giovedì 8 gennaio 2009

Il "Giordano" della vita quotidiana

Commento alla lettura biblica - domenica 11 gennaio 2009

... e Giovanni predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo». In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Marco 1, 7-11). 


 
Il battesimo di Gesù, ricevuto nel Giordano da Giovanni il Battezzatore, "è uno dei punti più saldi della ricostruzione storica della vicenda del nazareno", scrive il biblista cattolico Giuseppe Barbaglio. L'evangelista Marco lo attesta senza mezzi termini.
Le prime comunità cristiane ce lo hanno trasmesso con un certo imbarazzo anche perchè, nel riconoscere in Gesù "il figlio di Dio", avrebbero forse voluto presentarcelo esente da ogni macchia, anzi non bisognoso di conversione. Il quarto evangelo, quello di Giovanni, il più interno al funesto processo di divinizzazione di Gesù, addirittura sopprime l'episodio del battesimo di Gesù. Anche gli altri Vangeli riferiscono il battesimo di Gesù in modo molto veloce (Luca quasi di passaggio e Matteo creando artificialmente una scena di schermaglia del Battista) e inventano, nei versetti successivi, lo scenario grandioso e luminoso della voce del cielo con cui Dio manifesta a Gesù il Suo amore e il conferimento di una particolarissima missione.
Così riescono a "nascondere" un pò l'evento del battesimo di Gesù che troppo chiaramente metteva il nazareno in subordine rispetto al Battista di cui fu discepolo. Sempre di più i cristiani tenteranno di archiviare o relegare in un cantuccio i pochi ma sicuri accenni al dato storico del battesimo di Gesù.

Il significato del battesimo di Gesù

Intanto un significato è ovvio: Gesù accetta di farsi discepolo del Battista e riconosce in lui il profeta, l'annunciatore dell'escatologia imminente, cioè dell'avvicinarsi dell'intervento finale di Dio. Gesù è stato un discepolo, dunque.

"Resta da capire - prosegue ancora Barbaglio - con quale coscienza Gesù si è fatto battezzare. Da peccatore  gravato da sensi di colpa per peccati compiuti personalmente, come ritiene Hollenbach, oppure, come pensa il teologo cattolico Meier, cosciente di far parte di un popolo bisognoso di conversione, penitente in piena solidarietà con la sua gente che doveva essere messa al riparo dalla minaccia della catastrofe imminente? Si può pensare che il nazareno si sentisse parte della sua generazione dominata dal male e in preda al disordine più grave e bisognosa di essere purificata, per poter far parte del nuovo ordine che Dio avrebbe creato nel suo popolo. Dal punto di vista storico l'ipotesi di Hollenbach appare più plausibile: il fatto che Gesù venne dal Battista per il battesimo mostra in modo dimostrativo che pensava di essere un peccatore bisognoso di penitenza".

Senza mezzi termini il teologo Gerd Theissen scrive: "Sul piano storico la realtà deve essere stata proprio quella: per un certo periodo Gesù riconobbe il Battista come "maestro" a lui superiore, e si fece da lui battezzare per il perdono dei propri peccati. Egli si considerava uno dei molti che in Israele volevano convertirsi per sottrarsi all'imminente giudizio di Dio" (Il Gesù storico, Queriniana, pag. 262).

In ogni caso il battesimo di Gesù significa che il nazareno, inserendosi nel solco del Battista e immergendosi nel cammino di conversione del suo popolo, ha dato una svolta alla sua vita, convinto che Dio lo stava chiamando ad un compito pubblico da svolgere in mezzo al suo popolo.

Che grande orizzonte

Per la nostra fede è davvero tonificante il prendere atto che anche Gesù ha percorso la strada della nostra umanità: ha imparato dal Battista, si è immedesimato e immerso nelle vicende del suo popolo e del suo tempo, ha cercato la volontà di Dio, ha compiuto un cammino di conversione a partire dal proprio cuore. Come siamo lontani da una certa immagine del Gesù-Dio di catechistica memoria...

Quando diciamo che, per noi cristiani, Gesù è "il figlio di Dio", intendiamo - come più volte in queste ultime settimane ho ricordato nei commenti domenicali - sottolineare che Dio lo ha costituito per noi come il testimone per eccellenza del Suo regno, la Sua epifania.

"Comunque è certo che Gesù non ha mai detto di essere il figlio di Dio trascendente; è la chiesa delle origini che ha tematizzato e sviluppato tale titolo glorioso fino ad arricchirlo di contenuti sorprendenti... A scanso di malintesi possibili e anche esistenti, ...pare necessario precisare che la fede in Gesù dei primi cristiani non ha preso il posto della fede in Dio; essi non hanno per nulla abiurato il monoteismo ebraico, cioè la confessione dell'unico Dio esistente. Hanno esaltato oltre ogni dire Gesù, soprattutto come il Signore (Paolo in particolare) e il logos eterno (il Quarto Vangelo), ma non si sono mai spinti a fare di lui un secondo dio (G. Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, Dehoniane, pag. 618).

Convertirci ogni giorno

Non c'è altra strada. Per te, per me, per ogni comunità la strada è chiara e quotidiana: convertirci ogni giorno e diventare coscienti che non viviamo a caso, se ascoltiamo, come Gesù, la voce di Dio, se non chiudiamo il cielo sopra di noi, se non ci barrichiamo nelle tombe degli idoli e nelle prigioni dell'io.

No, non facciamo gli eroi, mettiamo da parte le pie menzogne sui santi. Se vogliamo che la nostra vita non si chiuda nella routine, nel nido accogliente delle nostre pie e calde abitudini, se vogliamo che i nostri cuori e i nostri passi vadano fiduciosi verso un futuro "altro", abbiamo bisogno della "voce dal cielo", del messaggio risvegliante delle Scritture e dell'urlo inquietante delle periferie del mondo.

Ma guai a noi se non discendiamo nelle acque profonde del Giordano e nei sotterranei della storia che, senza andare lontano, spesso possiamo trovare anche dietro l'angolo, nella nostra stessa città. Immergersi, non spruzzarsi con qualche goccia.

Concretezza

Per questo, però, è necessario che viviamo la nostra esistenza come risposta ad una chiamata che Dio ci fa giungere attraverso il messaggio delle Scritture, la vita di Gesù e la realtà del mondo di cui siamo parte. Gesù ha dato una risposta molto concreta nel suo tempo e ci invita a fare altrettanto nel nostro oggi.

Se "scaviamo" nella sua vita, proprio la sua personale risposta a Dio, la sua preghiera e la sua conversione ai più deboli costituiscono una "provocazione" radicale per ciascuno/a di noi.

Certo, se confiniamo Gesù lassù, nell'olimpo delle divinità, ove tutto è possibile e nulla è difficile, allora lo riduciamo ad un capitale sacro e, mediante l'adorazione, ci liberiamo elegantemente di lui.

Ma se la sua "carne", la sua esistenza concreta è per noi "epifania di Dio", allora le cose cambiano e conoscere Gesù significa entrare nel suo percorso storico di liberazione. Gesù così diventa non un "fenomeno divino" da adorare, ma un evento aperto, il testimone del Signore che vuole coinvolgerci nel suo cammino a servizio del regno di Dio qui e ora.

A noi piace tanto un Gesù "spiritualizzato", tutto celestiale, sollevato nella gloria. Così riusciamo ad aggirarlo. Invece il Gesù che oggi è vivo presso il Padre è quello stesso Gesù di Nazareth che continuamente ci richiama alla concretezza delle scelte.

Noi cristiani, purtroppo, nel passato e nel presente siamo stati e siamo abilissimi a predicare l'accoglienza mentre escludiamo, a parlare di povertà mentre viviamo a palazzo, a esaltare il servizio mentre cerchiamo il potere, a predicare la mitezza mentre facciamo gli inquisitori e facciamo crociate di ogni genere… Troppo spesso parliamo del Cielo per disertare la terra…

Ti prego

O Dio di Gesù,
all'inizio di questo anno voglio battezzarmi
nelle acque profonde della vita quotidiana…
il mio Giordano, davanti a Te.
Il calendario ha mosso un altro passo... dal 2008 al 2009
e la mia esistenza compie un altro balzo
verso il momento dell'incontro con Te.
Ma oggi è tempo di vita, di conversione, di impegno.
Depongo davanti a Te lo zainetto del 2008.
Lo consegno a Te: non mi appartiene più
con tutto ciò che ho fatto di bene… male... o non ho fatto.
Lo affido alle Tue mani, al Tuo cuore, al Tuo amore.
Solo Tu lo puoi pesare e raccogliere.
E poi…prendo lo zainetto del 2009…
e lo trovo già pieno…
Sì, è già pieno del Tuo amore,
di quell'amore con cui mi inviti a guardare il mondo,
la vita, il bene e il male, le creature.
E sento che solo l'amore può dare senso
alla mia vita, agli studi, all'impegno pastorale, sociale, politico, comunitario.


Per questa "meditazione" mi sono anche servito di alcuni volumi, di recente pubblicazione, la cui conoscenza ritengo di grande importanza, soprattutto per preti e/o animatori di gruppi:
G. Theissen - A. Merz, Il Gesù storico, Queriniana, pagg. 808
J.P. Meier, Un ebreo marginale, Queriniana, volume I, pagg. 472 e volume II, pagg. 1444
G. Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, Dehoniane, pagg. 672.
J. Patterson, Il Gesù storico, Claudiana, Torino 2005.
 

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