sabato 31 agosto 2013

Come è difficile per gli adolescenti fare coming out

Dire «sono lesbica, sono gay», resta per gli adolescenti omosessuali l'impresa più difficile. Dirlo agli amici, ai compagni di scuola, ai genitori. E può non bastare. Alla dichiarazione fanno seguito spesso conseguenze non calcolate. L'ultima tragedia accaduta a Roma, che ha visto un quattordicenne gay togliersi la vita per la non accoglienza intorno a sé impone il tema del coming out.
Ci sono le reazioni estreme: i giovani vengono cacciati di casa o si sentono dire «meglio malato che gay», afferma Angela Infante, counselor, consulente familiare e formatrice degli operatori della Gay help line 800713713, il numero verde che riceve migliaia di segnalazioni al mese. Spesso a un silenzio iniziale si allacciano mesi di sotterranee o palesi negoziazioni. «Per un po' i genitori tacciono o la prendono alla larga. Chiedono: sei sicura o sicuro che non si tratti di un sentimento passeggero? Non è possibile che sia solo una fase? Forse è meglio che parliamo con un esperto. Diventa evidente che dietro il tatticismo c'è il rifiuto del genitore», continua Infante. Tra l'ascolto e l'accettazione può esserci un abisso. Per formare gli operatori occorre evitare che proiettino su coloro che si rivolgono al numero verde le loro personali esperienze. Angela Infante inizia da una domanda: «Chiedo ai futuri operatori di raccontarmi il loro coming out. Quasi tutti mi parlano di ostacoli e tensioni in famiglia». E' necessario scegliere il momento giusto per dirlo. La rivelazione che arriva alla fine di un litigio può essere rovinosa. «II ragazzo e la ragazza che in un momento di forte conflitto perdono la testa e urlano la propria omosessualità rischiano». Anche se non c'è un'aggressione palese e violenta, il «coro» di voci di sottofondo spinge l'adolescente omosessuale a vivere braccato. «A tutt'oggi mi continuano ad arrivare richieste di aiuto di giovani lesbiche, gay, bisessuali e trans schiacciati dal peso del pregiudizio e dello stigma. Spesso isolati. Molti di loro mi raccontano della difficoltà di essere autentici con i loro amici o compagni di classe, di avere il terrore di essere rifiutati dai loro genitori, di subire discriminazioni, pressioni psicologiche, derisioni, umiliazioni. Dicono di sentirsi soli e isolati ancor prima di riuscire a fare coming out», afferma Claudio Cappotto, psicoterapeuta, coordinatore delle attività psicologiche dell'associazione Agedo Palermo. «La scuola è il luogo principale nel quale questi disagi e violenze vengono prodotti, promossi e legittimati. Quando entro nelle scuole per fare attività di sensibilizzazione e prevenzione dell'omofobia, mi succede di ascoltare nei corridoi o nelle classi espressioni del tipo: "manco uno normale, tutti froci", "mi. femmine complete sono questi", "ragazze ma a voi piacciono sti pezzi 'i froci?", "ma sei gay?", il tutto condito con un sorrisetto compiaciuto, di qualche docente. Decido di non lasciare cadere la cosa, dico agli studenti che forse quel ragazzo romano gay che si è buttato dal terzo piano o quella ragazza lesbica che mi ha scritto dicendomi di volerla fare finita hanno in comune il fatto di avere ascoltato per tutta la loro vita frasi come quelle che loro hanno appena pronunciato. Non solo, dico che se proprio in quel momento una ragazza lesbica e un ragazzo gay stanno cercando di capire la propria affettività, con quegli atteggiamenti e con quelle parole non solo non li aiutiamo ma li feriamo profondamente».
Che fare? «I Pride, gli interventi formativi ed educativi, le politiche sociali; hanno senso solo se sono un'aggiunta allo strumento educativo e di trasformazione più dirompente e cioè alle nostre relazioni quotidiane. Ogni volta che lasciamo cadere un'espressione, un gesto, un atteggiamento sessista e omo-trans fobico stiamo legittimando quel sistema culturale che li ha prodotti e riprodotti», conclude Cappotto. E Angela Infante: «Dobbiamo parlare del coming out in forma strutturale. Non è questione né di legge né di emergenza. Manca il dialogo genitori-figli, i genitori sono diventati i cosiddetti migliori amici dei figli e questo vanifica il loro ruolo». Sfugge infatti che, le famiglie, quando va bene, tendono a «tollerare» l'eccezione del figlio o della figlia gay, laddove se tra parenti c'è una persona omosessuale o trans tutto il nucleo è in trasformazione.
Conclude Infante: «Ci sono modalità precise per affrontare e sostenere un percorso di accoglienza. Ma la famiglia oggi è completamente sprovveduta».
Delia Vaccarello

(L'Unità 14 agosto)

SENATORI A VITA

Persone di qualità, non ce n'è però uno che venga dalla militanza operaia e sindacale.

IL VIZIO DI SEMPRE

Va sempre a finire così. Pannella ondeggia, si flette, cambia proposta, dà spettacolo, ma alla fine lo trovi sistematicamente a destra.
E' incredibile, ma vero. Quando mancano le idee, subentra lo spettacolo.
Il Pannella "ultima edizione" ha cancellato l'uomo che partecipò da protagonista  - sempre attore e comico - ad alcune battaglie per i diritti civili.

MARCIA PER LA GIUSTIZIA


  
Casa della Solidarietà - Rete Radié Resch di Quarrata

 
Marcia per la Giustizia Agliana - Quarrata 
Sabato 14 settembre 2013

 "Diritti per tutti"


saranno presenti: 

Cecile KYENGE, ministra dell'Integrazione 
Luigi CIOTTI, Gruppo Abele, Libera
Antonietta POTENTE, teologa 
Gherardo COLOMBO, presidente Garzanti Libri
Benedetta TOBAGI, giornalista e scrittrice
Wuer KAIXI, leader protesta piazza Tienanmen del 1989


Note organizzative  
per le adesioni da parte di associazioni, comunità, parrocchie ecc... scrivere a: rete@rrrquarrata.it                                             

Ritrovo ore 18,00 ad Agliana, Piazza Gramsci - Arrivo a Quarrata - Piazza Risorgimento ore 21
Per informazioni: Tel. 0573-750539; 339-5910178

Alle ore 17 è prevista la partenza da Quarrata di un autobus per Agliana al fine di portare i partecipanti che desiderano lasciare la macchina a Quarrata. 
Al termine della Marcia i bus navetta provvederanno a riportare ad Agliana i partecipanti

Chi è provvisto di sacco a pelo sarà ospitato presso il Palazzetto dello Sport di Quarrata g.c.






AMINA LASCIA IL GRUPPO FEMEN


“Le Femen sono islamofobe”. Con questa motivazione l’attivista tunisina Amina ha deciso ieri di prendere le distanze dal “movimento”. Lo ha annunciato in un’intervista all’edizione del Maghreb dell’Huffington Post. “Non conosco le fonti di finanziamento del movimento: Ho ripetutamente chiesto a Inna (Shevchenko, la leader ucraina del gruppo, ndr), ma non ho avuto risposte chiare. Non voglio essere in un gruppo dove c’è del denaro dubbio. E se fosse Israele che lo finanzia? E non voglio che il mio nome venga associato a una organizzazione islamofobica”, ha spiegato. “Non mi è piaciuta – ha aggiunto – l’azione in cui le ragazze gridavano “Amina Akbar, Femen Akbar” facendo il verso a una delle frasi che celebrano la grandezza di Allah, davanti all’ambasciata tunisina in Francia. Questo ha colpito molti musulmani e molti dei miei parenti. Dobbiamo rispettare la religione di tutti”.

(L’Unità 21 agosto)



MARTIN SCHULZ- presidente Parlamento europeo

L’Italia è un pilastro dell’Europa, e quindi ci serve un’Italia stabile: perché senza un’Italia stabile non ci potrà essere un’Europa stabile.


Bossi pronto a lanciare «Padania libera››. La Lega si spacca in due

Il nome dovrebbe essere «Padania libera›› e i bene informati sostengono ci siano già le tessere. E' il partito che il vecchio leader del Carroccio, Umberto Bossi, si appresta a lanciare a giorni, con una presentazione che sancirà definitivamente e ufficialmente l'esistenza di due «Leghe››. L'una capeggiata da Roberto Maroni, focalizzata sugli interessi territoriali, l'altra dal Senatur, che appoggerebbe Silvio Berlusconi, riproponendo un'alleanza collaudata e duratura. Del resto Bossi lo aveva annunciato da tempo. «Ho un progetto in testa, la Lega ritornerà», aspettate e vedrete alle prossime  elezioni, aveva detto. Ed è questo l'esito dei tanti e forti dissidi interni, che dopo la guerra intestina sarebbero sfociati in una operazione che però, come sicuro effetto immediato, avrà senz'altro la spaccatura della Lega Nord e un ulteriore calo di consensi per le camicie verdi di entrambe le squadre , che risentiranno anche di un crescente - c'è da giurarci - astensionismo. Perché tra i punti deboli del piano di Bossi c'è da  considerare senza dubbio il calo di consensi intorno al vecchio leader, infiacchito dagli scandali e dagli scarsi risultati ottenuti, ma anche per l'ostilità maturata dalla base nei confronti del Cavaliere.
(L'Unità 22 agosto)

venerdì 30 agosto 2013

LORENZO BATTISTA


Il senatore 5 Stelle: "Non si può andare a votare senza aver cambiato la legge. Consultiamoci online, il nostro leader non può decidere per tutti".

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


IL CAPOVOLGIMENTO DELLA LOGICA CORRENTE

(Luca 14, 1, 7-14)


Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.

Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".

Disse poi a colui che l'aveva invitato:"Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita i poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla resurrezione dei giusti".


Lezioni di vita


Ci troviamo di fronte a due "lezioni" che Gesù impartisce mentre è a pranzo di un capo dei Farisei.

Ancora una volta Gesù non rifiuta di sedere a mensa con dei credenti che hanno una sensibilità diversa, ma coglie l'occasione per un confronto serio e rigoroso, aperto e per nulla reticente.

Ancora: se Gesù siede al tavolo di un capo, come dice il Vangelo, non lo fa, come certi nostri cardinali, per concordare affari e fare comunella, ma conserva tutta intera la sua libertà di pensare e di agire: un particolare che non è affatto irrilevante.


Se non appari, non esisti


I versetti dal 7 all'11 ritraggono un quadro antico e anche moderno. "Figurare", "apparire" oggi è più importante dell'essere.

Gesù è un fine osservatore. Collega movimenti e atteggiamenti. Conosce bene le dinamiche relazionali del villaggio. Essere invitati e trattati con riguardo e poter addirittura sedere in prima fila significava acquisire un'altra e "alta" considerazione tra la gente.

Poter far vedere di essere in buoni rapporti con chi nel villaggio contava, voleva dire uscire dal grigiore dell'anonimato almeno per quel giorno.

La povertà della vita quotidiana in cui il borghigiano non contava proprio nulla, accendeva in molti il desiderio di essere qualcuno almeno per un giorno. Ma ancora oggi, nelle grandi e piccole comunità di ogni genere,, quanto si sgomita per avanzare.

E gli spazi religiosi non fanno eccezione.

Il racconto lucano è abbastanza maldestro. Sembra costruito a bella posta per ottenere una "promozione" finale.

Solo il versetto 11:"chi si esalta sarà abbassato ..." ci aiuta a ritrovare il senso genuino dell'insegnamento di Gesù: occorre guardarsi da questa smania dei primi posti.

È nata molto presto anche dentro la chiesa cristiana (in modo accentuatissimo nella chiesa cattolica) la concezione del "fare carriera".

Se si entra in questa ottica e in questa pratica, l'impegno politico, amministrativo, ecclesiale ed associativo vengono stravolti.

Alla gioiosa consapevolezza di sedere al tavolo comune, cioè di essere parte di un progetto collettivo, si sostituisce la spinta a prevalere.

Le parole "popolo, chiesa, comunità" possono semplicemente servire a nascondere gli interessi o le scelte di un piccolo gruppo. È sempre bene, nella stagione delle veline e dell'immagine, ricordarci che nessuno di noi è immune da queste viscide tentazioni.


La vita come mensa


C'è al centro del quadro una mensa imbandita, un pranzo che verrà condiviso. Aldilà della corsa ai primi posti, che il Vangelo stigmatizza, è bene soffermarsi su questa dimensione conviviale.

Quando la Bibbia parla di pranzo, di convito, di cena, propone una realtà che contrasta con l'individualismo.

Quando si perde la dimensione del "noi", del "vivere con" la vita si spegne o nel narcisismo o nell'egoismo.

Per Gesù l'amore di Dio, la solidarietà tra umani, il senso della vita e della fede non possono mai prescindere da questa dimensione del convito.

Se viviamo in un palazzo e non c'è un minimo di conoscenza, se per la strada nessuno ci saluta, se a casa nostra non viene mai nessun invitato e se a nostra volta nessuno mai ci invita, avvertiamo che la nostra vita si attorciglia su se stessa, si spegne.

Il Vangelo è un continuo invito a coniugare il noi, ad allargare lo sguardo e il cuore.


L'indicazione si fa più precisa


Il Vangelo però si fa particolarmente "disturbante" e pungente quando precisa la direzione dei nostri inviti:"i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi".

A noi piacerebbe poter ostentare un elegante banchetto di persone per bene, "pure", con cui scambiare inviti. Invece …

Sì, Gesù senza mezzi termini fa un'inversione di marcia.

Oggi, in un contesto in cui cresce la divaricazione tra i ricchi e poveri, non facciamo fatica a vedere l'immensa folla di gente che mai nessuno vuole "invitare", cioé accogliere.

Le chiese, i nostri gruppi e la politica non possono chiudersi a tutela dei garantiti.

L'Europa parla di accoglienza, ma l'Europa solidale è ancora in larga misura un'idea astratta.

E, tanto per partire da casa nostra, c'è un'Italia razzista che insulta lo straniero e la straniera e c'è un modo di pensare la terra e i beni come proprietà privata.

Dietro le recenti guerre, più o meno proclamate, dietro le stragi della Siria c'è la fame di potere, l'esclusione dei poveri dal banchetto della vita. È la direzione opposta a quella praticata e sollecitata da Gesù. In tutte le cose occorre imparare a partire dagli svantaggiati, dagli ultimi, dalle persone emarginate. Finché al centro della chiesa e al centro della politica non ci staranno gli ultimi, non avverrà nulla di veramente nuovo.


La beatitudine dimenticata


"Sarai beato perché non hanno da ricambiarti": questa mi sembra la beatitudine più dimenticata, di cui non si parla mai.

La logica corrente è "che me ne viene?".

La logica rivoluzionaria di Gesù butta a mare i nostri calcoli e ci indica una strada di fecondità e di felicità totalmente "altra".


Dio mio, che cammino ci propone Gesù …

Si capisce che allora molti lo hanno abbandonato, altri hanno tentato di invitarlo a moderazione e infine i poteri lo hanno crocifisso.

Si capisce perché le chiese, noi compresi, tutti insieme, abbiamo sempre cercato di annacquarlo …

Ma Dio, nel Suo amore inarrestabile, continua a mandarci dei "sognatori" come Martin Luther King e dei profeti appassionati come don Antonio Dell'Olio per sollecitarci ad uscire dalle nostre mezze misure.

Grazie, o Dio, paziente ed instancabile.


Franco Barbero



 


RICORDANDO DON LEANDRO ROSSI

Sulla questione omosessuale si decise a dire ciò che pensava fino in fondo, solo una quindicina di anni fa quando, a più mani, scriveremo il volumetto "Il posto dell'altro", Edizioni La Meridiana. Passò decisamente alla difesa delle persone omosessuali dichiarando la piena naturalità della condizione omosessuale. Ecco le parole con cui iniziava a pagina 19 il suo contributo al libro: "Ho deciso di non venire più a compromessi e dire la verità fino in fondo, perché solitamente noi teologizzi ci limitiamo a ripetere ciò che hanno detto altri, magari incensando e adulando, oppure facciamo i diplomatici stiamo attenti a farci capire senza dire le cose che vorremmo. Anche questa fase – che è durata almeno vent'anni della mia vita e che non rinnego, perché era dettata dal rispetto per le persone, soprattutto per i laici che avrebbero potuto scandalizzarsi – è finita e prima di morire voglio chiedere la grazia di poter dire, almeno per una volta, la verità".

Meglio tardi che mai… Preferisco ringraziare Dio e don Leandro per questo coraggio di cui c'è sempre più bisogno nella nostra chiesa e nel mondo.

Il libro può essere richiesto all'Editrice La Meridiana.

don Franco Barbero

Alcuni appuntamenti di don Franco Barbero

Ogni lunedì: alle 16 e alle 20,45 al F.A.T. (Pinerolo, Vicolo Carceri 1) gruppi biblici.

Venerdì 13 a Pinerolo: in Via Città di Gap 13 – 2° piano, sarò tutto il giorno a disposizione per chi si sta preparando al matrimonio. In ogni caso prenotarsi allo 0121-72857.

Sabato 14: sarò nel pomeriggio con il gruppo "La scala di Giacobbe" per un dialogo su fede e ateismo.

Domenica 15: sarò a Provonda con il Gruppo Primavera.

Torino: Venerdì 20 dalle ore 18 ci troviamo al Corso Biblico sull'Apocalisse. Ho segnalato la bibliografia minima sul mio blog.

Rivalta: Mercoledì 18 alle ore 20,30 prosegue nel Gruppo Biblico Giovanile la lettura del Vangelo di Marco capitolo 6 – 7.

Sabato 28 a Caselle: nel pomeriggio celebriamo l'eucarestia con la benedizione dell'amore di Andrea e Alexandra.

Domenica 29: incontro a Torino della Comunità Nascente in Via Principe Tommaso 4 dalle ore 10 alle 15,30.

CHIESE VALDESI E METODISTE

Due nuovi pastori, una diacona e tanti temi scottanti su cui dibattere: il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste si riunisce da domenica 25 a venerdì 30 agosto a Torre Pellice: 180 delegati, pastori e laici, rappresentano le comunità delle valli e del resto d'Italia.
Sul tavolo il gettito dell'8 per mille, in aumento, iniziative di solidarietà per Siria e Africa, ma anche - naturalmente – la grave situazione degli ospedali valdesi, che una dissennata politica di "tagli" vorrebbe soppressi o pesantemente ridimensionati.
In occasione del Sinodo sarà a Torre Pellice - lunedì 26 - anche il ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge, su invito della Tavola valdese. Parteciperà a un incontro pubblico presso il tempio valdese - alle 20,45 - sul tema: "Santa ignoranza. Gli italiani, il pluralismo delle fedi, l'analfabetismo religioso".
«Ho accolto con grande piacere l'invito della Tavola valdese - ha dichiarato all'agenzia Nev Cécile Kyenge - riconoscendo il suo grande impegno sia per l'accoglienza degli immigrati che per la costruzione di importanti percorsi di integrazione all'interno di Chiese sempre più multiculturali».

Il ritorno di orti e pacchi alimentari

La distribuzione di pacchi alimentari ai singoli e alle famiglie in gravi difficoltà economiche sta diventando una pratica diffusa nelle nostre chiese come in quelle cattoliche. Le modalità sono varie: nella mia chiesa alla fine del culto si fa sapere quali sono gli alimenti che mancano e chi vuole li porta nel luogo indicato. Poi un gruppo provvede al confezionamento dei pacchi e al più difficile compito di distribuirli.
Sono nati vari progetti da parte di Enti, spesso con l'adesione dei Comuni e di associazioni come la Coldiretti. Un primo progetto nazionale fu lanciato da Italia Nostra: in questo caso però l'obiettivo non era soltanto la coltivazione ma anche la battaglia contro il consumo di suolo causato dalla smania edificatoria. Sul nostro territorio opera il progetto Agritorino: a Piossasco sono stati aperti tre orti, dove alcuni ragazzi senza lavoro possono coltivare ortaggi per le proprie famiglie. Ogni coltivatore destina una parte dei suoi prodotti a una mensa di cui usufruiscono molti poveri. Qualcosa di simile funziona a Cumiana, sempre per una mensa: gli interessati possono vedere l'orto presso il Villaggio Globale di Cumiana, in Strada Cascine Nuove 2.
Marco Rostan

(Riforma 23 agosto)

Al meeting di CL raccolta di firme contro la nuova legge

Al Meeting di Rimini si raccolgono firme contro il disegno di legge contro l'omofobia, definita come un «pericolo» poiché «rende pari omosessuali ed eterosessuali››, nega sul piano normativo «la differenza tra gay ed etero» e «apre la strada al matrimonio gay e all'adozione di bambini da parte di coppie gay».
«Se passasse questa legge nessuno potrebbe più esprimere il proprio parere su quello che ritiene giusto e lo voglio poter dire quello che penso››, dice una signora allo stand in cui si raccolgono le firme.
L'iniziativa, promossa da Cl e portata avanti da Giuristi per la Vita insieme a Tempi, La Bussola Quotidiana e diversi siti internet, trova però subito la risposta dell'Arcigay, che parla di «un segnale allarmante», «a Rimini si coltiva l'odio», mentre Franco Grillini, consigliere regionale in Emilia Romagna, parla di «clericofascismo››.

(L'Unità 22 agosto)
(L'Unità 22 agosto)

giovedì 29 agosto 2013

ROGER GARAUDY


I profeti di Israele non erano persone che prevedevano o annunciavano l’avvenire. Essi guardavano il presente mettendosi fuori di ogni accettazione incondizionata di un ordine dato.



DESMOND TUTU


Se siamo neutrali in situazioni di ingiustizia, abbiamo scelto la parte dell’oppressore.



UNA GOCCIA DI SAGGEZZA

" Fratello mandorlo, parlami di Dio".
"E il mandorlo si coprì di fiori"-.

 Nikos Kazantzakis

LA POLITICA E' UNA COSA SERIA


Non l’hanno capito né Di Pietro né De Magistris passati, come salvatori della patria, dalla magistratura alla politica. Buoni magistrati e ora politici fallimentari. La competenza non si improvvisa.

E il massimo della spavalderia è la difesa di Berlusconi da parte del PDL. L’Italia davvero non è un paese normale.



FAMIGLIA CRISTIANA




http://www.famigliacristiana.it/articolo/sacco-pax-christi-.aspx
 «Quello che è successo in Afghanistan, Iraq e Libia evidentemente non
ha insegnato nulla», spiega il coordinatore nazionale del movimento
don Renato Sacco, «l'Occidente prima vende le armi a questi regimi e
poi li attacca»
    Antonio Sanfrancesco

«In Siria un conflitto c’è già, si tratta di vedere come spegnere il
fuoco non come alimentarlo. Di fronte a una guerra non si può
rispondere con un’altra guerra. Vuol dire che di una tragedia ne
facciamo due».
Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, si dice
«triste ed amareggiato» per la piega che stanno prendendo gli eventi
in Siria.


L’America dice che non si può più restare inermi di fronte ai crimini
commessi dal regime di Assad
.
«La guerra, ogni guerra è un’avventura senza ritorno. Anzi, come ha
detto papa Francesco, è il suicidio dell’umanità. Basta vedere a
quello che è successo in Afghanistan, in Iraq, in Libia: il
rovesciamento del capo del regime non ha portato affatto la pace. È
una storia che si ripete sempre, con amarezza: noi abbiamo sempre
cullato i dittatori, li abbiamo ritenuti nostri amici, li abbiamo
armati e poi abbiamo detto che bisognava fargli la guerra. È successo
con Saddam e poi con Gheddafi. La comunità internazionale ha fatto di
tutto con la sua indifferenza a far precipitare della situazione,
l’Italia stessa ha venduto le armi alla Libia e poi si è detto che
bisognava bombardare. Questa non è pace. La guerra non è mai la strada
da percorrere, come afferma la Dottrina sociale della Chiesa e come ha
ribadito qualche giorno fa mons. Tomasi, osservatore permanente della
Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra.
Una chiave di questo precipitare degli eventi potrebbe essere quella
delle pressioni esercitate da parte delle lobby delle armi. Qualcuno
parla già di accordi economici e militari tra Usa e Arabia Saudita».

Ma le vittime degli attacchi di Assad non vanno tutelate?
«Chi oggi si scandalizza di fronte alle vittime siriane, se lo fa per

arrivare alla guerra lo fa per interessi. Poi le vittime vengono
dimenticate e non se ne parla più. In Iraq nel mese di luglio ci sono
stati mille morti, siamo arrivati ai livelli di violenza del 2006 e
nessuno parla più. Quando si utilizzano le vittime per giustificare
una guerra non lo si fa per amore delle vittime ma per amore dei
propri affari e dei propri interessi. Essere in Afghanistan ci dà la
visibilità di sedere al tavolo degli accordi internazionali. Poi
succede che alcuni piccoli progetti di cooperazione in alcuni villaggi
afghani non vengono finanziati dalla comunità internazionale perché
sono troppo piccoli e non fanno notizia. Invece sarebbero i passi per
la pace».

Come se ne esce dal pasticcio siriano?
«La soluzione in tasca non ce l’ha nessuno, bisogna cercarla. L’unica
cosa di cui sono certo è che la guerra non è la soluzione. È come
avere un figlio che dà problemi, l’unica cosa che so è che non lo devo
uccidere anche se mi fa disperare. L’intervento armato a sostegno
dell’uno o dell’altro schieramento porterebbe alla catastrofe totale,
renderebbe esplosiva tutta l’area mediorientale già instabile con
conseguenze devastanti per tutti, a cominciare dall’Europa.. Io credo
che la comunità internazionale in passato non abbia fatto quasi nulla
per fermarsi e vedere cosa stava succedendo in Siria. La soluzione
passa dall’abbandono dell’intervento militare. Non forniamo più armi,
isoliamo le lobby degli armamenti. È una strada in salita, quella
della pace, faticosa, è un cammino, come diceva don Tonino Bello. La
Siria, come la Libia, fa notizia adesso, fra un mese o due non se ne
parlerà più. A nessuno interessa da dove arriva il gas, chi glielo
fornisce. Come è successo a Sarajevo, per anni abbiamo fatto finta di
non vedere, abbiamo venduto le armi a chi bombardava Sarajevo, io ho
le foto e le testimonianze, poi abbiamo deciso di intervenire e fare
la guerra. Così abbiamo guadagnato due volte vendendo le armi agli uni
e agli altri. Temo che con la Siria finisca proprio così».


28 agosto 2013

 

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LA SPIRITUALITA', IL NOSTRO QUARTO ISTINTO, CI SALVERA'

Negli esseri umani, l'istinto alla spiritualità è innato. E' il nostro quarto istinto, accanto a quello di sopravvivenza, all'istinto del potere e a quello sessuale. E' un istinto di origine genetica, fisico ma dallo scopo metafisico. E' una naturale fame di nutrimento sovrannaturale.
Ci spinge a cercare un significato, e a trascendere la nostra dimensione terrena. E' il rifiuto di una dualità fasulla, e l'accettazione di un'interezza che corrisponde alla nostra vera natura.
Oggi esistono prove scientifiche che illustrano il funzionamento di questo quarto istinto.
«Anche tra le persone che considerano la vita spirituale come una suggestione illusoria», scrive Jeffrey Kluger della rivista Time, «va diffondendosi l'idea che gli esseri umani non possano sopravvivere senza... Il bisogno di Dio potrebbe essere un tratto fondamentale che va imprimendosi sempre più profondamente nel nostro genoma con il succedersi delle generazioni. Gli esseri umani che hanno sviluppato una sensibilità spirituale sono vissuti con pienezza e hanno tramandato questo tratto ai loro figli. Quelli che non l'hanno fatto, hanno rischiato di estinguersi nel caos e nella furia omicida».
Come la paura, anche la spiritualità avrebbe quindi un fine evolutivo.
E' la stessa tesi sostenuta nel libro The God Gene: How Faith Is Hardwired into Our Genes (più o meno Il gene di Dio: la natura genetica della fede nel genere umano, inedito in Italia, ndr) del biologo molecolare Dean Hamer.
«La spiritualità umana», scrive Hamer, «possiede una componente genetica innata. Questo non significa che esista un gene a causa del quale le persone credono in Dio, ma indica che gli esseri umani ereditano una predisposizione alla spiritualità, una tensione verso la ricerca di un'entità superiore».
Jung colse con chiarezza l'importanza del nostro istinto spirituale.
Era assolutamente convinto che tra i suoi pazienti dai trentacinque anni in su, «non ve ne sia stato uno il cui problema non fosse, in un'ultima istanza, legato alla necessità di sviluppare una visione religiosa della vita. Posso dire con certezza che ognuno di loro si era ammalato perché aveva perduto ciò che le religioni viventi in ogni epoca hanno dato ai loro seguaci. E che nessuno di essi è realmente guarito finché non ha riacquistato la visione religiosa della vita. Questo, naturalmente, nulla ha a che vedere con una determinata fede o con l'appartenenza a una chiesa».
Se continuiamo a vivere in una condizione di paura esistenziale, è dunque probabile che abbiamo perso la visione religiosa. Non abbiamo ancora attivato il nostro 'gene di Dio".
O, per dirla in un altro modo, non abbiamo ancora incominciato a vivere seguendo il nostro quarto istinto.
E la paura, in fin dei conti, è una forma di ateismo, un rifiuto emotivo dell'idea che possa esistere qualcosa di più grande di noi, piccoli, temporali e temporanei come siamo.
«Interroga la tua anima!», esorta Herman Hesse nel libro Il mio credo. «La tua anima non ti accuserà di esserti interessato poco di politica o di avere lavorato troppo poco, di non avere odiato abbastanza i nemici e di non avere munito a sufficienza i confini».
«Ma forse ti accuserà di aver avuto troppo spesso paura, di avere scantonato di fronte alle sue sollecitazioni, di non aver mai avuto tempo per dedicarti a lei - la più giovane e ammirevole delle tue creature - per giocare con lei, per ascoltare il suo canto».
«Ti accuserà di averla spesso venduta per denaro, tradita per qualche vantaggio... Sarai per sempre nervoso e tediato - così dice la tua anima - se mi trascuri; così resterai e così perirai, se non ti rivolgerai a me con amore e sollecitudine interamente nuovi».
(Traduzione di Matteo Colombo)
www.huffingtonpos.it - @ariannahut

(il Venerdì 10 agosto 2013)

mercoledì 28 agosto 2013

SINODO VALDESE


Sta terminando a Torre Pellice il Sinodo, pieno di gente con temi appassionati. E’ un Sinodo molto “sociale” e organizzativo con una notevole riflessione teologica sul ruolo pastorale.   



NO ALL'INTERVENTO ARMATO


Carissime e Carissimi,
 
Leggo oggi con piacere, su "il manifesto" p.2, l'articolo di Emanuele Giordana che riporta  le dichiarazioni della Titolare della Farnesina Emma Bonino:
"Si rafforza l'ipotesi che siano state le forze armate siriane a far uso  di armi chimiche, ma non c'è soluzione militare al conflitto siriano, si deve continuare ad operare con grande determinazione per una soluzione politica, che si chiama Ginevra 2, un negoziato per avviare una soluzione di lungo periodo in Siria e nell'intera regione. Ribadisco che l'Italia non intende fornire armi all'opposizione siriana...Anche l'opzione di un intervento limitato rischia di diventare illimitata...L'Italia la guerra alla Siria non la farà e senza l'Onu non muoverà un passo..." E' quindi escluso anche l'utilizzo delle basi italiane.
All'orientamento politico della Bonino, a mio avviso apprezzabile e condivisibile, si aggiungono  molte voci contrarie all'intervento come quella della Croce Rossa con il suo Presidente Francesco Rocca che dichiara: "NON SI SPEGNE IL FUOCO CON ALTRO FUOCO". Così pure la voce della Tavola della pace: "AGIRE CONCRETAMENTE SENZA DOVER RICORRERE ALL'INTERVENTO ARMATO". COME NON AGGIUNGERE ANCHE LA NOSTRA VOCE?
 
UNA CONSIDERAZIONE DI FONDO MI PREME SOTTOLINEARE: L'INDUSTRIA DELLE ARMI PURTROPPO RIENTRA NELLA LOGICA BELLICA LEGATA INDISSOLUBILMENTE A QUELLA DEL BUSINESS COLOSSALE CHE NE DERIVA. COME CONTRASTARE QUESTA LOGICA? BISOGNA EDUCARCI AD UNA "CULTURA DELLA PACE"...MOLTO LAVORO DA FARE!
RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE E BUON LAVORO A TUTTI NOI!
FRATERNI SALUTI. TARCISIO





SHADY HAMADI i sul Fatto quotidiano di mercoledi 28 agosto 2013

     

CREDO

Credo in Dio e nell'uomo quale immagine di Dio.

Credo nello sforzo dell'uomo.
Credo negli uomini, nel loro pensiero,
nella loro sterminata fatica che ha fatto quello che sono.

Credo nella vita
come gioia e come durata:
non prestito effimero dominato dalla morte, ma dono definitivo.

Credo nella vita come possibilità illimitata di elevazione e di sublimazione.

Credo nella gioia,
la gioia di ogni stagione, di ogni tappa, di ogni aurora,
di ogni tramonto, di ogni volto, di ogni raggio di luce
che parta dal cervello, dai sensi, dal cuore.

Credo nella gioia dell'amicizia,
nella fedeltà e nella parola degli uomini,

Credo in me stesso,
nelle capacità che Dio mi ha conferito,
perché posso sperimentare la più grande tra le gioie,
che è quella del donare e del donarsi.

In questa fede voglio vivere,
per questa fede voglio lottare e con questa fede voglio addormentarmi
in attesa del grande gioioso risveglio.

                                                                             p. Giulio Bevilacqua

La Cina non è riuscita a battere il primato del Burj Khalifa (1) di Dubai, che troneggia nel cielo con i suoi 830 metri, ma può essere lo stesso soddisfatta: lo Shanghai Tower (2), inaugurato lo scorso 3 agosto, è il secondo grattacielo più grande al mondo e il primo tra quelli asiatici. Con i suoi 580 metri di altezza, lo Shanghai Tower scalza il Mecca Royal Hotel Clock Tower (3), il complesso residenzial-alberghiero inaugurato nel 2012 in Arabia Saudita e il Tapei 101 (4) (509 metri), vanto di Taiwan. Pechino, del resto, conta quattro tra i dieci edifici più alti al mondo. E presto il Paese della Grande Muraglia potrebbe dare del filo da torcere anche al Burj Khalifa: una società cinese ha annunciato l'intenzione di realizzare un grattacielo nella città di Changsha (Cina centrale) con un'altezza di 838 metri: quanto basta per guardare dall'alto in basso i ricchi Emirati.

martedì 27 agosto 2013

Rimossi i distributori di Gratta&Vinci dagli Ipercoop piemontesi

Ricordate? Ricordate quando qualche tempo fa vi avevamo raccontato che in una sede di Novacoop di Ciriè, in provincia di Torino, qualche giorno prima di Natale 2011, comparve un distributore di Gratta e Vinci? Chi scrive queste pagine, essendo socio della sede Ipercoop in questione, chiese spiegazioni all`allora direttore di quella struttura, a cui fece seguito una lettera di protesta firmata,  oltre che dal sottoscritto,. anche dall'allora presidente di AND-Azzardo e Nuove Dipendenze Daniela Capitanucci e da Filippo Torrigiani, assessore del Comune di Empoli, esperto e critico sul gioco d`azzardo. Tutti e tre i firmatari soci Coop.
Successivamente venne organizzato un convegno dal significativo titolo «Il gioco d`azzardo legalizzato: un commercio che impoverisce cittadini e commercianti?›› tenutosi a Rivoli, promosso da Avviso Pubblico e con il patrocinio del Comune di Rivoli, della SITD - Società Italiana Tossicodipendenze e di AND-Azzardo e Nuove Dipendenze.
A quell`interessante seminario di studi furono invitati Michele Suppa - Assessore ai Servizi Sociali Comune di Rivoli, Franco Rolfo - Assessore al Commercio Comune di Rivoli, Filippo Torrigiani - Assessore alla Città Sicura Comune di Empoli - rappresentante di Avviso Pubblico, Paolo Jarre - Direttore Dipartimento "Patologia delle dipendenze" ASL TO3 Regione Piemonte. Angela De Bernardis - Direttore SER.T. Ciriè - ASL TO4 Regione Piemonte. Daniela Capitanucci - Psicologa - Presidente di AND, Azzardo e Nuove Dipendenze - Varese. Federica Devietti Goggia - Psicologa - Servizio Spazio Altrove (Gioco d`azzardo Patologico ) ASL TO3 Regione Piemonte, un rappresentante di Libera Piemonte. un rappresentante di Ascom Piemonte. un rappresentante di Novacoop Piemonte.
Di questi ultimi rappresentanti del commercio e di Novacoop Piemonte non si presentò nessuno.
In quell`occasione l`assessore di Empoli, Filippo Torrigiani, ricostruì brevemente la storia delle Coop: «Era il 1854 quando nasce a Torino la Coop di mutualità, cooperativa per le fasce deboli, per i meno abbienti della società dell'epoca. Esse sono rimaste in piedi anche durante le due guerre mondiali. Nel 1965 nascono poi i supermercati a Torino, Reggio Emilia, Empoli. In seguito nasce il commercio equo e solidale, nasce Libera, associazione delle associazioni che contrastano le mafie, la quale comincia ad applicare la legge per la confisca di terreni ai boss e li trasforma in terreni agricoli, dandoli da gestire a cooperative di giovani e ragazzi. Le Coop in Italia fanno un interessante accordo con Libera per la vendita dei prodotti coltivati in tali terreni (pasta, olio, vino, ecc…), la stessa Coop comincia poi a fare progetti di solidarietà con, ad esempio, il Burkina Faso, per finanziare la costruzione di pozzi d'acqua. Arriviamo alla fine del 2011, inizio 2012, quando scopriamo che Coop, attraverso la sua ramificazione piemontese di Novacoop che gestisce gli Ipercoop di questa regione, cerca profitto attraverso il gioco d'azzardo. Lo dico come socio della Coop: a Ciriè un distributore di Gratta e Vinci viene installato proprio di fronte al tavolino del "Prestito Soci". A fronte di questa novità all'Ipercoop di questa cittadina della provincia di Torino non una parola da Confcommercio e Confesercenti. Niente1 ››.
Colmo dei colmi è che anche in altre sedi di Novacoop-Piemonte sistemarono distributori di Gratta e Vinci come, ad esempio, all'Ipercoop di Cuneo che chi scrive ha personalmente visitato a fine agosto 2012.
Invece ora apprendiamo con enorme soddisfazione che, dal luglio scorso, quei distributori infernali sono stati rimossi da tutti i punti di Novacoop Piemonte.
«Sono arrivate segnalazioni da più parti, non solo dai soci di Ciriè, di cui abbiamo tenuto conto, visto che l'area soci rappresenta la proprietà della cooperativa - afferma da Novacoop Alberto Martignone, responsabile delle comunicazioni e relazioni esterne - Ma quella di uscire da questo mercato è una decisione che nasce dall'azienda tenendo conto di più ragioni. Dalle perplessità rilevate dai soci a riflessioni interne sul problema delle dipendenze in crescita».
(d.p.)

1www.articolotre.com/2012/03/s1ot-machine-nelle-case-del-popolo-allarci-e-nelle-coop/66928