venerdì 25 febbraio 2011

CONTADOR: ZAPATERO COMPLICE

C'è un imbattibile campione forse dopato, c'è un primo ministro che interviene al volo, sicuro dell'innocenza dell'eroe, c'è un primo ministro che interviene al volo, sicuro dell'innocenza dell'eroe, e c'è un tribunale che subito assolve. Tutto a strettissimo giro, ed è una tenaglia che stringe il cuore. Mai si era vista una simile ingerenza della politica sullo sport: accade in Spagna, la nazione europea più vincente, da qualche anno a questa parte. Immaginate cosa diremmo adesso se il caso-Contador fosse roba nostra. Invece, con tutti i difetti che potrà pure avere il sistema sportivo italiano, e nonostante qualche vecchia amnesia, oggi da noi chi sgarra paga. Oltre i Pirenei non pare proprio sia così.

 

E se il progressista Zapatero, presunto difensore di ogni libertà, non ne esce benissimo, se in pochi sono disposti a credere alla bistecca avariata di Contador, un'ombra si allunga sulla Spagna dominatrice nel ciclismo, ma anche nel calcio, nel tennis, nel basket, nazione ferita da scandali chimici recentissimi. Eppure chi governa non solo lo sport (lo Stato spagnolo, peraltro, finanzia direttamente le federazioni, dunque anche quella ciclistica che ha appena giudicato non colpevole il vincitore di tre Tour), invece di fare chiarezza si mette quasi nei panni del complice. Dopo una pressione pubblica come quella di Zapatero, quale tribunale sportivo avrebbe avuto il coraggio di fermare un simbolo dell'orgoglio nazionale? Di sicuro, chi già si dopa potrà sentirsi ancora più intoccabile. E chi non lo fa, sarà magari tentato. Tanto, poi, liberi tutti.

 

Queste righe di Maurizio Corsetti, comparse su Repubblica di mercoledì 16 febbraio costituiscono una ferma denuncia di quanto avviene in Spagna e non solo. Quando il potere politico copre queste ombre e queste responsabilità, compie un'azione vergognosa e deplorevole anche sul piano educativo. Spiace che sia Zapatero. È più deplorevole ancora.