ricevo spesso l'invito a partecipare ad un incontro quindici giorni prima dell'evento. Ovviamente la mia agenda ha altri tempi e con dolore debbo dire di no. Ora sto segnando le richieste di gennaio, febbraio, marzo e aprile. Gli impegni vanno programmati per tempo e collocati insieme a quelli che occupano il nostro quotidiano. don Franco
venerdì 30 settembre 2011
PER TEMPO
,,«VENDOLA PECCA PIÙ DI SILVIO: UN VESCOVO FUORI DI TESTA
«Vendola pecca più di Berlusconi». Fa discutere la dichiarazione rilasciata dal vescovo di Grosseto, Monsignor Giacomo Babini. Il vescovo, in pensione dal 2002, è intervenuto dopo il richiamo che il Papa ha fatto da Berlino, sollecitando i politici al rispetto delle regole etiche. Durante l'intervista Babini difende a spada tratta il premier: «Certo, non mi sembra un modello, ma oggi la politica spesso si fa con le mutande e non con la testa». Dunque: «Basta con la caccia al premier». E Poi ha aggiunto: «Non ne posso più della retorica inutile di Vendola. Credo, da cattolico, che la omosessualità praticata sia un peccato gravissimo e contro natura». Non è la prima volta che Babini attacca la comunità dei gay (ma anche ebrei e musulmani). Il vescovo aveva sostenuto la necessità di «non dare la comunione a Vendola e agli omosessuali conclamati come lui», perché afferma «sono solo malati».
LUCA LAPI: RISPONDE CANCRINI
Da Perugia - non dal Perù, ma pensando anche al Perù ad Assisi, non assisi, ma in piedi, ad eccezione, ovviamente, di chi può "camminare", soltanto, con la sedia a rotelle, per cogliere la Pace e l'Amore dentro ciascuno di noi, accanto, vicini, ma, soprattutto, insieme, per far fruttificare la Pace e l'Amore dentro ciascuno di noi.
L'Italia non è solo Berlusconi, Bossi, La Russa e compagnia cantando. L'Italia è anche quella dei pescatori che obbediscono alla legge del mare invece che a quella di Maroni del bel film di Crialese Terraferma e dei duecentomila che marciano da Perugia ad Assisi lottando (perché anche questa è una lotta, la più nobile delle lotte) per la pace. Ed io penso, guardandole, alle bandiere della pace fitte e allegre giù dalle finestre e dai balconi di Roma al tempo in cui il Papa e la gente del centro sinistra tentavano di opporsi alle bugie e alle follie delle tre B (Bush, Blair e Berlusconi) pronti ad assalire di nuovo l'Iraq e alla stupidità di quella guerra di cui chi amava la pace segnalava lucidamente la pretestuosità, gi evidente allora, e l'inutilità: quella che avremmo verificato negli anni a venire. E penso a Gandhi e alla follia delle bombe che tanto hanno segnata la mia infanzia e la mia vita e a quanto migliore sarebbero questo nostro Paese e il mondo se a governarli fossero uomini e donne come quelli che hanno marciato per la pace, da Perugia ad Assisi, nel sole dell'ultima domenica di settembre nell'anno di grazia 2011.
«STORICA» PROTESTA DEI PROF CONTRO LA SCURE DI SARKOZY
Tempi duri per il governo di Nicolas Sarkozy, a sette mesi dal voto presidenziale del 2012. Mentre il presidente francese si lecca ancora ferite dalla batosta di domenica scorsa, quando la destra ha perso le elezioni del Senato riconoscendo un “duro colpo” per la maggioranza, migliaia di insegnanti del sistema pubblico e privato hanno aderito allo sciopero contro il recente posto di 16.000 posti di lavoro e gli ulteriori 14.000 annunciati per il 2012. Una protesta “storica” come la definiscono gli osservatori, in quanto pubblico e provato, incluse le scuole cattoliche (un fatto inedito), si sono uniti per denunciare il “degrado” del sistema scolastico. Allo sciopero, ha aderito il 54% degli insegnanti delle scuole medie e elementari. Nell’insegnamento superiore il 46%. Mentre 170.000 manifestanti sono scesi in piazza in tutti il Paese, 45.000 solo a Parigi.
Hildegard Goss-Mayr
SERGE LATOUCHE
giovedì 29 settembre 2011
AUTORITARISMO IMPRESSIONANTE: DAL MESSAGGERO
Di Franca Giansoldati
ROMA - Il corvo in Vaticano è tornato a colpire, solo che stavolta la missiva arrivata quattro giorni fa a tutti i capi dicastero
d’Oltretevere
non è anonima ma siglata: «I sacerdoti di Roma». Anche Papa Ratzinger l’ha
ricevuta sulla sua scrivania essendo lui stesso il primo destinatario («Santità, questa è una lettera aperta e non di quelle che
circolano in curia in queste settimane»).
La sua copia rispetto a quella arrivata a cardinali e arcivescovi sembra avere a corredo le firme di chi contesta l’operato
svolto sino ad oggi dal cardinale Agostino Vallini, vicario della diocesi capitolina. Si tratta di due pagine scritte al
computer, suddivise in otto paragrafi in cui traspare insofferenza, delusione e per certi versi esasperazione per
un clima venato da «autoritarismo impressionante».
Il porporato - già prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, scelto dal pontefice a sostituire Camillo Ruini nel 2008
- è accusato di manifestare «comportamenti degni di un maresciallo dei carabinieri, non di un vescovo».
Lo scontento serpeggia all’interno del clero diocesano e forse, vista l’iniziativa, non da ieri. In curia non si parla d’altro.
Gli autori della lettera si rammaricano di non poter avere colloqui sereni col proprio superiore per colpa di un «clima
di sospetto su tutto e su tutti» che col tempo si è venuto a creare. Morale: il palazzo del Laterano viene dipinto
non come un luogo di dialogo ma un «luogo infelice dove non ci si fida più di nessuno e si è costretti al silenzio».
Affermazioni pesanti come macigni tenendo conto che un pastore d’anime dovrebbe avere come tratto distintivo l’umanità,
la comprensione, l’affetto paterno. Stando alle testimonianze condensate nel j’accuse, il carattere sanguigno del cardinale
davanti ai problemi che via via si presentano spesso lo trasformano. Scoppi d’ira e urla (come sarebbe accaduto anche
due domeniche fa in una parrocchia romana periferica, davanti ai fedeli). A farne le spese anche i collaboratori diocesani:
«Un altro capitolo doloroso è il rapporto con noi sacerdoti. Ci eravamo illusi - si legge - di avere un giorno della settimana
a nostra disposizione per essere ricevuti senza appuntamento. Oggi abbiamo persino paura di avvicinarci a quell’ufficio.
Siamo visti con sospetto, giudicati e rimproverati senza poterci difendere e ricattati con la minaccia di lasciarci senza stipendio».
Ma perché tra i parroci romani si è accumulata tanta ostilità nei confronti del cardinale vicario, uomo di fiducia di Papa Ratzinger,
tanto da prendere carta e penna per scrivere una lettera aperta al Vescovo di Roma?
A Vallini viene attribuita una fermezza eccessiva nel portare avanti una azione di pulizia interna,
per espellere dalla diocesi le mele marce, i sacerdoti gay. La durezza con la quale si è mosso
senza guardare in faccia nessuno avrebbe esacerbato molti animi? Ci sarebbero stati parroci
spostati in modo repentino e senza troppe spiegazioni, senza motivi reali. «E’ ossessionato d
al sospetto di omosessualità, come se i casi rari accaduti in diocesi devono compromettere
la rettitudine dell’intero presbiterio».
A fronte di un clima poco sereno alcuni sacerdoti avrebbero scelto «la via dell’esilio volontario, per sfuggire
alle intemperanze, andandosi a incardinare altrove; altri pensano di farlo in un prossimo futuro». Al cardinale Vallini
viene poi contestata la scelta di alcuni collaboratori poco preparati, scarsamente attenti al rigore liturgico.
Tutto da dimostrare ma il bilancio descritto nella missiva che non ha precedenti non è di certo dei più favorevoli.
«Dopo tre anni la diocesi non sa ancora dove andare. Potevamo capire che il primo anno era dedicato alla revisione
ma adesso manca completamente un progetto pastorale di largo respiro per orientare il lavoro delle parrocchie
e il nostro impegno di sacerdoti». La lettera di questi parroci che si nascondono dietro la firma «i sacerdoti di Roma»
ha fatto subito il giro dei Sacri Palazzi, agitando ulteriormente le acque dopo la brutta lettera (anonima) di minacce
rivolte al cardinale Bertone per il modo in cui avrebbe affrontato un complicato garbuglio gestionale
al Governatorato, un centro nevralgico di potere e interessi economici teatro di scontri tra due diversi modi
di vedere le cose, compresa una sana ventata di pulizia che, evidentemente, a tutti non è risultata gradita.
IL LIBRO DI MANCUSO
PARTE LA CAMPAGNA D’AUTUNNO DI PRODI
BOLOGNA - Un pamphlet scritto per i giovani: «Futuro cercasi». Lezioni di economia in televisione, a La7. Nel mezzo, i festeggiamenti per i trent' anni di Nomisma e il rush finale per il referendum. E' la campagna d' autunno di Romano Prodi. «Quello che voglio dire ai giovani è: entrate in politica, ma non da vecchi. Perdete pure una battaglia dietro l' altra, ma accumulate forza ed esperienza, perché quando vincerete, vincerete voi». Il libro di 64 pagine esce a fine mese per Aliberti, e intende essere un "corso di sopravvivenza" dedicato ai giovani. A quelli, racconta Prodi, che «soffrivano anche prima della crisi». Decisivo - dice l' ex premier - far sentire ai ragazzi che «hanno gambe per correre». Le lezioni tv partiranno dal 4 ottobre allo Stabat Mater. Il 18 ottobre iniziano invece le feste per i trent' anni del centro studi da lui fondato.
SUBITO GIANNI LETTA
Appena Bagnasco ha parlato, quell’uomo che striscia come un verme, è andato a rassicurare il presidente dei vescovi italiani per confermare fedeltà supina e strisciante e assicurare i vescovi che nessuno toccherà i privilegi della chiesa cattolica in Italia.
Viscido, abituale frequentatore dei sacri palazzi, resta il personaggio più ambiguo di questo governo.
LA VIGNA DARA' I SUOI FRUTTI
In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33 "Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.
34 Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. 35 Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. 36 Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
37 Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! 38 Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra loro: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
40 Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?". 41 Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che consegneranno i frutti a suo tempo".
42 E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture: " La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri" ? 43 Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare".
"TORINO SPIRITUALITA'"
mercoledì 28 settembre 2011
GRUPPO BIBLICO DI TORINO: 33 ANNI
In uno degli ultimi incontri, mentre salutavamo alcune persone nuove, non potevamo dimenticare alcune date e soprattutto chi è già ritornato tra le braccia di Dio.
Tra gli iniziatori della prima ora siamo rimasti in due: Maria Zuanon e il sottoscritto. Ma è un dono davvero singolare il fatto che Dio ci abbia accompagnati in questa ininterrotta esperienza biblica per ben 33 anni. Iniziammo a Torino nel novembre del 1978 come ospiti della chiesa valdese e poi della Libreria Claudiana.
Voglio proprio ricordarlo: quante persone in questi 33 anni sono passate per un'esperienza di lettura rigorosa e calda delle Scritture. Qualcuno/a ora partecipa da 25 anni e l'assiduità alla Scrittura ci ha sostenuto nel condividere molti pensieri ed ha avvicinato le nostre vite. Per me leggere le Scritture è sempre stato come accendere un fuoco, come accogliere la presenza di Dio nella mia vita e cercare di lasciarlo entrare nel mio cuore e nel mio quotidiano.
Questi 33 anni "portati bene", vorrebbero continuare e di fatto stiamo continuando con gioia ogni quindici giorni il venerdì sera dalle 18 alle 19,20 in Via San Pio V, 17b a Torino, a due passi da Porta Nuova.
I prossimi appuntamenti sono venerdì 7 e venerdì 21 ottobre. Stiamo leggendo il Libro dei Salmi.
Ogni persona che s'aggiunge è una benedizione. Come dall'inizio il gruppo è sempre aperto e chi arriva in anticipo sull'orario ha l'opportunità di scambiare "quattro chiacchiere di conoscenza" e di primo approccio.
Ormai vecchio spero di poter ancora fare un po' di cammino biblico… La Bibbia è così: ogni volta ti sembra di leggerla per la prima volta. Mi inoltro lungo una strada nella quale sono passato mille volte, ma il cuore mi svela l'incanto della freschezza e gli occhi sono rapiti dalla novità del paesaggio. Mi capita solo con la Bibbia.
Franco Barbero
DOMENICA 2 OTTOBRE: PINEROLO
Alle ore 20,30 al F.A,T. Vicolo Carceri 1 si trova un gruppo di genitori per verificare la possibilità di dar vita ad una serie di incontri per ragazzi e ragazze oltre i dieci anni sulla figura di Gesù.
Un'esperienza che possa eventualmente coinvolgere ragazzi e ragazze della zona e che non si ponga in alternativa ad altri percorsi che i ragazzi/e seguono.
PINEROLO: LEGGIAMO MATTEO
Ogni lunedì prosegue nei tre gruppi biblici della comunità la lettura del Vangelo di Matteo.
Io partecipo al gruppo del lunedì alle ore 10 il Corso Torino 288 e a quello che si ritrova, sempre il lunedì, alle ore 20,45 al F.A.T. in Vicolo Carceri, 1.
martedì 27 settembre 2011
MERCOLEDI’ 28
Alla cascina del gruppo Abele parte un gruppetto di giovani per un confronto su vita e fede oggi.
Una bella novità, un'avventura…
Per informazioni Francesco Melillo 333/2572941 o Chiara Bassignona 334/3018999.
PERSINO I VESCOVI
Il nome non lo pronunciano, ma un certo messaggio arriva da Bagnasco, il presidente dei vescovi italiani.
Ma, cari vescovi, siete voi che avete sostenuto questo governo di ladroni e di sporcaccioni. Ora volete cambiare barchetta per paura di affondare… Vi mancano il coraggio e la coerenza e siete subito pronti a salire sul cavallo che vince abbandonando il porco che perde.
M. K. GANDHI
Un giorno le razze nere si leveranno come un Attila vendicatore contro i propri oppressori bianchi, a meno che qualcuno non offra loro l'arma della nonviolenza.
MARAMOTTI
il colle: mi fino al
ritiro da ogni 2013 !!
impegno per
dedicarmi al
mio hobby
preferito....
STAINO
striglia Berlusconi capito che non
su morale, c'è più nulla da
etica e politica aspettarsi
in cambio
VERSO LA CENSURA?
NEGOZIATI? UNA BEFFA
Il governo di Israele è razzista, e questo non sorprende. I negoziati sono una beffa vera e propria perché non hanno nemmeno interrotto la politica degli insediamenti dei coloni ebrei. I negoziati sono parole, illusioni, carta straccia. La prepotenza del governo d’Israele li ha usati per non cambiare nulla.
Netanyhau ha preso il posto del faraone d’Egitto.
ABU MAZEN :IL PIU MODERATO
Abu Mazen è il più moderato dei leaders palestinesi, ma dopo anni di inutili, inconcludenti negoziati “di pura facciata”, ha rilasciato una dichiarazione esplicita: “Con Netanyahu è impossibile negoziare”.
Anche Obama parlò a suo tempo di Stato per la Palestina, ora ha voltato le spalle a quella promessa.
Gli USA sono inaffidabili sulla politica estera e saranno complici e responsabili del sangue versato in Medio Oriente. Netanyahu è un razzista e gi USA lo ritengono il miglior alleato.
lunedì 26 settembre 2011
USA: FESTA PER I GAY IN DIVISA
Allo scoccare della mezzanotte, come in una favola d’altri tempi, il tenente della Marina Usa Gary Ross ha pronunciato il suo fatidico sì, coronando 11 anni di fidanzamento. Allo scoccare della mezzanotte, insieme alla legge del «Don’t Ask, Don’t Tell» - non chiedere, non dire - è svanito l’incantesimo che vietava quelle nozze: da ieri gay e lesbiche in divisa non hanno più l’obbligo di tacere sulla propria identità sessuale, nessuno potrà più metterli alla porta per aver detto che amano persone del loro stesso sesso. Allo scoccare della mezzanotte di lunedì un giovane attivista per i diritti dei gay in divisa ha archiviato il suo pseudonimo, quello con il quale ha costruito «Outserve», un gruppo che ha unito segretamente sul web 4000 omosessuali, transgender e bisessuali con le stellette. J.D. Smith è evaporato, lasciandosi dietro il tenente Josh Seefried, un venticinquenne che ha collaborato con il Pentagono ad uno studio preparatorio per l’abrogazione della legge ma che ha dovuto farlo proteggendo la sua vera identità, pena l’espulsione dalle Forze Armate, una sorte toccata a 13.000 uomini e donne durante i 18 anni in cui la legge è stata in vigore.
Una giornata di festa quella di ieri, malgrado i mugugni di chi era contrario, di chi ha evocato i danni allo spirito di corpo che il coming out militare potrebbe provocare. Alla Commissione Forze armate della Camera dei rappresentanti, due repubblicani di spicco hanno chiesto un rinvio dell’ultima ora, spiegando che i comandi militari non erano ancora pronti.
Il Pentagono ha comunque deciso di andare avanti. Non si prevedono in realtà grandi numeri, opinione condivisa anche dai gruppi di attivisti gay. «Il punto chiave è che non ha più importanza», dicono al
Pentagono, dove si aspettano che tutto vada avanti come sempre, anche se su Twitter qualcuno scherza su nuove divise con boa di piume e scarpe di strass.
In realtà non sarà tutto come prima. Perché la pagina che si chiude è stato un capitolo doloroso per molte persone. Obama, che ha cancellato la legge introdotta da Clinton - nel ‘93 un passo avanti rispetto al divieto assoluto per i gay di arruolarsi - ne ha fatto una bandiera della prossima campagna elettorale, collezionando in
un video quattro storie di chi si è dovuto nascondere. Storie come quella del capitano di Marina Joan Darrah: l’11 settembre 2001, quando un aereo piombava sul Pentagono e lei si è salvata per un soffio, in un istante ha capito che se fosse morta nessuno si sarebbe dato la pena di avvertire la sua compagna. È stato allora che ha sentito tutto il peso del «Don’t ask, don’t tell». «Non c’è giorno in cui non ci pensi, quando vivi sotto questa politica - ha raccontato al New York Time Josh Seefried -. Ti consuma i pensieri, consuma il tuo futuro, per la paura di essere
scoperto. Non ho mai pensato che avrei visto la fine del “Don’t ask,don’t tell” nel corso della mia carriera militare».
L'ACCUSA DI PISAPIA
«A Milano un negoziante su cinque subisce il pizzo». Intervenendo lunedì sera alla presentazione del libro Senza Padrini di Filippo Astone, Giuliano Pisapia ha tuonato contro chi, in passato, non ha riconosciuto questa realtà di fatto: «Una cosa la possiamo dire per certo: è finito per lo meno a Milano il tempo in cui i rappresentanti delle istituzioni, e i nomi sono ormai noti a tutti, negavano ed escludevano che a Milano e nell'hinterland ci fosse la mafia. Al consiglio comunale ho ribadito l'impegno: in settimana avremo le idee chiare per evitare che ci sia una commissione antimafia, come qualcheduno forse voleva specialmente da parte del centrodestra, che sia una vetrina per polemizzare. Invece avremo una commissione antimafia che sia veramente efficace». Com'è ovvio, le parole del sindaco hanno scatenato le reazioni del centrodestra. «Pisapia seguita a usare assurdi toni apocalittici su Milano. Dopo la lagnanza ormai quotidiana sul bilancio, ora tira in ballo la mafia e dipinge una città dove impera il pizzo, manco fossimo in Sicilia o in Calabria. Il sindaco ignora i successi del ministro dell'Interno Maroni. Che proprio a Milano ha messo a segno alcuni degli arresti eccellenti di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, a cominciare dal boss Ugo Martello. E ignora che nelle operazioni contro la ndrangheta per la prima volta c'è stata la compartecipazione della Polizia Locale, della quale ha evidentemente poca stima». Lo afferma il vice coordinatore lombardo ed europarlamentare del Pdl Lara Comi. «Nessuno vuole minimizzare - sottolinea Comi -, ci mancherebbe. Ma l'idea che basti una commissione antimafia, sbandierata come un totem, per fermare la criminalità organizzata è ridicola. Oggi la ndrangheta, che ha scalzato la mafia, ha in mano il 75% dei traffici di stupefacenti in Europa. Ha interconnessioni che vanno dal Sudamerica all'Australia. Per contrastarla serve un lavoro di indagine e di intelligence. E solo la magistratura e le forze dell'ordine dispongono di mezzi adeguati».
(Valeria Trigo, L’Unità)
NICHI VENDOLA
«Ci fa vergognare il fatto che quattro vecchi, maschi e un po’ rinc... possano entrare nella politica e sporcarla. Noi, che ricordiamo un periodo storico in cui la politica, con Enrico Berlinguer, era una grande passione e non una piccola miseria, ci vergogniamo». Così il governatore della Puglia nonché leader di Sel, Nichi Vendola, è intervenuto ad un convegno di piazza a Civitavecchia. «Emilio Fede, Lele Mora, Gianpi Tarantini: questa - ha detto Nichi Vendola - è l’antropologia che gira intorno a Berlusconi. Vergogna, dolore e rabbia sono i tre sentimenti che sempre più salgono dentro di noi man mano che viene a galla come in Italia viene gestito il potere». E, a proposito del declassamento di Standard & Poor’s, «è un'altra medaglia che può mettersi al petto Silvio Berlusconi che sembra sempre più asserragliato nel suo palazzo».
ANTONIO DI BELLA
Domani arriva nel Cda Rai un corposo pacchetto di nomine proposte dal direttore generale, Lorenza Lei. Alla direzione di RaiTre, con il passaggio di Paolo Ruffini a La7 - sarà il 10 ottobre – dovrebbe tornare Antonio Di Bella, corrispondente da New York che aveva già diretto la rete quando fu tolto Ruffini, poi reintegrato da una sentenza. Al Tg2 verso la conferma di Marcello Masi, che ora ricopre l’interim, ben accettato dalla redazione. Una nomina in area Udc (non distante dalla Dg) che dovrebbe essere «bilanciata» dal contentino per l’ex colonnello di An, Gasparri, con Gianni Scipione Rossi alle Testate Parlamentari. E un regalo anche all’ala forzista del Pdl romano con Giovanni Miele al Gr Parlamento, cedendo tutta l’informazione parlamentare ai berlusconiani. Miele, verso la pensione, è caporedattore alla notte Tg Parlamento, ma la mattina fa la
sua nota politica: di origine socialista (ma Cicchitto non lo riconosce…), si candidò con FI ma non passò; il figlio però è stato eletto nel listino bloccato di Renata Polverini e ora è presidente della Commissione Turismo della Regione Lazio. A Rai Gold, Roberto Nepote.
LETTERA FIRMATA
la seguo da tanto tempo e apprezzo il suo incredibile e coraggioso
operato da vero uomo di fede, così dopo tanto tempo mi faccio coraggio
per raccontarle la mia situazione e magari ricevere un supporto morale.
La chiamerei se potessi, ma i miei genitori potrebbero insospettirsi
quindi preferisco contattarla per email.
Mi presento: il mio nome è G. e sono una quindicenne bisessuale di
Milano; i miei genitori sono cristiani cattolici e credono fermamente in
dio e nell'infallibilità del papa. Dopo molti anni di torture con loro
sono riuscita ad accettarmi, iniziando così a fare coming out con i miei
amici (da circa 8 mesi), mi sento meglio con me stessa e con le persone
che mi sono intorno nonostante sia già stata vittima di omofobia. Il
punto della questione però sono i miei genitori: loro considerano
l'omosessualità una vera devianza, una malattia, una perversione, senza
considerare che dietro l'omosessuale c'è pur sempre una persona che ama
e soffre come tutti gli altri. Si disgustano solo alla vista di due
ragazzi dello stesso sesso che si abbracciano! Io li amo, ma soffro
tanto perchè so che non mi accetteranno mai, nè mai accetteranno che io
ami una ragazza. Non sono miss femminilità: sin da quando ero piccola
ero diversa dalle mie coetanee, ma in adolescenza questa "diversità" è
diventata quasi patologica (vestivo in giacca e cravatta, e lo farei
ancora se potessi); i miei genitori più volte hanno cercato di mandarmi
con la forza da un prete/psicologo (doveva assolutamente essere
religioso, altrimenti poteva dirmi che l'omosessualità non era un
problema patologico!), ma ho cercato di resistere. Forse proprio questi
avvenimenti mi hanno allontanata dalla fede.
Don Franco, io quasi non riesco più a vivere serenamente la mia vita
familiare e la mia bisessualità.
Amo una ragazza, ma al contempo quasi penso di star facendo un torto ai
miei genitori.
Mi aiuti, in lei vedo la speranza, in lei vedo qualcosa che assomiglia a
Dio.
Distinti saluti,
G.
UNA RISPOSTA
Carissima G.,
posso solo immaginare la ferita che provocano in te l'incomprensione e il pregiudizio dei tuoi genitori. Posso dirti solo poche cose, senza la presunzione di pronunciare parole magiche o di enunciare soluzioni immediate.
- Può darsi che la tua situazione non abbia una soluzione dietro l'angolo, ma tu puoi e devi avere una grande fiducia nelle tue risorse psicologiche, intellettuali e morali. Sei una ragazza consapevole e lentamente ti aprirai un sentiero. Non puoi arrenderti al pregiudizio bigotto dei tuoi genitori. Essere te stessa è l'unica possibilità sana che ti renderà una persona matura. Negare la tua natura sarebbe la strada più sicura per ammalarti.
- Non sarà male far trovare qualche buon libro (Amori senza scandalo, Feltrinelli) ai tuoi genitori, ma credo che non basterà affatto e potrebbero chiudersi a riccio. Nei limiti delle tue possibilità, continua il dialogo anche con loro, ma soprattutto con amici e amiche, con le persone in cui riponi fiducia. E' così importante condividere pensieri, sentimenti, emozioni, paure e speranze. Solo "insieme" si cammina verso la libertà. Se frequenti ambienti e persone che amano la cultura, l'impegno, la solidarietà e buone relazioni, potrai meglio sopportare il "clima" di casa tua e accumulare energie positive. Un giorno, forse meno lontano di quanto pensi, i tuoi genitori dovranno accettare (o almeno rassegnarsi) e tu farai la tua strada. Se ti vedranno consapevole e felice, il loro atteggiamento potrà davvero cambiare.
- La situazione dei genitori "papalini" può forse averti allontanata dalla fede. Vorrei solo dirti che Dio è il nostro compagno di viaggio nel nostro andare verso la responsabilità e la vera libertà. Ce lo ha insegnato Gesù. Il papa e la chiesa ufficiale, come ti sarai ben accorta, sono realtà di potere molto lontane dall'insegnamento del Vangelo. Mi scrivi che ami una ragazza: vivi questa esperienza con gioia, con serenità. Alla tua età la ricerca dell'amore muove i primi passi e tutto questo è un bel dono di Dio. Non fai alcun torto ai genitori se cerchi con sincerità di vivere una relazione con una donna. Hai davanti a te tanti anni per le tue scelte, ma non si cresce reprimendo noi stessi.
don Franco
TORINO
Il 7 ottobre, venerdì, prosegue a Torino il gruppo di lettura dei Salmi. Ci troviamo dalle ore 18 fino alle 19,20 in Via San Pio V,17b. E' bello incontrare sempre persone nuove…
PINEROLO
Sabato 8 ottobre, tornando da Roma, introdurrò nella sede della comunità cristiana di base di Pinerolo alla "teologia queer" alle ore 20.30 su iniziativa della Scala di Giacobbe.
L'incontro è aperto.
SIRACUSA
ETICA
C'è etica soltanto dove c'è umanità, cioè dove l'esistenza e la felicità di ogni singolo essere umano vengono rispettate.
Albert Schweitzer
domenica 25 settembre 2011
SEBASTIANO COMUNICA
registrazioni audio di incontri con don Franco Barbero. Ecco l'indirizzo:
Buon ascolto e ciao
Sebastiano
TORINO: COMUNITA' NASCENTE
La prossima giornata comunitaria avrà luogo domenica 30 ottobre dalle ore 10,30 alle 15,30 e nel pomeriggio rifletteremo insieme su : "Metodi di lettura biblica". Giovedì 27 ottobre alle ore 20,30 avrà luogo il gruppo biblico della comunità, aperto a chiunque sia interessato.
Il luogo degli incontri è sempre in Via San Pio V 17b.
UN APPELLO IMPORTANTE: DA FIRMARE
,,IL DIO DI CHI HA SBAGLIATO
A loro non si negava
Il perdono da parte di Dio.
Ma per prima cosa si chiedeva
Che facessero una degna penitenza.
Solo così si sarebbero meritati
La sua misericordia.
Ma tu non sei il Dio
Che esige penitenza e sacrificio
Prima di offrire la tua bontà
Anzi, tu anticipi
Ogni nostra responsabilità,
ogni nostra confessione di peccato
con la tua misericordia.
Come il padre della parabola tu non hai
sulla bocca
né minacce, né rimproveri, tu non detti
condizioni
ma fai festa a tutti i peccatori che tornano.
(da Celebrazione comunitaria e preghiera personale a cura di Chino Biscontin e Roberto Laurita, n. 3 e 6, Queriniana, Brescia)
,,PREGHIERA DELLA SERENITÀ
O Dio,
dammi la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare;
il coraggio di cambiare
le cose che posso cambiare;
la saggezza di distinguere
le une dalle altre.
Concedimi di vivere un giorno alla volta,
assaporare un momento per volta,
accettare le prove come un sentiero verso la pace.
IL COSTO DELLA DEMOCRAZIA
Tranquilli: è tutto a posto. Così il Governo ha tentato di rassicurare i sindaci. Ma, appena letto il maxiemendamento alla manovra economica, è arrivata la risposta: sciopero. È la prima volta che succede nella storia della Repubblica. Il 15 settembre tutti gli 8094 sindaci non rilasceranno carte d’identità, non riceveranno dichiarazioni di nascita, di morte, non celebreranno matrimoni. Perché? Non sono più in grado di assicurare i servizi indispensabili. Nei municipi con meno di 1000 abitanti rimane il Sindaco e i consiglieri saranno ridotti a sei, niente più Giunta. Niente più soldi. Tutte le funzioni e i servizi saranno svolti da Unioni di comuni, di almeno 3000 abitanti. Fanno parte dell’Unione solo i sindaci, e uno di loro ne sarà il presidente. In Giunta entreranno due sindaci come assessori. Il tutto accadrà entro il 31 dicembre 2012. Inoltre le riunioni dei Consigli comunali e dell’Unione si terranno obbligatoriamente di sera. Così, dice il Governo, si riducono i costi della politica. E la democrazia? E se, con i costi, provassimo a riscoprire il significato originale della democrazia? Democrazia significa fare le cose non per il proprio piacere (interesse) ma per il bene di tutti.
UN DOCUMENTO CRITICO E COSTRUTTIVO
Sulla nomina del nuovo Arcivescovo di Milano.
Alcune riflessioni e opinioni di “Noi Siamo Chiesa”
Tra pochi giorni farà il suo ingresso nella nostra diocesi il nuovo vescovo Angelo Scola. Lo accoglieremo con sincero spirito di comunione ecclesiale, coerentemente con la scelta del nostro movimento, espressa fin dallo stesso nome, che è da sempre quella di essere dentro allo spirito e alle strutture della nostra Chiesa.
Ma tanto più è interna questa nostra collocazione tanto più essa ci invita, e ci “costringe” quasi, a esprimerci con parole di verità, a maggior ragione in questo periodo in cui le strutture ecclesiastiche sono reticenti, più facili al mormorio che alla chiarezza. Diamo così voce a opinioni e a sofferenze non poco diffuse nel popolo cristiano.
La nomina dei vescovi
L’attuale sistema di nomina dei vescovi non può continuare a lungo. Da anni ne abbiamo denunciati tutti gli aspetti e le degenerazioni (1). Esso è alla base, molto più di quanto si possa pensare, delle difficoltà della nostra Chiesa; anche il card. Martini ha fatto osservazioni critiche in merito. Con gli ultimi due pontificati la situazione è peggiorata perché il metodo, gestito nella tradizionale segretezza e mai sottoposto al dovere di motivazioni trasparenti e conosciute né a consultazioni significative, ha portato a evidenti e gravi errori, verificabili quasi in ogni chiesa locale dell’universo cattolico. Le scelte fondate sempre sul criterio di una completa ortodossia rispetto alla linea pastorale e politica del Vaticano, hanno mortificato i carismi presenti nella Chiesa, hanno impoverito di possibili guide profetiche il popolo cristiano. Diversa era la situazione negli anni ’50, ’60 e ’70 del secolo scorso; anche il nostro paese ha avuto pastori di grande credibilità pastorale e afflato spirituale. Le recenti nomine alle cattedre più importanti nel nostro paese sono state tutte contrassegnate dal criterio dell’ortodossia e, molto spesso, come indiretta conseguenza, dalla loro mediocrità. Ci sembra che non sia così che si debba gestire la Chiesa avendo come obiettivo la cosiddetta “nuova evangelizzazione”, il confronto con la modernità e con i problemi posti dalle crisi della nostra società.
La nomina di Scola, un messaggio contro il pluralismo nella Chiesa e il cattolicesimo democratico
Anche nel caso della nomina del nostro nuovo arcivescovo il metodo usato da Benedetto XVI è stato quello consueto e, quindi, al solito, più che autoritario. A quanto ci risulta, le stesse consultazioni svoltesi tra il clero ambrosiano hanno dato indicazioni che sono state disattese (come quella di avere un vescovo che avesse davanti a sè un periodo di ministero sufficiente per impostare un piano pastorale di buon respiro). Con Scola il criterio dell’ortodossia è stato integralmente osservato mentre, contrariamente al solito, non si tratta di personalità di basso profilo. Le obiezioni di fondo alla nomina di Scola ci sembrano siano quelle ben espresse da Vito Mancuso (su “la Repubblica” del 29 giugno) che ci ha rubato le parole di bocca. Questa nomina “riguarda un’eredità trentennale e, più in generale, il ruolo del cattolicesimo democratico in Italia….suona, per esso, come un’umiliazione pesante, forse l’ultima. Dopo gli episcopati di Martini e di Tettamanzi la diocesi milanese era rimasta l’unico punto di riferimento nazionale per quei cattolici che ancora non hanno dimenticato le speranze conciliari di rinnovamento”. Nella gerarchia italiana -conclude Mancuso- ora nessuno rappresenta o è capace di ascoltare voci diverse.
In effetti, i due ultimi episcopati a Milano, anche se non hanno potuto procedere sulla via di un concreto e diffuso rinnovamento conciliare, sono stati percepiti, qui e dovunque, diversi dal clima di crociata identitaria e di diretto presenzialismo in politica dei vertici vaticani e italiani della Chiesa. Essi si sono posti il dovere primario dell’evangelizzazione nei confronti dei tanti credenti o uomini in ricerca che aspettano parole di speranza, di misericordia, di vero Vangelo e che sono molto infastiditi dal vedere sempre una Chiesa “forte” e che pretende di essere l’unica ad avere “valori veri”, che tutti sono invitati ad accettare senza alcun vero dialogo. Martini con la comprensione della Scrittura, Tettamanzi con azioni concrete di fronte al vissuto delle persone e con denuncie di ogni prevaricazione nella società e nelle istituzioni, hanno rappresentato un segno diverso e sono stati ascoltati, ben al di fuori del circuito del popolo cattolico.
Il vescovo Angelo Scola, aldilà delle sue intenzioni, della sua buona volontà e delle sue qualità personali, non può che partire con il piede sbagliato per ciò che la sua nomina viene a rappresentare per la Chiesa milanese e italiana. E a noi appare poi palese la diversità del nuovo vescovo in pejus rispetto ai dai due episcopati precedenti, e ciò a causa della sua storia personale e della sua collocazione attuale nella Chiesa.
Che fare ? che dire? Quattro punti per il nuovo episcopato
La situazione è ora difficile per tutti, a partire da Scola, che percepisce di essere poco accolto dal clero, visto con dubbi da molti nell’opinione cattolica e osservato con molte riserve dalla cultura laica, in un momento in cui la città capoluogo si è collocata sulla strada di un vero rinnovamento, che è ben lontano dagli orientamenti politici nazionali della Segreteria di Stato e della Conferenza episcopale.
Anche per noi la situazione non è facile. Non possiamo che rifarci integralmente ai quattro punti che, insieme ad altri, abbiamo definito nel 2002 quando, terminando l’episcopato di Martini, abbiamo iniziato a riflettere sul sistema di nomina e li abbiamo indicati come fondamento per la nostra diocesi. Li trascriviamo integralmente, non abbiamo nulla di altro da aggiungere. Essi sono :
1) l'ascolto della Parola di Dio, mediante la lettura e la meditazione del primo e del secondo Testamento, deve mantenersi al centro della vita di fede, personale e comunitaria, e non deve essere subordinato a precettistiche di ogni tipo, ad arroccamenti su proprie certezze di altra origine, all'efficientismo nell'organizzazione e nelle iniziative pastorali;
2) devono essere garantiti il mantenimento e l’accrescimento dei rapporti ecumenici stabiliti a Milano: il percorso ecumenico è infatti condizione privilegiata di una fede autentica. Esso comporta il riconoscimento, ognuno per la propria chiesa, delle responsabilità delle divisioni esistenti e dell'impegno per una progressiva convergenza tra i credenti nell'Evangelo;
3) il dialogo positivo con la cultura "laica" e il cammino comune con chi è in ricerca sono momenti irrinunciabili per l'evangelizzazione in un mondo secolarizzato;
4) la pratica di rapporti sociali equi nel lavoro e in ogni altra attività, l'accoglienza dell'immigrato e il riconoscimento del suo pieno diritto alla libertà e alla pratica religiosa, la ricerca della pace fondata sulla giustizia tra sud e nord del mondo devono essere fondamento quotidiano della vita cristiana. I credenti nell’Evangelo devono contraddire le logiche idolatre dell’individualismo, del corporativismo, della mitizzazione del successo e del denaro che hanno avuto e che hanno una presenza particolare nelle “culture” presenti nella nostra diocesi. In questo senso si dovranno continuare gli interventi a favore dei soggetti più svantaggiati dalla crisi economica, dei rom e di tutti gli “irregolari”.
La gestione di questi quattro punti dovrebbe trovare nella struttura diocesana, decanale e parrocchiale la sua sede principale. I “corpi separati” all’interno della Chiesa – ne esistono nella nostra diocesi – non devono più porsi in alternativa ad essa. Sui punti che abbiamo indicato, sono tanti quelli che pensano che non debbano esserci arretramenti di nessun tipo o in nessun modo, magari non evidente. La disillusione sarebbe grande, il riflesso sulla vita delle nostre comunità sarebbe pesante, ci sarebbero tante sofferenze, l’annuncio dell’Evangelo nella nostra città e nella nostra diocesi sarebbe meno credibile. Ma siamo fiduciosi che ciò non avvenga, speriamo profondamente che uno spirito di fraternità e di comunione tutti possa coinvolgere, ognuno col suo carisma, ad aiutare in questa direzione il nuovo vescovo. Anche noi siamo impegnati con convinzione perché ciò avvenga, abbiamo ritenuto di esprimere questo impegno attraverso questo contributo e saremo disponibili ad ogni eventuale forma di dialogo su queste nostre riflessioni.
Milano, 24 settembre 2011 NOI SIAMO CHIESA
(1) Il documento base della riflessione di NSC sulla nomina dei vescovi è leggibile su www.noisiamochiesa.org/Archivio_NSC/attual/ElezVescovi.htm; esso è del 15 febbraio 2002, data delle dimissioni del Card. Martini; i suoi contenuti sono stati ripresi nel testo del 30 novembre 2010, avvicinandosi il momento delle dimissioni del Card. Tettamanzi.
TONINO BELLO, VESCOVO
Martin Luther King
MARTIN LUTHER KING
sabato 24 settembre 2011
MIO CARO AUTUNNO
Te ne arrivi puntuale
e ci inviti a concentrarci.
Tu sei la culla
di nuovi pensieri
e la tavolozza
di nuovi colori.
Le ombre che ci regali
sono amiche della pace dei cuori.
Autunno, ci parli d'una fine
che si avvicina nell'anno
e nella nostra vita.
Il giro del tempo non s'arresta
e inesorabile si getta
l'estate alle spalle.
Così di me, di noi…
Ma ad attenderci, altre l'autunno,
ci sei Tu, Dio della vita,
che accendi sempre una nuova primavera.
Franco Barbero, 28 settembre 2000
LA NONVIOLENZA
La nonviolenza non può non essere all'opposizione della società esistente, che pratica scopertamente la violenza oppure si basa su una violenza (oppressione e sfruttamento) cristallizzata nel tempo, e solo apparentemente estranea alla violenza.
Aldo Capitini
GAY LIST IN PARLAMENTO
VIAGGIO PAPALE
Un po' tutti i mezzi di comunicazione sono riusciti a nascondere la protesta e il dissenso: è di moda la "prudenza", la peggiore dote del giornalismo.
In più, siccome attorno ai viaggi papali cresce l'indifferenza e le piazze sono sempre meno piene, ogni volta si inventa un attentato come stratagemma per creare attenzione emotiva all'evento. Subito dopo si riconosce che era una bolla di sapone(come tante bolle pontificie), però il papa ne esce sempre con l'aureola del perseguitato. Il che, come si sa, fa notizia.
Quando c'è poco arrosto, si crea molto fumo, molta evaporazione....Così si annebbia lo sguardo....
IL COSTO DELLA DEMOCRAZIA ( DA RIFORMA)
Tranquilli: è tutto a posto. Così il Governo ha tentato di rassicurare i sindaci. Ma, appena letto il maxiemendamento alla manovra economica, è arrivata la risposta: sciopero. È la prima volta che succede nella storia della Repubblica. Il 15 settembre tutti gli 8094 sindaci non rilasceranno carte d’identità, non riceveranno dichiarazioni di nascita, di morte, non celebreranno matrimoni. Perché? Non sono più in grado di assicurare i servizi indispensabili. Nei municipi con meno di 1000 abitanti rimane il Sindaco e i consiglieri saranno ridotti a sei, niente più Giunta. Niente più soldi. Tutte le funzioni e i servizi saranno svolti da Unioni di comuni, di almeno 3000 abitanti. Fanno parte dell’Unione solo i sindaci, e uno di loro ne sarà il presidente. In Giunta entreranno due sindaci come assessori. Il tutto accadrà entro il 31 dicembre 2012. Inoltre le riunioni dei Consigli comunali e dell’Unione si terranno obbligatoriamente di sera. Così, dice il Governo, si riducono i costi della politica. E la democrazia? E se, con i costi, provassimo a riscoprire il significato originale della democrazia? Democrazia significa fare le cose non per il proprio piacere (interesse) ma per il bene di tutti.