sabato 31 marzo 2012

QUELLE SENTENZE CHE FANNO RIFLETTERE

In questo periodo ci sono state tre sentenze della Cassazione di segno opposto.
La prima è una sentenza decisamente innovativa. Una sentenza che ha preceduto la politica sul tema delle coppie di fatto. La sentenza della Cassazione ribadisce che tutti i cittadini devono avere gli stessi diritti, comprese le coppie di fatto sia eterosessuali che omosessuali. E una sentenza molto avanzata soprattutto per un paese omofobo e arretrato su questi argomenti come l'Italia.
La seconda sentenza è invece di segno opposto: si tratta di quella che ha annullato la sentenza d'appello contro Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa accogliendo la motivazione che si tratterebbe di un reato troppo vago.
La terza sentenza è anche questa di segno decisamente negativo. E' quella secondo cui nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell'indagato. Questo vuol dire che un gruppo di uomini che stuprano una ragazza potranno avere gli arresti domiciliari. Come se lo stupro di branco potesse essere trattato come un reato minore.
E parliamo ancora dell'articolo 18. Sembra che la salvezza dell'economia italiana dipenda dall'abolizione dell'articolo 18. Ma io continuo a non capire. Il licenziamento oggi può già avvenire, ma solo per giusta causa, ovvero quando il lavoratore non rispetta le norme contrattuali o quando il datore di lavoro non ce la fa ad andare avanti. Altrimenti diventa arbitrario. Si può pensare, ad esempio, di licenziare una donna perché resta incinta e quindi deve stare alcuni mesi a casa e non è produttiva. Oppure il datore di lavoro può licenziare un lavoratore perché fa il sindacalista e sobilla i suoi compagni. O magari semplicemente perché gli sta antipatico.

Margherita Hack (L'Unità, 22/03)