lunedì 31 agosto 2009
MARINO: UN METRO SOPRA
RICEVO E PUBBLICO
Pensieri dall'Aquila
Qualche sera fa sono andata al concerto di Stefano Bollani all'Anfiteatro Romano di Amiternum, altre sere ci sono stati concerti di Renzo Arbore e di Antonella Ruggeri… si moltiplicano le manifestazioni musicali di ottimo livello a favore dei terremotati dell'Aquila e a cura della Protezione Civile che effettua anche un servizio di trasporto efficientissimo. Sono iniziative di per sé encomiabili finalizzate a tirare su il morale della gente delle tendopoli, ma anche ad abbonirla per renderla innocua ed evitare proteste scomode. Da sempre ha funzionato il "panem et circenses"!
Non è dato sapere come si vive all'interno delle tendopoli, è tutto militarizzato, non sono ammessi giornalisti (per evitare informazioni deviate), si sa che
Da quanto si percepisce dall'esterno, la gran parte della gente è ancora incredula, ancora imbambolata, ancora in "vacanza" al mare, in montagna o al "campeggio": quando mai si è potuta permettere una vacanza tanto lunga, soprattutto gratuita, in alberghi a 3 o a 4 stelle, oppure soggiorni a Cortina o gite in altre località turistiche! Inoltre molti hanno il miraggio di riuscire ad avere le case antisismiche, al di là di ogni considerazione razionale.
Si sta procedendo alla costruzione di queste case con una velocità sbalorditiva: lavorano notte e giorno per riuscire a finire appartamenti per 15.000 persone entro l'autunno ma hanno diritto ad accedervi solo coloro che hanno avuto danni molto gravi alle proprie abitazioni classificate E. Se si considera che gli sfollati sono circa 50.000, ne deriva che la maggior parte di essi, che hanno case classificate B o C, inagibili e bisognose di interventi anche strutturali, non sanno dove andare se si smantellano le tendopoli.
Molti, se possiedono un pezzo di terra, in vista del freddo autunnale, si stanno arrangiando acquistando a proprie spese casette di legno o containers, facendo la fortuna dei fornitori del nord e dei rivenditori locali. C'è chi cerca disperatamente un pezzetto di terra per collocarvi il container, ma, per la legge del mercato, i prezzi dei terreni, se si trovano, sono arrivati alle stelle.
Si sta assistendo a un proliferare di alloggi provvisori "fai da te", collocati dove si può, in barba a Berlusconi che voleva evitare le baraccopoli!! La differenza sta nel fatto che ora questi alloggi, neanche tanto provvisori, ognuno se li paga con i propri soldi.
L'ordinanza per la ricostruzione delle case B e C è uscita il 6 giugno, solo dopo un mese e mezzo sono uscite le linee guida che consentono di iniziare l'iter burocratico. Le procedure tecniche e amministrative richiedono almeno un mese di tempo; a occhio e croce si potranno iniziare i lavori di ricostruzione a settembre – ottobre e spesso si tratta di interventi seri. Realisticamente si potrà rientrare nella propria casa nella primavera – estate prossime.
Solo ora gli amministratori locali e
Si è voluta saltare la fase 2 delle sistemazioni provvisorie, propagandando la costruzione di "case per tutti" e adesso i nodi stanno venendo al pettine. Quando, e soprattutto con quali soldi, si potranno ricostruire le migliaia di case danneggiate? Per l'abitazione principale, sulla carta è previsto il rimborso totale in varie forme, nulla è invece dovuto ai proprietari delle seconde case e questo costituisce un problema serio per la reale possibilità di ricostruzione.
Per le abitazioni classificate E ed F non sono ancora uscite le linee guida, non si conosce ancora l'entità delle case da demolire, i tempi si prevedono molto lunghi e coloro che avranno un alloggio nelle strutture antisismiche sono destinati a restarci per anni.
Non illudiamoci, la città non sarà più la stessa. Il dopo terremoto restituirà una realtà urbana con una fisionomia stravolta. Nel 1200 l'Aquila nasceva con l'aggregazione di 99 castelli dell'area limitrofa, oggi si assiste al processo inverso: 20 sono le aree intorno alla città dove stanno sorgendo i nuovi insediamenti con le famose case antisismiche.
Sul piano ambientale, un pugno allo stomaco. Colate di cemento che non hanno nulla a che fare con l'ambiente esistente. Già l'Aquila soffriva del male cronico della assenza di un Piano regolatore, si può immaginare che cosa sarà dopo.
Sul piano sociale, sarà anche peggio. Le comunità dei paesi, con le loro storiche caratteristiche, difficilmente si integreranno con i nuovi nuclei con abitudini e radici culturali diverse.
Il ritardo nella ricostruzione comporterà necessariamente la disgregazione del tessuto urbano con conseguente impoverimento della città; già ora molte attività si sono trasferite altrove, molti genitori si stanno organizzando per iscrivere i propri figli nelle scuole di altri centri, per non parlare degli studenti universitari che difficilmente si iscriveranno all'Università dell'Aquila.
La città non esiste più. Se si arriva dall'autostrada a l'Aquila, si ha l'impressione che non sia successo niente, i palazzi sono in piedi, da lontano tutto sembra essere al proprio posto. (Mi viene in mente l'immagine di un vaso incrinato che a guardarlo da lontano sembra integro ma in realtà non serve più a niente). Mano a mano che ci si avvicina, le fessure diventano più visibili, gli squarci si fanno evidenti, le ferite si scoprono nella loro reale drammaticità.
Il centro storico è ancora "zona rossa", è stato riaperto un piccolo tratto del corso per soddisfare la curiosità delle numerosissime persone che in processione percorrono questo pezzo di strada. La città è presidiata dalla Protezione civile e dai Vigili del fuoco.
Non si hanno più punti di riferimento: dalla farmacia alla merceria, dal ristorante alla banca. Le attività amministrative si svolgono in containers istallati nelle zone periferiche, le attività commerciali stanno lentamente riprendendo in ambienti più o meno di fortuna, i giovani si ritrovano in luoghi diversi dai soliti. E tutt'intorno ci sono tendopoli.
Se ci si sposta nei paesi vicini la situazione è ancora peggiore. Mucchi di macerie non ancora rimosse, cimiteri inagibili, strade e ponti interrotti e danni alla rete idrica non ancora riparati. In agosto tutti questi paesi riprendevano vita grazie al ritorno della gente che aveva mantenuto vivo il rapporto con le proprie origini. Oggi sono paesi fantasma.
Cesarina Evangelista
L'Aquila, 14 agosto 2009
L'EUROPA SI INTERROGA
MANIFESTAZIONI DOLCINIANE 2009: BIELLA
domenica 30 agosto 2009
HANNO VINT0 CON TANTO DI BENEDIZIONE VATICANA
Le serpi in seno.
C'è da augurarsi che nelle stanze del Vaticano sia arrivato il messaggio che tutti abbiamo ampiamente ascoltato.
La "tendresse" manifestata nei confronti del cavaliere, con l'affermazione che la sua elezione avrebbe portato aria più respirabile, ha evidenziato tutti i limiti.
Il presunto risvegli della religiosità, espresso a parole, non è stato altro che una ricerca di consensi del voto dei cattolici, turlupinati anche con l'avallo proprio di quelle stanze.
La religiosità, il cattolicesimo, il cristianesimo, l'ansia di potere "fare la comunione", non sono stati altro che una recita a soggetto per servirsi abusivamente della credibilità popolare per farne un uso strumentale. Anche la Lega non è da meno, anzi si tratta del medesimo carretto, con un somaro che lo traina diverso, ma sempre carretto è. Ora Bossi, infatti, anticipa che "andrà in Vaticano" per insegnare al pontefice l'itinerario seguito dalla Lega per assurgere a "solo partito con radici cristiane" e anche "i soli nuovi crociati".
C'è la grande corsa a collocarsi in prima fila per essere ben visti mentre si battono il petto, penitenti, arruffoni e ipocriti. Bossi andrà in Vaticano, magari senza preavviso, tanto il pontefice starebbe lì in trepidante attesa di questo novello messia, per ascoltare la sua dotta lezione di cristianesimo celtico, misto alla divinizzazione del PO.
Portandosi appresso Calderoli potrebbe profittare dell'occasione per una rivisitazione del concordato, includendo un undicesimo comandamento che imponga ai cattolici di votare per la Lega, magari lasciando ai penitenti la possibilità di redimersi votando per il cavaliere.
Della combriccola mancano solo Marcello Pera e Magdi Allam, trattenuti da un insolito pudore; forse hanno capito di avere esagerato e che il loro sporco gioco non convince più nessuno.
La lezione dovrebbe risultare chiara e forte: le serpi in seno, dopo essersi scaldate e svegliate dal torpore, finiscono sempre con il mordere chi ha avuto l'ingenuità di concedere loro fiducia.
La stragrande maggioranza dei cattolici sta alla finestra in attesa di vedere sorgere l'alba della Verità cristiana, dopo gli anni bui della confusione.
ILARITA' E DELIRIO
UNA BRUTTA MALATTIA
sabato 29 agosto 2009
FUMO NEGLI OCCHI E ARIA FRITTA
ESOPO INSEGNA
Uno, più svelto, salì su un albero e vi restò nascosto, mentre l'altro, che già stava per esser preso, si gettò al suolo, fingendo d'esser morto. L'orso gli avvicinò il muso, annusandolo, ed egli tratteneva il respiro, perché, a quel che dicono, l'orso non tocca i cadaveri.
Quando l'orso si fu allontanato, quello che era sull'albero discese e chiese all'altro che cosa gli avesse detto nell'orecchio l'orso.
"Di non viaggiar mai più con dei compagni che nel pericolo non restano al tuo fianco", gli rispose quello.
La favola mostra che le disgrazie mettono alla prova la bontà degli amici.
E S O P O (VII-VI sec. a. C.)
(da "Favole", Rizzoli 1976)
venerdì 28 agosto 2009
BRUTTO SEGNALE
In questi giorni un po' in tutta Italia stanno concludendosi le feste democratiche in cui cala il silenzio su Gay e Lesbiche. È successo anche a Genova alla festa democratica nazionale. Franceschini e Bersani non hanno la minima sensibilità al riguardo. Riporto alcune considerazioni di Andrea Benedino e Paola Concia (L'Unità del 22 agosto) che condivido pienamente.
"Per anni, prima nei DS e più recentemente nel PD, ci abbiamo pensato noi. Ogni anno, in occasione delle Feste Nazionali abbiamo organizzato dibattiti e assemblee per costringere il nostro partito a confrontarsi con le tematiche lgbt, con le nostre battaglie e le nostre speranze. Per anni abbiamo supplicato, con alterne fortune, i più autorevoli dirigenti nazionali a intervenire in questi momenti e in alcuni casi le Feste sono state un importante momento per lanciare iniziative e proposte politiche.
Per questa volta non abbiamo voluto occuparcene. Così, per vedere l'effetto che fa, come direbbe Jannacci. Perché, infatti, dobbiamo essere sempre noi attraverso i nostri corpi a ricordare al nostro partito l'esistenza degli omosessuali? Il risultato l'abbiamo letto nel programma ufficiale della Festa ed è, molto semplicemente, che non ci ha pensato nessuno e le tematiche lgbt risultano totalmente assenti dalla Festa Democratica Nazionale di Genova.
E dire che la scelta di Genova come sede per la Festa ci induceva ad un cauto ottimismo. Proprio questa città, infatti, è stata sede lo scorso 27 giugno di un imponente Pride Nazionale che ha saputo conquistare l'intera città e che ha visto sfilare centinaia di migliaia di persone, consentendo a Genova, peraltro, di rimarginare le ferite del G8 del 2001. Già solo questo fatto avrebbe meritato l'onore di un dibattito ufficiale e sarebbe stata un'occasione fruttuosa di confronto con un movimento lgbt che, per quanto distinto e distante dai partiti, non per questo non merita di essere riconosciuto come interlocutore autorevole della politica.
E invece nulla, solo un impenetrabile muro di silenzio e di imbarazzi. Quasi fossimo di fronte a un processo di rimozione collettiva di questioni scomode, difficili, che è bene non discutere e affrontare".
DA REPUBBLICA DEL 28 AGOSTO
La perdonanza mediatica
di Vito MANCUSO
Nella Chiesa antica la penitenza era una cosa seria. Riguardava peccati come l'omicidio, l'apostasia, l'adulterio e veniva amministrata in forma pubblica.
Dopo che il peccatore era stato escluso dalla comunità liturgica per un congruo periodo di tempo e aveva confessato al vescovo il proprio peccato. Il perdono liturgico si poteva ottenere solo una volta nella vita, e se poi si peccava di nuovo non c'era più possibilità di essere riammessi a pieno titolo nella comunità cristiana.
All'inizio del medioevo la penitenza divenne reiterabile, ma non per questo perse di rigore: i confessori (ruolo che prese a essere esercitato anche dai semplici preti) avevano a disposizione appositi libri, i cosiddetti "penitenziali", dove a determinati peccati si facevano corrispondere determinate pene secondo un tariffario oggettivo per evitare favoritismi e disposizioni "ad personam", possibili anche a quei tempi.
Per esempio il penitenziaro di Burcardo di Worms, databile intorno all'anno Mille, stabiliva che per un omicidio ci fossero 40 giorni consecutivi di digiuno a pane e acqua e poi 7 anni costellati da privazioni di ogni sorta, soprattutto astinenze sessuali; per un giuramento falso, sempre i canonici 40 giorni di digiuno da estendere poi a tutti i venerdì della vita; per un adulterio "penitenza a pane e acqua per due quaresime e per 14 anni consecutivi". E' importante notare che nel primo millennio l'assoluzione dei peccati veniva concessa solo dopo aver compiuto le opere penitenziali.
Con l'estendersi della mondanizzazione della Chiesa la procedura legata alla penitenza si fece più flessibile: l'assoluzione venne concessa subito dopo l'accusa a voce dei peccati da parte del penitente e a prescindere dall'esecuzione della penitenza assegnata, per soddisfare la quale, peraltro, nacque presto la pratica delle indulgenze. E' noto che fu proprio il persistente abuso della vendita delle indulgenze a costituire la causa della ribellione di Martin Lutero e la successiva divisione della Chiesa.
Nonostante ciò anche la perdonanza celestiniana del 1294 era, ed è, una cosa molto seria. Nella bolla d'indizione papa Celestino V fa ampio riferimento a Giovanni Battista, in particolare al suo martirio, visto che la perdonanza ricorre proprio il 29 agosto, giorno della celebrazione liturgica della decapitazione dell'ultimo grande profeta biblico.
E' noto infatti che Giovanni Battista finì in galera e poi venne decapitato per la sua severità morale, in particolare per aver richiamato il re Erode al rispetto della morale matrimoniale, infranta pubblicamente dal sovrano che conviveva illecitamente con la moglie del fratello Filippo, Erodiade, "donna impudica", come la definisce papa Celestino V nella bolla.
E' a tutti evidente che Giovanni Battista, seguendo lo stile degli altri profeti biblici, non aveva ancora sviluppato la sottile arte della diplomazia ecclesiastica, capace di distinguere tra vita privata e ruolo istituzionale dell'uomo politico, e così utile a navigare tra le tempeste del mondo senza perdere (fisicamente) la testa.
Nella sua ingenuità il Battista riteneva che per un uomo politico non fosse ipotizzabile nessuna distinzione tra vita privata e ruolo istituzionale: era così inesperto di come va il mondo da essere addirittura convinto che se un uomo non è in grado di governare bene e con equità la propria famiglia, meno che mai potrebbe governare bene e con equità la propria nazione.
Evidente che era un primitivo, ben al di sotto delle sottili distinzioni che si teorizzano in questi giorni al Meeting di Rimini e che consentono al segretario di Stato del Vaticano di cenare serenamente con l'attuale capo del governo italiano elevandosi mille miglia più in alto rispetto alla rozzezza del Battista con quel suo modo irrituale di sindacare sulla vita sentimentale del leader del suo tempo.
Ma se era seria la penitenza antica ed era seria
Nella celebrazione della perdonanza celestiniana di quest'anno all'Aquila si intrecciano quindi tre realtà che meritano rispetto incondizionato da parte di ogni coscienza adeguatamente formata, tanto più se cattolica visto il patrimonio spirituale che è in gioco.
Sarebbe stato quindi auspicabile che la gerarchia ecclesiastica non avesse consentito di sfruttare un evento del genere per speculazioni politiche, concedendo visibilità e "perdonanza mediatica" a chi, accusato di aver avuto a che fare con un buon numero di Erodiadi, non ha mai accettato di rispondere pubblicamente e analiticamente alle precise domande in merito, come invece il suo ruolo istituzionale gli impone.
E' chiaro a tutti infatti che all'homo politicus, a ogni homo politicus, non interessano le indulgenze ecclesiastiche, neppure quelle plenarie (le quali peraltro si possono ottenere in ognuna della nostre chiese con relativa facilità, rivolgersi al proprio parroco per sapere come).
All'homo politicus interessa solo la sua riserva di caccia, l'elettorato, e sa bene che la vera indulgenza al riguardo non la si ottiene confessandosi e comunicandosi e facendo tutte le altre pratiche devote prescritte da papa Celestino otto secoli fa, ma semplicemente apparendo in tv accanto al potente porporato sorridente e benevolente.
E' questa l'indulgenza che il capo del governo, abilissimo homo politicus, cerca, ed è questa l'indulgenza che il segretario di Stato Vaticano gli concederà, con buona pace della testa di san Giovanni Battista, di Celestino V e della sua Perdonanza.
Non posso concludere però senza chiedermi se questo spensierato teatro di potenti che si legittimano a vicenda non abbia qualcosa a che fare con quel nichilismo a proposito del quale Benedetto XVI ha avuto di recente parole di pesantissima condanna.
Il fatto che la gerarchia della Chiesa cattolica teoreticamente condanni il nichilismo e poi praticamente lo alimenti, si può spiegare solo con una sete infinita di potere, la quale non giace nelle coscienze dei singoli prelati ma è intrinsecamente connaturata alla struttura di cui essi sono al servizio.
La cosa è tanto più drammatica perché forse mai come ora gli uomini sentono il bisogno di apprendere l'arte del perdono e della riconciliazione.
Tratto da: “Repubblica” del 28.08.2009
RICEVO E PUBBLICO
> Buongiorno! Sono suor Maria Alessandra e ho 34 anni...e sono capitata nel
> suo
> blog...Ma posso fare una domanda personale? Come mai la Chiesa l'ha
> sospesa?
> L'anno prossimo farò la professione perpetua e per me è una grazia immensa
> fare
> parte della Chiesa...può visitare il mio blog.
> Suor Maria Alessandra
> http://www.incontroallinfinito.blogspot.com//
> www.nelsilenziodelmiocuore.blogspot.com
>
>
CARA SUOR MARIA ALESSANDTRA
giovedì 27 agosto 2009
NON ABITUIAMOCI
CANCRINI RISPONDE
Se racconto a un francese o a un tedesco che nell'Italia del G8, 8 treni su 10 sono inaccessibili ai disabili penseranno ad uno scherzo, da loro il trasporto pubblico è una cosa seria. Da noi è normale che i treni siano sporchi, arrugginiti, puzzolenti, rumorosi e in ritardo. Per non parlare delle erbacce e del degrado fra binari e stazioni. (Marino Bertolino)
Risposta Lo stato dovrebbe offrire servizi decenti a tutti i cittadini utilizzando le entrate delle tasse. Questa semplice verità, valida in gran parte dei paesi civili, non vale più da noi dove la privatizzazione dei servizi ha imposto alle aziende che li gestiscono regole "di mercato". Occuparsi dell'accesso ai treni dei disabili o del decoro delle stazioncine di periferia (o dei costi dell'acqua o delle misure ani sismiche per le scuole) non è, purtroppo, economico e i nostri amministratori, preoccupati solo dei bilanci, tagliano proprio sulle spese che per loro sono improduttive. Costosissimi restano ovviamente i grandi appalti che consentono margini rilevanti al giro vorticoso di mazzette e di arricchimenti di quei parassiti del pubblico su cui cade, di tanto in tanto, la scure della magistratura. Dando luogo a scandali che bene dimostrano, cifre alla mano, dove vanno a finire i soldi che non c'erano per i disabili e per le stazioni. Nel silenzio ottuso di una politica sempre più autoreferenziale e sempre più impegnata a difendere i ricchi dall'invidia (lui la chiama così) di chi non ha più quello cui avrebbe diritto.
POVERO CAVALIERE!
Sabato in ginocchio da Bossi, anche stavolta supplicando di non farlo venire meno alla promessa fatta a Bertone, da riferire al pontefice, di riappacificazione tra la Lega e il Vaticano.
Domenica in ginocchi da Gheddafi, magari con un ex voto, tanto graditi al dittatore libico, per perpetrare la grazia di controllare i barconi di emigranti e chiudere un occhio sui pescherecci, ove dovessero oltrepassare i limiti che la Libia pretende come acque territoriali, ma che acque territoriali non sono, e poi ! che modi ! sequestrare un peschereccio italiano servendosi delle motovedette ricevute in dono dall'Italia, sa tanto di beffa ! come chiedere all'impiccato di insaponare da sé la corda.
Lunedì, consueta cena con Bossi e masnada di leghisti affamati; raggiunto il giusto grado di sbronzatura, inventeranno un'altra legge, dopo i vagoni riservati ai milanesi, il dialetto nelle scuole, l'esame di dialetto per i docenti e l'obbligo di promuovere alla maturità i figli dei leghisti sta storia del figlio di Bossi che ha dovuto ripetere quattro volte l'esame, non è andata proprio giù.
Che giornate, povero cavaliere il tutto in grave crisi di astinenza da escort!
LE MASCHERE RELIGIOSE
(Marco 7, 1-23)
Questa pagina del Vangelo di Marco compare, un po’ contratta e con alcune varianti, anche nel testo di Matteo.
Il redattore del Vangelo sembra, alla prima lettura, dimenticare che non si tratta in primo luogo di un conflitto tra Gesù e quelli venuti da Gerusalemme, ma di una questione molto dibattuta all’interno del giudaismo del tempo.
Gesù si inserisce in questo dibattito tutto interno a Israele e,imparando dai profeti, riferendosi al loro insegnamento, mette in allerta rispètto al pericolo che l’insistenza sul valore della tradizione oscuri l’essenziale che è la volontà di Dio. “ Con la sua critica Gesù prosegue la linea dei profeti” (J. Gnilka).
Come tanti altri profeti e maestri in Israele, Gesù di Nazareth rilegge la storia passata e presente del suo popolo, che spesso è tentato di accontentarsi di tranquillizzanti tradizioni umane a tal punto da invalidare il “comandamento di Dio”.
Questa pagina, dunque, non oppone il gruppo dei discepoli e delle discepole a tutto Israele, ma inserisce Gesù e i suoi seguaci in una posizione precisa, quella che da secoli avevano sostenuto Isaia,Geremia, Ezechiele,Osea…
Sulla scia dei profeti, Gesù ha riportato al centro il “comandamento di Dio”, aiutandoci a capire che,con il pretesto delle nostre tradizioni,noi possiamo “mettere da parte”(versetto 8), “respingere o trascurare” (versetto 9) e addirittura “annullare o invalidare la parola di Dio” (versetto 13).
I tre verbi che il testo greco del Vangelo di Marco usa sono, come ho cercato di tradurre in modo espressivo, molto forti, molto efficaci. Essi sostanzialmente ci dicono che spesso la nostra fede fa naufragio in uno stagno di pie abitudini, tanto rituali quanto quelle di natura biologica.
LA TRAPPOLA
Dentro le insicurezze dell’oggi, con le sue frette e le sue superficialità, le sue ansie e le sue fatiche, siamo tentati di cercare “riposo” e rifugio in comportamenti, idee, mode, istituzioni che troviamo già “pronte per l’uso”. La tentazione di cercare rifugio in tradizioni conosciute e riconosciute dai più ci porta ad intrupparci nella maggioranza e a dispensarci da ulteriori ricerche e dalla fatica di “inventare” nuove risposte.
Oggi, non solo nella chiesa cattolica, soffia un vento tradizionalista e restauratore che invita a guardare al futuro soprattutto come ripetizione del passato.
Non si tratta affatto di buttare a mare tutta la tradizione e le tradizioni, ma di concepirle in maniera storica, come pagine da rileggere, reinterpretare,proseguire.
Nel mio libro “Il dono dello smarrimento” scrivevo: “La tradizione è un oceano mosso e vitale, attraversato da mille correnti: farne una “specchio immobile” significa non riconoscere la vitalità cristiana nei secoli, la sua fioritura plurale, il bisogno di arricchire il tesoro ricevuto e di cambiare molte parole e di spostare molti accenti nella canzone della fede”.
UN’OPERAZIONE PERFIDA E SOTTILE
Anzichè puntare a mettere al centro la pratica di vita e il messaggio di Gesù, in questa Italietta si fa una “macedonia “ di sacro e di profano che è uno degli aspetti più subdoli della “religione civile”.
Che si inauguri una nuova nave, che si apra al traffico un’autostrada, che si consegni un’autoambulanza o una caserma dei carabinieri, che si apra un aeroporto o un centro commerciale….. ecco che arriva qualche prete con l’aspersorio.
In ogni sagra del peperoncino o del carciofo, del tartufo o del pomodoro, del fungo porcino o del formaggio di capra, delle nocciole o delle erbe aromatiche….si infila un santo, un patrono, una madonna, una processione, un prete o un vescovo con la stola. E così non manca nulla. A Siena si benedicono i cavalli del palio cittadino, in mille piazze si benedicono gli asini.
A Pinerolo sul piazzale di San Maurizio il vescovo benedice le auto. Una spruzzatina d’acqua benedetta tranquillizza… Contento il parroco, contento il sindaco, contenti quasi tutti. Il collante sacro della “tradizione popolare” funziona, fa comodo.
In fondo una statua di padre Pio, un rosario appeso in auto, un santino nel portafoglio…..non danno un gran disturbo. In genere i mafiosi avevano stanze piene di madonne statuariamente impassibili a tutti i crimini lì organizzati.
TOGLIERCI LA MASCHERA
Con questa vernice religiosa, con questa patina devozionale ci si sente a posto, persone perbene, in regola. Il formalismo dell’apparire si pone al posto dell’essere. In realtà questa nostra maschera nasconde tanto vuoto. Vedo feste di battesimo o di prima comunione al ristorante dove la coerenza con un percorso di fede è totalmente assente. E’ la chiesa dei certificati, degli atti di battesimo…..
Il Vangelo oggi interpella il nostro vivere quotidiano. Se non coinvolgiamo il nostro cuore nel sentiero di Gesù, fatto di impegno per le persone più deboli ed escluse, possiamo dirci cristiani? La “religione” e queste ritualità verniciate di sacro sono vie maestre dell’ipocrisia.
La fede è una realtà profonda, ci cambia dal di dentro. Io ogni giorno vivo a contatto con le Scritture, ne parlo, prego…ma sono così sicuro di lasciarmi toccare e cambiare la vita fin dal profondo del cuore?
La domanda può valere anche per te, caro fratello, cara sorella che leggi queste righe.
ECOTEOLOGIA E MATRIMONIO
Domenica 4 ottobre a Chiusa Pesio
Dunque uniremo festa e spiritualità
che vanno bene d'accordo.
Nella prima parte della giornata di domenica 4 ottobre Doriana e Pamela celebreranno il loro matrimonio alle ore 10,30. segue pranzo di festa.
Il pomeriggio, nella abitazione di Beatrice ed Eva, alle ore 15 svolgerò una breve introduzione alle tematiche della ECOTEOLOGIA fornendo a chi sarà presente anche alcune indicazioni bibliografiche.
Per la mattinata potete avere informazioni da me: 340/8615482.
Per l'incontro del pomeriggio e per raggiungere Chiusa Pesio dovete rivolgervi a Beatrice: 339/2543519.
I due momenti, cioè l'intera giornata, sono aperti a chiunque sia interessato/a.
SINODO VALDESE
Cerco, nei limiti del possibile, di non perdermi questo appuntamento annuale perché il mio cammino di fede è molto "affezionato" alla chiesa valdese in cui riconosco una realtà molto più evangelica della chiesa cattolica.
Apprezzo la sinodalità, cioè il fatto che i delegati e le delegate delle varie comunità si radunino per confrontarsi e decidere insieme. Quest'anno poi la candidatura al pastorato di Alessandro, per i suoi profondi legami con la nostra comunità di base, mi ha particolarmente fatto gioire, pregare, pensare, emozionare. Ho gustato come mai tutta la liturgia di consacrazione al ministero pastorale sia per la teologia che esprime, sia per i simboli e le parole con cui l'assemblea ha partecipato.
Dense, bellissime, piene di evangelo sono state le letture, le esortazioni, i richiami con cui il pastore Garrone che presiedeva il culto ha dialogato con i nuovi pastori. Una grande lode a Dio che non lascia mancare alla chiesa dei "pastori" veri e una forte esortazione a Stefano e ad Alessandro a prendersi cura delle comunità al cui servizio saranno inviati. Senza questo ministero pastorale anche la chiesa di base, a mio avviso, non può sopravvivere, crescere in profondità ed apertura.
Alla fine ho abbracciato Alessandro tra molte lacrime. Conosco la fede, l'umanità, la disponibilità al servizio di Alessandro e Stefano. Saranno una benedizione per le comunità che serviranno, le solleciteranno a valorizzare tutti i doni di Dio, sapranno ascoltare, accompagnare con la predicazione, camminare anche contro corrente.
mercoledì 26 agosto 2009
NICOLA MARTINELLI scheda libro
NICOLA MARTINELLI, laureato in Scienze del Servizio Sociale, si occupa di temi eticamente sensibili: testamento biologico, diritti del malato terminale. E’ un assistente sociale, lavora con la cronicità, la disabilità, la non autosufficienza. Collabora con riviste e siti.
ALLA FINE DECIDO IO
IL TESTAMENTO BIOLOGICO VISTO DA CITTADINI PROFESSIONISTI POLITICI LEADER RELIGIOSI
Il TESTAMENTO BIOLOGICO è un documento scritto, attraverso cui una persona dichiara in piena lucidità mentale, quali terapie accettare o non accettare nel caso si trovasse in condizioni di incapacità in tema di trattamento medico, ossia: idratazione, alimentazione, ventilazione forzata……….. È uno strumento da far valere nel momento in cui la persona perdesse l’autosufficienza e non fosse più in grado di intendere e di volere e quindi di decidere a causa di gravi patologie, ictus, incidenti, stato vegetativo. È un tema da lungo tempo al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico.
Questo libro vuole offrire un contributo serio ed approfondito, in una forma divulgativa ed agile alla riflessione sul testamento biologico, sui diritti del malato terminale, sulle competenze necessarie per accompagnare una persona che si trovi alle frontiere della vita. Contiene inoltre uno specifico approfondimento sui rapporti tra religioni e questioni bioetiche.
Il testo si rivolge a tutti i cittadini che quotidianamente si prendono cura dei propri cari in fase terminale di malattia, ai professionisti: medici, infermieri, assistenti sociali, operatori socio sanitari, educatori, ministri del culto, ai volontari che li accompagnano, ai politici impegnati a legiferare sul testamento biologico, ai leader religiosi.
Il titolo programmatico del testo “Alla fine decido Io” vuole indicare un percorso affinché ciascuno si prenda la vita nelle proprie mani e venga riconosciuto ad ogni cittadino il diritto di vivere e morire alla luce delle sue convinzioni civili, religiose, etiche, delle sue idee sul perché la vita abbia valore e dove risieda quel valore.
Il testo si articola in 5 capitoli.
Il primo presenta lo stato della questione, i temi eticamente sensibili: accanimento terapeutico, eutanasia, terapia del dolore, testamento biologico.
Il secondo rappresenta una riflessione approfondita intorno ad un tema particolarmente dibattuto: il testamento biologico come punto d’incontro tra visioni diverse. Vedremo i risultati di un sondaggio, il significato profondo del testamento biologico, i nodi non ancora risolti, le metodologie e gli strumenti per porlo in essere, una sintesi dei vari disegni di legge in discussione in parlamento.
Nel terzo sono enunciati i diritti del malato terminale, i riferimenti normativi, il consenso informato, il diritto a non sapere. In questo capitolo sono presentati due casi che per parecchi mesi hanno spaccato l’opinione dei cittadini e della politica italiana: il caso Welby e il caso Englaro. Faremo luce sui punti essenziali.
Nel quarto vedremo quale ruolo sono chiamati a svolgere i professionisti dell’aiuto, le competenze necessarie nel lavoro di cura, i valori di riferimento. Inoltre vedremo più da vicino un ambito che intercetta tante situazioni di uomini e donne che si trovano alle frontiere della vita: l’ospedale. Prenderemo in considerazione una metodologia operativa: il lavoro di rete.
Nel quinto capitolo si rifletterà su come le religioni si collochino nel dibattito e se sia possibile una convergenza. Sono proposte 5 visioni differenti: ebraica, cattolica, valdese, islamica, laica e se sia pensabile e possibile una sintesi
Nicola Martinelli
LE DUE FACCE DEL VATICANO E IL PELLEGRINO
CORREZIONE DI DATA
L'incontro della comunità cristiana di base di SALUZZO avrà luogo domenica 27 settembre alle 17 del pomeriggio e non il 20 come comunicato per errore.
Scusate e grazie.
CHE ACCOGLIENZA
Venite, venite giovani dalle Radici del Mondo
I vostri coetanei europei hanno lasciato
per voi
stupefacenti lavori, anche se umili e pesanti
irrinunciabili cottimi
seppure pericolosi e malsani. Venite a riempire i casolari abbandonati".
Hamid Barole Abdu, poeta eritreo
martedì 25 agosto 2009
UNO STRAORDINARIO AFFRESCO DELLA SOFFERENZA IN CARCERE
un fantasma, il fantasma di me stesso,
uno spirito in catene,
un corpo senza la sua essenza.
L'allegria e la gioia del vivere sono lontane e distanti,
nulla mi può ridare il puro sorriso,
l'incubo è reale,
sono un uomo,
riflesso di uno specchio,
la parte viva e il riflesso,
il riflesso di un pensiero.
Dio mio non ho più la forza
Dio mio non ho più il coraggio
per essere, uomo,
uomo in questo breve tratto di strada che devo percorrere,
ti prego porgimi la tua mano,
ti prometto che la afferrerò,
la prenderò e la stringerò sul mio cuore,
mi solleverò e camminerò,
riavrò la pace nel mio cuore,
e tutta la serenità che vi possa contenere,
ho fiducia pur essendo solo il riflesso di uno specchio,
che muto osserva la tristezza del mio volto,
e lunghe lacrime iniziano a scivolare dolcemente sul mio viso,
e con fragore si tuffano come il fiume nel grande mare della sofferenza e della solitudine umana>
RICEVO DA GUIDO SCOLLO
>
> Eventi infelici accaduti in altri paesi ci hanno insegnato da capo
> due semplici verità in merito alla libertà di un popolo democratico.
> La prima verità è che la libertà di una democrazia non è salda
> se il popolo tollera la crescita d'un potere privato al punto che esso
> diventa più forte dello stesso stato democratico. Questo, in essenza,
> è fascismo -un governo posseduto da un individuo,un gruppo,
> o qualsiasi altro potere privato capace di controllarlo.
> La seconda verità è che la libertà di una democrazia non è salva
> se il suo sistema economico non fornisce occupazione e non produce
> e distribuisce beni in modo tale da sostenere un livello di sviluppo
> accettabile.
> Entrambe le lezioni ci toccano.
> Oggi tra noi sta crescendo una concetrazione di potere privato
> senza uguali nella storia. Tale concentrazione sta seriamente
> compromettendo l'efficacia dell'impresa privata come mezzo per
> fornire occupazione ai lavoratori e impiego al capitale,e come mezzo
> per asssicurare una distribuzione più equa del reddito e deiguadagni
> tra il popolo della nazione tutta.
>
> Franklin D.Roosvelt
> al Congresso degli Stati Uniti
> 29 Aprile1938
ECCO LA PROVA DEL SUO PIANO....
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Inedito di Benedetto XVI "La Messa del futuro? Ecco come deve essere"
da www.ilgiornale.it
Pubblichiamo in questa pagina una lettera di Joseph Ratzinger al Dott. Heinz-Lothar Barth e uno stralcio di un intervento sempre di Benedetto XVI, tratte da Davanti al Protagonista. Alle radici della liturgia (Cantagalli, pagg. 232, euro 15), volume in cui i due scritti sono stati raccolti insieme per la prima volta. Nel libro - che verrà presentato al Meeting di Rimini e sarà in libreria a settembre - il Papa (che all'epoca della lettera era ancora cardinale) si interroga sul significato e lo stato attuale della liturgia, esprimendo la speranza che essa non diventi «terreno di sperimentazione per ipotesi teologiche».
Caro dottor Barth, la ringrazio cordialmente per la sua lettera del 6 aprile cui trovo il tempo di rispondere solo ora. Lei mi chiede di attivarmi per una più ampia disponibilità del rito romano antico. In effetti, lei sa da sé che non sono sordo a tale richiesta. Nel contempo, il mio lavoro a favore di questa causa è ben noto. Al quesito se la Santa Sede «riammetterà l'antico rito ovunque e senza restrizioni», come lei desidera e ha udito mormorare, non si può rispondere semplicemente o fornire conferma senza qualche fatica. È ancora troppo grande l'avversione di molti cattolici, insinuata in essi per molti anni, contro la liturgia tradizionale che con sdegno chiamano «preconciliare». E si dovrebbero fare i conti con la considerevole resistenza da parte di molti vescovi contro una riammissione generale.
Diverso è tuttavia pensare a una riammissione limitata. La stessa domanda verso l'antica liturgia è limitata. So che il suo valore, naturalmente, non dipende dalla domanda nei suoi confronti, ma la questione del numero di sacerdoti e laici interessati, ciononostante, gioca un certo ruolo. Oltre a ciò, una tale misura, a soli 30 anni dalla riforma liturgica di Paolo VI, può essere attuata solo per gradi. Qualunque ulteriore fretta non sarebbe di sicuro buona cosa.
Credo tuttavia, che a lungo termine la Chiesa romana deve avere di nuovo un solo rito romano. L'esistenza di due riti ufficiali per i vescovi e per i preti è difficile da «gestire» in pratica. Il rito romano del futuro dovrebbe essere uno solo, celebrato in latino o in vernacolo, ma completamente nella tradizione del rito che è stato tramandato. Esso potrebbe assumere qualche elemento nuovo che si è sperimentato valido, come le nuove feste, alcuni nuovi prefazi della Messa, un lezionario esteso - più scelta di prima, ma non troppa -, una «oratio fidelium», cioè una litania fissa di intercessioni che segue gli Oremus prima dell'offertorio dove aveva prima la sua collocazione.
Caro dott. Barth, se lei si impegnerà a lavorare per la causa della liturgia in questa maniera, sicuramente non si troverà solo, e preparerà «l'opinione pubblica ecclesiale» a eventuali misure in favore di un uso esteso dei libri liturgici di prima. Tuttavia bisogna essere attenti a non risvegliare aspettative troppo alte o massimali tra i fedeli tradizionali.
Colgo l'occasione per ringraziarla del suo apprezzabile impegno per la liturgia della Chiesa romana nei suoi libri e nelle sue lezioni, anche se qua e là desidererei ancora più carità e comprensione verso il magistero del Papa e dei vescovi. Possa il seme da lei seminato germinare e portare molto frutto per la rinnovata vita della Chiesa la cui «sorgente e culmine», davvero il suo vero cuore, è e deve rimanere la liturgia. Con piacere le impartisco la benedizione che lei ha domandato.
lunedì 24 agosto 2009
NUOVA RESISTENZA
Oggi la nuova Resistenza in cosa consiste? Nel difendere
DEMOCRAZIA
IN TUTTO IL PAESE
SULLA RU486 ANCHE TETTAMANZI SI ALLINEA CON IL VATICANO
Tettamanzi ha scelto Ferragosto e la festa dell'Assunta per parlare nel Duomo della città, della "cultura della morte che ha innumerevoli e svariatissime concretizzazioni, tutte inaccettabili". Un parroco bellunese, invece, l'arcidiacono del Cadore Renzo Marinello,ha utilizzato un'immagine choc per definire la Ru486: non una "medicina" ma un moderno "insetticida" che servirebbe per uccidere "l'insetto-creatura umana".
ANGELETTI NON CAPISCE
In realtà Angeletti, il segretario della UIL, non ha mai capito quasi nulla della condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Ma in questi giorni, dopo le lotte della INNSE, del Colosseo e di altre aziende, Angeletti ha dimostrato di capire ancora di meno: "Io posso dire ai lavoratori che vogliono imitare questi comportamenti: non provateci perché non sono una soluzione. Ma è difficile per noi tenere sotto controllo questo tipo di proteste specie quando in un contesto di crisi ognuno teme di essere abbandonato o non sufficientemente considerato". Parole deplorevoli. Certo che esistono i rischi della frammentazione e non bisogna perdere di vista le battaglie collettive. Ma non toccherebbe ad un sindacato degno di questo nome operare per cucire il tessuto e animare la lotta anzichè tenerla "sotto controllo"? Bene fa il sindacato quando si inserisce in queste lotte particolari che possono diventare i veri fiammiferi e i più validi laboratori per far rinascere orizzonti collettivi.
UN INVITO AD INDAGARE
Possibile che nessuno abbia pensato di indagare a fondo sull'interesse che il presidente del consiglio manifesta per la Libia e per Gheddafi, e le periodiche visite ?
· Accordi privilegiati con l'ENI, miliardi di donazioni, autostrada (che costruirà Impregilo),
· si sommano agli interessi verso la Tunisia, dove lo stesso presidente si è recato con un importante imprenditore franco-tunisino del settore televisivo;
· non va trascurato l'interesse per Russia e Turchia, quando si è imposto come presenzialista alla firma degli accordi sul metanodotto, con l'ENI sempre il prima fila di tali accordi.
Amministratore delegato dell'ENI è Paolo Scaroni, nel luglio 1992 venne arrestato con l'accusa di aver pagato tangenti al Partito Socialista Italiano chiese di patteggiare la pena: 1 anno e 4 mesi, sotto la soglia della carcerazione. Personaggio, quindi, molto "duttile", la cui presenza ai vertici dell'ENI non fa altro che aumentare i timori che sotto sotto possa esserci del marcio, a titolo personale , da parte di chi sar3ebbe stato in con dizione di acquisire grandi quote azionarie dell'ENI, in tempi, per i comuni mortali, non sospetti.
Lo stesso Scaroni ha espresso ferme critiche nei confronti del Governo Prodi accusato di essere inconcludente per quanto concerne le grandi opere; casualmente ricevette azioni della società sportiva AC Milan, cedutagli direttamente dal presidente Berlusconi.
http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Scaroni
SONO RIPRESE TUTTE LE ATTIVITA'
Guardo la città: sono riaperti tutti i negozi, le fabbriche, i cantieri, le attività. Finalmente c’è a Torre Pellice la Festa del Partito Democratico, una brutta e striminzita imitazione delle feste dell’Unità. Molto moderati, molto silenziosi, molto cauti. Una opposizione alla cotonina.
DON PIERO NOTA
Don Pero Nota, reduce dal Guatemala e ora a Torino, è disponibile a venire a trovarci una sera per un dialogo nella sede della comunità. Concorderemo la data.
LE NOTTI A L'AQUILA
Dal caldo al freddo. Fra due o tre gironi a L’Aquila le notti, mi comunicano degli amici, diventeranno fredde. Le tendopoli sono invivibili. Il governo continua a fare proclami, a rilasciare dichiarazioni, ma tutto prosegue a rilento. Se si fosse lasciata l’iniziativa in mano agli amministratori locali (sindaco e presidente della Provincia), ora avremmo altri risultati.
domenica 23 agosto 2009
IL PAESE CHE BOSSI VUOLE
TAPPO DI UN AEREO CADE SU UNA CASA
GRUPPO DI SALVARANO CORREZIONE DI ORARIO
Sabato 19 settembre l'incontro del gruppo di Salvarano qui a Pinerolo con me ha inizio alle ore 15 e non alle ore 16,30 come precedentemente comunicato su questo blog.
Consiglio come letture preparatorie, alcuni libri:
v ORTENSIO DA SPINETOLI, Bibbia parola di uomo,- Edizioni La Meridiana, pagg. 88, 12.
v BORGHI-PETRAGLIO, La scrittura che libera, Borla, pagg. 512, 38.
v BORGHI-PETRAGLIO, La fede attraverso l'amore, Borla, pagg. 480, 38.
v JOSE VIGIL, Teologia del pluralismo religioso, Borla, pagg. 500, 43.
v FRANCO BARBERO, Olio per la lampada e Gli anni dell'impotenza.