mercoledì 31 marzo 2010

IL VOLTO DELL'ALTRO

 

Il volto assoluto

 

Quando parlo di “persona”, dell’altro, uso il termine “volto”.

Noi chiamiamo volto il modo in cui si presenta l'Altro. E' proprio il volto che inizia e rende possibile ogni discorso ed è il presupposto di tutte le relazioni umane.

L'altro non è un dato che viene afferrato quasi mettessimo le mani su di lui. L'altro mi guarda e mi riguarda e si disfa dell'idea che ho in mente di lui.

Incontriamo l’altro nel suo volto e in questa prossimità si gioca la relazione. Il volto è l'indisponibile per eccellenza. Lo sguardo è conoscenza e percezione. La relazione col volto può essere dominata dalla percezione, ma ciò che è specificatamente volto, è ciò che non vi si riduce. Anzitutto c'è la sua esposizione diretta, senza difesa nella quale appare la sua nudità dignitosa.

Il volto è nudo, non mi relaziono a lui conoscendolo.

Il volto si rivela senza che io arrivi a 'svelarlo' con le mie strutture cognitive e precomprensioni che vorrebbero 'neutralizzarlo'.

Il volto dell'Altro ha significato di per sé, si impone al di là del contesto fisico e sociale: il senso del volto non consiste nella relazione con qualcos'altro, esso è senso per sé, mi conduce al di là, mi parla e mi invita ad una relazione che non ha nulla a che vedere con un potere che si esercita. Il volto si sottrae al possesso.

Prima di ogni avventura speculativa, è nell'incontro con l'altro che si fa strada l'idea dell'infinito.

 

 

Emmanuel Lévinas

Totalità e Infinito

 

L'ARCIVESCOVO CHE ASSOLVE TUTTI MENO VENDOLA

A Trani c'è chi ha le idee chiare sulle inchieste giudiziarie pugliesi degli ultimi mesi, e non solo su quelle: l'arcivescovo Giovanni Battista Pichierri. Intervistato dal sito vaticanista Pontifex, il monsignore ha detto di non trovare nulla di scandaloso o di "contrario all'etica" nelle pressioni di Berlusconi sull'Agcom per censurare i programmi Rai. In un altro intervento ha poi assolto il numero uno della Protezione civile "Si punisce Bertolaso per bastonare il capo di un governo legittimamente eletto".

Solo con il governatore pugliese di sinistra Nichi Vendola Pichierri è stato duro: "Si eviti ogni deprecabile forma di personalismo o populismo" (pc)

VIAGGIARE

La mia vita chiede di viaggiare,

la vita ci obbliga a viaggiare.

Per via accade qualcosa di importante

o almeno può accadere…

Partì la goccia

dalla patria, e tornò

trovò la conchiglia

e divenne una perla…

O uomo! Viaggia

da te stesso in te stesso

ché da simile viaggio

la terra diventa purissimo oro.

 

Rûmî

poeta e mistico persiano

 

UNA BELLA OCCASIONE ECUMENICA

 
CON PREGHIERA DI MASSIMA DIFFUSIONE

Il 17 e 18 aprile don Barbero e Ferrario a Casa Cares con "Fiumi d'acqua viva"


E' quasi tutto pronto per l'avvio, il 17 e 18 aprile del ritiro - convegno dell'Associazione "Fiumi d'acqua viva - Evangelici su Fede e Omosessualità" dedicato quest'anno all'omoaffettività e alle benedizioni delle coppie dello stesso sesso con il versetto "Dove andrai tu, andrò anch'io" (Rut 1,16). La due giorni avrà luogo nella splendida struttura di Casa Cares (Reggello - Firenze) che vedrà la partecipazione di ospiti del calibro di don Franco Barbero, il teologo valdese Fulvio Ferrario e quello episcopale Gianluigi Gugliermetto. Il pomeriggio di sabato 17 i lavori avranno inizio alle 15.30 con le presentazioni dei partecipanti e le relazioni degli ospiti che saranno successivamente discusse in piccoli gruppi. Dopo una cena offerta dalla struttura ospitante, vi sarà una serata di preghiera comunitaria. Domenica 18, dopo la colazione comunitaria, proseguirà la riflessione comune in assemblea plenaria circa le relazioni del giorno precedente e l'esperienza vissuta a Casa Cares. Il ritiro si concluderà con il culto evangelico della tarda mattinata e il pranzo. Sono ancora liberi gli ultimi posti per pernottare, per le prenotazioni contattate la Segreteria dell'Associazione via mail fiumidacquaviva@gmail.com o telefonando al 333.2876387 (Andrea)
Potete scaricare dal nostro sito il programma del ritiro.

Fulvio Ferrario (Milano, 1958), pastore e teologo valdese, è professore ordinario di teologia sistematica alla Facoltà Valdese di Teologia a Roma. Studioso di Karl Barth e Dietrich Bonhoeffer, tra le sue opere segnaliamo Libertà di credere (2000) e Tra crisi e speranza (2008).
don Franco Barbero (Savigliano, 1939) è presbitero cattolico dimesso allo stato laicale nel 2003 dall'allora cardinale Ratzinger, anche se si sente ancora pienamente nel suo ministero. E' tuttora animatore spirituale della Comunità di base di Pinerolo (TO) e commentatore della realtà religiosa italiana. Sostenitore delle benedizioni alle coppie omosessuali da trent'anni, ha personalmente celebrato numerose unioni gay dentro la sua comunità.
Gianluigi Gugliermetto è teologo episcopale

Location
Casa Cares è una struttura della Chiesa Valdese situata dentro la settecentesca Villa "I Graffi" in località Pietrapiana (Reggello – Firenze) a pochi chilometri da Vallombrosa, in una delle zone più belle d'Italia e della Toscana. Vi si giunge attraverso la SR 69 (Pontassieve/Vallombrosa), attraverso l'uscita Incisa Valdarno dell'A1 o tramite collegamento ferroviario dalla stazione di Firenze SMN a pochi chilometri dalla villa.
www.casacares.it

martedì 30 marzo 2010

CERCHIAMO DI CAPIRE

Mi sembra troppo facile mettere sul conto di Grillo e soci la gran parte della sconfitta della Bresso in Piemonte. Grillo non da oggi è di fatto un intelligente affluente della Lega Nord. Gli istrioni tra loro sono convergenti e portano, anche se le apparenze coprono l'operazione politica reale, sempre al populismo. Questo mi sembra abbastanza assodato.

Resta il fatto che questa sinistra, anche rappresentata da una donna come Mercedes Bresso, non ha ancora trovato una sua configurazione politica precisa e programmatica.

E poi, non dimentichiamolo, in Piemonte come nel Lazio, le gerarchie cattoliche hanno esercitato una pressione non indifferente. In ogni caso il berlusconismo ha partorito il leghismo ed ha cambiato l'Italia e gli italiani (e forse ancora di più  le italiane). Il disprezzo delle regole e la cancellazione della solidarietà sono penetrate nel sociale e nello stile di vita delle persone. Ora sono vincenti. È triste, ma occorre prenderne atto. Come cittadini e come cristiani bisogna ripartire con la consapevolezza che la lotta sarà dura e lunga. Nella notte più buia può nascere un'alba radiosa. Bisogna prepararla, senza nulla cedere alla sfiducia. Nonostante tutto, è Pasqua di risurrezione.

STUPIRSI DI GRILLO?

Ho sempre pensato e scritto che Grillo , a parte alcune sue uscite intelligenti, di fatto è il più sicuro alleato di Bossi. I risultati delle recenti elezioni lo confermano. Ma lui fa il suo mestiere di "travestito alleato" della Lega Nord e non me ne stupisco
Mi stupiscono, invece, quelli che lo hanno votato pensando di fare qualcosa di nuovo anche a livello istituzionale.
Ma Grillo solleva un problema vero: i politici devono, come Vendola, stare dentro i problemi veri della gente.

DOPO L'ESODO LEGGIAMO…

Venerdì 26 marzo il gruppo biblico di Torino ha terminato la lettura del libro dell'Esodo. Ritengo che sia stata una delle serate bibliche più coinvolgenti.

Abbiamo cercato di individuare dentro i due Testamenti il "filo rosso" dell'Esodo, cioè in quali passi viene ricordata e ripresa l'esperienza della "liberazione, uscita, salita" dalla "casa di schiavitù".

Il cammino di liberazione è sempre un'uscita da qualche "prigione" ed è sempre una strada in salita… Il gruppo, ripercorrendo i vari testi disseminati qua e là, si è coinvolto scoprendo che il messaggio è tuttora di viva attualità. E adesso?

Ci ritroveremo ad aprile nei venerdì 9 e 23 alle ore 18 presso la Libreria Claudiana di Via Principe Tommaso 1 a Torino. Dedicheremo alcuni incontri alla lettura dei Proverbi. Sarà una sorpresa.

Venga chi è interessato.

Per informazioni 340/8615482

BEN CONSERVATA MA NON CONFERMATA

Quanto a trucco ne uso poco, ne ho meno bisogno di Berlusconi. Sono più giovane e meglio conservata, anche senza lifting. Ma, scherzi a parte, sono sempre più esterrefatta dell'indecente qualità della loro campagna elettorale. Mercedes Bresso, La Repubblica 24 marzo

PREPARARSI ALLA PASQUA

La Scrittura, l'innario e il silenzio

 

L'invito, dunque, è a prepararsi alla Pasqua declinando la fede come sapienza del leggere, creatività del celebrare e scelta di rientrare in se stessi. Gli strumenti necessari non hanno nulla eccezionale: hanno il sapore quotidiano del pane  e del vino. Sono gli ingredienti-base della vita cristiana di sempre, sottratti però al logorio dell'abitudine. Si tratta di prendere in mano la Scrittura cercando di farla parlare. Ovvero: leggendola con calma, senza fretta, utilizzando tutta l'intelligenza e la perspicacia di cui siamo capaci. Per chi ha perso la pratica di una lettura quotidiana della Bibbia, i giorni che precedono la Pasqua potranno essere un tempo favorevole per riprovare a sottrarre la fede all'inerzia, per tornare a essere lettori curiosi e interessati a capire.

E insieme alle Scritture, sarà bene prendere in mano l'innario. Non tanto per fare prove di canto, quanto piuttosto per compiere esercizi di intelligenza poetica. La densità dei testi degli inni, come quella dei gesti liturgici,ci aiuterà ad aprire "gli occhi del cuore" (Ef 1,18), a riapprendere l'alfabeto dello stupore  e della gratitudine.

Il tutto, però, in un contesto di silenzio. Bisogna scegliere di pregare, di sottrarre al sonno il proprio tempo per dedicarlo alla veglia, al dialogo con Dio. La Pasqua va preparata nel cuore in ascolto. (Lidia Maggi, pastora battista)

DI RIORNO DAL FORUM DEI GRUPPI DI OMOSESSUALI CRISTIANI

Cari amici scalini ,

eccomi appena tornato dal forum ,a portare a voi la mie impressioni..

Il  forum si è svolto in un bellissimo comlpesso con un grande parco , di priprietà di frati. L'accoglienza dello staff organizzatore e tutta l'organizzazione è stata molto curata.I tanti gruppi di credenti omosessuali presenti , di tutta italia ,da milano a cremona,padova ,vicenza ,udine, firenze, roma ,napoli, catania, palermo ecc... hanno portato testimonianze di come vivono la realtà cristiana sul loro territorio.

La presenza di rappresentanti della chiesa valdese, di un sacerdote gay cattolico, di un esperto vaticanista scrittore giornalista Marco Politi,giornalisti ,scrittori e Enrique Vilà rappresentante dell'europaforum,hanno contribuito a sviluppare la tematiche sul come e cosa fare x vivere una dimensione cristiana all'interno delle comunità , una di queste è la necessità di maggiore visibilità.

Nell'ultimo giorno inoltre 2 momenti toccanti ,la preghiera x coloro che si sono tolti la vita x non aver avuto la forza di continuare la lotta, e la testimoniaza di un giovane  palermitano edi Gianni Geraci.,del Guado. Tutto il materiale libri e bolettini e volantini che abbiamo portato sono andati a ruba.

Una bella esperienza che io e Paola, spiegheremo meglio nel prossimo incontro di aprile 24-25 . Un abbraccio a tutti e buona Pasqua 

Giuseppe

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lunedì 29 marzo 2010

RICEVO DAL GRUPPO PINEROLESE "VALORE LAICITA'"

Per un’etica della politica

 

(riflessioni e proposte conseguenti alla riunione del 23 marzo 2010)

 

            Le recenti vicende hanno messo a nudo, con un’evidenza ed una diffusione ancora maggiore di quelle di cui eravamo a conoscenza, un costume di corruzione politica smisurata.  Il ceto politico continua ad attribuirsi privilegi sempre meno accettabili.  La diffusione dei metodi clientelari sembra contagiare, sia pure in misura diversa, tutte le forze politiche.  La qualità, la probità e la competenza di gran parte della classe politica si rivelano sempre più scadenti, ed alimentano la disaffezione dei cittadini.

            Tutto ciò ripropone con forza l’importanza della “questione morale”, la necessità di proposte concrete al riguardo, e l’esigenza di una mobilitazione nei confronti dei partiti, almeno quelli che si può presumere siano disposti a farsene carico.

            Pur nella consapevolezza che gli interventi legislativi non sono sufficienti, da soli, a sanare un problema di costume, essi possono esprimere un orientamento e, a medio termine, anche una guida effettiva dei comportamenti.  Riteniamo perciò necessario che le forze politiche alle quali guardiamo assumano le proposte che seguono come parte essenziale e qualificante del loro programma.

 

*****

 

1)         Occorre spezzare il circuito vizioso innescato dalla politica dispendiosa.

            Le spese elettorali sempre più ingenti diventano il motivo pretestuoso per giustificare emolumenti sempre più elevati, gli unici che possano fronteggiarle.

            Questo, a sua volta, genera un’asimmetria tra i candidati che già svolgono funzioni pubbliche  altamente retribuite, e gli altri;  alimenta il professionismo della politica e la tendenziale inamovibilità;  incrementa il clientelismo; riduce il ricambio;  sottrae credibilità e consuma risorse altrimenti utili.

            Si propone pertanto di:

a)         porre un tetto alle spese elettorali più severo di quello sancito dalla legge 515 del 1993; e  considerare rientranti in tale ammontare le spese comunque legate a fatti manifestazioni o  espressioni dai quali il candidato o il partito riceva beneficio, da chiunque gli esborsi siano sostenuti, e con qualunque accorgimento si tenti di aggirare il limite.  Sanzionare in modi efficaci la violazione dei limiti di legge, anche con l’ineleggibilità qualora lo sforamento superi un certo valore.

b)         ridimensionare le indennità dei parlamentari italiani, allineandole alla media delle indennità percepite dai parlamentari dell’Unione Europea; e conseguentemente definire le indennità delle funzioni pubbliche elettive diverse da quelle, secondo una scala decrescente, in ragione del livello istituzionale.  Sfrondare i benefici diversi dalle indennità, che non siano oggettivamente giustificati.

            [ il cospicuo risparmio potrà essere destinato, tra l’altro, a corsi di formazione alla politica, funzionali all’esigenza di cui al punto 3.b)  ]

 

2)         Occorre rivedere il sistema di finanziamento dei partiti, legando l’erogazione pubblica non all’astratto numero dei votanti, ma al concreto sostegno finanziario ricevuto dai privati.

            L’erogazione pubblica - da conservare - deve essere non superiore alla somma dei finanziamenti effettuati dagli iscritti e dai simpatizzanti.

            In tal modo si obbligano i partiti a rendere evidenti le fonti e l’ammontare dei finanziamenti privati (trasparenza), e si stimolano i partiti a superare la loro auto-referenzialità, coinvolgendo di più i cittadini (democraticità) e rendendosi più “accettati” dai medesimi.

 

3)         Occorre qualificare il personale politico, sia sotto il profilo della probità sia sotto quello della competenza.

            La legge elettorale vigente oggi consente alle segreterie dei partiti la selezione integrale dei parlamentari ed assegna loro un ruolo quasi sempre determinante per l’individuazione delle altre candidature.

            Ciò comporta la dequalificazione di una parte cospicua degli eletti, e uno svilimento nella percezione generale della politica, intesa come l’unico mestiere per il quale non occorre una preparazione specifica.

a)         Anche il requisito minimo richiesto per svolgere una funzione pubblica elevata - l’incensuratezza - è largamente accantonato, essendo notorio che a molte cariche elettive accedono anche persone inquisite e condannate.

            La legge può poco al riguardo.  Quando fu approvata la legge n. 55 del 1990 (e subito dopo la legge n. 16 del 1992, che la integrava), la quale sanciva la non candidabilità di coloro che erano stati condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati afferenti la pubblica amministrazione, la Corte Costituzionale dichiarò illegittima questa previsione, in nome della presunzione di non colpevolezza che opera sino al formarsi del giudicato (pronuncia n. 141 del 1996).  E poiché la sentenza definitiva giunge di regola dopo parecchi anni, questo consente anche a dei malfattori di far parte di assemblee elettive.

            Devono quindi essere i partiti ad operare quel filtro che la legge non può imporre se non tardivamente.  Per assicurare il minimo di moralità pubblica che si deve esigere, e nello stesso tempo per non privare dei diritti politici il cittadino che sia semplicemente indagato, i partiti possono svolgere questa funzione di garanzia assumendo l’impegno formale a non candidare, a qualsiasi carica pubblica, persone imputate di reati qualificati, la cui colpevolezza sia stata almeno delibata da un giudice e non solo da un pubblico ministero.

b)         Il candidato non deve essere solamente incensurato, ma deve poter assicurare una certa capacità a svolgere la funzione cui aspira.  La scarsa professionalità di molti eletti contribuisce gravemente a rendere le assemblee elettive subalterne agli organi di governo, e quindi ad alterare gli equilibri democratici.

            I partiti potranno recuperare una gran parte della credibilità oggi dispersa, se si faranno garanti della qualità delle persone che, loro tramite, intendono candidarsi a funzioni elettive.  E’ vivamente raccomandabile che essi espongano formalmente - previa ampia discussione con gli iscritti e con i simpatizzanti - una serie di parametri indicatori, dei quali i candidati dovranno possedere almeno taluni. A mero titolo di esempio, si possono addurre: l’assidua e fruttuosa partecipazione a corsi di formazione politica, confacenti al tipo di carica cui il soggetto aspira;  il documentato possesso di competenze in un settore nel quale la funzione si esercita;  un’esperienza amministrativa di una qualche consistenza o durata;  il conseguimento di risultati specifici nell’attività sino a quel momento esercitata; e altri eventuali.

 

4)         Occorre che i partiti si impegnino ad esigere, da parte di tutti gli eletti che ad essi fanno riferimento, la maggior possibile imparzialità e correttezza  nell’esercizio dei poteri discrezionali loro affidati.

            L’eletto è uomo (o donna) di parte nel perseguimento degli obiettivi politici della forza alla quale aderisce, perché come tale si è presentato, e perché gli obiettivi politici sono oggettivamente propri di una parte, e non (necessariamente) di tutti.  Ma è uomo dell’istituzione nei comportamenti e nell’impiego degli strumenti funzionali a quegli obiettivi: appalti, concessioni, assunzioni, finanziamenti, consulenze, incarichi, spese, ed ogni altra attività nella quale si esprime la discrezionalità politica, devono essere praticati secondo il criterio del maggior vantaggio per l’istituzione, e non del maggior beneficio per gli omologhi o, peggio ancora, per se stesso.

 

*****

 

            Sottoponiamo queste richieste ai partiti, sollecitandone vivamente l’accoglimento.

 

 

                                                                                                          (Elvio Fassone)

RIPROPONGO UNA MIA VECCHIA RIFLESSIONE

 
 
CONSIDERAZIONI SUL PERDONO

Perdono: la parola significa "dono grandissimo".

La comunità non celebra un perdono qualsiasi ma lo connette a Dio che ne è l'origine. Dunque, noi viviamo i nostri giorni come avvolti/e nell'amore perdonante ed accogliente di Dio. Non qualcuno, non qualcuna. Non chi è meritevole: Tutti, tutte. Il perdono non è una medaglia da conquistare, ma un dono da accogliere, un clima da vivere, un'atmosfera in cui esistere e di cui prendere gioiosamente consapevolezza.

Da questa sorgente che è Dio, da questa condizione di persone perdonate siamo sospinti e sospinte a diventare operatori di perdono. Se mettiamo a frutto il perdono che Dio ha accordato a noi, possiamo perdonare a noi stessi i nostri errori e possiamo perdonarci a vicenda.

Si, noi possiamo mettere a frutto l'amore perdonante di Dio solo se lo rendiamo operante e concreto dentro di noi e fuori di noi, nelle relazioni quotidiane. Un perdono che non corra dalla sorgente al fiume, che non sia accolto e vissuto tra fratelli e sorelle, rischia di essere un'illusione. L'acqua che non corre diventa uno stagno (Franco Barbero, ciclostilato 1979).

La celebrazione di questa sera vuole benedire, ringraziare il "Dio dei perdoni" e riaccostarci a Lui come pozzo, sorgente per creare in ciascuno/ciascuna di noi un cuore aperto alla pratica del perdono.

UNA LETTERA DA MEDITARE

Lettera aperta a Benedetto XVI

(e a tutti coloro che amano definire il celibato obbligatorio un “valore sacro”)

 

Lo spunto è la notizia di alcuni giorni fa, una delle tante affermazioni a valle di una vera e propria esplosione degli scandali di pedofilia nelle fila del clero:

 

PAPA: Il Celibato è un valore sacro

"L'orizzonte dell'appartenenza ontologica a Dio costituisce la giusta cornice per comprendere e riaffermare, anche ai nostri giorni, il valore del sacro celibato, che nella Chiesa latina è un carisma richiesto per l'Ordine sacro ed è tenuto in grandissima considerazione nelle Chiese Orientali", ha spiegato il Pontefice durante il convegno "Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote".

"Esso è autentica profezia del Regno, segno della consacrazione con cuore indiviso al Signore e alle 'cose del Signore', espressione del dono di a Dio e agli altri. Quella del sacerdote è, pertanto, un'altissima vocazione che rimane un grande mistero anche per quanti l'abbiamo ricevuta in dono. I nostri limiti e le nostre debolezze devono indurci a vivere e a custodire con profonda fede tale dono prezioso, con il quale Cristo ci ha configurati a sé, rendendoci partecipi della sua missione salvifica".

 

Chi scrive è un gruppo di donne, di ogni parte d’Italia, che ha vissuto o vive tutt’ora l’esperienza di una relazione con un prete o religioso. Siamo abituate a vivere nell’anonimato quei pochi momenti che il prete riesce a concedere e viviamo giornalmente i dubbi, le paure e le insicurezze dei nostri uomini, supplendo alle loro carenze affettive e subendo le conseguenze dell’obbligo al celibato.

E’ una voce, la nostra, che non può essere ignorata, dal momento che vi ascoltiamo riaffermare la sacralità di ciò che sacro non è, una legge, ignorando al contempo i diritti fondamentali delle persone. Ci ferisce 

 il disprezzo con cui nei secoli e nelle recenti dichiarazioni si cerca di mettere a tacere il grido di uomini e donne che patiscono nell’ormai lacerato sudario del celibato obbligatorio.

Intendiamo ribadire – nonostante ormai molta parte dei cristiani lo sappia - che questa disciplina non ha niente a che vedere né con le scritture in genere, Vangeli in particolare, né con Gesù, che non ne ha mai parlato.

Anzi, per quanto ne sappiamo, egli amava circondarsi di discepoli, quasi tutti sposati, e di donne. Ci direte che anche Gesù ha vissuto da celibe e il prete semplicemente si conforma alla sua scelta. Ecco, appunto, una scelta. Ma una norma non può essere una scelta, se non forzandone il senso. Se poi lo si definisce carisma, non può dunque essere imposto né richiesto, tanto meno al Signore, il quale ci ha voluto liberi, perché amore è libertà, da sempre.

E’ quindi verosimile pensare che intendesse negarne determinate espressioni ad alcuni dei suoi discepoli, al di là di ogni supposta opportunità?

 Sono risapute le ragioni che, a suo tempo, hanno spinto la gerarchia ecclesiastica a inserire questa disciplina nel proprio ordinamento giuridico: interesse e  convenienza economica. Poi il tutto nei secoli è stato condito con una certa dose di misoginia e ostilità verso il corpo, la psiche e le loro esigenze primarie.

E’, dunque, una legge “umana”, nel senso lato del termine. E’ da qui che bisogna partire, affinché ci si interroghi  se, come tutte le leggi umane, ad un certo punto, in un certo momento storico, non sia il caso di ridiscuterla e modificarla o addirittura, come auspichiamo, eliminarla.

Per  far questo, occorre molta umiltà, molto coraggio, quello di discostarsi dalle logiche di potere per scendere con lealtà nel mondo degli uomini al quale, piaccia o no, anche il prete appartiene.

 

Citando Eugen Drewermann (“Funzionari di Dio – psicodramma di un ideale, Raetia, 1995),  “Secondo l’ideologia teologica la persona del  singolo chierico assomiglia a un secchio d’acqua: bisogna svuotarlo completamente del suo contenuto per riempirlo fino all’orlo con tutto ciò che ai superiori ecclesiastici sembra desiderabile. In questo modo si neutralizza tutta la sfera dei sentimenti umani a favore del decisionismo del potere. Di tutta la gamma dei possibili rapporti umani sopravvive solamente un tipo di rapporto: la corrispondenza fra l’ordine e la sottomissione, il rituale di padrone e servo, l’astrazione e la riduzione della vita al formalismo del rispetto di determinate direttive”.

Non è una questione di avere più tempo da dedicare agli altri, come recita la più gettonata tra  le innumerevoli frasi fatte utilizzate da coloro che ritengono che il chierico non debba e non possa avere un compagna, ma piuttosto un rifiuto dell’idea che gli sia consentito di godere di una presenza sentimentale più intima e personale, a volte addirittura delle stesse amicizie.

Infatti, prosegue Drewermann, “L’identificazione obbligatoria con il ruolo professionale non gli permette di vivere se stesso come persona, e quindi non ha altra possibilità che fingere il calore umano, la vicinanza emotiva, la comprensione pastorale, l’empatia, facendo smancerie, invece di vivere in modo autentico”.

Secondo questa visione istituzionalizzata, il prete si realizza nel suo ministero, attraverso l’ordine sacro, solo da celibe e per tutta la vita. Ma la decisione presumibilmente libera di un giovane ragazzo, entusiasta di una grande proposta che pensa di aver ricevuto, non presuppone che la sua profonda adesione al messaggio di Gesù non possa crescere, maturare, cambiare e magari meglio esprimersi, ad un certo punto, attraverso un presbiterato uxorato. E’ semplicemente questo che accade, quello che non si è in grado di vedere o di valutare a pieno.

Una scelta di questo tipo non può essere immutabile, e non si tratta né di un tradimento né tanto meno di una caduta o di una trasgressione perché l’amore non trasgredisce l’amore.  E il prete, come ogni essere umano, ha bisogno di vivere con i suoi simili, di provare dei sentimenti, di amare e di essere amato e anche di confrontarsi profondamente con l’altro, cosa che, difficilmente è disposto a fare per paura di esporsi ad un pericolo.

 Dietro alla cortina del detto e non-detto, questo è ciò che viviamo. E’ come se questo sistema ecclesiastico, con le sue norme, riuscisse ad imprigionare la parte più sana di tutti noi.

Cosa accade, di fatto, se il prete si innamora? Può scegliere:

1.      Di immolare le proprie esigenze e i propri sentimenti, nonché quelli della donna, a vantaggio di un “bene più grande”  (quale?)

2.      Di viversi la storia di nascosto, con l’aiuto e la complicità dei superiori, basta che non si venga a sapere e che non si lascino tracce (leggi figli)

3.      Di “gettare la tonaca alle ortiche”, espressione consueta che definisce la scelta di qualcuno che non ce l’ha fatta, cioè di un traditore.

Ciascuna di queste opzioni provoca un dolore grande alle persone coinvolte che, comunque vada, hanno molto da perdere.

E quali sono le scelte per la donna?

1.      Immolare le proprie esigenze ed i propri sentimenti a vantaggio di “un bene più grande” (in questo caso il bene del prete)

2.      Di accettare di vivere la storia di nascosto, passando il resto della sua vita nell’attesa che il prete possa dedicarle alcuni ritagli del suo tempo, attimi rubati, sacrificando il sogno di una storia accanto ad un uomo “normale”

3.      Portare il peso di colei che ha costretto il prete “a gettare la tonaca alle ortiche”, oltre a condividere il peso del suo presunto “fallimento”.

Un prete che lascia è comunque considerato “colui che non è riuscito a portare avanti la grande necessaria rinuncia”, e quindi in qualche modo viene isolato. E questa è una cosa difficile da sopportare, per chi è convinto di essere “un prescelto, uno che ha ricevuto una chiamata speciale”, l’Alter Christus, che con un solo gesto delle mani consacra, trasforma la natura delle cose … che perdona, che salva!

E’ possibile rinunciare a tutto questo? E per che cosa?

Per una normale vita di coppia, che suona perfino banale al confronto delle potenzialità che il “funzionario di Dio” può esercitare attraverso l’ordine sacro.

Eppure, una delle frasi ricorrenti detta dai preti alle loro “compagne” , si riassume in poche parole “ho bisogno di te per essere quello che sono”, cioè , un prete.

Non stupitevi! Per riuscire ad essere testimoni efficaci dell’amore hanno bisogno di incarnarlo e viverlo pienamente, così come la loro natura esige. E’ una natura malata? Trasgressiva?

 

A ben leggere, questa espressione tradisce invece l’urgenza di essere anche parte di un mondo a due, di poter esercitare quel diritto naturale e fondamentale di cui spesso la chiesa istituzionale parla nelle ufficialissime e latine encicliche, riservato evidentemente ai soli laici, e negato ai chierici, che diventano  così esseri soprannaturali, talmente separati da tutti gli altri, da non riuscire più a distinguerne i contorni.

 

 Ma è possibile che non riusciate a vedere che il prete è dolorosamente solo? Ha un sacco di cose da fare, che gli riempiono la giornata ma gli svuotano il cuore.  Spesso neanche se ne accorge, preso com’è dalle liturgie e dalle incombenze del suo ufficio. 

E può capitare che tra le conoscenti  ve ne sia una speciale che sembri, già a un primo sguardo, fatta apposta per scaldargli il cuore, completando ed arricchendo anche il ministero. E’ questo che accade, molto semplicemente.

 

Ma la disciplina ecclesiastica dice “No, tu sei stato scelto per qualcosa di più grande”. E si sente mancare, perché non riesce ad immaginare qualcosa di più grande di ciò che sta provando. Ma si fida dell’obbedienza che ha promesso, pensando che rappresenti la volontà di Dio, il suo piano per lui e per quelli come lui. Il celibe eroe torna quindi alla ribalta di un’istituzione che lo pretende così e magari ha già pronta una promozione in cambio della necessaria separazione.

 

E tutto questo scempio in nome di quale amore?

Quello che fa nascondere, che fa rinunciare, quello che fa male. Non è l’amore del Padre.  Citando una conclusione di Drewermann, “Il Dio di cui parlava Gesù vuole proprio ciò che la chiesa cattolica oggi teme più di ogni altra cosa: una vita umana libera, felice e matura, che non nasce dall’angoscia, ma dalla fiducia obbediente e che è liberata dalle costrizioni della tradizionale tirannia di una teologia che preferisce cercare la verità di Dio in sacre scritture anziché nella santità della vita umana”.

 

Antonella Carisio

Maria Grazia Filippucci

Stefania Salomone

… insieme alle altre … anche a nome di tutti coloro che stanno soffrendo a causa di questa legge ingiusta

 

(a cura della redazione de Il Dialogo www.ildialogo.org)

domenica 28 marzo 2010

TAMPONARE O CONVERTIRSI ?

La cronaca continua a disseppellire questi episodi di pedofilia. L’elenco si allunga giorno dopo giorno e noi riusciamo a stento a percepire adeguatamente i danni, le angosce, le sofferenze inflitte alle vittime di queste violenze.


Vorrei esprimere tre considerazioni.


1) In queste settimane , mentre si cerca di ristabilire verità e giustizia, molti membri della gerarchia si sono posti in un atteggiamento difensivo che potrebbe nascondere la volontà di minimizzare quanto è accaduto. E’ una “liturgia” consunta prendersela con la liberazione sessuale, tirare in ballo una presunta campagna diffamatoria, una strategia pianificata ai danni della chiesa cattolica, cercare le trame oscure del complotto. Non mancano, in verità, gesti e voci che nel popolo di Dio invitano a cambiare strada dimostrando di aver capito che il bene delle persone è più importante della reputazione dell’istituzione ecclesiastica. E’ chiaro però che la regola romana della segretezza, confermata da papa Ratzinger per molti anni, ha favorito l’irresponsabilità e la copertura di questi abusi.


2) Temo che le gerarchie cattoliche vogliano “fare pulizia” e “passare ad altro”, cioè chiudere il più presto possibile “l’incidente”con qualche documento e qualche provvedimento d’urgenza. Non sto negando la necessità e l’utilità di alcune dichiarazioni e di provvedimenti immediati. Ma si può rischiare di perdere in tal modo un’altra occasione per un ripensamento ben più ampio e radicale. L’intero “capitolo” della sessualità, dei sentimenti, della corporeità, del celibato obbligatorio dei preti, del posto della donna nella chiesa e della bioetica va ripensato. Senza questo coraggio di guardarsi dentro, violentati i minori e abbandonati i “mostri” alla loro disperazione e alla loro malattia, l’istituzione chiesa presumerebbe di presentarsi come pulita e sana. Sarebbe illusorio, ipocrita e devastante perché fotograferebbe una realtà ecclesiale incapace di rigenerarsi. E’ la percezione di questo stile ecclesiastico che lascia insoddisfatti quanti esigono dalle gerarchie cattoliche una piena ammissione delle loro connivenze e delle loro complicità.


3) Ogni giorno, guardando con affettuosa preoccupazione alla mia chiesa, la vedo come una casa chiusa, sempre più chiusa. Manca l’aria e il clima diventa irrespirabile. Avverto la pesantezza dell’ambiente e la rarefazione dell’ossigeno, tipica dei luoghi chiusi. Mancano i raggi di sole, le finestre aperte, il rumore della strada, i passi e le voci che rallegrano una casa e la rendono abitata da cuori palpitanti e da teste pensanti. Questa mia cara chiesa è sempre meno una casa. Si è trasformata progressivamente in una fortezza, in un palazzo vetusto dal quale, secondo un rituale sacro e cortigiano, s’affacciano dei principi regnanti a salutare il popolo, a sollecitare riverenza, applausi ed obbedienza. Il vecchio sovrano ripete “antifone” fuori del tempo che ripropongono i quadri delle segrete stanze e i tesori del museo. Nel palazzo le funzioni, i gradi e le sacre “acconciature” nascondono le persone. Si predica molto la “santità” e si cura poco la “sanità”. Nel palazzo ogni cosa deve fare bella mostra di sé, deve stare al suo posto. Ogni “spostamento” viene guardato con sospetto, come un attentato all’ordine stabilito. La ricerca è sorvegliata, i teologi e le teologhe disturbano la pace e il silenzio. La libertà di parola e l’esercizio del pensiero critico sono bollati come corrosivi perchè sollevano domande inquietanti e vanno a rovistare negli angoli bui. Il palazzo ha bisogno di addetti che siano fedeli esecutori degli ordini ricevuti. Nei corridoi del palazzo si ascoltano bisbigli di gruppi contrapposti, tutti però intenti a tranquillizzare il sovrano e a conquistare la sua fiducia. E’ inevitabile –questo mi interessa segnalare- che in un fortilizio del genere, in una casa così chiusa ed asfittica, ci si ammali gravemente e possa prosperare ogni genere di contagio. Quando, anziché essere se stessi, si deve recitare una parte, allora compaiono i trucchi, i nascondimenti, le ipocrisie, le perversioni, le violenze…..Il guaio è che la pastorale cattolica ha dislocato un po’ in tutto il mondo il palazzo vaticano in miniatura esportando così un modello di chiesa patogeno. Non siamo alla disperazione! A mio avviso , il rimedio esiste. Le chiese locali, le comunità parrocchiali, i centri di spiritualità e le varie realtà comunitarie debbono evitare di riprodurre il “palazzo” per diventare, invece, case vive,chiassose, ribelli, disobbedienti, accoglienti, creative….Case sulla strada, con molta attenzione e simpatia per tutti i viandanti, con il Vangelo in mano e soprattutto nel cuore.

APPUNTAMENTI

  • Martedì 30 marzo sarò a Moncalieri per un incontro sul Testamento Biologico. Per informazioni Pina 011/641087

  • Mercoledì 31 sarò a Pinerolo nella parrocchia di San Lazzaro per le liturgie comunitarie del perdono alle ore 14,45 e 20,45

  • Giovedì 1 aprile a Pinerolo incontro con alcuni che arrivano da Napoli.

UNA DEDICA

Firmo questa riforma sanitaria nel nome di mia madre, che ha dovuto lottare con le compagnie assicurative perfino mentre combatteva contro il cancro nei suoi ultimi giorni di vita. Barack Obama, 23 marzo

 

NOTTURNO

Con il viso volto ad oriente

per aspettare l'alba

e il cuore volto ad un più chiaro oriente

da cui verrà la risurrezione,

 

io mi sono coricata. Che importa

se per una sola notte o per tutte?

Uno stesso Signore mi è guida

verso l'alba e la risurrezione!

 

Margherita Guidacci

1921 – 1992

 

sabato 27 marzo 2010

UNA SCELTA SBAGLIATA

" I leader della Chiesa scelsero di proteggere la chiesa invece dei bambini". (Dall'editoriale del New York Times di ieri sullo scandalo di un prete Usa pedofilo).

DOMENICA 28 MARZO A TORINO

Ci troviamo come gruppo "comunità nascente" domenica 28 marzo, cioè domani, a Torino in Via San Pio V, 17b a partire dalle ore 10 per l'incontro mensile con la celebrazione dell'eucarestia e il pranzo autogestito. Nel pomeriggio proseguiremo con la programmazione. Il gruppo ha già calendarizzato l'incontro biblico per giovedì 15 aprile alle ore 20,15.  La giornata è aperta a chiunque voglia partecipare.

UN MAESTRO DI VITA DAVVERO INDIMENTICABILE

"Io le invettive non le lancio contro nessuno, non mi piace scagliare anatemi, gli anatemi sono espressione di fanatismo e c'è troppo fanatismo nel mondo"( Enrico Berlinguer).

UN DOCUMENTO IMPORTANTE

       NOI SIAMO CHIESA
                                               COMUNICATO STAMPA


Unisco il documento dell’International Movement We Are Church, di cui “Noi Siamo Chiesa” fa parte, diffuso ieri appena prima del nuovo caso  comparso sul New Jork Times di oggi. Esso denuncia le responsabilità del Vaticano (testo in neretto) in un sistema che, salvo eccezioni, ha pensato a nascondere i fatti e a gestirli internamente, penalizzando gravemente le vittime degli abusi sessuali sui minori.      

Vittorio Bellavite, portavoce di “Noi Siamo Chiesa”

Roma, 25 marzo 2010


Abusi sessuali : la Chiesa dovrebbe occuparsi urgentemente delle proprie strutture piuttosto che ricercare eventuali cause esterne del problema

Su alcuni aspetti della Lettera pastorale del papa Benedetto XVI alla Chiesa cattolica in Irlanda

Sul contenuto della Lettera

“Piuttosto che ricercare le cause di questo grave problema in fattori esterni, la Chiesa dovrebbe urgentemente e seriamente occuparsi delle proprie strutture, senza alcun pregiudizio e senza paura. La sua credibilità è ora messa molto seriamente in discussione” ha detto Raquel Mallavibarrena, Presidente dell’International Movement We Are Church in relazione alla Lettera del Papa alla Chiesa cattolica irlandese, firmata da Benedetto XVI il 19 marzo e resa pubblica il 20.

E’ criticabile che il Papa non voglia considerare le strutture ecclesiastiche responsabili per gli abusi sessuali dei bambini ma piuttosto addebitarne la responsabilità sui “troppi rapidi cambiamenti della società” e sui “ modi di pensarla  ed organizzarla” E’ anche inaccettabile che egli parli di  una falsa lettura del Concilio Vaticano II e dei  suoi programmi di rinnovamento.

Il Papa accusa la società di aspettarsi troppo dai membri del clero sui problemi etici,  si richiama poi al “mistero del presbiterato” come valore di fondo, dichiarando che i preti devono essere considerati come un “tipo speciale” di uomini.

Questo documento papale indirizzato ai vescovi d’Irlanda non riesce a soddisfare i fedeli e tanto meno le molte migliaia di vittime che chiedono le dimissioni dei responsabili e riforme strutturali. Non è poi sufficiente- come fa il Papa nella Lettera- raccomandare i tradizionali esercizi spirituali ma senza fare riforme di fondo.

Le forti parole del papa ai cattolici irlandesi non possono nascondere il fatto che anche il Vaticano è responsabile. La Lettera “De delictis gravioribusfirmata il 18 maggio 1981 dal Card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) e da Tarcisio Bertone (segretario dello stesso Uffici) è in materia particolarmente importante perchè non invita i vescovi a deferire i crimini alle autorità civili. Inoltre essa impone il “segreto pontificio” (“secretum pontificium”) su queste questioni.

In questo modo, i vescovi e i nunzi non hanno fatto altro  che seguire le direttive pontificie, anche se ciò non li giustifica per i loro errori nel governo pastorale delle loro Chiese. Tuttavia  il fatto che queste direttive del Vaticano siano state seguite fa in modo che il Vaticano sia complice e responsabile per la copertura  degli abusi sessuali. Quindi in relazione a questi fatti . il Papa dovrebbe chiedere perdono a nome di tutta la Chiesa, creando le condizioni per una nuova ripresa del suo ruolo.

Il possibile percorso verso la richiesta di perdono

A partire dalle migliaia di casi, particolarmente in Irlanda e negli Stati Uniti, si  pone la questione se il numero di 3000 casi in 50 anni, come dichiarato dal rappresentante della CDF il 13 marzo, sia plausibile.  La CDF dà l’impressione di falsare i dati quando parla di soli 300 casi di pedofilia “in senso stretto” ( perché relativi a vittime minori di 14 anni) Gli altri casi sono definiti come di efebofilia. Ma questi casi dovrebbero portare a condanne per pedofilia in senso stretto.

La “linea della tolleranza zero” contenuta  negli ultimi documenti  e in USA e indicata dal Papa non è esplicitamente menzionata nella Lettera. I vescovi della Chiesa cattolica romana dovrebbero essere moralmente obbligati a seguirla.

Il movimento per la riforma della Chiesa considera essenziale un cambiamento nell’insegnamento della Chiesa sui problemi del sesso. Questa revisione deve comprendere la messa in discussione del celibato obbligatorio del clero nella Chiesa latina, come è già stato suggerito anche da vescovi e da cardinali. Anche se non c’è un rapporto diretto tra il celibato obbligatorio e la violenza sessuale, la legge del celibato obbligatorio è espressione visibile della diffidenza dell’uomo di Chiesa maschio nei confronti della sessualità e delle donne. La mancanza di modi di funzionamento  collegiali e democratici è pure un problema di cui occuparsi perché le  strutture diventino credibili e partecipate  da tutto il popolo di Dio. Solo quando questi  problemi  saranno riconosciuti e affrontati, la Chiesa diventerà credibile e potrà andare nella direzione del perdono e della riconciliazione.

In questa Quaresima, la Chiesa  è invitata a pentirsi e a riformarsi in modo che il Regno di Dio annunciato da Gesù di Nazareth diventi più visibile nelle sue strutture. 


FINALMENTE AL VOTO

Un po' di silenzio fa bene al cuore, al cervello, all'Italia. Dopo tutti gli schiamazzi propagandistici di Berlusconi e della sua cricca, sentiamo il bisogno di una pausa per riflettere.

 

Ora questa pausa arriva. Forse nella "pausa" troveremo anche la radice e il terreno fertile per nuove parole.

venerdì 26 marzo 2010

PROSTITUZIONE GERARCHICA

All'interno della conferenza dei vescovi italiani si sta consolidando una corrente di vescovi opportunisti che, se le elezioni regionali daranno vincente il centrosinistra, cercherà un dialogo con il Partito Democratico. Si tratta di assicurarsi sempre di stare con il carro vincente.


È una operazione perfida e vergognosa che mette a nudo quanto le gerarchie cattoliche cerchino di restare a galla e sono disponibili ad ogni manovra.  Hanno un fiuto buono e sentono quando cambia la direzione del vento.


È augurabile che la direzione del Partito Democratico non scenda a patti.

PEDOFILIA SENZA FINE

L'elenco continua.

 

Quante vittime, quante sofferenze.

 

Le norme del diritto canonico

 

favoriscono l'insabbiamento.

 

Vanno cambiate le regole

 

per tutelare i minori.

 

Il resto rischia di ridursi

 

a retorica dei buoni propositi.

 

E poi un palazzo

 

a completo regime patriarcale

 

è patogeno,

 

porta con sé i germi

 

della violenza.