lunedì 30 settembre 2013

PAPA FRANCESCO DENUNCIA LA SCHIAVITÙ DEI MIGRANTI

«Il lavoro schiavo è oggi moneta corrente». È l’amara considerazione di Papa Francesco contenuta nel suo primo messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato del prossimo 19 gennaio 2014 diffuso ieri. Questo è per il pontefice argentino figlio di migranti, uno degli effetti più perversi della migrazione che non solo spesso è forzata, ma addirittura realizzata - scrive - «attraverso varie modalità di tratta delle persone e di riduzione in schiavitù». Dal Papa viene l’invito ai Paesi ad affrontare in sinergia le difficoltà connesse alle migrazioni, con una conversione di atteggiamenti: da pregiudizi e paure, dalla cultura dello scarto, passare alla cultura dell’incontro, dell’accoglienza e della solidarietà. Perché «migranti e rifugiati, non sono pedine nello scacchiere dell’umanità».

Osserva come «visti i processi di muta interdipendenza e interazione a livello globale», la realtà delle migrazioni vada «affrontata e gestita in modo nuovo, equo ed efficace, che esige anzitutto una cooperazione internazionale e uno spirito di profonda solidarietà e compassione». «È importante - ha aggiunto - la collaborazione ai vari livelli, con l’adozione corale degli strumenti normativi che tutelino e promuovano la persona umana». «Una buona sinergia - spiega - può essere di incoraggiamento ai governanti per affrontare gli squilibri socio- economici e una globalizzazione senza regole, che sono tra le cause di migrazioni in cui le persone sono più vittime che protagonisti».

Papa Francesco chiede quindi di abbandonare pregiudizi e paure nel considerare le migrazioni e per  questo fa appello ai mezzi di comunicazione sociale per «smascherare falsi stereotipi e offrire corrette informazioni circa la denuncia dell’errore di alcuni, ma anche la descrizione dell’onestà, la rettitudine, la grandezza d’animo dei più». «Il migrante - ha insistito - non è solo un problema da affrontare, ma un fratello da accogliere».

La portata globale del fenomeno migrazione è stata sottolineata ieri dal Presidente del pontificio  consiglio per i migranti, cardinale Antonio Maria Vegliò che ha presentato in Vaticano il messaggio di Papa Francesco. Interessa un miliardo di persone di cui 232 milioni che secondo le statistiche Onu hanno lasciato la loro nazione di origine, a cui vanno aggiunti i 740 milioni di migranti «interni» ai loro Paesi. Gli Stati Uniti sono di gran lunga il Paese meta dei migranti. L’Italia non è neanche tra i primi dieci.

(L'Unità 25 settembre)

 

 

UNA IMPORTANTE INIZIATIVA


c.a. Sindaco di Pinerolo
c.a. Assessori PD Pinerolo
c.a. Consiglieri Comunali PD Pinerolo
 
c.c.
c.a. Iscritti/Simpatizzanti PD Pinerolo
c.c. Gruppo Comunicazione PD Pinerolo
 
In allegato Vi segnalo il "Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d'azzardo" chiedendo la Vs. cortese disponibilità a valutare la possibilità/opportunità che anche il Comune di Pinerolo lo trasformi in atto amministrativo.
L'ultimo comune che in ordine temporale mi risulta abbia aderito al Manifesto è stato quello di Novi Ligure sulla base di un o.d.g. proposto del Gruppo Consiliare del PD (vedi http://www.oggicronaca.it/2013/09/22/novi-ligure-no-del-comune-al-gioco-dazzardo/, http://80.18.145.135/WebSicDotNet/portale/albopretorio/albopretorioconsultazione.aspx).
Visto che anche il nostro territorio, che desideriamo sia/diventi "intelligente", non è immune dal proliferare delle sale giochi, mi sembra giusto che sull'argomento si avvii quanto meno una riflessione.
Invito il Gruppo Comunicazione del Circolo a pubblicare sul sito il Manifesto in modo da poter consentire un dibattito pubblico sul tema .
Ringrazio per l'attenzione e invio cordiali saluti.
Luigi


SVOLTA STORICA ALL'ONU


 

 

 

 

La risoluzione votata all'unanimità nella notte di ieri dai 15 membri del Consiglio permanente di sicurezza dell'Onu, confermata dal disgelo tra Usa e Iran dopo la telefonata di Obama al presidente Rohani, costituiscono una epocale svolta in Medio Oriente. Anche se molti attori dietro le quinte potrebbero ancora contraddirla. La risoluzione infatti allontana definitivamente ogni ipotesi di intervento armato «umanitario» nella già martoriata Siria, non prevedendo il Capitolo VII della Carta dell'Onu che autorizza l'uso della forza.
Una risoluzione che condanna l'uso di armi chimiche e l'attacco del 21 agosto scorso a Goutha, sobborgo di Damasco, ma non accusa alcuna delle parti, nemmeno il regime di Assad, impegna il governo siriano a consegnare tutti gli arsenali chimici entro la prima metà del 2014 ma senza sanzioni automatiche, convoca a metà novembre la conferenza di pace di Ginevra 2, con tutti gli interlocutori dell'area.E la telefonata del presidente americano a quello iraniano suggella il cambiamento.
E' l'apertura sostanziale – dopo la lontana promessa di Obama nel discorso del Cairo del 2009 – al nucleare civile del quale vuole dotarsi Tehran che, con Rohani, è tornato a ribadire che l'Iran «non vuole l'atomica», non tacendo che in Medio Oriente un solo paese ce l'ha ed è Israele. Nel giro di dieci giorni siamo passati dai bombardieri americani con i motori rombanti per vendicare la «sicura prova» dell'uso da parte di Damasco di gas sui civili – un casus belli smentito ormai da tante inaspettate fonti e a mezza bocca perfino dai governi dei paesi della Nato – e la ripresa della Guerra fredda tra Mosca e Washington dopo il fallimento del vertice di San Pietroburgo, allo spegnersi dei venti di guerra. Addirittura Damasco ha immediatamente consegnato, senza minaccia militare, la lista delle armi chimiche, dopo il rapporto degli ispettori Onu che pure non accusava nessuno.
Perché c'è ancora da indagare, al punto che la risoluzione Onu rinvia già da martedì gli ispettori in Siria. Per ora i bombardieri francoamericani restano negli hangar delle basi cipriote e del Bahrein. Di guerra fortunatamente restiamo digiuni. Con esplicito riferimento al politicissimo «digiuno» mondiale lanciato da papa Francesco per fermare «la vana pretesa di una soluzione militare». Ma che è accaduto davvero, visto che tutti, dalla Bonino a Kerry a Israele sembrano prendersi il merito della «consegna agli organismi dell'Onu delle armi chimiche» siriane? La primogenitura, ahimé, è di Putin.
Castagne dal fuoco, patata bollente, insalata russa. Ogni metafora vegetal-gastronomica rende appieno quel che è accaduto a partire dal vertice di San Pietroburgo. Perché da lì, dall'«alto grado di sicurezza» sull'uso di armi chimiche da parte di Assad, la presunta prova della giustezza della nuova guerra «umanitaria», l'agenda si è spostata sul nodo delle armi chimiche tout court, il cui possesso non è mai stato misconosciuto o negato. Anzi, il regime di Damasco, senza minaccia militare, in tutta disponibilità ha già consegnato agli organismi Onu le mappe dei suoi arsenali che funzionari dell'Amministrazione Usa intervistati dal New York Times dichiarano «veridiche». Assad ha fatto capire che quello non è il problema ma la lotta al terrorismo, ai jihadisti e ai qaedisti, e si è mosso con l'assenso dell'alleato Iran, coinvolto nel sostegno a Damasco militarmente, anche attraverso Hezbollah.
Tehran ha avuto chiaro fin da subito che ogni intervento militare "umanitario" dell'Occidente in Siria rappresentava una minaccia, alimentata da Israele, contro il suo programma «nucleare civile».
Così Obama è stato costretto ad «aprire all'apertura» russa. Il perché lo ha spiegato lui stesso accettando il rinvio del voto al Senato: «Se si votasse ora – ha ammesso – non sono sicuro che avremmo l'ok all'intervento militare». Obama doveva uscire dall'angolo della sconfitta diplomatica rappresentata da tutte le guerre americane non concluse in Medio Oriente, doveva scartare dalla pressione del militarismo umanitario, ideologia corrente dell'America bipartisan, da John McCain a Hillary Clinton, che gli soffia ancora sul collo. Isolato internazionalmente, perfino nella Nato, con la sola alleanza della Francia – che brutta figura ha fatto Hollande! – dopo la sconfitta parlamentare dell'alleato di ferro Cameron, in scontro aperto con le Nazioni unite; contraddetto dall'offensiva di pace di papa Francesco e, forseper la prima volta, impensierito dalla possibilità che l'esplosione della polveriera mediorientale coinvolgesse Israele; con una opinione pubblica americana arrivata al 63% di no…che doveva fare il Nobel «della pace», se non preparare la pace per fare la pace? Ora la soluzione politica della crisi siriana è sul campo. Ma sono troppe le ombre che si agitano per negarla. Il fronte, spaccato e in guerra intestina, dei ribelli apertamente contrari a questa soluzione, pronti a nuove, facili provocazioni intorno agli arsenali, lo schieramento sunnita di Arabia saudita e Qatar che armano gli insorti. E, infine, Israele – Obama incontrerà Netanyahu lunedì 30 – preoccupato che ora l'alleato americano nella trattativa con l'Iran esponga il fianco delle atomiche israeliane.
Ma per ora l'intervento militare «umanitario» non ci sarà. Riprende semplicemente la guerra coperta, quella ordinaria di tutti i santi giorni, con aiuti in armi, intelligence e finanziamenti ai ribelli armati attraverso la coalizione «Amici della Siria» (Usa, Francia, Gran Bretagna, Turchia e le petromonarchie saudita e qatariota). Ai vertici tra "Amici" partecipa anche l'Italia. A fare che? Lo chiediamo alla ministra Bonino, bene accetta pacifista dell'ultima ora con Massimo D'Alema.

P. S. Speriamo che i due, vista la soluzione diplomatica della sanguinosa crisi siriana, comprendano che la guerra del 1999, con i bombardamenti "umanitari" della Nato, senza autorizzazione dell'Onu, su tutta l'ex Jugoslavia – richiesti a viva voce dall'esponente radicale e autorizzati dall'ex presidente del Consiglio – poteva, doveva essere evitata. Perché delle due l'una: o era giusta la soluzione militare in Siria anche stavolta, come sostenevano quelli che si sono richiamati al «modello Kosovo»; o era sbagliata anche quella guerra: Milosevic non era certo più «criminale» di Assad, e il casus belli della strage inventata di Racak (42 miliziani uccisi in combattimento fatti passare per eccidio di civili) impallidisce di fronte alle immagini del massacro di Goutha.

Tommaso Di Francesco - il manifesto

 

 



Muore per colpa di una sigaretta

Il suo alloggio si è trasformato in pochi minuti in una trappola mortale e il fuoco non gli ha lasciato scampo. Quando i pompieri sono riusciti a entrare nella sua casa a Pinerolo, Mauro Pons, 55 anni, era già morto. Il suo corpo è stato trovato carbonizzato in salotto: era seduto sul divano, probabilmente stava dormendo e quando si è accorto di quello che stava succedendo era già troppo tardi. A identificarlo sono stati i vicini, gli stessi che hanno dato l'allarme. Le fiamme sono divampate poco dopo la mezzanotte di sabato. In un attimo, l'alloggio in via dei Mille 10 è stato invaso dal rogo. Gli altri appartamenti non hanno subito darmi, ma i vigili del fuoco hanno comunque evacuato per sicurezza tutti gli abitanti dell'edificio a due piani. In base ai primi accertamenti dei carabinieri di Pinerolo sembra che l'incendio sia dovuto a un mozzicone di sigaretta dimenticato acceso. Escluse cause elettriche. E il punto da cui sarebbero partite le fiamme è proprio il divano. «Ero da amici al piano di sopra - racconta una vicina che ha dato l'allarme - e stavamo scendendo per tornare a casa. E' stato allora che abbiamo notato il fumo sul pianerottolo. Arrivava dall'alloggio del piano rialzato. Ho fatto il giro da fuori e ho visto che c'era una persona sul divano. Era già avvolto dalle fiamme. Ho provato a chiamarlo più volte, ma non rispondeva. Non ho potuto far altro che chiamare i soccorsi e suonare agli altri inquilini per farli uscire. E' stato terribile». Per spegnere l'incendio sono intervenute diverse squadre dei vigili del fuoco. A parte lo choc, gli altri residenti non hanno avuto conseguenze.
(e. d. b.)

(Repubblica 23 settembre)
(Repubblica 26 settembre)

Incontro biblico a Torino: venerdì 4 ottobre

Ci troviamo per la lettura dei primi 3 capitoli dell'Apocalisse venerdì 4 ottobre dalle ore 18 in Via Principe Tommaso 4. gli incontri sono sempre aperti.

Il Vangelo di Marco: gruppo biblico zonale

Mercoledì 23 il gruppo giovanile di lettura biblica si ritrova, dopo il bell'incontro di mercoledì 18 settembre, per proseguire la lettura dei capitoli 7 e 8 del Vangelo di Marco.

Questa volta, per venire incontro alle esigenze di salute del sottoscritto vecchietto, il gruppo si troverà a Pinerolo in Via Città di Gap 13 2° piano alle ore 20,30.

Leggere il Vangelo con questo bel gruppo di giovani mi appassiona. Sento nelle loro voci e vedo nei loro occhi il desiderio di conoscere le Scritture come momento importante per accostarsi a quel mistero caldo ed ineffabile che è il Dio di cui Gesù ci ha reso testimonianza.

Il gruppo è sempre aperto per chi lo vuole.

C'è sempre ancora qualche sedia vuota, pronta ad accogliere…

Franco Barbero

domenica 29 settembre 2013

ANTONIO GRAMSCI

"Demagogia in senso deteriore vuol dire servirsi delle masse popolari, delle loro passioni, sapientemente eccitate e nutrite, per i propri fini particolari, per le proprie piccole ambizioni":

PARLIAMO DEL PAPA E DINTORNI


Propongo per sabato 12 ottobre una riflessione un po’ articolata su “E’ aggiornamento, rivoluzione o conversione in atto nella chiesa cattolica?” Siccome si parla sempre riportando frasi o frammenti dei discorsi papali, vorrei proporre una lettura completa dell’intervista che il papa rilasciò il mese scorso a “La civiltà cattolica” con alcuni commenti.

L’incontro è a Pinerolo in Via Città di Gap 13 al 2° piano. Se il campanello non suona, fate che salire….

                      Franco Barbero



CORSO BIBLICO A TORINO: 4 OTTOBRE


Venerdì 4 ottobre dalle ore 18 alle 19,15 si prosegue nella lettura dell’Apocalisse. Leggeremo i primi tre capitoli. L’appuntamento è a Torino in Via Principe Tommaso 4 del prossimo venerdì 4 ottobre.


COMUNITA' NASCENTE


Domenica 27 ottobre dalle ore 10,30 alle ore 15,30 ci incontreremo come “comunità nascente di Torino” per la giornata comunitaria con accoglienza, eucaristia, pranzo autogestito, riflessione biblica.



GRUPPO PRIMAVERA: RIVALTA

Sabato 19 ottobre ci troviamo come genitori ed educatori alle ore 16,30 a Piossasco per interrogarci insieme su “per diventare una persona ed un cristiano responsabile dobbiamo imparare a fare i conti con la gioia, il piacere, il dolore, la sofferenza”.

Prossimamente preciseremo altri particolari dell’incontro.



«Così riabilita migliaia di preti “clandestini”»

«Il Papa parte dal punto di vista del popolo fedele, di centinaia di migliaia di parroci che da due giorni non sono più "clandestini"... ». Per il professor Alberto Melloni, storico della Chiesa, l'intervista di Francesco su «Civiltà Cattolica» è una svolta importante.
Che cosa l'ha colpita di più?
«La forma dell'intervista di per sé non è inusuale, ed è stata già usata dai predecessori, da ultimo Benedetto XVI. E Francesco dice chiaramente che non ci sono cambiamenti di dottrina anche su punti morali delicati. Quello che mi ha colpito è la percezione: per Wojtyla e Ratzinger certi valori venivano proclamati nello spazio pubblico per creare un discrimine e mostrare la capacità antagonista della Chiesa. Per Bergoglio invece si parte dal popolo fedele».
E dunque qual è la novità?
«II Papa ragiona a partire dalle anime, e non dalle leggi. Dalla persona e non dagli "ismi". Il che mostra la grande forza dell'esperienza cristiana del cattolicesimo. Nella fede cattolica romana, rimanendo immutata la dottrina, si può avere un atteggiamento che viene percepito come agli antipodi rispetto al precedente».
Qualche analista ha scritto che così ci si lasciano alle spalle alcune delle priorità degli ultimi due pontificati e della recente esperienza della Cei…
«In realtà l'intervista al Papa crea una nuova categoria di "clandestini"...  sono molti vescovi, che ora si trovano in difficoltà. Provano imbarazzo perché il registro della vita parrocchiale non è il loro: hanno la volontà di sintonizzarsi, ma non gli strumenti, dato che fino a poco tempo fa per far carriera bastava essere pubblicamente energici, mostrare i muscoli di fronte alle persone con problemi morali perché ogni altro approccio era considerato timidezza e collusione col relativismo».
Francesco dice di sé di essere «un peccatore». Che significa?
«Quello è il vero senso del peccato cristiano. Che non sta innanzitutto nel farsi un esame avendo in mano il prontuario dei peccati, ma nel riconoscere che la nostra condizione è quella di peccatore. Il Papa dà una sferzata a una concezione un po' semplicistica degli ultimi anni: sembrava che i peccati li facessero sempre gli altri».
Andrea Tornelli

(La Stampa 21 settembre)
(L'Unità 25 settembre)