRESBITERI E FAMIGLIE

L’incontro previsto per gli ultimi giorni di giugno è spostato ad ottobre su richiesta di alcuni/e partecipanti che sarebbero stati impediti in questa data per lavoro o traslochi. Per informazioni telefonare esclusivamente a Franco: 340 8615482.

DON SEGATTI NON LA DICE TUTTA

Ho tra le mani il resoconto di un intervento di don Ermis Segatti tratto da L’Eco di Biella del 10 maggio 2008. già dispiace che dei due relatori, si parli in modo diseguale. Non si riferisce dell’intervento di Gustavo Gnavi che è credente e omosessuale di esperienza e di cultura.

Don Ermis Segatti ha compiuto alcune affermazioni aperte seppure ovvie “L’aspetto fondamentale del cristianesimo, nei confronti della persona, è la purezza del suo cuore. Lì sta il tesoro di ognuno di noi cui Dio guarda… Nulla del reale, creato da Dio, può essere infimo… Il catechismo cristiano contempla e riconosce l’omosessualità, superando l’idea di Sant’Agostino di una realtà contro natura, concepita come una perversione/vizio oppure una violenza…”.

Caro don Ermis, è falso. L’insegnamento ufficiale continua a proclamare che le unioni omosessuali sono anomalie, contro natura, intrinsecamente disordinate. Potrei citarti 15 documenti che ripetono questa antifona.

Il catechismo, quello che arriva al popolo di Dio e quello che arriva dai discorsi ufficiali, contraddice apertamente questa tua superficiale affermazione. Sono prete da 45 anni e da 40 accompagno gay, lesbiche e transessuali. Fatti dire da loro qual è il catechismo che ascoltano.

Per grazia di Dio nella chiesa cattolica ci sono tante altre voci, ma è meglio essere precisi e non semplificare troppo. I documenti ufficiali parlano chiaro: don Segati lo sa benissimo e lo tace.

Altro, ovviamente, è la fede vissuta responsabilmente e liberamente da molti credenti omosessuali anche dentro la chiesa cattolica.

CONSACRATE LE DUE PRIME DONNE VESCOVO

SIDNEY – Dopo un dibattito durato decenni, gli anglicani d’Australia hanno consacrato le loro prime due donne vescovo. Kay Goldsworthy è stata insediata lo scorso 22 maggio vescovo di Perth, mentre Barbara Darling è stata consacrata vescovo di Melbourne il 1° giugno.

I sostenitori dell’episcopato femminile hanno salutato questo doppio evento come un importante passo in avanti nell’affermazione della parità tra uomini e donne nella chiesa.

C’è tuttavia chi si è opposto alla decisione: tra questi, il vescovo di Sidney, Peter Jensen, che non ha partecipato alla cerimonia di consacrazione di Goldsworthy.

Quest’ultima, cinquantunenne madre di due figli, tra le prime donne in Australia a venire consacrata pastore, si mostra tuttavia fiduciosa per il futuro: “Credo che la chiesa sia capace di agire con uno spirito ispirato dalla grazia e aperto alla comprensione reciproca”. (nev/eni)

PREGHIAMO...

Preghiamo con gli induisti

Tu sei la Via, l’irraggiungibile meta, l’unico Signore
di quanto esiste, tu il sostentamento ed il pane;
non placabile la tua fame d’amore,
non estinguibile la tua sete.

Tu sei nell’agonia dell’uomo, nel grido dell’animale ferito;
tu elevata cima del monte e l’aquila che cala nel piano;
tu il canto del piccolo sotto il cuore della madre
e il grido vittorioso del bimbo che nasce.

Tu sei nelle volute canore degli uccelli,
nel tremul filo d’erba, nel passo del forte;
tu la mano che dà fiducia all’ansioso
e il segreto rimprovero dell’orgoglioso.

Tu sei la castità dell’acqua e la luce del solo e delle stelle;
tu lo splendore della bellezza e la corona del vero;
tu la solidità del reale, il bene che consuma il male
e la santità che va oltre il bene.

Dhan Gopal Mukerji




Preghiamo con i musulmani

Fa, o Signore, che con passo libero ci muoviamo
dalle soglie dell’aurora fino al tramonto dell’amica luce.

Noi siamo liberi, figli tuoi, perché preoccuparsi delle
ricchezze, della gloria e della potenza dei grandi?

La vita può darci o toglierci il tetto e le vesti, il pane e l’oro:
i nostri cuori rimangono allegri e saldi.

Il tempo è vento che soffia, ma l’avvenire è rosa non dischiusa:
nessuno conosce chi la coglierà.

Così noi andiamo, compagnia che ignora la paura,
in mano il bastone della libertà, cantando di terra in terra.

Infine incontreremo la notte, che porta i re e i mendicanti
al termine del loro cammino.

Dio è la luce dei cieli e della terra,
illumina come una lampada accesa nel cristallo,
il suo chiarore è quello di una stella.

La sua luce viene dall’albero benedetto, l’ulivo,
che non appartiene né all’oriente né all’occidente.

Il suo olio si accende appena è avvicinato dalla fiamma
e produce dei raggi sempre rinascenti.

Corano, Sura XXIV

venerdì 20 giugno 2008

IN PIAZZA: SCENDERE IN PIAZZA

Dopo le dichiarazioni immotivate, esaltate e accusatorie contro la magistratura italiana, colpevole di fare onestamente il suo lavoro anche quando a delinquere è un presidente del consiglio, l'opposizione si sta svegliando.

Ora è tempo di aggiungere l'impegno di piazza al lavoro parlamentare. Occorre preparare nelle feste dell'Unità, nei partiti politici e nelle varie associazioni una seria di mobilitazioni.

In poche parole occorre scendere in piazza per una risposta adeguata a queste continue prevaricazioni di un governo che calpesta e fa strage della democrazia.

IL CAPO... OGGI COME IERI

"Dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea e al cospetto del popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. L'Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi, questa pace, questa calma laboriosa gliela daremo con l'amore, se è possibile, e con la forza se sarà necessario"
(Benito Mussolini, discorso a Montecitorio dopo l'omicidio Matteotti, 3 gennaio 1925).

C'è qualche differenza tra Benito e Silvio?

L’incontro “amichevole” tra Benedetto XVI e Bush è uno scandalo per i cristiani

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COMUNICATO STAMPA
L’incontro “amichevole” tra Benedetto XVI e Bush è uno scandalo per i cristiani

Le caratteristiche dell’incontro di oggi di Benedetto XVI con il Presidente Bush, dopo quello altrettanto fuori da ogni stile diplomatico sui prati della Casa Bianca di aprile, indicano una svolta radicale nei confronti delle posizioni di Giovanni Paolo II.

Papa Wojtyla aveva sempre tenuto una linea di riserva nei confronti della guida della nazione americana e, in particolare, aveva denunciato la guerra in Iraq, che adesso viene invece riconosciuta e, nei fatti, accettata.

E’ un accordo con un leader che è contestato in gran parte del mondo, ormai dal basso consenso in patria e al termine del suo mandato. Non si capisce questa posizione di Benedetto XVI se non con la volontà di premiare le posizioni antiabortiste del Presidente e contemporaneamente di lanciare un messaggio di simpatia preferenziale verso l’Occidente e, al suo interno, verso la sua nazione guida.


Questo messaggio viene diffuso in tutto il mondo dal programmato e straordinario impatto mediatico dell’incontro di questa mattina.

I danni di questa decisione sono enormi se si tiene presente che centinaia di milioni di persone nel mondo, e non solo nell’islam, ritengono il Presidente Bush un criminale di guerra e il leader di una grande potenza militare che vuole dominare un mondo pieno di disuguaglianze e di ingiustizie delle quali essa è la principale responsabile.


Molti cattolici e cristiani sono disorientati e molti sono scandalizzati ritenendo che questa posizione di oggi di Benedetto XVI è in diretta contraddizione con la missione universale della Chiesa e con il Vangelo della liberazione e della pace fondata sulla giustizia.

Vittorio Bellavite
Roma, 13 giugno 2008

giovedì 19 giugno 2008

SONO GAY, AMO DIO, PERCHE' LA CHIESA CATTOLICA MI RIFIUTA?

SONO GAY, AMO DIO, PERCHE' LA CHIESA CATTOLICA MI RIFIUTA?
Don Franco Barbero risponde a centinaia di mail raccolte in un volume a cura di Pasquale Quaranta

Una lettera può «salvare la vita». Soprattutto se riceve una risposta di amore e di speranza che aiuta a respingere la sensazione di essere «sporchi, sbagliati, nel peccato». Soprattutto se a rispondere è Don Franco Barbero.

Per decenni impegnato a fianco dei poveri di diritti, dopo quarant’anni di sacerdozio, Barbero nel 2003 viene «ridotto» al laicato. Ma lui non muta nulla del suo impegno, tra i tanti compagni di viaggio ci sono lesbiche, gay, trans, divorziati e sposati civilmente, teologi dissenzianti.

A tutti non fa mancare una parola di conforto, e la firma in calce reca sempre il Don. «Resto nella Chiesta cattolica e ci resto come presbitero perché me lo chiede un gran numero di donne e di uomini».

Le lettere che riceve Don Franco e le sue risposte sono state raccolte in un prezioso libro a cura di Pasquale Quaranta di prossima uscita dal titolo «Omosessualità e Vangelo, Franco Barbero risponde», Gabrielli editori.

Lo stesso Pasquale, che oggi a venticinque anni, scrive a Don Franco di sé: «Caro Pasquale, finalmente stai riuscendo a dirti che Dio ti vuole bene come sei. Che cosa puoi dire a quei tuoi amici che sostengono il cosiddetto “sesso senza amore”? Cerco sempre, anche nell’accompagnare gay e lesbiche, di mettere in grande risalto la valenza dei sentimenti, la possibilità di avere relazioni stabili, ma mi prefiggo anche di non incoraggiare la diffidenza verso il corpo».

Il sacerdote incoraggia i sentimenti profondi come dono di Dio, come aveva fatto celebrando i patti d’amore tra coloro che la gerarchia non riconosce «degni».

Pasquale nella sua presentazione passa in rassegna da giovane credente i comportamenti verso gay e lesbiche all’interno della Chiesa cattolica che si accompagnano troppo spesso a uno sguardo negativo: «Il rispetto è condizionato da giudizi infondati e talora fortemente ostili», la considerazione di fondo è quella che ritiene gay e lesbiche persone «gravemente ostacolate nel relazionarsi correttamente con donne e uomini».

Dinanzi a questi attacchi, l’autostima potrebbe frantumarsi di botto. Ma Barbero sa ricostruirla: «Oggi una eccellente produzione teologica dimostra a chiare lettere l’impossibilità di usare i testi biblici pro o contro l’omosessualità», precisa. E invita i credenti adulti ad «andare avanti senza bussare», senza chiedere permessi per vivere l’amore che benedice le unioni, perché «l’unica porta alla quale devono bussare è la porta di Dio».

Barbero risponde alla donna «che si sente sporca» perché ama un’altra donna, al sacerdote gay che dopo il travaglio dell’accettazione ha scoperto l’amore e non sa cosa fare, al papaboy attratto da un coetaneo, a Cosimo che convive da diciassette anni.

Cosimo scrive: «Ho provato a confessarmi, le condizioni sono sempre le stesse: lasciare il mio compagno. La Chiesa di Roma vuole crocifiggermi negandomi l’eucarestia. A 53 anni sono stato colpito da degenerazione maculare per cui la vista va calando giorno dopo giorno e il solo a dire “ci sarò io al tuo fianco, darò io il tuo cane da guida” è stato il mio compagno cui devo tutto».

La risposta è commossa, lunga e articolata. Ferma: «Per fortuna milioni di gay e lesbiche credenti vivono la loro esperienza come un dono di Dio e non si sentono più fuori dalla Chiesa. Quanto a me sono davvero riconciliato con la Chiesa. È semmai la gerarchia che non è riconciliata con me».

Come si fa da espulsi a sentirsi ancora «dentro»?
Semplice: l’amore è gioia, sorriso: «Sono in compagnia di un enorme schiera di donne e uomini che vivono la loro fede sotto il sorriso di Dio».
Delia Vaccarello
da "1,2,3...liberi tutti"- l'Unità, 17 giugno

E’ GIA’ REGIME

“Voci di estremo allarme si alzano nel Paese in cui un nuovo governo aveva fatto finta, sulle prime, di essere normale, un qualunque governo di destra europeo.

Improvvisamente annuncia di seguito – e si prepara a imporre per decreto e con l’approvazione automatica della sua maggioranza – una serie di leggi con cui inventa un clima di tensione e paura.

E risponde a quel clima inventato con leggi liberticide, anticostituzionali e contro il diritto di sapere.

L’opinione pubblica libera e informata viene proclamata il nemico da eliminare. Si rivela il volto del nuovo governo. Come è stato detto da Antonio Di Pietro, è un volto che evoca paesi ad alto rischio come la Colombia”

Furio Colombo, l’Unità 16 giugno

CI DICONO

Stefano Rodotà: “Siamo di fronte a un fenomeno che l’Italia ha conosciuto in altri decenni: le leggi speciali”.

Giovanni Sartori: “La Carta della prima Repubblica non è abolita perché non c’è più bisogno di rifarla. La si può svuotare dall’interno. Basta paralizzare la magistratura. Alla fine il potere politico comanda da solo”.

Marco Travaglio: “Personalmente annuncio fin d’ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quello che so. Continuerò a pubblicare atti di indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Lo farò in base all’art. 21 della Costituzione e all’art. 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo”.

Eugenio Scalfari: “Attenti al risveglio. Può essere durissimo. Può essere il risveglio di un Paese senza democrazia”.

L’ESTATE DEL REGIME

Spesso l’estate è un tempo in cui, tra campionati e ferie, scendono ulteriormente la vigilanza, l’attenzione ai fatti, l’approfondimento. È esattamente ciò che succede in questi giorni.

Dal pacchetto sicurezza a Rete 4 fino alla legge salva premier con tanto di esercito che pattuglia le grandi città, ogni restante parvenza di democrazia va in soffitta.

Sono relativamente poche le persone che hanno la lucida percezione di ciò che sta avvenendo.

E’ TEMPO DI MOBILITARSI

Contro il “nuovo editto contro i giudici” di Silvio Berlusconi, contro le “nuove leggi-vergogna”, la rivista Micromega propone una “grande manifestazione di piazza”.

L’appello a convocare la “giornata della giustizia” è rivolto a Veltroni e Di Pietro ed è firmato da Furio Colombo, Giuseppe Giulietti e Pancho Pardi.

Finora hanno già sottoscritto la lettera (sul sito www.micromega.net), tra gli altri, Margherita Hack, Andrea Camilleri e Antonio Tabucchi.

SCELTE CRIMINALI

Riporto da Repubblica di martedì 17 giugno questa notizia. Il governo di Israele continua con le sue scelte aggressive.

Condooleza Rice è appena ripartita da Israele diretta in Libano ed a Gerusalemme arrivano segnali evidenti che la sua missione non registra grandi successi.

Il segretario di Stato Usa aveva duramente espresso il suo dissenso sulla perdurante politica degli insediamenti ebraici e dell’espansione edilizia nei territori palestinesi, e ieri per tutta risposta ha conquistato la prima pagina dei giornali la notizia di un nuovo piano urbanistico, per la realizzazione, da qui al 2018, di altre 40.000 case a Gerusalemme.

Almeno 2000 abitazioni sono previste nei sobborghi di Gerusalemme est rivendicati dai palestinesi come parte integrante del loro territorio.

ALLO SBANDO

Mentre proseguono gli attentati alla Costituzione la gerarchia cattolica, in attesa dei soldi promessi e pattuiti con Berlusconi, tace ed acconsente.

Questo, per riprendere il titolo di una celeberrima opera storica, è il cristianesimo criminale.

Così si susseguono tante parole generiche sul “cimitero del Mediterraneo”, ma nulla di concreto sta succedendo in Europa rispetto all’accoglienza degli stranieri.

L’Italia addirittura vara un pacchetto sicurezza che è persecutorio nei riguardi dell’immigrazione.

mercoledì 18 giugno 2008

SE I GESUITI.....

Pochi ne hanno parlato, ma su AGGIORNAMENTI SOCIALI di qualche settimana fa uno studio del gruppo di Bioetica dei gesuiti invita i politici cattolici a riconoscere sul piano civile e legale le unioni gay.

In quanto rapporti stabili, le unioni gay contribuiscono al bene comune. Gli studiosi smantellano alcuni pregiudizi sull'omosessualità e, senza osare opporsi al magistero, pongono domande che invitano a guardare oltre.

Per loro il compito etico non è cambiare gli omosessuali, ma favorire relazioni autentiche. Questo è già un primo passo che è importante, ma non va enfatizzato.

Lo studio infatti non parla dell'accoglienza comunitaria e liturgica delle coppie omosessuali. Siamo ancora lontani, ma questo primo passo va valorizzato

LETTERA AL CONSIGLIO COMUNALE FIORENTINO

Ricevo e pubblico


Al Presidente
ai Capigruppo
al Presidente Commissione Cultura
del Consiglio Comunale di Firenze


Per dare credibilità alla revoca formale del bando del 1302 contro Dante Alighieri, che verrà discussa in Consiglio comunale fiorentino il 9 giugno, evitando di ridurla a una umiliante trovata pubblicitaria, chiedo ai consiglieri di accogliere e assumere lo sguardo dell’esule e attualizzarlo.

Sembra che si possa definire la genialità di Dante, nel suo nucleo fondamentale, come la capacità di rovesciare in positivo il senso del torto subito. E’ il principio etico che soggiace ad ogni resurrezione: trasformare la condanna a morte in germe di vita. Dante lo dice con particolare trasporto emotivo e con emergenza poetica nel XXVII canto del Paradiso non a caso di fronte a Beatrice e a colloquio con Cacciaguida.

In sostanza, Dante attraverso il suo trisavolo rivela il principio etico che soggiace a tutta l’opera: il bando e la condanna a morte, che avrebbero potuto annullare lui e ferire profondamente la città tutta, dovrà trasformarsi con l’impegno di tutta la vita, con l’ingegno, con la capacità di comunicare, in fermento di crescita e di trasformazione creativa per tutti.

Cacciaguida lo invita a comunicare con coraggio la sua esperienza di vita, anche se a taluni ciò potrà dispiacere ("Ma nondimen, rimossa ogni menzogna, / tutta tua vision fa manifesta; / e lascia pur grattar dov'è la rogna"). Se la voce di Dante risulterà in un primo tempo molesta, quando sarà digesta (digerita) procurerà a tutti un nutrimento di vita (Questo tuo grido farà come vento,/ che le più alte cime più percuote).

Senza la forza interiore con cui Dante visse l’esilio e la condanna, senza il suo grido, senza la geniale scoperta di questo principio esistenziale ed etico capace di trasformare la morte in vita, forse non ci sarebbe stata la Divina Commedia.

E oggi il Consiglio e la Giunta comunali per rendere credibile l’annullamento della condanna sono chiamati ad assumere lo sguardo di Dante rivolgendolo alla realtà attuale: trasformare in risorsa positiva l’esperienza dei fuorusciti che vivono oggi a Firenze; "far manifesta la visione" di quanti oggi provano sulla loro pelle "come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere e 'l salir per l'altrui scale", in modo da aiutare i fiorentini stessi a gestire positivamente e rendere "digesta" l’insicurezza e la paura.

Allora, il vero pregnante gesto di pentimento e di riscatto verso il "bandito" antico dovrebbe consistere nel rivedere nella sostanza se non annullare le recenti ordinanze e i progetti di modifica dei regolamenti di polizia comunale contro i "banditi" di oggi: lavavetri, accattoni, barboni, immigrati, dannati in genere. Lasciando il compito giustamente repressivo dell’illegalità delinquenziale agli organi statali preposti e potenziando invece come amministrazioni locali i servizi di socialità e accoglienza.

A causa di quei provvedimenti repressivi, Firenze, perfino lei, la città gentile dell’armonia e della misura, ha cambiato volto agli occhi del mondo, assumendo le sembianze arcigne della società della guerra mercantile globale di tutti contro tutti.

E’ questo il messaggio che inevitabilmente è rimbalzato nei media diventando notizia di interesse mondiale. La "città sul monte", che nel secolo scorso ha animato e nutrito, nell’intero paese e a livello internazionale, la cultura della solidarietà, dell’accoglienza, della pace nella giustizia, grida la propria sconfitta di fronte al montare della violenza, dell’insicurezza e della paura e si piega fino a diventare apripista e capofila di una politica repressiva e intollerante. Non potendo aggredire le vere cause dell’insicurezza ci si affida al collaudato meccanismo del capro espiatorio: risorsa potente dell’impotenza politica.

Questo messaggio distruttivo potrebbe essere ribaltato o almeno attenuato se si assumesse l’etica dell’esule che ha animato la Divina Commedia.

La bandiera dantesca del riscatto degli esuli è stata tenuta alta a Firenze da tanti, individui ed associazioni, che non si sono mai piegati alle ricorrenti folate di vento xenofobo ma hanno lavorato spesso nel nascondimento per attualizzare la lezione dantesca.

Quest’anima solidale della città chiede che quella bandiera ideale dell’esule Dante venga attualizzata e fatta propria dal Consiglio e dalla Giunta comunali.
Enzo Mazzi
Firenze, 8 giugno 2008