lunedì 31 dicembre 2012

PREGHIERA COMUNITARIA D’INZIO ANNO

1) Quando dentro di noi e fuori di noi non riusciamo più a vedere segni e realtà positive e punti di riferimento costruttivi,

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

2) Quando i problemi, gli affanni della realtà quotidiana sembrano rubarci la serenità e ogni voglia di vivere, ci prende la sensazione di essere sotto assedio e siamo tentati di isolarci,

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

3) Quando, per metterci al riparo dalle delusioni e dalle frustrazioni, archiviamo la speranza e ci chiudiamo ad ogni nuova proposta di impegno

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

4) Quando, davanti ad una istituzione ecclesiastica ufficiale sorda ed arretrata di almeno 3 secoli, siamo tentati di confondere la chiesa gerarchica con la fede in Dio e d i andarcene delusi e sconcertati

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

5) Quando ogni cambiamento ci fa paura, lo riteniamo pericoloso e perciò siamo tentati di vivere di nostalgia e ci aggrappiamo al passato senza avvertire la necessità di cambiamenti costruttivi

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

6) Quando vediamo che rubano il diritto ad una scuola qualificata, ad una sanità per tutti, vengono trascurati i più deboli ed è necessario contrastare queste operazioni ingiuste…e non possiamo restacene a fare gli spettatori,

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

7) Quando possiamo portare il nostro piccolo contributo di idee, di proposte, di impegno in tutti i luoghi della realtà sociale ed ecclesiale sovente bisognosa di partecipazione e creatività,

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

8) Quando viviamo momenti in cui sentiamo e gustiamo la gioia di vivere, di relazione; quando copiamo esperienze che danno felicità e senso alla nostra vita,

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

9) Quando attraversiamo periodi in cui non vediamo chiaro in noi stessi, ci sentiamo sconfitti, fragili, dubbiosi, sopraffatti dai sensi di colpa, inconcludenti…

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

10) Ora che entriamo in un nuovo anno, tutto da vivere e tutto da "scrivere", accompagnaci con il soffio caldo del Tuo amore e rendici attenti ad ogni segno della Tua presenza,

T. Aiutaci ad aprire il cuore alla fiducia

Franco Barbero, 31 dicembre 2012

PREGHIERA

"Come il bambino riceve il pane,

come l'uccellino riceve l'aria e il grano,

come l'amico riceve l'amico,

come la notte riceve l'aurora e il sole del mattino,

come al terra riceve il seme,

come la linfa sale alle fronde e porta frutto,

così, o Signore,

dacci di accogliere la Tua Parola".

(da "Quaderno CEVAA", pag 83)

UNA NOTIZIA PROMETTENTE

Nelle primarie del PD hanno stravinto i giovani e le donne. Il fatto costituisce una buona premessa di ricambio anche parlamentare.

UNA BUONA MEDITAZIONE

 

Un animale morale

Le religioni sono la causa di tutti i peggiori mali? Non proprio, e anche Darwin ha qualcosa da dire in proposito

Jonathan Sacks

È il periodo più religioso dell’anno. In qualsiasi città americana o britannica il cielo notturno è illuminato da simboli religiosi, sicuramente ci sono decorazioni natalizie e probabilmente anche una menorah gigante. La religione in Occidente sembra essere viva, e in buona salute. Ma lo è veramente? O si tratta di simboli che sono stati svuotati di contenuto, nulla più che uno sfondo scintillante per la nuova fede occidentale, il consumismo, e per le sue cattedrali laiche, i centri commerciali?

A un primo sguardo, la religione è in declino. In Gran Bretagna sono appena stati pubblicati i risultati del censimento nazionale del 2011. Mostrano che un quarto della popolazione dichiara di non avere una religione, un dato circa doppio rispetto a quello di dieci anni fa. E nonostante gli Stati Uniti d’America restino il paese occidentale più religioso circa il venti per cento della sua popolazione dichiara di non avere un’affiliazione religiosa, un numero doppio rispetto alla generazione precedente.

Se si guardano i dati da un punto di vista differente, però, si può vedere come raccontino una storia diversa. Sin dal diciottesimo secolo, molti intellettuali occidentali hanno predetto l’imminente morte delle religioni. Tuttavia nonostante una serie di attacchi volti a sconfiggerle, il più recente da parte dei nuovi atei, fra cui Sam Harris, Richard Dawkins e lo scomparso Christopher Hitchens, si dichiarano devote a una fede religiosa tre persone su quattro in Gran Bretagna e quattro persone su cinque in America. Ed è questo, nell’età della scienza, a essere davvero sorprendente.

È ironico che molti dei nuovi atei siano seguaci di Charles Darwin. Siamo quello che siamo, sostengono, perché si tratta di ciò che ci ha permesso di sopravvivere e di passare il nostro codice genetico alla generazione successiva. Il nostro assetto biologico e culturale costituisce la nostra capacità di adattamento. Tuttavia la religione è il sopravvissuto più grande di tutti. I superpoteri tendono a durare un secolo, le grandi fedi durano millenni; la domanda è: perché?

Lo stesso Darwin ha suggerito quella che è quasi sicuramente la risposta corretta. Era stuzzicato da un fenomeno che sembrava contraddire una sua tesi di base, ossia che la selezione naturale debba favorire i più spietati. Gli altruisti, che mettono a rischio la propria vita per gli altri, dovrebbero quindi in genere morire prima di passare i propri geni alla generazione successiva. Però tutte le società danno valore all’altruismo, e qualcosa di simile può essere visto anche tra gli animali sociali, dagli scimpanzé ai delfini e alle formiche tagliafoglie.

Gli scienziati hanno mostrato come funziona. Abbiamo neuroni specchio che ci portano a provare dolore quando vediamo gli altri soffrire. Siamo animali morali.

Le implicazioni precise delle risposte di Darwin sono ancora oggetto di dibattito da parte dei suoi discepoli, tra cui lo studioso di Oxford Richard Dawkins. Per spiegarlo nel modo più semplice possibile: passiamo i nostri geni come individui ma sopravviviamo come membri di un gruppo, e i gruppi possono esistere solo quando gli individui non agiscono esclusivamente per il proprio bene ma per il bene del gruppo come un unico insieme. Il nostro unico vantaggio è che formiamo gruppi più grandi e più complessi rispetto a qualsiasi altra forma di vita.

Un effetto è che abbiamo due modalità di reazione, una che si concentra su potenziali pericoli per noi, come individui, e l’altra, situata nella corteccia prefrontale, che ragiona in maniera più ponderata sulle conseguenza delle nostre azioni su di noi e sugli altri. La prima è immediata, istintiva ed emotiva. La seconda è riflessiva e razionale. Siamo presi in mezzo, per usare una frase dello psicologo Daniel Kellerman, tra pensiero veloce e pensiero lento.

Il percorso veloce ci aiuta a sopravvivere, ma può anche portarci ad agire in maniera impulsiva e distruttiva. Il percorso lento ci porta ad un comportamento più ragionato, ma che spesso è ignorato nella foga del momento. Siamo peccatori e santi, egoisti e altruisti, esattamente come hanno a lungo sostenuto filosofi e profeti.

Se è così, possiamo capire come la religione ci abbia aiutato a sopravvivere nel passato – e perché ne avremo ancora bisogno nel futuro.

Rafforza e accelera il percorso lento. Riconfigura i nostri tracciati neurali, trasformando l’altruismo in istinto, attraverso i rituali che seguiamo, il testo che leggiamo così come le preghiere che pronunciamo. Rimane l’elemento più potente per la costruzione di comunità che il mondo abbia mai conosciuto. La religione lega gli individui all’interno di un gruppo attraverso comportamenti altruisti, creando relazioni di fiducia abbastanza forti da sconfiggere emozioni distruttive. Ben lontani dal confutare la religione, i Neo Darvinisti ci hanno aiutati a capire perché è importante.

Nessuno lo ha spiegato in maniera più elegante di quella usata dallo scienziato politico Robert D. Putnam. Negli anni ’90 è diventato famoso per la frase “bowling alone” (giocare a bowling da soli): il numero di persone che andavano a giocare a bowling era in aumento, ma erano meno quelle che si univano a una squadra di bowling. L’individualismo stava lentamente distruggendo la nostra capacità di formare dei gruppi. Un decennio più tardi, nel suo libro American Grace, ha mostrato che è rimasto un solo luogo in cui è presente un capitale sociale: le comunità religiose.

La ricerca di Putnam ha mostrato che chi va frequentemente in chiesa o in sinagoga è più disponibile a donare soldi a enti caritatevoli, fare lavoro volontario, aiutare i senzatetto, donare sangue, aiutare un vicino con i lavori di casa, passare del tempo con chi si sente depresso, offrire il posto a uno sconosciuto o aiutare qualcuno a trovare un lavoro. La religiosità misurata in frequentazione di una chiesa o di una sinagoga è un indicatore di altruismo migliore rispetto a istruzione, età, reddito, genere o appartenenza razziale.

La religione è il miglior antidono all’individualismo dell’epoca del consumismo. L’idea che la società possa farne a meno è contraria alla storia e, ora, all’evoluzionismo biologico. Questo potrebbe mostrare che Dio ha il senso dell’umorismo. Certamente mostra che le società libere dell’Occidente non devono mai perdere il loro senso del Divino.

*Rabbino capo del Commonwealth
International Herald Tribune, 24 dicembre 2012
(versione italiana di Ada Treves)
Newsletter L'Unione Informa 

 

O Dio,
che ci fai incontrare nei modi più diversi,
Ti ringraziamo per i doni che ci fai.
Tu, Dio bello ed accogliente,
ci hai invitati e sospinti
sulla strada di Gesù.
Possano nascere in questo solco
i frutti di amicizia e condivisione
che Tu attendi dalla nostra vita.
Muovi le nostre mani per costruire
le catene della pace e della giustizia,
perché il leone cessi di mangiare l'agnello,
perché il deserto non invada le terre feconde,
perché cadano le barriere tra popoli e persone.
(Repubblica 21 dicembre)

domenica 30 dicembre 2012

Susanna Camusso

«La scelta del premier tecnico di usare le sue funzioni di governo per le elezioni è grave. E la Fiat si è apertamente schierata con lui».
Monti finalmente l'ha detto chiaro: sto dalla parte dei ricchi.
(L'Unità 21 dicembre)

DAVIDE M. TUROLDO


Vogliamo ancora profeti

a rompere le nuove catene

in questo infinito Egitto del mondo:

oceano di gemiti e pianto di schiavi

sotto imperiosi terrori.

Ferocie dei nuovi faraoni, pur essi

ancora più schiavi e macabri

dentro bare di acciaio.

Dio di Elia

Dio di Giona e di Natan…

E di Oscar Romero!

Dio di Cristo

Mandato sempre a morire



CHE GIOIA A RIVALTA

Il 22 dicembre nel Natale del Gruppo Primavera,  così palpitante di vita e di voci, sono venuti anche Andrea e Federica, Fabrizio ed Elena di Melle con tutte le loro belle famiglie….

Quando vedo i gruppi di base che camminano verso esperienze nuove e liberanti, mi viene sempre la proposta di “creare ponti” e davvero crescono le idee e le energie.

Sia benedetto il Dio della vita….



UN PASSO DOPO L’ALTRO

O Dio, aiutaci a non dimenticare mai che ogni cambiamento parte anche da noi, dal nostro modo di pensare e agire.

Tale consapevolezza ci aiuti a cercare sempre nuove strade per avvicinarci, un passo dopo l'altro, a Te, accettando le fatiche ed accogliendo la felicità che Tu sai donare a chi si fida di TE.

Orazio, Odi, I, 11

"Tu non domandare – è un male saperlo –

quale sia l'ultimo giorno che gli dei, Leuconoe,

hanno dato a te ed a me,

e non tentare gli oroscopi di Babilonia.

Quanto è meglio accettare qualunque cosa verrà!

Sia che questo inverno

- che ora stanca il mare Tirreno sulle opposte scogliere –

l'ultimo che Giove ti ha concesso,

sia che te ne abbia concessi ancora parecchi,

sii saggia, filtra il vino e riduci le eccessive speranze,

perché breve è il cammino che ci viene concesso.

Mentre parliamo, già sarà fuggito il tempo invidioso:

cogli l'attimo, fidandoti il meno possibile del domani".

ADRIANA VALERIO, Madri del Concilio, Ventitrè donne al Vaticano II, 2012, pp 168, € 16,00, Caracci Editore.

Superando le ristrettezze di una "storiografia letale" che mortifica il Vaticano II "stritolando nella tenaglia ideologica rottura-continuità", è indispensabile – spiega nella Presentazione al libro Marinella Perroni, presidentessa del Coordinamento teologhe italiane – "tirare fuori dagli archivi della memoria i volti e le vite di ventitrè donne che, per la prima volta nella storia, hanno preso parte ad alcune sessioni del Concilio e, pur rispettando l'ordine di tacere nelle assemblee generali, hanno saputo trovare le occasioni giuste per pronunciare parole efficaci".

CONFERMATO

Confermo il "momento di silenzio e di preghiera" di domani, lunedì 31 dalle 17 alle 18 anticipato di mezz'ora rispetto a quanto comunicato.

SPOSTATI DUE INCONTRI

Ho raggiunto il gruppo organizzatore, ma non i singoli. Per questo lo segnalo sul blog. Non sarò a Dusseldorf né a Siviglia per due incontri da tempo in programma per i giorni 3 e 8 gennaio.

Spostiamo a tempo più propizio.

sabato 29 dicembre 2012

PER DOMANI DOMENICA 30 DICEMBRE

Dopo i pranzi e le feste ecco qui il promemoria per ricordarvi che questa domenica, 30 dicembre, ci sarà l'incontro della comunità Nascente di Torino, Via Principe Tommaso , 4.
Il programma è il seguente:
ore 10,30 inizio incontro (la sede è aperta dalle ore 10,00), momento di accoglienza, eucarestia, pranzo condiviso, seguirà momento di ricerca/confronto sul tema "Violenza contro le donne: la responsabilità delle chiese", l'incontro terminerà verso le 15,30-16,00.

Ci vediamo domenica
Anna
Don Franco, che resterà con noi anche nel pomeriggio, ci darà le ultime notizie sulla salute di Fiorentina

2013

     Signore, Dio dei cieli e delle terre,
anche Tu sei sempre in cammino,
alla ricerca degli uomini e delle donne.

     Tu bussi, con amore dolce ed ostinato,
ad ogni cuore; proponi e riproponi,
anche quando la porta è chiusa col catenaccio.

     Tu, Dio che non ci obblighi a nulla,
ma non Ti stanchi mai di chiamarci,
ci dai il tempo e non ritiri il Tuo amore.

     Fai abitare nei nostri cuori
i Tuoi sogni di solidarietà
e accompagnaci nel 2013,
ricchi di fiducia in Te
e nel futuro del mondo.

Franco Barbero

LA MALATTIA E' SEMPRE LA STESSA



Dopo le benedizioni a Berlusconi ora arrivano anche le benedizioni a Monti. Non si possono fare paragoni. Ma la malattia è sempre la stessa: il potere!
don Franco Corbo
Parrocchia S.S. Anna e Gioacchino

Viale Dante 104 85100 Potenza
tel 0971.22071 cell 339.7417619     
 
 



COMUNICATO STAMPA

 
       NOI SIAMO CHIESA
   Via N. Benino 3   00122 Roma
    Via Soperga 36 20127 Milano
Tel. 3331309765 --+39-022664753
           E-mail vi.bel@iol.it                                                  
                                                                                             
 
 
Il Vaticano ha perso l'occasione di stare zitto
 
Il coordinatore nazionale di "Noi Siamo Chiesa" Vittorio Bellavite ha diffuso il seguente testo:
 
         "Forse ci siamo troppo abituati agli interventi nella politica italiana della segreteria di Stato e della Presidenza della CEI. Sono interventi a volte espliciti ma spesso sotto traccia che si intuiscono o che si vengono a conoscere in seguito. Questa abitudine non può però farci  stare sempre  zitti. Sulla presa di posizione dell'Osservatore Romano di ieri a favore di Mario Monti e sulla omogenea linea dei vescovi e dell'Avvenire ci permettiamo di obiettare:
 
--si può fare finta di niente? si può in modo credibile cambiare cavallo senza adeguate spiegazioni, senza fare una radicale autocritica sull'appoggio garantito per troppi anni al centrodestra e a Berlusconi in particolare? ci si è dimenticati delle troppe violazioni della legalità, della corruzione dilagante ai vertici della Repubblica, del malgoverno della crisi, delle politiche di rifiuto dell'accoglienza dei profughi, delle immoralità personali ? Ci domandiamo se fosse giusto, se fosse evangelico  pagare con questo silenzio benefici, privilegi, appoggio alle "campagne" organizzate dai vertici della CEI.
 
--tutte le realtà presenti nel mondo cattolico impegnate sui problemi sociali, sulle questioni della laicità, nel volontariato, nel pacifismo attivo, nella cooperazione internazionale, anche nella politica democratica sono forse composte da cattolici di serie B tanto da essere ignorate, e a volte penalizzate, perché inutili nelle grandi strategie del "do ut des" con le istituzioni? Romano Prodi è ancora nella lista nera dei cattolici adulti? Non ci sono anche cattolici che esprimono obiezioni vivaci nei confronti delle politiche del governo Monti per quanto riguarda l'equità e il welfare?
 
--le gerarchie dovrebbero avere -riteniamo- il mandato evangelico di invitare a un impegno civile positivo, alla solidarietà a favore degli ultimi, all'intervento a favore di una politica di disarmo e di pace, alla difesa della democrazia, alla tutela dei soggetti più deboli e di ogni forma di vita famigliare, alla difesa dei beni comuni…. La gerarchia non ha però il mandato di sponsorizzare in campagna elettorale questo o quello, con l'obiettivo non dichiarato di intrecciare poi rapporti di scambio nel corso della legislatura. Questo tipo di interventismo episcopale è anche censurabile sotto il profilo degli stessi patti concordatari e delle reciproche "indipendenze " e "sovranità" previste dalla Costituzione nei rapporti Stato-Chiesa cattolica.
 
--questo nuovo orientamento politico dei vertici ecclesiastici, per il momento e per il modo con cui è fatto, non pensiamo che possa essere molto credibile e quindi efficace sia nei confronti della vasta area dell'astensione dal voto e della protesta presente anche nel mondo cattolico, sia  nei confronti dell'orientamento di voto, sia nei confronti di un ipotetico rilancio di un partito unico dei cattolici.
Ci sembra piuttosto esprimere, in uno scenario mutato e a prescindere dai valori evangelici, la volontà
di riprendere la politica dei veti, delle "campagne", della difesa e delle pretesa di privilegi che hanno caratterizzato la stagione del ruinismo.
 
         Ancora una volta ci troveremo di fronte a Pastori il cui magistero sarà da disattendere per essere conseguenti con la nostra fede? Fino a quando?"
 
Roma, 28 dicembre 2012
 
 



L'ESSERE UMANO


Oggi l’essere umano sa che non ci sarà salvezza fino a che gli ultimi della terra, non siederanno al convivio comune, fratelli tra fratelli, e lo sa non per una più ricca intuizione morale ma perché l’alternativa è, prove alla mano, la morte di tutti.
 Oggi la chiesa sa che il suo compito è di essere una chiesa conviviale dove nessuno sia il superiore di nessuno, dove la qualifica di fraternità abbia la meglio su ogni altra distinzione: la chiesa dovrà essere, nel mondo di tutti, una pacifica galassia di innumerevoli fraternità.
 Oggi la coscienza comune sa che la ragione, come facoltà specifica dell’uomo, è la ragione ancora disseminata nelle molte sapienze del genere umano, anche quelle che non sono in nessun libro.
Oggi l’essere umano sa che è finita per sempre la civiltà alla cui base era la contrapposizione tra fedele e infedele, tra amico e nemico: la città sarà salva solo se il lupo farà un patto di fraternità con l’altro lupo.
 Oggi l’essere umano sa che la sua pienezza presuppone la totale emancipazione di quella parte di sé che si chiama donna.
 E finalmente l’essere umano sa che, esposta al rischio della catastrofe estrema, la biosfera non è lo spazio del suo dominio, è l’organo  dentro cui pulsa la sua vita spirituale. L’amore per l’acqua, il fuoco, il sole, la luna, le piante e gli animali è una condizione del suo amore per se stesso.
                                               Ernesto Balducci


VANGELO DI LUCA 9,48


Chi è il più piccolo tra tutti voi, quello è il più grande.


PROVERBIO RUSSO


Non basta essere sulla buona strada; se infatti ce ne staremo seduti ai margini, non ci porterà mai alla meta.



venerdì 28 dicembre 2012

ESORTAZIONE SAPIENZIALE

"Una volta c'era un professore che voleva attraversare un lago. Doveva farlo con la piroga e per questo gli era venuto incontro un barcaiolo.

Questi aveva due remi: uno a sinistra e l'altro a destra. Su quello di sinistra stava scritto: PREGATE; su quello di destra: AGITE.

Il professore era stupito: perché fare due cose contemporaneamente? O si prega o si agisce: se si fanno insieme le due cose, risultano fatte male.

Il barcaiolo, senza rispondere, lo fece salire sulla sua piroga.

Appena imbarcato il professore, il barcaiolo cominciò a remare con un remo solo e la piroga si mise a girare su se stessa; il professore urlò: "Che cosa sta facendo? È ammattito?". Il barcaiolo, senza rispondere, si mise a remare nell'altro senso, con lo stesso risultato.

Furibondo, il professore invitò il suo amico a riportarlo a riva: "Non vorrà mica annegarmi?", sbottò.

"Non si inquieti, signore; ho semplicemente messo in pratica la sua opinione". Dopo alcuni minuti di silenzio, il traghettatore iniziò a remare coi due remi e la piroga si mosse nella giusta direzione.

I credenti sono in movimento verso il Regno di Dio, verso il Cristo.

Per questo sono chiamati, durante la vita sulla terra, ad AGIRE e a PREGARE contemporaneamente". (Il barcaiolo del Madagascar, tratto da "Al di là delle barriere", Comitato Italiano CEVAA, pag. 139)

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


                                 LA FAMIGLIA DI GESU’ E LE TANTE FAMIGLIE

Vangelo: Lc 2, 41-52


Dal Vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» .

Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» . Ma essi non compresero le sue parole.

Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Alle riflessioni di Francesco Giusti e di Augusto Cavadi aggiungo solo alcune note.
Oggi mi danno prurito , anzi nausea, certi messaggi cattolici doc sulla “sacralità della famiglia” ripetuti a iosa. Alla “sacra famiglia” fatta di un vecchierello impotente e da una vergine asessuata non crede più nessuno. I teologi ci spiegano il significato di questa bella ed edificante novella e gran parte del popolo di Dio la legge come una delle tante storie dei preti. Le donne sanno bene come nascono i bambini e questo “dogma” l’hanno digerito ed espulso da secoli, senza tanti passaggi interpretativi. La gerarchia ribadisce il dogma , ma questa Maria  vergine o extravergine lascia assolutamente indifferente il credente adulto che la colloca tra la Befana e babbo natale, nell’arsenale dei miti e delle leggende. Ben altra e preziosa è la testimonianza di Miriam, donna ebrea credente, moglie , madre che accompagnò con Giuseppe questo figlio “profeticamente pazzo” educandolo alla fede di Abramo, Isacco, Sara, Anna…..
Mi colpisce e mi addolora il fatto che, mentre gli uomini e le donne cercano un messaggio di vita, il clero continua a propinare credenze e dogmi.  Il dogma produce una religione pietrificata, un consenso acritico, una sottomissione costante all’autorità oppure distacco dall’esperienza di fede. La fede diventa adulta quando  rilegge i dogmi alla luce del messaggio biblico e si conceda dalla lettura fondamentalistica. Se non si archivia la concezione dogmatico-dottrinaria che soffoca la fede, si rimane nella prigione dell’istituzione ecclesiastica.
La “verità “ di Dio, il Suo amore, la Sua incondizionata accoglienza non si lasciano ingabbiare nelle definizioni dottrinarie. Dio non abita nei mausolei o nei monumenti linguistici immutabili. Gli stessi Concilii intesero le loro formulazioni come approssimazioni e come linguaggi storicamente datati e relativi.
Oggi la festa della famiglia di Nazaret ci apre ad un orizzonte vasto e costruttivo. Le modalità della famiglia sono molteplici. Anche i cristiani comprendono che sia gli eterosessuali che gli omosessuali possono costruire delle vere e sane famiglie. E’ un vero arricchimento della mappa familiare da accogliere come un prezioso dono di Dio. Solo i fondamentalisti negano questa profezia che si fa strada in tutto il mondo e in tutte le religioni.
Grazie, o Dio, che dilati nel mondo gli spazi dell’amore e non hai diviso il mondo a “fette”, ma tutti ci accogli secondo la nostra natura.  Don Franco Barbero.


RACCOMANDO QUESTO COMMENTO

                                   LUCA 2, 41-52

La santa famiglia e l’educazione alla libertà

A prima vista, la festività odierna presenta qualche aspetto paradossale: viene offerto, a modello delle famiglie, una famiglia in cui – secondo la dogmatica cattolica – il padre (Giuseppe) non è vero padre, la moglie (Maria) non è vera moglie e il figlio (Gesù), in quanto persona divina, pre-esiste da sempre ai genitori. Per fortuna – direi meglio: per grazia di Dio – i Vangeli non chiedono di accettare queste acrobazie teologiche, o per lo meno non di accettarle letteralmente come informazioni oggettive. La pericope odierna, poi, scorre su un registro estremamente realistico: vi si respira un’aria molto terrena, non priva di particolari imbarazzanti.

Imbarazzante, infatti, risulta – agli occhi di una certa retorica familistica che vede in Gesù adolescente il prototipo del ragazzino docile come una marionetta al volere dei genitori – la sua decisione di eclissarsi senza permesso dalla comitiva per sedersi nel tempio, «in mezzo ai maestri della Legge», ad ascoltarli e a interrogarli. Non meno spiazzante la giustificazione, che Luca mette sulle sue labbra, alle rimostranze della madre angosciata: «Non sapevate che mi devo occupare di ciò che appartiene al Padre mio?». Catechesi e omelie sono zeppe di esortazioni ad obbedire, a rispettare le regole, ad attenersi ai propri ruoli: ma questa “legalità”, alla luce del messaggio evangelico, è un valore ultimo? O non è piuttosto subordinato alla qualità dei comandi e dei divieti, alla sensatezza delle norme positive? Brani come quello odierno ci delineano una teologia della contestazione non meno che dell’obbedienza; del dissenso critico non meno che del consenso abitudinario. Sono in un certo senso il fondamento biblico di battaglie, quali l’obiezione di coscienza al servizio militare (ricordiamo don Milani ed il suo L’obbedienza non è più una virtù), che la Chiesa istituzionale troppo spesso trascura. Quando addirittura non le contrasta.

Se la “sacra” famiglia non rientra negli stereotipi del “Mulino bianco”, ma vive – come tutte le famiglie vere, effettive – relazioni complicate, tensioni dialettiche, momenti di intesa e di incomprensione, tutto ciò non toglie meriti a nessuno. Anzi, rende ancor più ammirevoli i suoi componenti. Provo a spiegarmi prendendo a prestito le fila argomentative di una maestra, personalmente agnostica, che mi è molto cara. Gesù – sin da ragazzo e ancor più nettamente da adulto – si dimostra un soggetto autonomo, capace di opinioni anticonvenzionali, determinato ad incarnare nella quotidianità i suoi ideali: una simile personalità emerge come un fiore nel deserto? O non è piuttosto il frutto e il sintomo di un’educazione sapiente? Uomini e donne oscillanti fra passività e ribellismo sono il prodotto di quella che Alice Miller denomina «pedagogia nera»: una pedagogia repressiva, autoritaria senza autorevolezza, umiliante.

Il Nazareno, né remissivo (segue ciò che gli sembra la volontà divina su di lui), né sterilmente arrogante (a missione compiuta, riprende docilmente il suo posto all’interno della struttura familiare), è la prova più eloquente di essere stato educato con tatto, con intelligenza, con amorevole delicatezza. Il carattere di Gesù è il motivo più serio della nostra ammirazione verso i suoi genitori. Giuseppe e Maria, di cui così poco sappiamo dal punto di vista biografico, meritano apprezzamento non per improbabili astinenze sessuali, bensì perché hanno generato e allevato e educato un figlio la cui intelligenza e la cui costruttiva intraprendenza sono state oggetto di stupore da parte dei dottori del tempo. Imitarli significa interrogarsi ogni giorno se, verso i nostri figli ed alunni, riusciamo a testimoniare lo stesso mix di fermezza e di comprensione, di propositività e di libertà. Solo così le nostre famiglie – biologiche o di elezione – saranno davvero “sacre” (o, più pertinentemente, “sante”): secondo il progetto originario divino e, perciò, imperfette ma in cammino verso la maturità umana realisticamente accessibile su questa terra.

Augusto Cavadi

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


La giovinezza di Gesù e la sua famiglia

(commento a Mt 13,55-56)


Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?


 Soprattutto in seno alla sua famiglia che Gesù poté alimentare la sua fede, conoscere il senso profondo delle tradizioni e imparare a pregare Dio. Si trattava di una famiglia numerosa, come era usuale a quel tempo: i due genitori e almeno 7 tra figli e figlie. I nomi dei suoi familiari che ci sono stati tramandati, tutti fortemente radicati nella storia d'Israele, suggeriscono che
Gesù sia cresciuto in una famiglia giudaica profondamente religiosa. Suo padre Giuseppe porta il nome di uno dei figli di Giacobbe. Sua madre Myriam quello della sorella di Mosé. I suoi fratelli Simone (= Simeone), Giuseppe e Giuda, hanno i nomi di tre figli di Giacobbe; il primogenito Giacomo ( = Giacobbe), porta il nome del grande patriarca. Delle sorelle non sappiamo molto salvo che sicuramente erano più di una, visto che se ne parla al plurale, senza nominarle.

Gesù era stato circonciso da suo padre Giuseppe otto giorni dopo la nascita, secondo la tradizione, forse una mattina nel cortile della casa familiare. A Gesù, alle sue sorelle e ai suoi fratelli, Maria e Giuseppe insegnarono a pregare  due volte al giorno con lo Shemà Israel (ascolta Israele): era la prima cosa che si faceva subito dopo la sveglia e l'ultima cosa che si faceva prima di coricarsi. E' probabile che il sabato, in una sorta di piccola sinagoga a Nàzaret partecipassero insieme alla preghiera collettiva e ascoltassero la lettura di Pentateuco e dei Profeti (scritti in ebraico ma tradotti oralmente in aramaico) con la relativa predicazione.

Dalla sua infanzia vissuta nella piccola stanza in cui viveva con tutta la famiglia (animali compresi), nel suo piccolo villaggio e in mezzo alla natura che lo circondava Gesù ricavò le molte immagini e osservazioni che ci sono state tramandate nei tanti brani raccolti nei vangeli che sono riconducibili a lui. Nella sua successiva vita itinerante parlerà alla gente proprio a partire dalla vita di tutti i giorni che ha colto in questi luoghi, condita dalla memoria delle letture e delle preghiere che ha sentito in famiglia e in sinagoga.

L'influsso di Giuseppe su Gesù fu forse più importante di quanto non si ritenga, condizionati dalla "marginalizzazione" successiva della sua figura. Gesù chiamava Dio "Abbà" con la stessa espressione con cui si rivolgeva a suo padre Giuseppe.

Prima della sua scelta "eretica", considerata "pazza" dalla sua stessa famiglia, di lasciare tutto per scegliere la vita del maestro itinerante, Gesù affiancò il padre Giuseppe nel suo lavoro di "tecnon" e da lui imparò il mestiere. Questo termine greco che compare in Mc 6,3 e in Mt 13,55 non va tradotto con "falegname", ma piuttosto con "carpentiere". La parola designa un artigiano che lavora con materiali diversi, come la pietra, il legno e anche il ferro.

Giuseppe e suo figlio Gesù non erano dunque dei contadini dediti al lavoro dei campi, ma degli "artigiani". Il loro lavoro non corrispondeva a quello del falegname dei nostri giorni: riparavano i tetti di rami e argilla deteriorati dalle piogge dell'inverno, fissavano le travi della casa, costruivano porte e finestre in legno, realizzavano modesti cassoni, qualche rozza panca, delle basi di lampada o altri semplici oggetti; magari costruivano anche qualche casa per una nuova coppia, riparavano terrazze per la coltivazione di vigne o scavavano nella roccia qualche torchio per pigiare l'uva.

Con il loro modesto lavoro Giuseppe e Gesù non vivevano con la sicurezza dei contadini che coltivavano le proprie terre, ma non erano nemmeno in fondo alla gerarchia sociale ed economica. La loro vita assomigliava un po' a quella dei braccianti a giornata, che cercavano lavoro quasi ogni giorno e erano, come loro, costretti a spostarsi per trovare lavoro.

Nell'ambito di Nazareth non c'era lavoro sufficiente: la mobilia delle umili case era modesta, le famiglie più povere si costruivano i propri alloggi e i contadini fabbricavano e riparavano i loro attrezzi durante l'inverno. Giuseppe e Gesù dovevano uscire da Nàzaret e percorrere gli abitati vicini.

E' possibile, anche se non se ha certezza, che siano andati a lavorare a Sefforis, capitale della Galilea, distante soli 5 Km, ovvero circa un'ora di cammino, da Nàzaret. Per la Galilea si trattava di una "metropoli"  in cui dovevano risiedere circa 10.000 abitanti. Sefforis fu completamente rasa al suolo dai romani dopo la ribellione capitanata da Giuda avvenuta dopo la morte di Erode, quando Gesù aveva appena sei anni. Ban presto però Erode Antipa, tetrarca di Galilea dal 4 d.C. al 39 d.C., la ricostruì. In questa fase, che corrisponde alla prima giovinezza di Gesù, era sicuramente notevole la richiesta di mano d'opera, soprattutto di scalpellini e operai.

Nel breve lasso di 20 anni, nel periodo che precedette immediatamente l'attività itinerante pubblica di Gesù, oltre a ricostruire Sefforis Erode Antipa costruì ex novo la ancor più monumentale Tiberiade, che la soppiantò come capitale della Galilea. In questo modo la campagna doveva approvvigionare due popolazioni urbane che non coltivavano la terra e questo determinò la crescita di una forte disuguaglianza che favoriva la minoranza privilegiata delle due "megalopoli". Crebbero l'indebitamento e la perdita di terre da parte dei più deboli e aumentò il numero d'indigenti, braccianti a giornata e prostitute.

Tutto questo probabilmente segnò la giovinezza di Gesù e lo spinse alla sua scelta radicale dalla parte degli emarginati e dei poveri.

Francesco Giusti

 [Per questo mio commento ho utilizzato libro di José Antonio Pagola, "Gesù", ed. Borla]



LUCE SUI NOSTRI PASSI

     Senza la Tua fiamma di vita, o Dio,
il nostro cuore si chiude e si spegne.
Senza il Tuo pozzo non c'è acqua che disseti.

     Tu, Dio di Gesù e di tutto il creato,
sei il grande incontro della nostra vita:
sei la roccia su cui edifichiamo la casa,
sei l'inizio e la meta di tutti i nostri sentieri.

     Sei Tu la luce sui nostri passi,
sempre minacciati dai sentieri del nulla.
Sei Tu che apri le nostre prigioni
e spezzi le nostre catene invisibili.