giovedì 30 aprile 2009

PAROLE E DEMOCRAZIA

Il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia. Poche parole e poche idee, poche possibilità e poca democrazia. Gustavo Zagrebelsky, 23 aprile

VERONICA LARIO

Beh, un marito così magari si può mandarlo a stendere.

Però…c'è un però. Si può anche sopportare tutto, sfogarsi di tanto in tanto…e non perdere l'eredità. Sono spesso i 4 euro o 5 che tengono insieme. Non è bellissimo…

ELLEKAPPA

E SE CI FOSSE

UN'EPIDEMIA IN ITALIA?

 

NIENTE PANICO.

BERLUSCONI

SAPRA' VOLGERLA

A SUO VANTAGGIO

 

NOZZE GAY: LA VOLTA DEI GIUDICI

Con un'ordinanza storica il Tribunale di Venezia chiama in causa la Consulta. In nome della dignità e dei "diritti inviolabili dell'uomo" la Corte costituzionale si pronuncerà sulla richiesta di nozze da parte di una coppia di gay veneziani respinta dal Comune con il rifiuto delle pubblicazioni. In America hanno iniziato così, conferma Davina Kotulski di "Marriage equality" che ha lottato perché in California i matrimoni gay ottenessero il semaforo verde. I precedenti: numerose coppie omosessuali hanno chiesto le pubblicazioni. Il rifiuto scritto è stato impugnato con ricorso al Tribunale. I primi giudici a dire: «no, deve pronunciarsi la Corte costituzionale» sono stati i veneziani. Soddisfatto Francesco Bilotta della Rete di avvocati Lenford che ha scritto l'ottimo ricorso. Interessantissime le motivazioni del testo del tribunale della Laguna. «Non si può ignorare il rapido trasformarsi della società e dei costumi avvenuto negli ultimi decenni nel corso dei quali si è assistito al superamento del monopolio detenuto dal modello di famiglia normale tradizionale».

I giudici interpretano con largo respiro la dicitura di famiglia come "società naturale" fondata sul matrimonio, sottolineando che serve a preservare gli affetti dall'intervento dello Stato e a non imporre con chi ci si deve sposare : «La libertà di sposarsi e di scegliere il coniuge riguarda la sfera dell'autonomia e della individualità sulla quale lo Stato non può interferire» Insomma, se ti dico di che sesso deve essere la persona con cui ti sposi ledo la tua libertà. Un provvedimento atteso che segna un importante precedente. Anche il Comune, che ha rifiutato le pubblicazioni, ne recepisce la portata. Il capo di gabinetto, Maurizio Calligaro, sulla Nuova Venezia guarda al giorno in cui «questa anomalia italiana» sarà superata, permettendo agli uffici di stato civile di celebrare anche tali unioni. (da L'Unità del 27 aprile)

SPAGNA: IL VATICANO SOFFOCA LA CHIESA

Riprendo da Adista del 25 aprile questa notizia.

Sta facendo scalpore sulla stampa spagnola il manifesto "Di fronte alla crisi ecclesiale", sottoscritto da circa trecento tra teologi, religiosi e docenti universitari. Il testo del manifesto è la riflessione comparsa su Redes cristianas il 16 marzo scorso, "Di fronte al discredito dell'istituzione cattolica", a firma del religioso claretiano Benjamin Forcano che Adista ha tradotto e pubblicato sul n.41/09. Ora, fra le trecento persone che l'hanno fatto proprio, figurano gesuiti quali Juan Antonio Estrada, Josè Ignacio Gonzàles Faus, Juan Masià e Xavier Alegre, domenicani come Quintin Garcìa, benedettini (per esempio, il famoso storico dell'Abbazia di Monserrat, Hilari Raguer), claretiani quali lo stesso Forcano e Evaristo Villar, e i dirigenti dell'Associazione diTeologi Giovanni XXIII, Julio Lois (presidente) e Juan Josè Tamayo (segretario generale). Il manifesto porta la firma anche del senatore del Psoe, Imanol Zubero e del diplomatico asturiano Yago Pico de Coana de Velicourt.
Il manifesto individua la causa della crisi che sta attraversando la Chiesa nella "infedeltà al Vaticano II" che l'ha resa ostaggio della Curia romana e sorda alle esigenze di libertà evangelica e fraternità cristiana del popolo di Dio. Ma "non intendiamo rompere con la Chiesa", dichiarano, "essa è più grande della Curia romana", e tuttavia "ci sentiamo obbligati a gridare: per causa vostra si bestemmia il nome di Dio tra le nazioni".
Anche un altro manifesto viene segnalato dagli organi di informazione spagnola: si intitola "A proposito dell'aborto" ed è diffuso da "Iglesias de base de Madrid" che raggruppa migliaia di cittadini e decine di associazioni della Chiesa, appunto, di base, e che "si sente chiamata a dire la sua parola" sull'argomento "come lo stanno facendo altre istituzioni dello Stato e la gerarchia cattolica" che sta infatti conducendo una lotta senza quartiere alla riforma della legge sulla interruzione volontaria di gravidanza che data 1985 e consente l'aborto solo per fini terapeutici (entro la 12.ma settimana) o per gravi deformazioni del feto. Il documento considera che, essendo il fenomeno complesso e "con implicazioni personali, sociali, politiche e religiose", è necessario "rispettare sempre la distinzione fra i piani giuridico ed etico, scientifico e religioso"; e sostiene il diritto della donna all'autodeterminazione e il dovere dei servizi ospedalieri di assicurare questo diritto a fianco del rispetto dell'obiezione di coscienza di quanti sono preposti a praticare l'Igv. Sicuramente "nessuno - conclude i manifesto - dovrebbe fare una bandiera né politica né religiosa di questo tema profondamente umano e generalmente da nessuno desiderato". In particolare, "in quanto cattolici - è la richiesta finale - ci opponiamo decisamente alla scomunica ed esigiamo che questa pena scompaia dal Codice di Diritto Canonico".

PASTORI, MESTIERANTI, CARCERIERI O GAMBERI?

Commento alla lettura biblica - domenica 3 maggio 2009
 

1 «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4 E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6 Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. 11 Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12 Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13 egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15 come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16 E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17 Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
(Giov. 10, 1-18)

Tante volte ho commentato questa notissima pagina del Vangelo riandando a quei testi del Primo Testamento in cui Dio viene presentato come il pastore amoroso del suo popolo e delle pecore più deboli. La metafora del pastore accogliente e sollecito serve, nella storia e nella letteratura biblica, a designare tutti coloro che svolgono con dedizione e sollecitudine, con premura e disinteresse, un servizio al popolo. Nello stesso tempo al polo opposto si trovano quei cattivi pastori che pensano "a pascere se stessi", cioè ai propri interessi.

Il vangelo di Giovanni fa di Gesù il "pastore buono-bello" in cui sono visibili tutti i tratti dell'amore. Forse non era per nulla estranea la preoccupazione di premunire la comunità dal rischio di persone che si presentavano come pastori, ma erano in realtà dei "furbi" che volevano approfittare per farsi una posizione di privilegio.

Se lasciamo da parte le tonalità esclusiviste che appartengono alla polemica giovannea e non a Gesù ("tutti quelli che sono venuti prima di me sono ladri e briganti"), il brano ci fornisce una serie di indicazioni positive che anche oggi possono diventare proposte vitali per il nostro cammino comunitario.

Chi è pastore?

Chi entra per la porta e costruisce un rapporto onesto con le persone, privo di raggiri, chi "chiama per nome", cioè vive relazioni di affetto e di premura. Non c'è nulla del funzionario mestierante in tutti i tratti che vengono ricordati. Anzi, tutti questi linguaggi denotano cura amorevole, passione, coraggio.

Pastore è chi "conduce fuori le pecore", le "spinge fuori", "cammina davanti a loro". Le indicazioni sono chiare.

In una chiesa in cui spesso, come succede in questi anni, le gerarchie tengono le persone "dentro " i propri recinti istituzionali e, anzichè "spingerle" a vivere una fede matura e libera nel mondo, le rinchiudono dentro "ovili ecclesiastici" sempre più rigidi e stretti, questo orizzonte è estremamente rilevante. Spesso, lo ricordo con dolore, ci tocca constatare la presenza di una "chiesa della paura", una chiesa che tira indietro....anzichè camminare avanti fiduciosamente. Anzi, questa chiesa gerarchica parte sempre ad acciuffare chi, stanco di certa aria avvizzita del recinto chiuso e delle risposte preconfezionate, si inoltra "fuori" dello spazio autorizzato...in cerca delle "verdi erbe" del Vangelo. A molti questa "chiesa dei no", questa chiesa che tira indietro e proibisce le boccate d'aria pura, è diventata una casa malsana dalla quale è addirittura necessario uscire.

Chi, come me, pensa invece che in questa chiesa - che amo appassionatamente nonostante tutto - sia bello e fecondo rimanere, cerca di aprire porte e finestre, di far saltare qualche catena perchè la casa sia più accogliente, più spaziosa, più amante delle voci della strada, più vicina al Vangelo di Gesù, alla sua pratica di buon pastore.

Se oggi come chiesa non ci decidiamo ad aprire le nostre finestre a nuove voci, al grido della strada, al soffio "sconvolgente" del vento di Dio...rischiamo di imprigionare molte persone dentro una fitta rete di leggi e leggine che poco o nulla hanno in comune con il Vangelo di Gesù.

AL LUPO, AL LUPO

Una comunità che ami questo nostro tempo starà attenta a gridare al lupo. Forse i lupi peggiori sono quelli che seminano paura, angoscia, frenano la marcia verso un futuro più giusto, più pluralistico, meno dogmatico. Non è un lupo chi solleva problemi e pone domande.

I lupi che divorano il gregge sono le persone che cercano carriera, conformismo, un modo per mettersi al riparo dai grandi problemi di oggi, che non si espongono, che non prendono posizione.

Penso molto affettuosamente in questi giorno al carissimo don Alessandro Santoro delle Piagge di Firenze. Se tenti di "camminare" guardando avanti...ti dicono che sei un sovvertitore. Se vuoi una comunità più accogliente, ti ricordano che devi rispettare i paletti dell'ovile....chi è dentro e chi è fuori.....

Aiutiamoci

Sì, aiutiamoci a vivere un po' fuori dall'ovile, nelle vie del mondo, onesti con la vita, onesti con il nostro cuore.

Tre giorni fa in Piemonte un vescovo ha sospeso dall'insegnamento della religione cattolica una donna, dopo 22 anni di lavoro, solo perchè ha sposato un divorziato...Bastava che facesse tutto di nascosto....ed era "salva"!

Aiutiamoci a guardare avanti, oltre le regole disumane, ad affrontare le sfide della vita e le opportunità di apertura al nuovo che in essa germinano.

Cerchiamo di diventare gli uni pastori/e delle altre, di accompagnarci umilmente, ma anche audacemente, verso un futuro dove non ci sono solo lupi, corruzione e angoscia, ma anche gioie, speranze, sentieri pieni di germogli e di solidarietà.

La figura del pastore compie il servizio di infondere fiducia. Oggi di questo c'è bisogno come di pane in questa chiesa che, ai livelli gerarchici, ha gli occhi pieni di tristezza e chiude a catenaccio le porte dell'ovile e così non s'accorge che prospera il tisicume, il soffocamento, l'indifferenza.

No....il Vangelo vive nel cammino della vita. Nè mestieranti, nè carcerieri delle nostre "anime", nè gamberi nostalgici possono diventare i pastori di cui ci parla Gesù...

La pagina del Vangelo di oggi ci aiuta a discernere e ad avere coraggio.

 


 

mercoledì 29 aprile 2009

OTTIMO

Resta a Berlino l'ora di etica e i promotori dell'ora di religione nelle scuole dello Stato hanno visto sconfitta la loro proposta di legge…mentre in Italia andiamo in direzione opposta.

COSI' VULNERABILI

Mai come oggi le scienze hanno aperto nuove possibilità e nuove per migliorare la vita del pianeta, degli uomini e delle donne. Poi ogni giorno tocchiamo con mano l'altra faccia della medaglia: l'ecosistema è ferito, anzi malato grave, e la vita appare sempre più insicura e vulnerabile, come la febbre suina ci sta dimostrando. Soprattutto si ha l'impressione che la complessità stia diventando ingovernabile e che da ogni lato possa "scapparci il morto". La risposta non sta nell'allarmismo, ma nella responsabilità dei nostri comportamenti e nel rilancio della ricerca. Ma soprattutto ci sono le nostre responsabilità rispetto ai drammi che si possono evitare. Ferro e cemento adeguati in Abruzzo avrebbero evitato gran parte dei morti e dei danni in Abruzzo. Così è per la valanga dei poveri che sta ancora crescendo nei "paesi in via di sviluppo". Questa catastrofe umana potrebbe essere evitata, ma si continua a non sentire il grido degli affamati.

martedì 28 aprile 2009

BEATA LEI

Non ho mai avuto paura, la paura non so dove stia di casa. Ho la tendenza a vedere con ottimismo tutto, anche cose che non lo sono, e persino il fatto di essere dichiarata razza inferiore. Rita Levi Montalcini, 26 aprile

TRE GIORNI DI FORMAZIONE?!

Leggo sui giornali: «In campo troniste, veline e letteronze, arrivano i volti nuovi di Silvio». Guardo la fotografia a colori che correda il testo: quattro signorine scollacciate con sorrisi standard, pose sexy, carni in mostra, spalle gambe decolté. Sono ex-attrici di "Incantesimo". Ex star del Grande Fratello, letteronze (mi sembra una parolaccia ma forse no, forse invece è una qualifica pregiata e soltanto io non lo so, non mi aggiorno mai abbastanza). Leggo l'articolo di Francesco Bei che parla di un "tre giorni di formazione politica" in cui, insieme ad alcune "deputate collaudate", le giovanotte vengono iniziate ai misteri della politica. Saranno alcune di loro, pare, a rappresentare il nostro Paese al Parlamento europeo, proposte dal partito di maggioranza in quanto "volti giovani, facce nuove". Lo scopo sarebbe di "dare un'immagine rinnovata del Pdl in Europa" parole di Berlusconi. (Lidia Ravera, L'Unità del 23 aprile)

BUONA LETTURA

CORRADO AUGIAS - VITO MANCUSO, Disputa su Dio e dintorni, Mondadori, Milano 2009, pagg. 272, euro 18,50.
Quando due persone intelligenti dialogano tra di loro, il "prodotto" è quasi sempre garantito. Ma qui forse non dobbiamo attenderci il livello e lo spessore delle precedenti interviste di Augias a Mauro Pesce o a Remo Cacitti.
Ho letto con interesse il volume (che in realtà è più rivolto ai "dintorni" che non alla disputa su Dio) e sono riandato col pensiero al celebre "Dio esiste?" di Hans Kung, un'opera alla quale rimando i lettori di queste note.
Nulla di inedito o di sovversivo nel vivace e schietto dialogo di Augias e Mancuso. Va da sè che il lettore parteggi, si senta più vicino all'uno o all'altro.
Io mi sento molto vicino alla sensibilità e all'impianto storico-critico di Augias e assai estraneo al metodo e ad alcune posizioni teologiche di Mancuso. Come credente constato che sono proprio le "domande" di Augias quelle che anch'io mi sono posto nei lunghi anni della mia vita e del mio cammino di fede. Esse mi hanno aiutato a credere, a distinguere accuratamente Gesù da Dio, la fede dall'istituzione, la chiesa dalla gerarchia. Da sempre mi occupo del passaggio dal "messaggio" alla dogmatica, per cui i concili di Nicea, di Efeso, di Costantinopoli e di Calcedonia rappresentano per me un "confronto" ineludibile e un progressivo distanziamento dalle origini del movimento di Gesù. Così pure non potrei dirmi discepolo del nazareno se pensassi ceh Gesù è Dio. La trinità è una bella metafora, ma non è "una ontologia divina".  Gesù non ha mai pensato - almeno questo la ricerca ha oggi assodato - di essere Dio (o la seconda persona della trinità!) o di fondare una religione diversa dall'ebraismo. Il cristianesimo, come religione separata dall'ebraismo, si costituisce lentamente e si esprime pienamente solo nel secondo secolo. Augias su questo terreno, anche per il confronto con Pesce, Destro, Cacitti, Calimani e tanti altri, non è affatto ingenuo. A volte il lettore crede che sia lui il teologo critico. Nulla mi è servito a rinnovare la mia fede sul piano cultural-teologico quanto l'utilizzo rigoroso dei metodi storici e critici.
Il professor Mancuso è soprattutto, a mio avviso, un raro esempio di acume filosofico e di libertà. Pur essendo sul piano teologico uno studioso assai tradizionale, non è un tradizionalista e lo abbiamo constatato nelle sue limpide prese di posizione circa la riammissione dei lefebvriani nella comunione cattolica da parte di papa Ratzinger. La sua genialità creativa compare in più pagine del volume e lascia il segno. Però Mancuso non è un esegeta e non sembra porsi i problemi che travagliano e vitalizzano l'attuale oceano delle ricerche cristologiche (Salas, Haight, Vigil, Knitter, Hick, Patterson...) e delle teologie del pluralismo religioso con quella audacia e quella attenzione ermeneutica che oggi caratterizzano una crescente, seppur numericamente minoritaria, parte degli studi del Secondo Testamento e della storia del dogma. Sono particolarmente in disaccordo con due affermazioni di Mancuso: "Il fatto è che Spinoza sa bene che, senza un adeguato discorso su Dio, cioè sul fondamento razionale dell'essere, non si dà alcuna possibilità di stabilire un'etica. Io la penso allo stesso modo" (pag. 219). Mi trovo più vicino al pensiero di Augias: "Sostenendo che l'etica esiste solo in quanto derivata, imposta da Dio, le si nega ogni autonomia" (pag. 249).
Faccio enorme fatica a credere, anzi non credo affatto, che la mariologia cattolica, unendo vergine e madre come evidente paradosso, abbia compiuto "una sintesi geniale" (pag. 197).  
Il dialogo termina (in queste pagine!) con un riferimento musicale. La vita è, dice Mancuso, lo spartito globale: "Ha un'importanza relativa la sigla che gli apponiamo, se cristiana, ebraica, musulmana, indù, buddhista, atea o un insieme variopinto di tutto ciò. Quello che conta è la musica che ne promana e la capacità di generare amore, gioia, pace, giustizia" (pag. 254). Come non essere d'accordo con lui?
Ma forse oggi, per ascoltare una musica liberatrice, da più parti si avverte, anche nelle chiese cristiane, l'esigenza di una riflessione storica ed ermeneutica che non rinunci a rimettere sotto esame quel "blocco dogmatico" che anche l'opera di Vito Mancuso non scalfisce. Eppure libri come questo servono a farci intravvedere la necessità di passi ulteriori, urgenti e necessari.  

PARTE IL GIRO D'ITALIA

Tra un doping e l'altro, tra processi, condanne e assoluzioni...parte il Giro d'Italia. E' soprattutto un momento di "tifo popolare" che ci rimanda a....Coppi e Bartali. Farà tappa anche a Pinerolo il 19 maggio nell'impegnativo percorso Cuneo-Pinerolo.

lunedì 27 aprile 2009

POST TERREMOTO E ALTRO

  • Alcuni comuni sono stati esclusi dall'intervento di sostegno del governo. Pasticci. Non si vede chiaro aldilà del fiume di parola con cui Berlusconi "invade" tutti i canali televisivi.
  • Il Sudafrica ha il suo governo. I problemi che attendono il Sudafrica, a partire dalla galoppante disoccupazione, sono enormi.
  • Sui fondi per la ricostruzione polemico editoriale su Famiglia Cristiana in edicola: "Invece di chiedere soldi ali cittadini perché non bloccare l'acquisto di 131 cacciabombardieri da 100 milioni di euro l'uno deciso dalla Difesa?".
  • A Catania i pubblici ministeri chiedono il rinvio a giudizio del sindaco Scalfagnini. Si tratterebbe di trucchi contabili e di vendite fittizie per coprire i buchi di una pessima amministrazione.
  • Mentre scopriamo che un nipote di Hitler è diventato ebreo e lavora in una università israeliana, Israele prepara blitz aerei per fermare il presidente dell'Iran. Si tratta di due opposte "pazzie".

 

IN MEMORIA DI ILDA di Punto Donna

QUANDO
CONOSCI
UNA DONNA COSI',
UNA GIORNALISTA COSI'....
ASCOLTI
E IMPARI.
 
HAI LASCIATO
UNA TRACCIA
DI VITA,
DI LOTTA,
DI SPERANZA.
 
GRAZIE, ILDA.
MI MANCHERANNO
IL TUO VOLTO
E LA TUA VOCE.
 
CONSERVERO'
NEL CUORE
IL TUO MESSAGGIO
PROFETICO.
                                DON FRANCO BARBERO
 

UNA BELLA PREGHIERA DI UNA SORELLA DELLA COMUNITA'

Padre mio e dell’universo; come un bimbo nella pancia della mamma, ero una sola cosa con te, inconsapevolmente felice. Tu, amore sconfinato, incondizionato e onnicomprensivo,  mi hai dotata di una valigia con tutto l’occorrente per un meraviglioso viaggio nella conoscenza di Te, e di me, attraverso lo specchio dell’esperienza quotidiana, costantemente nuova e diversa, impareggiabile  scrigno ricolmo della consapevolezza.  Ma io, accecata dalla presunzione, ho seppellito la mia origine, e mi sono persa nell’illusione che a contare fosse solo la mia volontà.  Poi, attraversando alcune, difficili, esperienze, come una goccia lontana dal mare, sono sprofondata nella paura della separazione e della solitudine, e, nell’intento di proteggermi, ho iniziato a costruire dei muretti, e poi dei muri sempre più spessi e sempre più alti così da non riuscire più, né a vederTi, né a sentirTi. Ho ignorato, travisato e mal interpretato tutti i richiami che costantemente e ininterrottamente mi hai inviato attraverso le circostanze e le persone, finchè un devastante scossone, in un solo colpo, ha raso al suolo tutti i miei muri.  Sconvolta, disarmata e nuda, completamente incapace anche di ragionare, istintivamente ho cercato, e trovato, conforto invocandoTi, pregandoTi, ed abbandonandomi tra le Tue braccia. Benedetto Tu sii, Padre sempre presente, per avermi aiutata a perdere me, piccola goccia quasi prosciugata, e avermi fatto ritrovare Te, il grande oceano di cui faccio parte anch’io.                          Maria Capitani

HO 60 ANNI

Ho 60 anni, ho un figlio dalla pelle scura. Anni fa l'ho visto piangere allo stadio quando delle bestie fecero il verso della scimmia ad un giocatore nero. Non ho dimenticato. Non so che cosa sia diventata l'Italia: razzismo, zingari bruciati. Non ne posso più.
Francesco, lettore del nostro sito

domenica 26 aprile 2009

QUALCOSA SI MUOVE

Riporto da Riforma questa bella notizia.

 

Svezia: sì al matrimonio gay in chiesa

Lo scorso 1° aprile il Parlamento svedese ha adottato a larga maggioranza una legge che consente alle coppie gay di sposarsi non solo civilmente, ma anche religiosamente. La Svezia diventa così uno dei primi Paesi del mondo ad autorizzare la celebrazione di matrimoni gay in chiesa. La Chiesa luterana, separata dallo Stato nel 2000, ma largamente maggioritaria nel paese, già dal gennaio 2007 propone alle coppie gay una benedizione delle loro unioni. Ora ha annunciato di sostenere la nuova legislazione, la quale dovrà tuttavia essere ratificata in occasione del prossimo Sinodo che si terrà a ottobre. La Chiesa luterana dovrà però mettere a punto i casi di obiezione di coscienza da parte dei singoli pastori, che potranno individualmente rifiutare di celebrare le nozze gay. In questo caso però sarà la Chiesa a dover individuare un celebrante in sostituzione. (nev)

MANOVRE

In vaticano è stagione di grandi manovre. Il papa sta procedendo a tutto spiano a sostituzioni e nuove nomine. Sempre di più il vecchio pontefice si affida alle persone amiche con cui ha lavorato negli anni. Egli sa bene quali sono i giochetti di curia, gli sgambetti, i "discorsi di sacrestia" e i complotti.

Il suo obiettivo è una curia zelante, obbediente ed esecutrice. Ora poi è il tempo di pensare ad un quindicina di nuovi cardinali. Saranno tutti di "fede papalina". Bertone ha 75 anni, ma non sarà licenziato. Il papa ne ha troppo bisogno.

ROSARIO CROCETTA

Purtroppo in certi contesti c'è ancora bisogno di eroi. Uno di questi è Rosario Crocetta, sindaco di Gela in Sicilia, eletto per due mandati e ora candidato del Partito Democratico per il Parlamento europeo. Omosessuale dichiarato e cattolico praticante, è sopravvissuto ad una serie di attentati per la sua lotta contro gli appalti disonesti. Dopo l'ultimo attentato, che è recentissimo, ha dichiarato: " Possono uccidermi, ma la rivolta contro la mafia è in atto".
Vive da anni sotto scorta in una esistenza totalmente blindata e in quotidiano conflitto con la Piovra. E' il prezzo della sua onestà e della sua coerenza. Ti manifesto, caro Rosario, tutta la stima e tutto l'affetto. In te vedo concretamente che cosa significa il coraggio della fede e il coraggio dell'impegno politico.

SMETTETELA DI LITIGARE

Eccoci alle candidature. Di tutto, certo, si può discutere. Ma non sarebbe tempo che Radicali, Italia dei Valori e Partito Democratico la smettessero di lanciarsi saette avvelenate? Invece di litigare, guardiamo avanti nella speranza di ricomporre, anche a sinistra, una alleanza progettuale.

sabato 25 aprile 2009

UN ESEMPIO DI DIGNITA'

Voglio segnalare l'esempio di dignità e di coraggio che ci viene da una giovane donna rom che, costretta alla mendicità, si è ribellata  e ha denunciato familiari e amici del suo campo alle forze di polizia. In genere poniamo una scarsa attenzione a questi fatti e preferiamo segnalare quelli di segno negativo

ATTENTI ALLA RETORICA

In giornate come questa tutti si affrettano a pronunciare discorsi e si verifica un unanimismo di facciata che solleva alcuni interrogativi. Ancora una volta l'esercizio della retorica può gettare fumo negli occhi dei cittadini. Occorre verificare se certe celebrazioni non diventino soprattutto uno spettacolo ed una propaganda elettorale.
Per nostra fortuna, in questi giorni abbiamo potuto ascoltare, soprattutto dal Presidente della Repubblica, parole di altissimo significato morale e civile.
 

CRESCE L'8 PER MILLE AI VALDESI

Cresce il numero degli italiani che destinano l'otto per mille all'Unione delle chiese valdesi e metodiste. Queste ultime, nel 2008, hanno ricevuto una somma pari a 6,9 milioni di euro, grazie alla firma di 260 mila contribuenti, incrementate di circa il 13% rispetto all'anno precedente. I dettagli sull'utilizzo dei fondi sono stati illustrati ieri dalla moderatrice della Tavola valdese, Maria Bonafede, che ha anche presentato la campagna 2009 dell'8 per mille dal titolo "Facciamo qualcosa di laico", che sosterrà progetti in Italia (per il 70 per cento) e all'estero (per il 30 per cento) in ambiti quali cultura, immigrazione, sanità e anziani, occupazione e infanzia e giovani.

25 APRILE

Parecchi nel centrodestra vorrebbero la parificazione della Resistenza con la repubblica sociale. Ma questo sarebbe un travisamento della realtà. Il giudizio su Salò non può dimenticare che quell'avventura appoggiò la causa del nazismo. Carlo Azeglio Ciampi, 22 aprile

venerdì 24 aprile 2009

MOSCHEA A TORINO

Repubblica del 21 aprile riporta il progetto di una moschea a Torino e le immediate reazioni dei fascisti della lega.

Il governo del Marocco finanzierà una nuova moschea a Torino. Il progetto, targato Unione Musulmani d'Italia, è già pronto e il ministero degli affari religiosi di Rabat avrebbe già stanziato metà dei due milioni e mezzo necessari per ristrutturare l'edificio che ospiterà il luogo di culto islamico sotto la mole.

L'obiettivo del Marocco è quello di contrastare il fenomeno degli imam e delle moschee fai da te, realizzando una struttura ufficiale e accreditata, anche per contrastare la propaganda jihadista ed estremista. Il nuovo complesso potrà ospitare circa 600 fedeli ed "avrà una sala conferenze, una forestiera ed un centro di assistenza sociale", dice Abdel Aziz Khounati, imam e presidente del centro islamico di corso Giulio Cesare 6, nel cuore di Porta Palazzo, quartiere multietnico di Torino. "Sarà un luogo degno, trasparente e di pace", aggiunge. Il centrodestra, in testa la Lega Nord, è pronta a fare le barricate: "Siamo determinati ad arrivare fino al referendum pur di evitare che si costruisca questa moschea – dice Mario Carossa, capogruppo del Carroccio a Palazzo Civico – mi associo a quello che disse lo scorso gennaio il cardinale Severino Poletto: non è ora di affiancare i minareti ai campanili".

La giunta Chiampiarino non è contraria, anche se non dovrà esprimersi sul piano, così come il consiglio comunale, perché si tratta di un progetto di ristrutturazione presentato da una onlus che ha già ricevuto due pareri positivi. A breve dovrebbero partire i lavori.

OBAMA: ANCORA IN CADUTA LIBERA

Non parlo del governo italiano che in politica estera conta meno di niente. Gli USA hanno disertato la conferenza di Ginevra indetta dall'ONU. Alla stolta propaganda di Ahmadinejad, presidente dell'Iran, bisognava opporre le ragioni della politica. Bisognava andare, restare alla conferenza e opporsi, come hanno fatto la Francia e lo stato del Vaticano e tanti altri.
Vorrei aggiungere alcune ossservazioni.
1) Se di fronte agli sproloqui assassini di Bush ci fosse stata la diserzione, allora capirei anche questa uscita dalla conferenza. Non avveniva e spesso si applaudiva. Due pesi e due misure.
2) Gli USA, anche con Obama, contano sempre di meno sul piano internazionale e le istituzioni vanno avanti con o senza gli USA. Un buon segnale per il futuro.
3) Obama, dopo la grave "caduta" rispetto all'immunità concessa ai torturatori e assassini di Guantanamo, ora ha paura di parlare chiaro con un governo oppressore e violento come quello di Israele. Lo stato di Israele è il suo braccio armato in Medio Oriente. Chi, come me, è amico di Israele, distingue accuratamente tra ebrei e governo di Israele. Su questo punto Obama non ha nessuna idea degna di attenzione e capace di innovazione politica ed è pessimamente rappresentato dalla Clinton che negli ultimi anni non ha mai capito nulla del problema dei palestinesi.

SIAMO AL PEGGIO


Il governo spartisce le poltrone della RAI come si divide una torta. E' un affare privato di Berlusconi. L'Italia è messa tra  parentesi. Contano solo i suoi interessi.


. Per Berlusconi in Abruzzo tutto è a posto. Le tendopoli sono un paradiso o la sua anticamera. Questa propaganda fa a botte con la realtà: freddo, nessuna garanzia sanitaria, dissenteria diffusa. Lontano dalle telecamere c'è una realtà molto pesante che l'informazione ufficiale nasconde.


. La vicenda del mercantile turco Pinar dimostra quanto stiamo precipitando nell'abisso della spietatezza e della crudeltà razziste.


.Cori razzisti per la Juve. Bisogna sanzionare in modo significativo, non con una simbolica chiusura dello stadio per una sola partita. Cinque chiusure darebbero il senso realistico della gravità dei cori razzisti. E c'è ancora chi dice che l'arbitro, sospendendo la partita, ha adottato un provvedimento troppo severo!

100 ANNI: AUGURI

Il capitale cerebrale e umano è identico per l'uomo e per la donna, solo che nella donna viene distrutto dalla cultura sociale, mentre nell'uomo viene sopravvalutato.

(Rita Levi Montalcini, 18 aprile)

BONANNI L'INFILTRATO

Un appello alla CISL: liberatevi di questo segretario che capisce poco e cospira molto. Fatelo o ministro o proponetelo come cardinale.

LA RIVOLTA DELLE SPOSE BAMBINE

Quello che sta avvenendo in India è una vera rivoluzione, un "passo" epocale. Riprendo da L'Unità del 15 aprile.

A soli 11 anni Rekha dice no alle nozze combinate per lei dai genitori. La presidente dell'India, ammirata, la invita a palazzo. Il coraggio di una bambina supplisce alle carenze dello Stato che fatica ad applicare le sue leggi. Suo padre Jagdish non riusciva a crederci. Aveva comunicato a Rekha, 11 anni, di averle trovato un marito, e lei rifiutava di obbedire. La punizione scattò immediata e severa. Niente cibo, niente acqua, niente sapone per lavarsi. Ma la bambina, 11 anni, non mollava. L'uomo dovette rassegnarsi.

Da allora Rekha Kalindi è un'eroina ammirata, rispettata ed imitata dalle coetanee a Bararola e nei villaggi vicini. Da quel mese di novembre 2008, in cui la piccola pronunciò il suo coraggioso no, nessuna minorenne ha più subito l'imposizione di un matrimonio deciso dalla famiglia. Una rivoluzione sociale sconvolgente per il distretto agricolo di Purulia, nello stato del Bengala occidentale, uno dei più arretrati dell'India.

TENTANO ...

Anche davanti alla strage della Thyssen hanno il coraggio i signori del governo di inserire una norma salva-manager. Così continuerebbe a pagare chi sta in basso e sarebbero assolti i vertici. Sarà riscritto il testo, ma non si può smettere di vigilare nemmeno per un minuto.

GRATUITA'

Riporto da Qualevita, bimestrale di riflessione e informazione non violenta, questo bel racconto estremamente significativo:
In un bel racconto, che ci è stato tramandato dalle cronache medioevali, si parla di crociati che, nelle loro peregrinazioni, un giorno si imbatterono in una donna, una mistica, che se ne andava senza mai fermarsi, portando in un secchio dell'acqua e nell'altro del fuoco. A chi le domandava perchè se ne andasse senza soste, portando acqua e fuoco, rispondeva che portava acqua per spegnere le fiamme dell'inferno e fuoco per bruciare il paradiso, perchè, diceva, nessuno più facesse il bene per meritarsi il paradiso o per il timore dell'inferno, ma gratuitamente, solo per la gioia di farlo. 

INCONTRI CON FRANCO BARBERO

TORINO - Venerdì 8 maggio dalle 18 alle 19,30  prosegue nei locali della Libreria Claudiana di via Principe Tommaso, 1 la lettura del libro di Giobbe.
ROMA    - Sabato 9 maggio alle ore 15 incontro su "Coscienza, fede e omosessualità". Per informazioni Fabio: 1963roma@gmail.com.
BARI       - Lunedì 11 sera e 12 mattino due incontri su "Un altro cristianesimo è possibile". Per informazioni: arciles.bari@libero.it
TORINO - Venerdì 15 alle ore 14 incontro con studenti su "Omosessualità, pregiudizio, fede". Per informazioni: teresa.colonna@hotmail.it
SAVIGLIANO - Venerdì 15 alle ore 20,30 incontro pubblico. Per informazioni: 331/6001698
LIVORNO - Incontro in una parrocchia nel pomeriggio su "Una fede diversa per una famiglia diversa". Per informazioni: 328/7646553
TORINO - Mercoledì 20 alle ore 20 in via Pio V, 17/e proseguono gli incontri del "Gruppo comunità nascente. Prosegue la lettura del vangelo di Marco.
TORINO - In via Bogino, venerdì 22 maggio al Circolo dei lettori, introduco il teologo CASTILLO per la presentazione del suo ultimo libro, edito presso Gabrielli editore alle ore 18.
BRESCIA - Sabato 23 presento i due ultimi miei libri "Il dono dello smarrimento" e "Omosessualità e vangelo" nel pomeriggio. Per informazioni: patrizia.colosio@fastwebnet.it
CASALMAGGIORE - Alle ore 21 di martedì 26 maggio dibattito su "La cultura della laicità nella vita personale e collettiva" e presentazione dei miei ultimi libri. Per informazioni 338/5015488.
MONCALIERI - Incontro del gruppo alle ore 20,45 giovedì 28 maggio.
AOSTA - Giovedì 21 L'Arcigay locale invita ad un incontro su "Un'altra cultura e un altro cristianesimo sono possibili". Per informazioni: 347/4482536.
 

giovedì 23 aprile 2009

UN CONTRIBUTO DEL BIBLISTA ORTENSIO DA SPINETOLI

CHIESA DEL CONCILIO DOVE SEI?


 di Ortensio da Spinetoli

Non si può non trovarsi coinvolti da una siffatta domanda, soprattutto da parte di quanti hanno vissuto l’entu-siasmo della grande assise del Vaticano II e hanno coltivato la speranza di un qualche rinnovamento nella Chiesa (cfr. Ortensio da Spinetoli, “Chiesa delle origini, chiesa del futuro”, Borla 1986, in cui “più che una riforma” si invocava una sua “rifondazione”).

 

 Intuizione provvidenziale

 

1. Il Vaticano II, per quanto in certe sfere se ne voglia attenuare la portata, è senz’altro l’evento più sensazionale, certo più significativo, della Chiesa dei nostri per non dire di tutti i tempi. Un tentativo di riprendere, ora che per la prima volta si potevano analizzare e comprendere le fonti e-vangeliche nella loro vera portata, la testimonianza di Gesù Cristo nella sua genuinità, non più velata o fraintesa dalle interpretazioni dei suoi primi, successivi e ultimi seguaci! C’era voluto tutto il coraggio, per taluni l’“ingenuità” (non per nulla in qualche Paese era chiamato “papa contadino”) di Giovanni XXIII per indirlo e realizzarlo, ma, una volta convocata, la grande ecumene ecclesiale aveva superato le aspettative e prospettive di colui o di coloro che l’avevano voluta. Nella veste di incaricato della S. Sede il futuro pontefice si era trovato a contatto con le tendenze innovatrici serpeggianti all’interno della cristianità e invece di ignorarle, o, peggio, di respingerle, come d’abitudine facevano i dicasteri romani, volle provarsi da papa a riascoltarle insieme ai “venerabili fratelli” di tutto l’orbe cattolico (25.01.1959).

 

Un po’ di “aria fresca”

La sorpresa, l’indignazione, le resistenza, gli ardui preparativi non riuscirono a fermare la decisione presa e l’11 ottobre del 1962 la basilica di San Pietro accoglieva l’assemblea dei vescovi e arcivescovi di tutto il mondo. Ma questi non erano venuti accompagnati da paggi o cortigiani come a Trento, bensì da “esperti”, cioè da persone bene informate sui progressi del sapere sacro (Scrittura, teologia, spiritualità) e scienze similari (antropologia, etica, socialità). Saranno le forze portanti del Concilio: senza di loro i discorsi dei vescovi sarebbero probabilmente stati solo amene conversazioni, per non dire chiacchiere. Invece la cosiddetta “chie-sa docente” accettò di trovarsi a fianco di quella “pensante”, non per contrapporsi e combatterla com’era il più delle volte accaduto in passato (si pensi all’attività dell’ex Sant’Uf-fizio e della Congregazione per la dottrina della fede), ma per provarsi a leggere, quindi a capire, i “segni” dei nuovi tempi, che a detta del pontefice sembravano vedersi sempre più chiaramente all’orizzonte.

 

2. Il Concilio si era aperto all’insegna del rinnovamento e dell’“aggiornamento”, e il primo documento ne dava subito la conferma, la Sacrosantum Concilium, che liberalizzava la liturgia, rimuovendo il latino, una lingua morta da quasi un millennio, e riportando l’eucarestia a una esperienza di convivialità tra gli uomini (una “cena” tra veri “amici”) più che di interscambio rituale (“sacrificio”) con Dio (04.12.1963).

Ma i mutamenti più sorprendenti, occorrerebbe dire più sconvolgenti, si registrarono nelle tre Costituzioni degli anni ’64-’65. E furono la Dei Verbum, che accettava la demitizzazione della parola di Dio, ossia riconosceva la legittimità del metodo storico-critico-letterario nell’interpretazione delle sacre Scritture, compresi i vangeli (18.11.1965); quindi la Lumen gentium (21.11.1965) e la Gaudium et spes (07.12.1965), che provavano a rimettere in discussione la stessa natura o identità della Chiesa e il senso della sua vera missione “nel mondo”. Proposte, voci, orientamenti sempre riemergenti nel corso dei secoli e tuttavia sempre rimaste inascoltate, stavano prendendo corpo e forma nell’aula vaticana.

 

Chiesa di “popolo”

 

3. La Lumen gentium non riusciva ad abbattere il monarchismo imperante, ma otteneva di collocargli - o ricollocargli - a fianco la “collegialità” (alias conciliarismo, sempre guardato con sospetto e diffidenza), a tutti i livelli, centrali (“sinodo dei vescovi”) e periferici (“conferenze” episcopali nazionali e regionali, “consigli” diocesani e persino parrocchiali), ma la novità più inattesa era che si vedeva emergere dall’alveo comunitario un protagonista sino ad allora quasi ignorato (il popolo di Dio) e che invece andava manifestandosi con tutte le sue onorificenze e incombenze, regali, profetiche e sacerdotali (cfr. Es 19,5-6; 1 Pt 2,9-10) e che per di più sembrava propenso a farle valere, come risultava dai movimenti ecclesiali che andavano un po’ ovunque affermandosi.

Una nuova ecclesiologia che sarà subito chiamata “di comunione” in cui tutti i credenti si trovavano alla pari davanti a Dio ed erano egualmente attenti alla sua voce, andava a cimentarsi con quella vigente in cui tutti invece si trovavano alle “dipendenze” di alcuni e alla fine dell’unico supremo gerarca.

La Lg metteva in forse la piramide tradizionale (Dio, il sommo pontefice, i vescovi, i “fedeli”) poiché poneva al primo posto non un uomo, ma Dio stesso e il suo progetto salutare o “mistero” (cap. I) e subito dopo (cap. II) il “popolo” che definiva come “suo” (di Dio), certo per predilezione nei suoi riguardi ma, insieme o soprattutto, anche perché se ne prendeva cura direttamente, gli confidava i suoi segreti e gli affidava i suoi progetti. La novità della Lg è che Dio non ha bisogno di farsi rappresentare da chicchessia, perché non è e non può essere mai assente; se per assurdo lo fosse, tutto, l’uomo e il suo mondo, ripiomberebbero nel nulla.

La comunità credente è tale solo perché si trova in diretta comunione con Dio (“fede”), attenta alle mozioni del suo Spirito, e lo accolgono più sicuramente quelli che sono più vicini a lui (i “santi”) anche se sprovvisti di eventuali divise, distintivi, infule, imposizione di mani, tutti simboli che non cambiano la dignità delle persone e soprattutto non creano, né aumentano, l’amicizia con Dio.

 

4. La Costituzione (Lg) non faceva che richiamarsi alla proposta originaria di Gesù, che non solo non aveva previsto alcuna forma di organizzazione per il suo “movimento”, ma aveva persino rifiutato il modello familiare (“né padri, né maestri”: Mt 23,7-9) tanto più quello gerarchico quale era presente in Israele (sommo sacerdote, sinedrio, popolo) e nel mondo ellenistico (re o arconte, assemblea, popolo). Aveva infatti categoricamente annunziato: “Tra le nazioni quelli che sono chiamati capi le signoreggiano e i grandi hanno potere su di esse; ma tra voi non sia così; chi vorrà essere grande sia vostro servo; chi vuol essere primo sarà l’ultimo, servo di tutti” (Mc 10,42-44 e paral.).

 

Equivoci che rimangono

 

5. Ma, nonostante questo severo ammonimento, accadde che in qualche comunità dell’alta Siria, intorno agli anni ’70-’80, alcuni suoi discepoli sentirono il bisogno o la necessità di raccogliere la “moltitudine” dei credenti intorno a qualcuno o ad alcuni provenienti dalla più stretta cerchia dei seguaci di Gesù, “Cefa” e gli “apostoli” (cfr. Mt 10,1-4; 16,18-19; 18,18). È un “ordinamento” tuttavia che Marco e lo stesso Paolo non sembrano ancora ben conoscere, ma ciò nonostante diventa quasi subito dominante, come si vede dall’accenno di Luca (22,32), dalle Pastorali (a Tito e a Timoteo), dalle lettere dell’Apocalisse (cc. 1-2), dall’appen-dice al quarto Vangelo (Gv 21). Cosicché, verso gli ultimi decenni del I secolo, i vangeli registrano due ecclesiologie: una popolare (il termine “democratico” è prematuro) e una gerarchico-monarchica; purtroppo negli sviluppi storici successivi la seconda ha finito per eclissare, quasi cancellare, la prima che tuttavia rimane nelle fonti, ma più sotto un profilo ascetico-spiritualistico che storico-“giuridico”.

Stando così le cose, i padri conciliari si sono preoccupati innanzitutto di restituire al popolo credente il posto d’onore che secondo i profeti Dio gli aveva assegnato, prima, e in un certo senso al di sopra, della gerarchia (v. n.3). Se non che lasciavano a quest’ultima, sebbene declassata, tutti i titoli e i privilegi che aveva accumulato nel tempo, pensando, ma si illudevano, che questa, una volta accortasi della loro illegittimità, vi avrebbe spontaneamente rinunciato.

Ma il miracolo della “conversione” della gerarchia non si è verificato. Anzi, passato il Concilio, tornati alle loro sedi, molti vescovi, ma pian piano tutti, hanno continuato a “governare” come prima, ricuperando il posto primaziale sul popolo di Dio, che nel frattempo era stato ridesignato con un nuovo appellativo (i “laici”: Lg n. 4) estraneo alle fonti vetero e neotestamentarie.

 

6. Le due ecclesiologie presenti sostanzialmente, anche se subordinatamente, nei vangeli finiscono per ricomparire anche nella Lumen gentium ma sono tra di loro troppo divergenti, contrastanti, per poter ritenere che entrambe provengano egualmente da Cristo. Se è “vera” l’una è difficile che possa esserlo contemporaneamente l’altra.

Se Gesù ha realmente detto “voi siete tutti fratelli”, “tra voi non sia così”, “chi vuol essere primo si ponga all’ultimo posto” - e non può essere messo in dubbio perché è eccezionalmente riportato da tutti i sinottici, e Giovanni, che ha omesso tale testo, ha avuto cura di raccontare la scena della lavanda dei piedi che è come il sacramento della nuova legge, a cui tutti i discepoli dovevano attenersi (“Vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io facciate anche voi”: 13,13-15) - come può poi aver detto, proposto, peggio, imposto a “questi” e a “quegli” di “regnare” ovvero di sovrastare sulla moltitudine dei fratelli?

È vero che i testi petrini ed apostolici sono chiaramente presenti nei vangeli (v. sopra n. 6), ma, a parte che non hanno esattamente il senso che hanno ricevuto in una determinata confessione cristiana (la Chiesa cattolica, che li ha presi a supporto di una “monarchia assoluta”), oggi tutti sanno, studiosi e non, esegeti e meno, che i vangeli non sono cronache e che seppure in molti casi danno notizie vere (quando riferiscono gesti e messaggi troppo originali perché possano provenire dai suoi ripetitori), in molti altri offrono libere reinterpretazioni e rielaborazioni di pastori o teologi della seconda, terza generazione.

Non è certo neanche inverosimile che il pensiero originario di Gesù Cristo, come quello di un profeta o di un maestro, possa essere andato incontro a un’evoluzione, cioè a un adattamento alle nuove situazioni emerse, ma non si può escludere che sia egualmente andato soggetto a qualche involuzione, cioè a un allontanamento (deviazione) dalle intenzioni del primo autore, come appunto secondo gli esperti è avvenuto nei testi in questione. È in tal senso che Loisy, uno dei padri dell’esegesi moderna, asseriva che “Gesù ha annunziato il regno di Dio ma è nata la Chiesa”.

 

“Pace” fatta col “mondo”

 

7. Ma c’è un altro capitolo dell’ecclesiologia conciliare (Gaudium et spes) che ha fatto e continua a far parlare di sé. Sia perché rimasto inattuato, sia per la sua originalità, per il nuovo rapporto che i credenti sono invitati ad avere verso il mondo, visto da sempre come la sede del male o il regno del Maligno, stando a un’asserzione del Quarto evangelista (Gv 12,31) che tra l’altro fa dire a Gesù “non prego per il mondo” (17,9), mentre, come cantavano gli angeli sulla culla di Betlem, è l’oggetto di tutte le predilezioni divine, della sua “eudochìa” (Lc 2,14).

Il termine (mondo) sembra far pensare alle realtà cosmiche o terrestri, ma abbraccia prima ancora tutti i suoi abitanti, in primo luogo gli uomini, che non sono figli di Belial ma dell’Altissimo, che ha programmato per loro un’esisten-za felice e beata.

L’eden che ha loro prospettato non è andato perduto per colpa di inesistenti progenitori, solo non si è ancora realizzato, ma presto si realizzerà e la terra ricoperta di triboli e spine più che una valle di lacrime diventerà un giardino di delizie.

Il Concilio ricorda alla Chiesa di farsi portatrice non tanto di annunzi di rovine e catastrofi, alla stregua dell’autore dell’Apocalisse, quanto di liete notizie (eu‑anghelion), di prosperità (gaudium) e fauste previsioni (spes).

Il regno di Dio ha senz’altro prospettive ultraterrene, ma comincia da qui, in questo mondo in cui “tutti gli uomini”, non solo alcuni privilegiati (i credenti) (Gs n.2), debbono vedere la fine dei loro travagli fisici e spirituali, quanto prima (“oggi”, annunziava Gesù nella sinagoga di Nazareth; Lc 4,18).

La Gs non stravolge l’orientamento trascendente della fede cristiana ma si prova a ricuperarne la dimensione storica, terrestre, mondana, troppo spesso dimenticata o addirittura riprovata (vedi la “fuga mundi” dei monaci egiziani o i richiami al “deserto” da parte degli attuali programmatori ascetici) mentre dovrebbe essere meglio compresa, caldeggiata, protetta. Le “seduzioni” del mondo infatti non sono i piaceri e le gioie della vita, non sono nemmeno l’eros, bensì le erosioni dell’egoismo, le inalberazioni della vanità e del-l’orgoglio che turbano e distruggono la propria ed altrui serena, equilibrata realizzazione.

La Chiesa, ricorda la Gs, deve saper ritrovare il suo posto “nel mondo” e riscoprire le funzioni, la missione che è tenuta a svolgere. Il mondo, cioè la famiglia umana, è anche un’accolita di benpensanti e di benestanti, ma soprattutto una moltitudine di indigenti, di ciechi, di paralitici che attorniano la piscina miracolosa attendendo il movimento delle acque salutari e chi dia loro un aiuto per raggiungerle.

 

Istituzione anomala: esiste per gli altri

La Chiesa non può accontentarsi di restare a guardare dall’alto gli uomini in mezzo ai quali si trova a vivere o, come i protagonisti della parabola, passare loro accanto con indifferenza (Lc 10,29-37); al contrario deve mettere tutte le sue conoscenze e competenze a loro profitto. In altre parole, la Chiesa dovrebbe sapere, almeno non dimenticare, che essa è stata voluta, costituita non per avere un’affermazione, meno ancora un prestigio tra le altre istituzioni parallele (religiose) o socio-umanitarie (politiche), ma per essere di aiuto alla moltitudine dei bisognosi. “Il suo vero volto - fa notare un esimio autore dei nostri giorni, C. Di Sante - non è quello di essere-per-sé ma essere‑per‑gli altri” (Il rinnovamento liturgico. Problema culturale, Bologna 1978, p. 32. Nelle pp. 15-49 un eccellente commento alle Costituzioni conciliari).

 

Oneri più che onori

 

8. A una Chiesa autonoma e trionfalistica, per di più con tinte e venature manichee o giansenistiche, il Concilio (Gs) rivolge l’invito a riscoprirne un’altra ben diversa, opposta, non tanto orientata verso se stessa quanto finalizzata al progresso materiale e culturale dell’intera comunità umana. A-bituata a signoreggiare su tutto e su tutti, regnanti e comuni fedeli, fin nell’intimo delle loro coscienze, si ritrova, come ha scultoreamente parafrasato il pontefice Paolo VI, ad essere “l’ancella dell’umanità” (07.12.1965). Non era che una presa di coscienza del suggerimento o comando di Gesù (Mc 10,42-43). In qualunque casa, poi, il “servo” non è colui che dà ordini ma quello che li riceve; la stessa cosa dovrebbe avvenire nella Chiesa se vuol stare alle regole fissate da colui dal quale asserisce di provenire.

Al popolo credente che la Lumen gentium ha onorato con l’appellativo “di Dio”, la Gaudium et spes si premura di far sapere che è pure “sovrano”, cioè che spetta a lui di programmare quanto riguarda la costruzione e la diffusione del regno di Dio in un determinato territorio e spetta pure a lui il compito di “designare” degli “inservienti” tenuti a ricordare alla comunità - che rimane sempre la grande sovrana - gli impegni presi, le decisioni di cui si è fatta carico. E quando questa fosse lenta, sorda o esausta, non serve metterle accanto o sopra dei comandanti severi per rianimarla e farla correre.

 

9. La “gerarchia” (termine assente nei vangeli) giustifica la propria esistenza e necessità di intervento con il fine o il pretesto di contrastare l’apatia o la sonnolenza della moltitudine, ma non si chiede se questa lentezza non dipenda proprio dalla deresponsabilizzazione in cui (la moltitudine) è stata troppo a lungo, se non da sempre, tenuta. E nel caso in cui questa carenza di impegno dovesse persistere o peggio degenerare, cos’è più evangelico, attendere che torni a prevalere il senso della fraternità e responsabilità o autorizzare subito (ma in base a quale legge?) a mettere in atto misure coercitive che Gesù non solo non ha consigliato (Mt 18,22), ma ha chiaramente deprecato?

D’altra parte è pur sempre vero che i problemi conculcati non sono poi risolti, così come le dissonanze o divergenze comunitarie non si placano con le imposizioni, caso mai con le convinzioni, non però dottrinali ma umanitarie. Infatti l’approccio corretto, benevolo (in una parola la “carità”), non può non convertirsi nell’eventuale interlocutore in una risposta attenta e costruttiva, mentre affermazioni cattedratiche (magistrali o magisteriali) rischiano di suscitare reazioni contrarie, se non di rigetto, poiché urtano orientamenti educativi, opinioni e concezioni a cui in partenza, tanto meno ex-abrupto, a occhi chiusi nessuno si sente disposto a rinunciare.

Certo, a rigore una tale libertà o liberazione sarebbe sempre e a tutti possibile, poiché alla fine una versione non conta forse più dell’altra, poiché tutte sfiorano la Verità ma nessuna può pretendere di identificarla. E, se non ci fossero state le ideologie (filosofiche e teologiche) e le religioni, gli uomini sarebbero vissuti più in pace di quanto sia accaduto.

 

Retromarcia: libertà di coscienza anche per il cattolico

 

10. Il Concilio ha detto anche qui una parola nuova, determinante, scoprendo e segnalando al credente, in primo luogo al cattolico che ne aveva più bisogno, una libertà (religiosa o di coscienza) non solo mai avuta, ma nemmeno ritenuta possibile, addirittura inimmaginabile, dato il fermo o ferreo dogmatismo in cui da sempre si era trovato interiormente rinchiuso. Non è che il Concilio abbia chiesto o imposto al fedele di abdicare alle sue certezze teologiche, gli ha tuttavia ricordato di poterle ritenere interpretazioni, per di più secondarie, della verità stessa. La quale rimane sempre al di là e al di sopra di qualsiasi formula o formulazione che ha avuto, ha e può avere da parte degli uomini, “profeti” compresi.

Se il relativismo può equipararsi in qualche modo all’in-differentismo, come il razionalismo può diventare sinonimo di ateismo, la relatività e dal suo canto la razionalità sono le uniche strade obbligatorie per poter continuare a vivere in serenità e pace in un mondo globalizzato, multietnico e pluriculturale, al di fuori delle conflittualità (le “lotte di civiltà, le “guerre di religione”) che hanno riempito l’intera storia dell’umanità.

Se pertanto si torna a sbandierare la teoria dei “principi non negoziabili”, non si dà l’impressione che, se non proprio contrari, si è almeno poco inclini al dialogo e alla fine anche allo stesso ecumenismo che a parole viene tanto spesso invocato? In altri termini sembra che si preferisca rimanere chiusi dentro i propri steccati, attenti più a spiare che a capire gli altri, pronti a cogliere più le differenze che le convergenze, provandosi alla fine quasi a restringere, più che ad ampliare, i flebili spiragli di apertura interreligiosa presenti nelle Dichiarazioni conciliari Nostra Aetate (28.10.65) e Dignitatis Humanae (7.12.65).

 

11. Se queste considerazioni possono in qualche modo rispondere a verità, come si fa a dire (da parte del regnante pontefice e di qualche teologo di curia o di corte) che il Concilio è rimasto sulla linea tradizionale della Chiesa, ossia che è stato un avvenimento di ordinaria amministrazione? Tale affermazione caso mai può valere per i temi non trattati (cristologia, sacramentaria, regime o gendarmeria vaticana, nunziature, inutili quanto dispendiose, ecc. per i quali ci si potrebbe augurare un Vaticano III o un Concilio gerosolimitano II) ma in nessun modo ciò può sminuire la portata del Vaticano II, l’avvenimento più sconvolgente per la Chiesa cattolica nei suoi primi duemila anni di vita.

Le alte sfere vaticane non hanno però voluto comprendere la svolta proposta e per questo neanche si sono adoperate a metterla in atto. Ciò non deve sorprendere: la stessa sorte è toccata al vangelo e al profeta che l’ha annunziato. Nonostante tutto, però, è bene non lasciare spazio a sentimenti di scoraggiamento: Vangelo e Vaticano II rimangono pietre miliari nella storia dell’umanità e contengono i presupposti per cambiarne il corso fino a portarlo a compimento.

 

NAPOLITANO: UN GRANDE PRESIDENTE

Sono terminate le "giornate torinesi" del Presidente Giorgio Napolitano.Ha pronunciato parole chiare ed inequivocabili sul fatto che la Costituzione non può essere cambiata e violata per la governabilità: " Non è un residuato bellico" e può essere riformata solo in modo trasparente e convincente anche perchè non si parte da zero.
La statura morale di Napolitano emerge con un profilo altissimo a salvaguardia dell'equilibrio dei poteri dentro le regole della democrazia che vive un momento difficile in questa Italia governata da personaggi ambigui ed autoritari. Tra Napolitano e Berlusconi esiste una distanza etica e culturale che prefigura due diverse concezioni dell'agire politico.

LUNGO LA VIA

Commento alla lettura biblica - domenica 26 aprile 2009

35 Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37 Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44 Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45 Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: 46 «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno 47 e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni. (Luca 24)

 

La stupenda pagina lucana dei discepoli di Emmaus è rimasta impressa nei nostri cuori e nei nostri ricordi perchè si tratta di un piccolo gioiello letterario, un capolavoro narrativo di altissima qualità. Ma, ormai avvezzi a guardare dentro e oltre il racconto per coglierne il significato, possiamo pensare che queste righe non descrivano affatto un incontro fisico dei due discepoli con Gesù, ma alludano al loro cammino interiore, lungo ed incerto, per arrivare a credere che Gesù non è finito nella morte ed essi possono sentirlo come loro compagno di viaggio. Il brano odierno segue e s'aggancia alla pagina dei discepoli di Emmaus. Cleopa e l'altro discepolo, di cui non ci è fornito il nome, si erano allontanati momentaneamente dal gruppo, ma non avevano per nulla accantonato il pensiero di Gesù, della sua sorte, del suo messaggio, della sua fiducia in Dio che non l'avrebbe abbandonato nella morte. Nel trascorrere dei giorni, nel confronto, nel silenzio e nella preghiera, nel loro cuore rifiorì la speranza. I ricordi delle parole di Gesù, la memoria della sua promessa e della sua fiducia in Dio riscaldano i loro cuori. La loro angoscia lasciò il posto alla gioia, come se Gesù camminasse con loro, come se fossero seduti a mensa con lui. Altro che fuggire! Ritornano a Gerusalemme per condividere la fiducia e la gioia che sono ricomparse e ora riempiono i loro cuori. In qualche modo - ecco la sorpresa di Cleopa e del suo compagno - anche quelli che erano rimasti a Gerusalemme avevano compiuto un cammino che li aveva liberati dalla disperazione e dalla sfiducia: "Gesù è realmente risuscitato...La fede di Simone ci ha contagiato...". Dietro queste due narrazioni che "materializzano" e "fisicizzano" un cammino interiore lungo, travagliato e incerto, si scopre il percorso di fede compiuto dal gruppo dei seguaci di Gesù. Si arriva a credere che Gesù è vivo, che le sue parole sono intramontabili, che la sua fiducia in Dio non è illusoria, solo se si accetta di percorrere un cammino attraversato da tante ombre, ma reso possibile dal confronto tra fratelli e sorelle che insieme imparano a fidarsi del Dio fedele.

Non uno spiritello evanescente

Si tratta, in sostanza, di leggere queste righe di Gesù che si fa vedere, annuncia la pace e mangia con i discepoli, non come la cronaca di un evento, ma nel significato profondo di un invito a riprendere la sequela di Gesù, di quel Gesù concreto che i discepoli e le discepole hanno conosciuto là in Galilea. Questa pagina del vangelo non ci parla di ciò che i discepoli videro fisicamente o toccarono materialmente, ma di ciò che essi compresero quando i loro cuori si aprirono. Il rimando è al Gesù concreto, al profeta itinerante che condivideva la mensa e la compagnia delle persone smarrite, "impure", emarginate e "perdute". Il rischio che continuamente si ripresenta a coloro che, come noi, si definiscono cristiani, consiste spesso in un riferimento ideale, catechistico, dogmatico e liturgico ad un "celestiale essere divino", a partire da una errata interpretazione della metafora "figlio di Dio" (che non significa affatto Dio). Dunque, qui sta il punto: si tratta di vedere se noi nella nostra esistenza quotidiana, sia pure in contesti e modalità diverse, facciamo nostro lo stile di vita di Gesù, il nazareno. Cresciamo e viviamo in una chiesa dalle infinite parole, enfaticamente sbilanciata in continui pronunciamenti di "principi assoluti", di "valori non negoziabili" e di "verità infallibili". Il criterio di adesione a "questa" chiesa rischia di ridursi alla ortodossia, quell'elenco di presunte (e spesso scadute) verità da ripetere e da trasportare nei secoli della storia come freddi blocchi di marmo.

 

"Voi siete testimoni"

Ecco la consegna di Gesù che la "comunità" di Luca si prefigge di vivere: "Essere testimoni". Il passaggio è netto per noi oggi: dalla chiesa dei documenti e delle encicliche alla comunità della solidarietà e della giustizia, da una "comunità appartata" ad una comunità coinvolta nei problemi del mondo. Non si tratta di un vago discorso sullo stato delle chiese cristiane. Si tratta di interrogarci e di verificare fino a che punto la prassi di vita di Gesù sta contagiando e cambiando in profondità la mia piccola personale esistenza quotidiana nell'ambito delle relazioni, nell'uso del denaro, nella attiva partecipazione alle vicende e alle iniziative che riguardano le persone più svantaggiate. L'impresa è più difficile di quanto sembri percgè di fronte alla vastità dei problemi è facile essere tentati di concludere che il mio impegno non cambierà proprio nulla, non sposterà la montagna di un millimetro. Seguire Gesù significa gettare semi, lavorare in cordata, affidare tutto a Dio. Il nazareno, in un contesto politico e culturale oppressivo sotto la mano imperiale di Roma, seppe gettare il seme della fiducia in Dio e della "convivialità" a tutto campo anche dichiarandosi apertamente contro il potere e la ideologia del dominio. Sono passati tanti secoli e le situazioni hanno subito infinite variazioni, ma la "linea di marcia" indicata da Gesù resta più che mai attuale.

 

O Dio, roveto ardente che non Ti consumi, aiutami a togliermi le "fasciature" e le sicurezze che rendono insensibile il mio piede alle gioie, alle spine, alle voci, alle speranze che arrivano dalla terra della nostra vita quotidiana: la terra che è santa perchè Tu ce la doni e perchè Tu hai deciso di abitare per sempre con le Tue creature. Ma non esiste nessuna "terra santa" all'infuori della nostra vita quotidiana. Lì ci chiami all'incontro, al cammino, all'impegno con l'orfano, la vedova, lo straniero, il sofferente mentale...

 

Tu che in Gesù ci hai donato il vero maestro di accoglienza, di discernimento e di perseveranza, liberaci dalla tentazione di cercare la bacchetta magica, ma educaci nel costruire, con pazienza e fiducia, giorno dopo giorno, anno dopo anno, i piccoli passi e i piccoli progetti di giustizia e di solidarietà: aiutaci ad aprire i nostri cuori.

mercoledì 22 aprile 2009

TERRA: QUOTIDIANO VERDE

Sedici pagine, colore dominante il verde. È il novo quotidiano "Terra", in edicola con 80mila copie in tiratura. "È il primo quotidiano ecologista italiano", sottolinea l'editore Luca Bonaccorsi. Dietro l'iniziativa c'è il passaggio a Bonaccorsi della storica testata del sole che ride, "notizie verdi" (che garantisce l'aggancio con il finanziamento pubblico). Direttore del nuovo giornale è Pino Di Maula, l'inserto domenicale è affidato ad Aldo Garzia.