venerdì 30 marzo 2012

QUEI MASSACRI UMANITARI E LE INDUSTRIE DI ARMI

 Le avventure militari degli Stati Uniti e dei suoi volonterosi alleati in Iraq prima e ora in Afghanistan, dopo più di undici anni dimostrano una volta di più la natura di falso ideologico sia dell’ossimoro che i media ufficiali del potere hanno spacciato come «guerra umanitaria», sia di quel capolavoro di retorica militarista definito guerra al terrore.
Se c’è qualcuno che si è avvantaggiato realmente di queste operazioni squisitamente belliche sono stati l’industria militare statunitense, quella planetaria e i talebani.

Le vittime di queste guerre ancora una volta sono stati, quasi esclusivamente, civili innocenti. L’ ultimo episodio di un militare «impazzito» che ha massacrato 16 civili afghani nel sonno è stato definito dall’amministrazione americana: «un atto inspiegabile», qualcun altro avrà sicuramente pensato di definirlo: «una tragica fatalità», come il rogo delle copie del Corano, come l’urinare sui «cadaveri nemici», come le migliaia e migliaia di civili fatti a pezzi per «errore» o perché scambiati per terroristi.

Il giornale britannico The Guardian mercoledì scorso ha riportato il seguente commento del Generale statunitense Stanley McChrystal, già comandante delle truppe Nato in Afghanistan: «Abbiamo ammazzato un impressionante numero di persone, ma a mia conoscenza, di nessuna di esse si è provato che costituisse una minaccia».
Le guerre di oggi sono questo: massacri, crimini e torture. Ogni riferimento ad Adolf Hitler per giustificarle è un’offensiva idiozia. Ieri come oggi ci sono altri mezzi per fermare tiranni e tirannelli, a patto di scontentare i fabbricanti di armi.

(Moni Ovadia, L’Unità, 17 marzo)