domenica 5 agosto 2012

Con la scusa di Cristo

Il più delle volte i conflitti religiosi in Africa in realtà non sono altro che scontri per le risorse. Tra musulmani e cristiani non ci sono attriti insanabili. La vera battaglia è tra le centinaia di cosiddette chiese evangelicali autonome e fondamentaliste.

«Non c'è l'islam contro il cristianesimo nei conflitti che agitano oggi l'Africa», spiega Christian Delmet, etnologo e ricercatore al Centre d'études des mondes africains (Cemaf). «Le ragioni degli scontri sono sociali, politiche, economiche, e soprattutto diverse Paese per Paese. La situazione della Nigeria è diversa da quella del Kenya o del Sudan, che a loro volta non corrispondono a Somalia e Mali. Metterli tutti nello stesso insieme non aiuta alla comprensione, e facilita le semplificazioni. Che non portano a una più rapida soluzione». E' così che la mattanza del giugno scorso in Nigeria, quando gli scontri tra pastori fulani e agricoltori birom hanno causato 63 morti, è diventata una questione religiosa tra due gruppi contrapposti. E' vero che i fulani sono in larga parte musulmani e i birom cristiani, ma se non si guarda al fattore economico - la proprietà fondiaria, in questo caso - non si capisce l'origine dello scontro. «La questione del possesso della terra è fondamentale in Nigeria», aggiunge dal Bénin Cédric Mayrargue, specialista di religioni africane. «Le radici dello scontro risalgono alla fine del regime militare nel 1999. Da allora i fulani vengono considerati come corpo estraneo e scacciati dalla zona. Loro invece rivendicano una tradizione pastorizia su quella terra, e così le liti frontaliere si trasformano in feroci assalti dall'una e dall'altra parte». Nel nord del Paese, dove si concentrano gli attacchi di Boko Haram, non è la convivenza tra religioni a essere fallita, ma la coesione sociale tra gruppi economicamente differenti e dediti ad attività più o meno remunerative.
(da Left Avvenimenti, 28 luglio)