martedì 31 gennaio 2012

SCHVEITZER, IL TEOLOGO MISSIONARIO

Non predicare più, non tenere più lezioni significò per me una rinuncia pesante. Sino alla mia partenza per l'Africa evitai per quanto possibile di passare dalle parti della chiesa di San Nicola o dell'Università. Vedere quei luoghi di un agire che non sarebbe mai più ritornato era troppo doloroso. Ancora oggi non riesco a tenere lo sguardo rivolto alla finestra della seconda aula a est dell'entrata del grande edificio universitario, dove solevo tenere lezione [...] Finora ero stato occupato solo da lavoro intellettuale. Adesso bisognava fare ordinazioni dai cataloghi, commissioni tutto il giorno, girare per negozi a cercare merce, verificare consegne e fatture, chiudere casse, compilare con esattezza le liste per la dogana, e simili altre cose ancora. [...] Per raccogliere i fondi necessari alla mia impresa cominciai a elemosinare presso i miei conoscenti [...] Quando fui sicuro di aver raccolto tutti i mezzi necessari a fondare un piccolo ospedale, feci la mia offerta definitiva alla Società delle Missioni di Parigi di mettermi al servizio a mie spese come medico nel territorio della missione sul fiume Ogooué, a partire dalla loro base di Lambaréné, situata in posizione centrale [...] Ma gli osservanti più stretti fecero resistenza. Si decise di sottopormi a un esame sulla fede. Non accettai, motivando il mio rifiuto col fatto che Gesù, chiamando i suoi discepoli, non pretendeva altro se non che volessero seguirlo. [...] Quando assicurai che volevo solo fare il medico, e per tutto il resto sarei stato «muto come una carpa», allora si tranquillizzarono. [...] Nel febbraio del 1913, 70 casse furono chiuse a vite e spedite intanto come bagaglio a Bordeaux [...] Il Venerdì Santo del 1913 mia moglie e io lasciammo Gunsbach, la sera del 26 marzo ci imbarcammo a Bordeaux [...] A Lambaréné i missionari ci accolsero davvero con cordialità [...] Tenni i miei primi consulti in un pollaio [...] Prima ancora che avessi trovato il tempo di togliere dalle casse medicine e strumenti, fui circondato da malati [...] Arrivavano da un raggio di 200 - 300 chilometri, in canoa, sull'Ogooué e sui suoi affluenti [...] Com'ero contento di aver realizzato il mio progetto di venire qui, in barba a tutte le obiezioni! 

Albert Schweitzer

(da L’eco delle valli valdesi)

DAL BRASILE A TRENTO

Waldemar Boff, fratello dei teologi Leonardo e Clodovis, noti esponenti della teologia della liberazione, e da anni impegnato nei movimenti popolari brasiliani, invitato a Trento da numerose associazioni di solidarietà con il Brasile (tra cui l’ass. “Amici Villa Sant’ Ignazio”), ha presentato il suo ultimo libro Albero della vita e si è anche trattenuto sull’evoluzione del suo paese dopo il doppio mandato di Lula e con l’attuale presidenta Dilma Rousseff.

Essere riusciti in pochi anni a far uscire dall’indigenza estrema circa 40 milioni di brasiliani è già da considerarsi un bel passo in avanti verso uno stato più democratico che garantisce davvero i diritti di tutti. Ma Waldemar Boff ha anche sottolineato che rimangono ancora tantissime cose da fare nel segno della redistribuzione del reddito nazionale e di una maggiore giustizia sociale. Sono ben 15 milioni i brasiliani che sono privi di registrazione e quindi impossibilitati ad avere garantiti alcuni livelli minimi di welfare: la pensione per gli anziani, l’assistenza sanitaria, il diritto all’istruzione per i ragazzi.

Se da un lato Boff rileva la troppo estesa corruzione esistente nel settore della politica (a livello centrale e a livello periferico nei singoli stati) e quindi la necessità di lavorare nel sociale senza farsi troppe illusioni, d’altro canto saluta con favore gli ultimi governi popolari che hanno saputo imprimere una svolta decisiva nel ridurre le diseguaglianze. Se il Brasile di oggi – ha ribadito Boff - fa parte del novero dei paesi rampanti con un alto tasso di sviluppo (il gruppo del Brics composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), rimangono notevoli sacche di povertà e diritti fondamentali ancora negati che non devono essere sottaciuti e dimenticati.

I fratelli Boff con le loro iniziative sociali si pongono in continuità con la teologia della liberazione e con il pensiero del grande pedagogista Paulo Freire: per cambiare le strutture ingiuste occorre prima di tutto cambiare la mentalità, trasformare le persone: l’istruzione e l’educazione sono settori imprescindibili e fondamentali.

(da fractiopanis@vsi.it)

ANCORA GORBACIOV

Contro lo strapotere di Putin è sceso in campo, acora una volta, il vecchio Gorbaciov per incoraggiare e sostenere il movimento di base che chiede una svolta democratica. Al motto " Salviamo la Russia dall'autoritarismo" Gorbaciov torna a richiedere un referendum sulla Costituzione e la costruzione di un nuovo partito democratico per cambiare il Paese.

lunedì 30 gennaio 2012

TEILHARD DE CHARDIN

Non scoraggiatevi. La verità della vita consiste nella speranza sicura che il sole finirà col dissipare tutte le nuvole.

HANS JONAS

Opera in modo che gli effetti della tua azione siano compatibili con la permanenza di una vita autenticamente umana sulla terra.

IL PAESE DEL GIOCO D’AZZARDO

Riporto da Riforma del 20 gennaio uno studio della dottoressa Marta D'Auria sul gioco d'azzardo in Italia. Da esso emerge un dato davvero impressionante:
l'Italia è al primo posto in Europa e al terzo nel mondo tra i paesi che giocano di più. Un «business» che non conosce crisi, che è infiltrato dalle mafie, che crea una vera e propria dipendenza psicologica.
Qui di seguito il lettore del blog troverà una documentazione precisa e preziosa, utile anche alle famiglie e agli operatori sociali.

L'Italia è il paese del gioco d'azzardo. La terza «impresa» italiana che, con un fatturato legale stimato in 76,1 miliardi di euro, non conosce crisi. Se si vuole un raffronto, 76 miliardi di euro (fatturato che pone l'Italia al primo posto in Europa e al terzo posto nel mondo tra i paesi che giocano di più) sono il portato di quattro Finanziarie ordinarie: una cifra due volte superiore a quanto le famiglie spendono per la salute e, addirittura, otto volte di più di quanto viene investito nell'istruzione. E' la fotografia che emerge dal dossier Azzardopoli, il paese del gioco d'azzardo, presentato lo scorso 9 gennaio da «Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie».
Accanto al fatturato legale si devono aggiungere i 10 miliardi di quello illegale (le cifre sono per difetto), che si concentrano nelle mani della criminalità organizzata. Sono 41 i clan che fanno il loro gioco ad Azzardopoli. Al tavolo verde siedono i principali boss di camorra, cosa nostra, 'ndrangheta e sacra corona unita (Casalesi, Santa Paola, Lo Piccolo, Schiavone, solo per citare qualche nome noto), che impongono il noleggio di videogiochi truccati, che gestiscono bische clandestine, sale scommesse, sale bingo. Il gioco d'azzardo si rivela essere un affare d'oro: offre enormi guadagni, minimo rischio (in quanto le sanzioni penali non sono paragonabili ai reati connessi al traffico di droga), e nuove possibilità di riciclare ingenti somme di denaro sporco.

Nel gioco c'è chi vince e chi perde. A perdere è senza dubbio un numero crescente di uomini, donne, famiglie intere le cui esistenze sono distrutte dal gioco d'azzardo. Secondo la ricerca nazionale riguardante le abitudini di gioco degli italiani del novembre 2011, disposta dal Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d'azzardo (Conagga), vi sono circa 800.000 dipendenti da gioco d'azzardo all'interno di un'area di quasi due milioni di giocatori a rischio. Desta preoccupazione l'aumento dei giovanissimi (tra ì 12 e i 17 anni) che scommettono on-line dal computer di casa, aggirando facilmente i divieti.
Nonostante la vastità del fenomeno, in Italia la compulsione al gioco d'azzardo è ritenuta ancora un tabù, un dramma privato». In realtà il «gioco d'azzardo patologico» (Gap) è stato riconosciuto dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nel 1980 come una malattia psichica compulsiva e come tale va trattata.
Negli ultimi anni le richieste di aiuto da parte di giocatori compulsivi sono aumentate in maniera esponenziale. Sempre più Asl e Sert (Servizi per le tossicodipendenze) aprono ambulatori specializzati, e l'associazione «Giocatori anonimi- (Ga) sta rendendo sempre più capillare la sua rete di gruppi in Italia. Fino a 10 anni fa vi erano soli cinque gruppi di auto-aiuto, oggi l'Associazione ne conta ben 58 (www.giocatorianonimi.org).

La dipendenza dal gioco aumenta anche perché nell'arco degli ultimi dieci anni l'offerta dei giochi d'azzardo leciti in Italia è vertiginosamente cresciuta: una marea di «Gratta e Vinci», slot machine, il Lotto (passato da 1 a 3 estrazioni settimanali), le scommesse sportive, 10eLotto (estrazione ogni 10 minuti), poker online ... ; i luoghi di gioco si sono moltiplicati: in casa, on line, attraverso il cellulare, il digitale terrestre, il computer, il telefono. Il gioco d'azzardo si è trasformato in un business il cui obiettivo è di guadagnare sempre nuovi segmenti di mercato: giovani, vecchi, donne, famiglie. E in tempi di profonda crisi finanziaria, il richiamo al gioco d'azzardo è come una sirena di Ulisse che con il suo canto ammalia migliaia di individui sedotti dal miraggio della vincita milionaria che può cambiare la vita.
Nella realtà quel richiamo, come nel racconto omerico, porta alla rovina: pensionati che dilapidano la già magra pensione alle slot machine; casalinghe che si accaniscono con i biglietti Gratta e Vinci; professionisti che perdono tempo e danaro nelle sale scommesse. Si tratta di donne, uomini, senza distinzione di età, ceto sociale, istruzione, che per il gioco rischiano lavoro, patrimonio, relazioni, la propria stessa vita quando, nel tentativo di reperire danaro, diventano vittime dell'usura.

Il nostro Paese non ha ancora riconosciuto il gioco d'azzardo come malattia, forse perché il gioco è un business molto redditizio, per lo Stato italiano in primo luogo (che si annette il 50% medio degli incassi del gioco, di cui un 14% viene girato all'Erario). Un'impresa economica che, però, nel prossimo futuro avrà costi umani e sociali molto alti per l'intera collettività. Si impone una netta assunzione di responsabilità da parte di tutti, a cominciare dalle istituzioni. Tra le proposte avanzate da «Libera»: approvare una legge quadro sul gioco d'azzardo, ridefinendo le procedure autorizzatorie; limitare i messaggi pubblicitari e garantire forme di corretta informazione per il pubblico; recepire l'indicazione dell'Oms che vede nel gioco d'azzardo compulsivo una forma morbosa chiaramente identificata che può rappresentare, a causa della sua diffusione, un'autentica malattia sociale; realizzare iniziative di prevenzione tra i giovani e di trattamento e cura per chi risulta già dipendente dal gioco. «Siamo in ritardo di 15 anni - ha affermato don Luigi Ciotti presidente di Libera -. Occorre intervenire immediatamente per prevenire e contrastare la dipendenza da gioco d'azzardo, l'usura, e la criminalità organizzata. La lotta a questo fenomeno va fatta in Parlamento». Parlamento che, ahinoi, in questo momento ha tutt'altre priorità.

domenica 29 gennaio 2012

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA DI DON ROBERTO VINCO, PARROCO A VERONA

OMELIA - 4^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO – 29 gennaio 2012 – anno B

21 Giunsero a Cafàrnao, e subito, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento:  egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23 Ed ecco, nella sinagoga vi era  un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: 24 «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?  Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25 E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26 E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. - Marco 1,21-28

 

Chi è Gesù? È la domanda che accompagna tutto il Vangelo di Marco.

E’ l’interrogativo che ci poniamo spesso anche noi. Ma chi è per me Cristo?

 

“Erano stupiti del suo insegnamento”

 

Per Marco Gesù è soprattutto un uomo “libero”.

E’ libero di fronte alla sua famiglia (prima viene la sua missione).

E’ libero di fronte alla religione dei sacerdoti e degli scribi del tempio.

E’ libero di fronte alla leggi  (il sabato è fatto per l’uomo).

E’ libero di fronte alle tradizioni e ai costumi sociali ingiusti (l’emarginazione dei malati, dei lebbrosi, delle donne).

 

Per Marco Gesù è un uomo libero che cerca soprattutto di “liberare”.

La sua è una libertà “solidale”.

Una libertà che  si prende cura” di chi è in difficoltà, di chi è oppresso dalla malattia, di chi subisce ingiustizie, di chi è calpestato nei suoi diritti.

 

Marco ci presenta un Gesù che compie il suo primo miracolo guarendo un indemoniato.

“un uomo posseduto da uno spirito impuro”

 

Ma chi sono questi indemoniati? Chi è il demonio?

Li troveremo spesso nel Vangelo di Marco.

Erano degli “ammalati”. Persone colpite di qualche malattia sconosciuta alla medicina di allora.

L’uomo “posseduto da uno spirito immondo” non è altro che l’immagine di ogni uomo che si sente schiavo del “male”.

Il demonio è il male che c’è attorno a me e dentro di me.

Il demonio è il mio egoismo, la mia indifferenza, il mio senso di colpa.

Il demonio sono le mie paure, le mie ansie, le mie depressioni.

Il demonio è il male che mi impedisce di essere pienamente umano.

E’ il desiderio di potere, di denaro, di avere, che purtroppo spesso si traduce in ingiustizie, soprusi, violenze.

 

Quindi, ci dice Marco, Gesù è colui che ci libera dai nostri “demoni”.

In questa ottica possiamo capire le espressioni:

“Che vuoi da noi Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?”

 

Sì la “Parola” di Gesù, la Parola di Dio, è una Parola che “rovina”, che fa male.

Il Vangelo è una parola scomoda.

Cristo vuole cambiare la nostra vita. Vuole renderla più umana, più serena, più vissuta. Ma per fare questo dobbiamo  avere il coraggio di liberarci dalle nostre comodità, dai nostri egoismi.

 

Ricordo sempre con affetto una carissima persona che ci ha lasciato da circa un anno e che tanti di voi conoscevano: il notaio Carlo Fiorio.

A me e don Marco  diceva: voi due preti mi avete rovinato.

Aveva vissuto sempre da laico e da anticlericale. Ha avuto la sfortuna di venire in questa chiesa al funerale di una sua sorella. E da allora tutte le domeniche  partecipava alle nostre Eucarestie. Ci diceva che erano “spremute” di umanità.

 

Cristo “rovina”  la nostra falsa immagine di Dio.

Gesù è un uomo libero che “parla” di una religione che libera. (Drewermann)

Di una religione  che aiuta a vivere.

Di una religione che non crea paura.

Di una religione che non divide il sacro dal profano. Che non separa Dio dal mondo.

 

Per Gesù è importante che  le persone si sentano libere, che si percepiscano nella loro dignità, nella loro positività, nella loro importanza.

Ognuno deve sentirsi prezioso.  Ognuno deve recuperare fiducia in se stesso.

 

Nella sinagoga di Cafarnao avviene quello che spesso accade dentro ognuno di noi.

Da una parte ci sono gli scribi, rappresentanti della religione della paura.

Dall’altra c’è Gesù che propone la religione della libertà.

 

Bisogna scegliere tra “lo spirito impuro” che ti vuole sottomesso, obbediente, schiavo della religione.

Ed invece uno “ Spirito di Dio” che ti aiuta a vivere e ti vuole libero e responsabile.

 

Per Marco la novità di Gesù non consiste in particolari dottrine.

Gesù affascina la gente perché sa coniugare le sue parole con i fatti.

Gesù non è uno che fa soltanto “discorsi” , ma uno che “agisce”.

 Ecco in che cosa consiste la suaautorità-autorevolezza”.

Mentre i “preti” di allora (scribi e farisei)  erano diventati dei “mestieranti” della Parola, soffocando la sua forza profetica, Gesùguarisce”, rende “liberi”, aiuta a “crescere”.

 

Il profeta Gesù con le sue parole e i suoi gesti  è capace di trasformare un uomo “schiavo” di uno spirito immondo, cioè schiavo dell’egoismo, dell’indifferenza,  in un uomo “libero”, autonomo, non condizionato da nessuno.

 

Lasciamo anche noi che Gesù ci “rovini”, ci “guarisca”, ci “cambi” la vita.

LIBERTA



Libertà significa provare:
la vita, il dolore, la morte.
Chi non vive giorno per giorno,
chi non si lascia andare giorno per giorno,
chi non muore giorno per giorno,
non sarà mai libero.

Libertà significa provare:
la gioia, il desiderio, la festa.
Chi non sorride ogni giorno,
chi non festeggia ogni giorno,
chi non gode ogni giorno,
non sarà mai libero.

Libertà significa provare:
i sogni, le idee, la parola.
Chi non sogna ogni giorno,
chi non realizza un’idea,
chi non cambia se stesso,
non sarà mai libero.

Roland Breitenbach, “Il piccolo vescovo”


LA SOLITA IPOCRISIA DI AVVENIRE, QUOTIDIANO DEI VESCOVI CATTOLICI

La giunta Pisapia a Milano decide di destinare i fondi anticrisi anche alle coppie di fatto, e Avvenire scrive: "Porre sullo stesso piano coppie che, sposandosi civilmente o religiosamente, assumono un preciso impegno pubblico e persone che, per scelta o per impossibilità, non rendono vincolanti i propri legami 'affettivi', significa violare la lettera e lo spirito della nostra Carta fondamentale... La peggiore ingiustizia, lo insegnava anche don Lorenzo Milani, è trattare in maniera uguale situazioni differenti". Facciamo un esempio pratico: i bambini di una coppia di fatto povera hanno bisogno di aiuto economico, e anche i bambini di una coppia sposata civilmente o religiosamente hanno bisogno di aiuto economico. Ora, è vero che la situazione delle due famiglie riguardo al matrimonio è diversa, ma è uguale riguardo alle condizioni economiche. Questo dimostra come si possa strumentalizzare con un po' di malizia l'insegnamento di don Milani. La giunta Pisapia, infatti, tratta alla stessa maniera situazioni economiche uguali. Ma perché la Chiesa si arrampica sugli specchi con inconsistenti argomentazioni, e non dice la verità? Se ne vergogna forse? Perché non dice chiaramente che non ritiene giusto riconoscere diritti alle coppie di fatto, giacché le reputa tutte indistintamente in una situazione di grave peccato, vale a dire fornicazione per le coppie eterosessuali, secondo l'art. 2353 del Catechismo; e grave depravazione per le coppie omosessuali, secondo l'art. 2357? Suvvia, cari ecclesiastici, un po' più di coraggio.

 

Miriam Della Croce

 

LE PAURE DI MONTI E IL CORAGGIO DEGLI ITALIANI ONESTI

Finanziata la social card con 50 milioni.

(IL Messaggero del  28 gen. 2012)

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Monti rischia grosso; rischia di perdere la fiducia con la quale gli italiani abbiamo accolto la defenestrazione di Berlusconi, per cominciare a fare cose serie con il governo Monti.

Il tentennamento attuale e blindatura di Berlusconi hanno l'aspro sapore di una permuta "do ut des".

Niente patrimoniale, niente aste per frequenze TV, allentamento sulla lotta alle evasioni, in cambio dell'appoggio del PdL.

Ora il rifinanziamento della "patente di povertà" , sotto forma della 3montiana “social card”, che assume tutti i toni di una offesa all'intelligenza e alla dignità dei meno abbianti,, nonchè un  segno di apprezzamento al precedente governo che inventò la social card, che produsse più costi che benefici; non è con un tale contentino mortificante che si riacquista  la credibilità che rischia di vanificarsi.

L'equità restituirebbe a tutti gli italiani (tranne agli evasori in servizio permanente effettivo e ai capitali vilmente nascosti) la consapevolezza che questo governo opera per il bene di TUTTI  gli italiani, senza selezioni di casta, classe, o poteri occulti.

Berlusconi farebbe cadere il governo ?  Forse non sarebbe il male maggiore, perché  dovrebbe assumersi  la responsabilità politica non solo a livello nazionale ma europeo e mondiale; solo così ci potremmo liberare definitivamente di questo cancro aggressivo che minaccia l'intero organismo nazionale.

Se Monti intende proseguire con queste manchevolezze e con il timore di irritare il cavaliere, allora meglio andare alle urne; ci penserà il popolo italiano a fare pulizia  definitiva.

 

Rosario Amico Roxas

 

 

 


ALDO CAPITINI

Chi è per la nonviolenza non può avere simpatia per i conservatori duri, perché è appunto il loro atteggiamento che alimenta la violenza dei rivoluzionari.

BERTRAND RUSSELL

Non c'è forse da temere che, cominciando dal condannare un tipo di cinema "peccaminoso", si finisca poco a poco per condannare il partito politico opposto, i negri, gli asiatici e, in breve, tutti quanti salvo il membri del nostro club?

LA VITA E’ BELLA, ANCHE NELL’ULTIMA FASE

Qualevita n° 144

Ringraziamo di cuore Enrico Peyretti, nostro "antico" compagno di viaggio per averci concesso di offrire anche ai lettori di Qualevita questa sua riflesssione sulla vecchiaia, apparsa sul mensile "Il Foglio"
Enrico PEYRETTI
LA VITA E' QUESTO VIAGGIO
Ho visto luoghi belli e cose interessanti, in un paese per me nuovo, ho incontrato evocazioni toccanti, di significato universale. In ogni viaggio si spende ma si guadagna. Però, ho anche sperimentato che i viaggi mi interessano sempre meno. Da giovane vuoi vedere e sapere. Ma alla lunga ti accorgi che le novità umane non sono altrove. Sono nel nostro profondo, e nell'avvenire.
La cultura hindu vede quattro stadi della vita. Il primo: giovinezza e studio. Il secondo: matrimonio e famiglia. Il terzo: maturità, lavoro, vecchiaia. Il quarto: ascesi, vita monacale, preparazione alla morte.
A me pare di vedere che tutto si succede, nella vita, in tre fasi: illusione, delusione, dedizione. Sono tre fasi non necessarie, non automatiche, ma armoniche.

RESTITUIRE CIO' CHE HA AVUTO
L'illusione non è male: permette di andare con coraggio ed entusiasmo nelle imprese dell'imparare, operare, costruire, amare. La delusione non è male: mostra il limite di ogni cosa ed esperienza, a cominciare da noi stessi, dal nostro lavoro, dal nostro sapere, e quindi anche il limite degli altri, più o meno vicini alla nostra vita, e le opere e i programmi dell'umanità. Intanto, la retorica provvede a coprire pudicamente la delusione, che tuttavia c'è.
C'è anche la delusione della storia, che avevamo mitizzato: oggi viviamo nell'esaurimento delle grandi narrazioni, nel postmoderno e forse nel post-umano. La dedizione è bene: supera l'illusione e la delusione cercando di dare ciò che si è ricevuto, e possibilmente immaginare e creare di più.
Un vecchio è saggio, matura la sua vita, se riesce a passare in questa terza fase: restituire con gioia tutto ciò che ha avuto, servire gli altri e le buone cause, fin quando ha un po' di energia, col patrimonio di esperienza che ha accumulato, se ha vissuto con attenzione e riflessione. E' la forza sociale dei pensionati, che lavorano gratis, se si tengono svegli e vivi. Dedicarsi, spendersi, regalare l'ultimo scorcio di vita, è l'unico modo per guadagnarsela, per andare leggeri al gran passaggio, e con qualche scorta di speranza per la via sconosciuta oltre il colle. Sì, dedicarsi, ma senza affanno produttivistico. Non è più l'ora. Quel che puoi dare viene da sé, anche quando stai ritirato in silenzio - e ora ne hai maggiore bisogno, e hai meno voglia di andare, di muoverti. Quello che dai è ciò che sei, più di ciò che fai.
Ogni passaggio ha il suo rischio. Si può invecchiare soltanto nel fisico, mentre si resta nello stadio dell'illusione (il ridicolo vieux garçon, con la penosa figura femminile corrispondente), o della delusione (il vecchio rancoroso). Si può invecchiare (se non si muore prima) in due modi principali: addolcirsi nella pazienza; oppure arrabbiarsi nell'intolleranza e inacidirsi nel disprezzo. Ho conosciuto vecchi e vecchie in entrambe le categorie, molto ben caratterizzati (come negli schizzi di Leonardo). Il tempo ci giudica e ci colloca di qui o di là.

LA RABBIA E IL RANCORE
Beato chi, grazie anche alla propria debolezza e lentezza, si fa più mite, più tollerante, più benevolo persino verso quei giovani e forti illusi che forza e giovinezza siano una superiorità, e che durino. Poche cose sono più ignoranti e più vili che il disprezzare la vecchiaia. Però, il peccato più facile nel vecchio è la rabbia e il rancore. La rabbia fa male alla salute, la propria e l'altrui. Procura isolamento e nuova rabbia. Rodersi il fegato da soli, senza l'aquila di Prometeo. Il rancore nasce dall'istinto di disprezzo (fratello dell'orgoglio e dell'invidia), che si rafforza nel declino. Decliniamo noi, e ci sentiamo defraudati, ci pare che tutto il mondo vada in peggio, che perda pregio, così disprezziamo ciò che perdiamo, e gli altri che vivono e fanno. Magari sbagliano davvero. E noi, forse non abbiamo sbagliato? Magari il mondo va davvero peggio, e la kakistocrazia segue all'aristocrazia e democrazia. Ma non siamo anche noi autori del mondo di oggi?
La vita è questo viaggio, coi suoi rischi, le sue spese, i suoi guadagni. Acquisti cose o acquisti vita? Resti nell'illusione cronica del ricco e del conquistatore, o procedi nella vita? Sprofondi nella delusione, o vai avanti?
Per il bambino tutto è meraviglia. Ogni giorno è una novità, se gli adulti, imponendogli un sistema tutto definito, non gli ammazzano l'intelligenza dell'immaginare e scoprire. Poi, ogni novità è meno novità, naturalmente, perché il mondo è limitato. Allora, in mano all'industria del turismo (che ha pure il suo valore), come dell'informazione sensazionale, rischi di inseguire novità sempre meno nuove. Deve salire la dose. Corri a cambiare cielo senza cambiare animo. Le folle di turisti ammassate nei luoghi di richiamo sono lì intente a proclamare questa verità che ignorano. Se la tua città diventa turistica, puoi anche compiacertene, e averne utile, ma a volte provi la sensazione del trovarsi le formiche in casa.

C'E' ANCORA DA CAMMINARE
Ecco l'impresa davvero nuova, ecco il proseguimento del viaggio. L'anima è più grande del mondo. Il viaggio è interiore, ha molte più strade della terra. Il mondo di dentro è tanto più grande del mondo di fuori, pur con tutta la bellezza di questo (e non solo bellezza). Non te lo insegna un maestro, ma il tempo vissuto, e le strade percorse. C'è ancora tantissimo da camminare. L'evoluzione umana, se non ci distruggiamo, è tutta aperta, ed è in ritardo. Costruiamo ancora mastodontiche armi per la guerra finale. Alla mensa umana stanno due straricchi, obesi e otto poveri, affamati. La fabbrica del superfluo consuma l'unica terra.
Si potrebbe aggiungere un'altra tappa: l'umiliazione. Non intendo l'umiliazione nel senso di offesa che disconosce la dignità, e riduce la grandezza, offesa specialmente penosa per chi si crede più grande di quel che è, e si sente diminuito.
Intendo umiliazione come quel tempo (non solo alcuni momenti) della vita che ci riduce nelle nostre pretese, nelle forze, nella considerazione, nella posizione, nell'attività, nell'influenza sugli altri e sulle cose.
Humus, terra, suolo, è nella radice della parola. Come quando diciamo: «Mi sento a terra». Ma non solo come una depressione temporanea, o l'effetto di un colpo. Il tempo della vita, dopo tutte le sue stagioni, ci riavvicina alla terra, ci rifà piccoli. Chi ha buono spirito sa scherzare sul fatto che il «rimbambire» della vecchiaia è un tornare bambini (però il vangelo chiede di «diventare» bambini, che è un passo avanti, per entrare nel regno). Siamo capaci di vivere questa riduzione di forze, di azione, di posizione, non come una caduta, ma come un sedersi in terra, o sdraiarsi su un prato, o posare riflettendo, ricapitolando cammini e tempi, e ritrovare la realtà, le radici?

L'ALTRO LATO DELLA TERRA

Osservo i bambini, i miei nipotini. Il bimbo piccolo conosce due cose: il corpo della mamma e il suolo. Via via che si stacca dalla mamma, gioca a terra, poi striscia o gattona, poi si alza in piedi e cammina, ma la terra continua a dargli sicurezza e ad essa torna ad appoggiarsi con familiarità, nelle difficoltà del cammino, prima di spiccare la corsa, proprio come alla terra chiedeva nuova forza il mitico Anteo, figlio di Gea.
Anche il vecchio si appoggia di più alla terra, servendosi di tre gambe, se due non bastano più, e stazionando seduto, più di prima. L'arrivo è un ritorno, anche senza voler ridurre tutto allo schema ciclico. Tornare da un viaggio è arrivare. Compiere il cammino della vita è ritrovare un'origine.
Questa umiliazione è da accettare con sapienza. Quando abbiamo fatto quel che potevamo, offerto, annunciato, preparato qualcosa, è l'ora in cui possiamo diminuire perché altri cresca (cfr. Giovanni 3, 30). Anche questa è un'opera della vita. Tutti ricordiamo i nostri vecchi, quello che ci hanno dato e detto, e mostrato in silenzio, mentre diminuivano. Una bella pagina di Stèphane Hessel parla di questa «trasmissione  intergenerazionale», che è un impegno reciproco tra vecchi e giovani (Impegnatevi!, Salani 2011, pp. 75-77). E dice anche, con speranza attiva, che la specie umana è «una specie giovane» (pp. 72 e 73).
Proprio la dedizione (per stare a quella triplice immagine della vita) si risolve in una umiliazione, un ridursi al pezzetto di terra che si occupa ancora, un impoverirsi, perché non tratteniamo altro, non ci espandiamo più. Nella terra ci fermeremo. Tutte le nostre tracce lentamente svaniranno. Ma, più piccoli e leggeri, potremo anche abbracciare la terra di dovunque, che è l'universo. Si usa dire, infatti, che «si va in cielo», l'altro lato della grande terra. L'umiltà ottenuta ci introduce alla verità.

sabato 28 gennaio 2012

MARTIN LUTHER KING

La scelta non è tra la violenza e la nonviolenza. È tra nonviolenza e nonesistenza. Se non troviamo un'alternativa alla guerra, ci distruggeremo.

PANTELLERIA

   La poetessa pantesca/bresciana, Beatrice Cornado, nei 150 anni dell’Unità d’Italia, ci canta la sua isola:

 

E tu, Pantelleria!

 

E tu, Pantelleria,

isola sperduta tra i venti,

lavica di pietre nere,

groviglio spettinato

nel verde della Riserva,

danza oggi,

in questo nuovo giorno,

le tue speranze giovani!

C’è una voce che risuona

contro la bianca battigia:

l’eco dei popoli passati

che hanno lasciato impronte.

Ma, oggi, Pantelleria,

occhio del Mediterraneo,

vigile sirena alle imbarcazioni,

attenta madre di figli lontani,

diventa anche tu sentinella

di lieti messaggi domani!

L’Italia perde la sua ricchezza,

se lascia in un oblio negletto

il tuo nome vittorioso.

GRILLO: VIENE FUORI IL RAZZISTA

La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso. Serve solo a distrarre gli italiani dai problemi reali». È bufera su Beppe Grillo per queste frasi scritte sul suo blog. Peraltro su un tema che aveva già spaccato il suo movimento in Emilia la scorsa settimana, quando i grillini erano stati accusati di non aver votato a favore della risoluzione a favore della cittadinanza per i bimbi stranieri nati in Italia. 

Vogliono «trasformare gli italiani in tifosi. Da una parte i buonisti della sinistra senza se e senza ma che lasciano agli italiani gli oneri dei loro deliri. Dall'altra i leghisti e i movimenti xenofobi che crescono nei consensi per paura della 'liberalizzazione' delle nascite», ha scritto Grillo. 

Parole che non sono piaciute a molti. In primis ai sostenitori del comico, che hanno inondato il blog di commenti critici, mentre in poche ore il dibattito esplodeva in rete. «La cittadinanza italiana a chi nasce in Italia è un diritto fondamentale al pari di quello dell'acqua pubblica e di internet libero e gratuito» scrive Davide. 

«È un problema concreto ed importante. Non possiamo far finta di niente», aggiunge Vittorio. Tra i militanti del Movimento 5 stelle c’è chi prende le distanze dalle dichiarazioni di Grillo, fino a chiedergli di fare «un passo indietro». «Quindi, Beppe, per te è giusto che un bimbo nato in Italia da genitori extracomunitari, che frequenti la scuola e magari arrivi a finire il liceo, dopo i 18 anni sia costretto a vivere con dei permessi di soggiorno, pena l’espulsione verso il paese di provenienza dei genitori?», chiede Marco, che si dice «disgustato» dalle parole del comico. 
«Bravissimo. Borghezio non saprebbe fare di meglio», attacca un utente che si firma Alessandro Cavalotti. «Mi ha veramente sorpreso la sua prima frase - scrive Ilaria - è vero che in fondo in fondo siete tutti uguali. Povera Italia, poveri noi». Un moto di sincera indignazione arriva anche da Livia Turco. 

«Grillo è fuori di testa. Noi - rilancia la responsabile immigrazione del Pd - vogliamo rapidamente l’approvazione di una legge per dare cittadinanza ai bambini che nascono e crescono in Italia. Impiegheremo tutte le nostre forze per far comprendere al Paese le nostre ragioni e per ottenere una norma in Parlamento il più presto possibile». 
Anche la Rete G2, l’associazione degli stranieri di seconda generazione in Italia, sembra sbigottiva: «
Quelle di Grillo sono posizioni da Lega Nord», dicono, mentre il Pd Andrea Sarubbi del Pd, fra i promotori della legge pro-cittadinanza interviene: «Grillo ignora l'argomento, venga a un dibattito pubblico. Il vero paradosso è che un milione di italiani di fatto non lo siano per la legge, bambini e ragazzi nati e cresciuti qui, con una storia diversa da quella dei propri genitori».Tra i grillini, però, c’è anche chi si schiera con il leader del movimento. «La cittadinanza senza criteri seri è la fine della democrazia, nulla ha a che fare con i diritti degli immigrati», lo difende Andrea da Milano. Elogi anche da Flavia Ventura, secondo cui, «con tutti i cavoli di problemi che abbiamo dobbiamo pensare pure alla cittadinanza degli extracomunitari?. Ci siamo prima noi». Insomma, il Movimento 5 Stelle è ormai spaccato. La sua rappresentanza di Torino fa sapere che voterà un ordine del giorno per l’adesione della città alla campagna sulla cittadinanza. Lo stesso orientamento condiviso dai Cinque Stelle di Biella.

(Alessandra Rubenni, L’unità, 25 gennaio)

 

VIOLENZA SULLE DONNE

Dal 1 gennaio sono già 12 le donne uccise in Italia. Parte da Catania e tocca tutta l’Italia, da Torino a Milano, passando per Roma, Firenze e altre città, l’iniziativa del comitato Se Non Ora Quando contro la violenza sulle donne. Giovedì 26 gennaio in tutta Italia alla stessa ora i comitati Se Non Ora Quando accenderanno centinaia di fiaccole in ricordo di Stefania Noce, 23enne attivista per i diritti delle donne, uccisa dal suo ex fidanzato, e di tutte le altre donne vittime di violenza in Italia. A Roma l’appuntamento è alle ore 19 in Piazza Santi Apostoli.

 

DOMENICA 29 GENNAIO: TORINO

Sarà bello rivederci come comunità nascente dalle ore 10,30 alle 15,30 per l’accoglienza dei futuri sposi e spose e per le persone nuove che vogliono unirsi.

Celebreremo l’eucarestia e vivremo anche l’ora della condivisione del pranzo condiviso.

L’appuntamento è domenica 29 a Torino in v. San Pio V, 17b

A presto

 

BELLEZZA E CONCRETEZZA DELLA RICERCA TEOLOGICA

TRASCENDENTE O IMMANENTE? ONNIPOTENTE O IMPOTENTE?

 

Dopo Auschwitz e dopo lo sviluppo delle feconde ricerche ed elaborazioni scientifiche sulla “nascita dell’universo”, le teologie sono state sollecitate a riproporsi l’interrogativo, mai sopito, della presenza – assenza di Dio.

Di fronte alla deformante visione della trascendenza sfociata nella concezione di un Dio provvidenzialista e conduttore della “locomotiva del creato”, si è elaborata un’interpretazione panenteistica (non panteistica) del Dio immanente che sottolinea in modo efficace la compagnia del Dio creatore, la Sua presenza dentro il farsi evolutivo e dinamico delle cose. Così di fronte ad un Dio che non è intervenuto ad Auschwitz e in tante altre situazioni quotidiane, sulla scorta di Jonas e altri pensatori ebrei e cristiani, abbiamo rapito a Dio il “medaglione dell’onnipotenza” per ricollocarLo, confezionato su misura dei fatti, nella tessera dell’impotenza.

Non voglio contestare questa mobilità di pensiero, questi tentativi di nominare Dio in nuovi contesti storici, in relazione al vissuto. Anzi, senza questi interrogativi, il linguaggio della fede diventerebbe inespressivo. La mia è una riflessione che muove da un aspetto tanto metodologico quanto contenutistico. Mi lascia perplesso questo bisogno di “assegnare a Dio un posto fisso” nel concerto della storia con categorie razionali così definite. La varietà e l’interscambiabilità, la mobilità e la parzialità dei linguaggi biblici, narrativi, sapienziali, mistici e liturgici con cui la tradizione ebraico-cristiana e le varie vie religiose hanno “nominato” e “relazionato” con il mistero di Dio mi allertano davanti a questa ossessione duale: o onnipotente o impotente, o trascendente o immanente. All’aut-aut preferisco l’et-et.

In questa riflessione mi trovo in perfetta sintonia con il pensiero e la feconda ricerca di due teologhe. La prima è Elisabeth Johnson, che ne ha scritto nel suo prezioso volume Colei che è (Queriniana). La seconda è Francesca Spano, recentemente scomparsa.

 

Elisabeth Johnson (da pag. 457 a 535):

“L’unico Dio relazionale, proprio perché è sommamente trascendente, non limitato da nessuna categoria finita, è capace della più radicale immanenza, essendo in relazione intima con ogni cosa che esiste”. In sostanza si tratta di “salvaguardare la radicale distinzione tra Dio e il mondo, pur promuovendo la loro relazione reciproca, seppure asimmetrica”. Il panenteismo (che è altra cosa dal panteismo) include sia la trascendenza divina sia la Sua immanenza. “La trascendenza divina è pienezza che comprende tutte le parti, abbraccia il mondo anziché escluderlo, come suggerisce l’etimologia del panenteismo, ‘tutto-in-Dio’, mentre all’immanenza divina si attribuisce il dinamismo interno e lo scopo del mondo. Trascendenza e immanenza sono piuttosto correlativi che opposti […]”. “La Santa Sapienza abbraccia in modo trascendente tutta l’esistenza finita in una relazione inclusiva che rende liberi e la chiama a uno shalom comunitario, personale e cosmico” (ip. 450).

La stessa teologa, rispetto alla riflessione sul “Dio sofferente” riporta il pensiero di una donna: “‘Se fossi in fondo ad un profondo pozzo, dolorante, infreddolita, a cullare il mio braccio spezzato, ciò che vorrei e di cui avrei urgentemente bisogno è un Salvatore con una luce molto potente e una lunga scala, pieno di forza, di gioia, di sicurezza che possa tirarmi fuori dal pozzo, e non un Dio che siede accanto a me nell’oscurità e soffre con me’. Ciò che respinge giustamente questa donna è il concetto di un Dio sofferente impotente, l’antitesi del Dio onnipotente”.

Forse si tratta di pensare il “potere onnipotente” di Dio non come potere di dominio e di controllo, “ma come il potere liberante che collega ed è efficace nell’amore compassionevole. Dio-Sophia è in solidarietà con coloro che soffrono come un mistero che dà forza”.

Küng aggiunge che chi crede alla risurrezione non potrà facilmente fermarsi al Dio impotente.

 

Francesca Spano  

La seconda persona che vorrei citare è Francesca Spano, una donna protestante che ho avuto la fortuna di conoscere. Poche persone hanno avvertito come lei la presenza del “Dio immanente”, presente nell’oceano della storia e nell’intreccio delle relazioni. Eppure avrebbe detestato questo linguaggio. La sua allergia mi ha sempre aiutato ad usare questi linguaggi con discernimento, consapevole del loro valore e del loro limite. Voglio riportare queste righe che sottolineano l’altra dimensione, a me carissima e insopprimibile: “Noi protestanti siamo cresciuti con l’idea centrale del Dio totalmente altro da noi. Questa idea va ribadita perché fondamentale: noi possiamo essere noi stessi proprio perché non siamo Dio, perché non esiste confusione possibile tra il creatore e la creatura, perché noi non siamo delle appendici di Dio, ma i Suoi interlocutori, da Lui totalmente separati e distinti. Tuttavia il testo (Deuteronomio 30) ci propone un’espressione forte, incisiva, inquietante. Dovremmo non solo amare l’Eterno e obbedire ai Suoi comandamenti, ma tenerci stretti a Lui, poiché Egli è la vita […]. Nella relazione tre me e il mio Dio esiste questa tensione radicale: il massimo della lontananza e il massimo della vicinanza. È questa relazione appassionata […] che fa oggi esistere me, ciascuno di noi, come individuo. Io ci sono, esisto, perché Dio mi interpella in tutta la Sua alterità, ma nello stesso tempo sono stretta a Lui, presa ma anche individuata, accolta ma non compressa. La mia vita sussiste, si prolunga nei giorni, costituisce una storia, proprio perché Dio mi interloquisce da lontano e nello stesso tempo mi assume da vicino. Dobbiamo riportare Dio, la Sua relazione con noi, al centro della nostra vita” (Con rigore e passione, Claudiana, p. 70). 

Non sembrano qui sorelle gemelle la trascendenza e l’immanenza?

La presente discussione può sembrare di primo acchito un tantino accademica, ma non lo è affatto. Il “respiro” della nostra vita e della nostra fede ha bisogno di uscire dalle prigioni ideologiche. Tanto meno possiamo in esse illuderci di rinchiudere Dio, il Suo straripante e imprendibile mistero.

                                     Franco Barbero

   

Con un semplice bottone in luoghi asettici si decide lo spostamento di capitali e si toglie la vita a interi popoli che già vivono con il minimo di energia vitale. Di questa violenza non si parla mai nei ceti sociali che godono pienamente la libertà capitalistica di assoluto dominio sui beni.
ARTURO PAOLI


venerdì 27 gennaio 2012

M. K. GANDHI

La nonviolenza non è il fine. Il fine è la verità. Ma il solo mezzo che abbiamo per realizzare la verità nei rapporti umani è la pratica della nonviolenza.

DA FEBBRAIO IN LIBRERIA

SCANDALO IN VATICANO

In una lettera inedita al cardinale Bertone, monsignor Viganò accusa alti prelati e gionalisti minacciando di rivolgersi alla  giustizia. L'uomo forte del Vaticano, il vero creatore di veleni e di truffe, il mafioso cardinale Bertone ha spedito a Washington monsignor Viganò, reo di aver denunciato furti, coperture e affari disonesti.Leggete oggi su "Il fatto quotidiano" la lettera di monsignor Viganò e la cronaca dettagliata della "benedetta corruzione" tuttora operante in quella spelonca di ladri che comunemente si chiama Città del Vaticano.

LA FECONDAZIONE ASSISTITA IN ITALIA

 Un primario ospedaliero del Bellunese intascava mazzette da 2500 auro a volta da coppie con problemi di fertilità, per far saltare loro le liste d’attesa, passaggio obbligato ormai per molte prestazioni sanitarie, ma ancora più pesante e umiliante se si attende l’accesso alla procreazione assistita, ingabbiata e criminalizzata da una legge mostruosa, oscena e repressiva.

RISPONDE CANCRINI

Il mercato degli interventi per la fecondazione assistita è un esempio importante del modo in cui una parte consistente della sanità italiana sta cadendo nelle mani di un privato sempre più rapace. Il caso del primario di Belluno parla ancora di un servizio pubblico, il disastro legato a tante altre città italiane è quello legato a un fiorire di studi privati facilitato dall’inerzia degli amministratori che bloccano le strutture con cui il pubblico dovrebbe corrispondere al diritto delle coppie con problemi di infertilità. Un esempio per tutti è quello del Sant’Andrea, l’ospedale universitario di Roma pomposamente individuato dieci anni fa dalla Regione Lazio come punto di riferimento per una rete di strutture sostituite oggi da una miriade di centri in cui la fecondazione assistita viene offerta, soprattutto, al portafoglio degli utenti. Per l’eterologa, intanto, quelli che si organizzano sono i viaggi della speranza in Spagna, in Grecia o in Inghilterra e questo purtroppo è, in tanta parte del nostro Paese, la situazione di cui il primario di Belluno potrebbe essere il simbolo: triste ma tremendamente realistico.

(L’Unità, 29-12)

 

 

,,LOTTO E BINGO: NEL 2011 +24%

 Il settore giochi nel 2011, come riporta Agipronews, fa segnare una raccolta di 76,5 miliardi di euro e vincite per 57,5 miliardi: la spesa effettiva e' stata, dunque, di 19 miliardi. Boccata d'ossigeno per le casse erariali, che chiuderanno l'anno con una raccolta superiore a 9,3 miliardi. In termini assoluti, gli incassi sono cresciuti rispetto al 2010 (chiuso a 61,5 miliardi) di 15 miliardi, con un incremento percentuale del 24,3%. Ancora una volta la crescita maggiore viene dalle New Slot e dalle Videolotteries, che insieme, con una raccolta di 41,5 miliardi, rappresentano il 54,2% degli incassi totali. Rispetto allo scorso anno, a fronte di un calo delle sole slot (-6,3%), la raccolta complessiva del segmento ''macchinette'' e' migliorata di oltre 10 miliardi, grazie alle Videolotteries. L'incremento maggiore e' stato pero' registrato dal Lotto che, grazie all'ottima performance del 10eLotto e al traino di alcuni numeri ritardatari di lungo corso, fa segnare un +30% e si appresta a chiudere l'anno a 6,8 miliardi. L'altra lancetta che punta verso l'alto e' quella dei Gratta e Vinci: 10,2 miliardi contro i 9,3 del 2010 (+9,2%). Tra i giochi in calo, prosegue Agipronews, si segnala il Superenalotto, che superera' di poco quota 2,1 miliardi, il - 27,7% rispetto allo scorso anno (2,9 miliardi). Stabile il bingo, che supera 1,8 miliardi.

(L’Unità, 29-12)

LA FACCIA TOSTA DI CHI OGGI CRITICA IL GOVERNO

 Dopo il suicidio assistito di Lucio Magri, è scomparso un altro grande italiano, Giorgio Bocca, partigiano e giornalista. E che giornalista. Ha raccontato e commentato giorno dopo giorno le vicende intense del “secolo breve”. Ho sempre seguito e quasi sempre condiviso gli articoli di Giorgio Bocca, fino alla fine.

Proseguono le discussioni su Mario Monti e sul suo governo. Molti, tra coloro che lo attaccavano, dimenticano le condizioni in cui ci trovavamo solo un mese fa. Le critiche più inaccettabile e, per certi versi, più incredibili vengono proprio da coloro - la Lega e il Pdl - che hanno portato l’Italia alla bancarotta. E gli argomenti usati, poi.

Rimproverano a questo governo di aver tartassato deboli e pensionati, proprio coloro che col ricatto hanno imposto al governo di non varare la patrimoniale e tassare i grandi patrimoni. Ma se il Parlamento non avesse approvato la manovra Monti, lo spettro della bancarotta si sarebbe avvicinato. Certo, si potevano evitare alcune misure particolarmente gravose e fastidiose. Si potevano mettere limiti più alti per il non adeguamento delle pensioni all’inflazione. E si potevano mettere limiti più alti alla tassazione dei conti correnti. Non c’è dubbio che si debba lottare l’evasione fiscale: ma che evasione può esserci da parte di poveri e pensionati?

Voglio ancora ricordare che alcune iniziative che si accinge a intraprendere Monti erano già state fatte ai tempi di Prodi. Penso alla tracciabilità dei pagamenti di Visco e alle lenzuolate di Bersani. Ma sono state subito rimosse quando a Palazzo Chigi è tornato Berlusconi.

Resta l’arrogante egoismo di alcune caste contro ogni tentativo di liberalizzazione. Intanto lievitano i costi della ricostruzione della martorita città dell’Aquila.

(Margherita Hack, L’Unità, 29-12)

EPICURO

Nei discorsi fra quanti amano ragionare, guadagna chi perde, perchè impara.

HILDEGARD GOSS-MAYR

La rivoluzione nonviolenta consiste nella costruzione e nel consolidamento di un "programma alternativo".

Il 5 febbraio iniziativa per il rinnovamento

Si sono riuniti ieri i promotori della lettera aperta «Unire nel Pd e col Pd le idealità socialiste, ambientaliste, solidaristiche e progressiste». Presenti, fra gli altri, Sergio Gentili, Carlo Ghezzi, Alessandro Bianchi, Angela Cortese e Pietro Folena, protagonisti dell'incontro in cui si è deciso di promuovere per il 5 febbraio un'iniziativa nazionale a Roma aperta a personalità italiane ed europee del mondo politico, sindacale, culturale e dell'associazionismo.
«Scopo dell'iniziativa - scrive Gentili, della direzione Pd - è lanciare un appello unitario alle forze che si richiamano alle idealità socialiste, ambientaliste e solidaristiche. L'impegno è quello di lavorare per rendere sempre più queste idealità un valore per tutto il Pd e di renderle visibili, attive e caratterizzanti l'identità del partito e nel contempo, in coerenza con l'azione europea di Bersani, protagoniste del processo di consolidamento e rinnovamento democratico dell'Europa». In questo processo «in atto» e che avrà tappe importanti nelle elezioni politiche in Francia e in Germania, è «indispensabile che l'azione del Pd venga collocata senza titubanze, nel plurale campo del socialismo europeo e rivolta alla costruzione di un grande partito politico europeo», dicono i promotori della lettera aperta. Nel contesto europeo, è il ragionamento, questi principi dovrebbero giocare un ruolo importante per indicare il senso di marcia delle politiche di transizione.
«Nel processo di consolidamento della democrazia europea - si legge ancora nell'appello - l'azione del Pd va collocata, senza titubanze, nel plurale campo del socialismo europeo e rivolta alla costruzione di un grande partito politico europeo». Del resto, «il pluralismo è la grande forza del partito e rappresenta uno strumento di partecipazione per il cambiamento e una scuola di formazione culturale».
(L'Unità, 19 gennaio)

Bellezza: un frutto da guardare senza tendere la mano per afferrarlo.
SIMONE WEIL

giovedì 26 gennaio 2012

RICORDIAMO

Il 27 gennaio del 1945 si aprivano le porte del campo di Auschwitz mostrando al mondo il Male assoluto. Ogni anno in quel giorno si ricorda lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali e lo sterminio di migliaia di persone nei campi di concentramento perchè: ebrei, zingari, omosessuali, russi, dissidenti, etc... perchè alcuni avevano deciso che non erano "normali". Facciamone memoria.


Il 27 gennaio anche i volontari e volontarie del progetto Gionata useranno la loro voce per ricordare l'olocausto dimenticato di tanti uomini e donne che furono imprigionati, affamati, torturati e eliminati solo perchè omosessuali.

Ricorderemo le loro storie attraverso 38 documenti e testimonianze che abbiamo raccolto nella sezione 'TRIANGOLI ROSA' http://www.gionata.org/triangoli-rosa.html , dal nome del pezzo di stoffa che indossavano i deportati omosessuali nei lager nazisti...

Le proporremo sulla prima pagina di gionata.org alternate ad alcune riflessioni bibliche sull'indifferenza, la testimonianza, il diverso in mezzo a noi... per cercare di capire, conoscere e riflettere...

Ma tu avrai voglia di ascoltare?

La storia scomparsa. L'olocausto gay. Articolo di Peter Tatchell* (Gran Bretagna), 30 ottobre 1997, liberamente tradotto da Angela Di G.

A differenza di molti luoghi della memoria dedicati all'Olocausto, il magnifico Museo dell'Olocausto a Washington DC, negli Stati Uniti, si rifiuta di ignorare la persecuzione nazista dei gay.
All'entrata del Museo dell'Olocausto di Washington viene consegnato ad ogni visitatore un documento identificativo di una persona che fu vittima di persecuzione durante il regime nazista.
Leggi tutto... http://www.gionata.org/triangoli-rosa/approfondimenti/la-storia-scomparsa.-l-olocausto-gay.html

Il 'diverso' in mezzo a noi (Mt 25: 31-46)

Quando Gesù viene in mezzo a noi nel Vangelo di ogni giorno ci sembra abbastanza familiare. Abbiamo conosciuto il suo nome fin dall'infanzia e ci aspettiamo di incontrarlo nell'adorazione.
Può essere che sia proprio questa grande familiarità che ci impedisce di renderci conto di quanto in realtà egli sia molto diverso da ciò che ci aspettiamo.

leggi tutto... http://www.gionata.org/bibbia-e-omosessualit/approfondimenti/il-diverso-in-mezzo-a-noi-mt-25-31-46.html

Paragraph 175. Il racconto dei sopravvissuti all'olocausto omosessuale

Verso la fine del documentario Paragraph 175, un uomo novantenne piange al ricordo di quello che gli è stato fatto in un campo di concentramento, e del silenzio che è stato costretto a mantenere durante gli anni successivi alla sua liberazione. Non è difficile piangere con lui.

Leggi tutto... http://www.gionata.org/triangoli-rosa/approfondimenti/paragraph-175.-il-racconto-dei-sopravvissuti-all-olocausto-omosessuale.html



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