giovedì 27 ottobre 2011

MASSIMO NOVELLI

Quali legami possono esserci fra un predicatore millenarista del Trecento, il piemontese e «guerrigliero di Dio» fra Dolcino, e un altro della seconda metà dell' Ottocento, ossia il toscano David Lazzaretti, il «Cristo dell' Amiata» assassinato dai carabinieri? A parte il trattamento ricevuto dalle autorità civili e religiose delle loro rispettive epoche, pure se «distanti geograficamente e lontani centinaia di anni erano entrambi coraggiosi vessilliferi d' una religiosità altra che attendeva la fine del mondo, ma al contempo non disdegnava di confrontarsi con i problemi sociali del proprio tempo». Studioso di entrambi, Roberto Gremmo ne ripercorre le vicende e le analogie in uno dei saggi contenuti nel volume Una teologia della speranza, che raccoglie gli atti della giornata di studi tenutasi ad Arcidosso, il paese del Monte Amiata in cui operò Lazzaretti, nel gennaio del 2010. Sia il biellese sia il maremmano, in sostanza, erano «profeti d' una religiosità messianica che supera i Vangeli in senso stretto e s' incentra sull' Apocalisse di San Giovanni, che periodizza la storia del genere umano rompendo con la tradizione antica della ciclicità dei tempi».