giovedì 31 ottobre 2013

IL "MADANG" COREANO: E' IN PIENO SVOLGIMENTO


La X Assemblea del Cec si svolgerà a Busan, nella Repubblica della Corea, dal 30 ottobre all’8 novembre 2013

La X Assemblea del Cec si svolgerà a Busan, nella Repubblica della Corea, dal 30 ottobre all’8 novembre 2013. Sarà la prima che si tiene nel Nordest dell’Asia; il più ampio contesto asiatico plasmerà in modo significativo l’incontro.

La Corea è stata selezionata per ospitare l’Assemblea, a motivo del singolare “orizzonte” ecumenico che la testimonianza delle chiese coreane offre al movimento ecumenico più ampio. L’invito per il Cec a venire in Corea è stato lo sforzo congiunto di molte chiese del paese, tra cui Chiese membri del Cec, le chiese evangeliche e le chiese pentecostali. Con una popolazione di oltre 4 milioni di abitanti, Busan è la seconda città del Sud Corea. La sede principale dell’Assemblea sarà il Centro Mostre e Congressi Bexco.

Il concetto coreano di madang servirà a radicare l’Assemblea nel contesto di accoglienza e a contribuire a darne forma e significato.

Madang è il tradizionale “cortile” coreano che collega le diverse parti della casa, uno spazio di discussione e riflessione, di festa e di fraternità; è il tradizionale centro della vita familiare e di comunità. L’assemblea Cec sarà preparata in uno spirito di Madang, invitando i partecipanti in uno spazio comune di discussione e di festa.

Il tema dell’Assemblea “Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace” non è solo uno slogan per l’evento, ma fornisce un punto di riferimento per la riflessione teologica, per il culto e per la meditazione, così come per la pianificazione delle attività programmatiche, prima, durante e dopo l’Assemblea. Coinvolge i partecipanti in una risposta a questa preghiera.

Il tema copre cinque dimensioni dell’essere chiesa insieme nel mondo di oggi: koinonia (fede e comunione in Cristo); martyria  (testimonianza nel mondo); diakonia (servizio della giustizia e della pace); la formazione ecumenica per la leadership; la cooperazione inter-religiosa.

(da Riforma)



DA MARIA E RAFFAELE


  "Se Dio parla all'uomo anche nel silenzio, pure l'uomo scopre nel silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio.Abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto dove nasce la Parola, la Parola redentrice".
(Ben.XVI - Omelia, S. Messa con i Membri della Commissione Teologica Internazionale, 6 ottobre 2006).


MORIRE A VENT'ANNI



Morire a vent'anni
Lettera aperta a Simone che si è tolto la vita

Caro Simone,
quando questa sera ho letto la notizia del tuo suicidio mi si è gelato il cuore: già la morte di una persona ha qualche cosa di drammatico, se poi è la morte di un ragazzo di vent'anni al dramma si aggiunge il senso di assurdità che accompagna una giovane vita spezzata. Ma quando capita che la causa di quella morte è un suicidio, al dramma e al senso dell'assurdo si aggiunge il gelo che dovrebbe prendere tutti noi quando ci accorgiamo di avere sulle nostre spalle la responsabilità di un gesto così contrario alla nostra natura.
Nella lettera che hai lasciato hai scritto che ti sei suicidato perché sei gay e hai aggiunto che «in Italia c'è omofobia e che chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza». Questo mi ha fatto pensare a tutti quelli che sostengono che dire che l'omosessualità è contro natura non è altro che una delle tante forme di espressione della libertà di opinione senza preoccuparsi di come si può sentire un giovane come te, quando sente dire in televisione o sui giornali che la sua omosessualità è "contro natura".
In realtà queste persone dovrebbero chiedersi cosa sia davvero "contro natura": la tua omosessualità o il clima di disperazione che ti ha spinto a cercare la morte?
Io non ho dubbi: "contro natura" sono le parole che spingono un ragazzo di vent'anni a togliersi la vita; "contro natura" sono le frasi di chi cerca in tutti i modi di impedire a un giovane omosessuale di accettarsi così com'è; "contro natura" sono gli insulti con cui si etichettano gli omosessuali; "contro natura" è il clima di omertà che ti ha costretto a vivere la tua omosessualità nella vergogna e nella paura; "contro natura" sono la nostra ignavia e la nostra pigrizia che non hanno saputo reagire nel modo giusto alla violenza che ti ha spinto verso la disperazione; "contro natura" è l'ipocrisia di chi mette da parte il dramma che vivono tanti ragazzi come te quando sentono parole di disprezzo e di condanna e, per la carriera, per il successo, per la difesa di principi astratti, si rifiuta di riconoscere il fatto che il primo compito che ciascuno di noi ha, quando ha a che fare con una persona omosessuale, è quello di metterla a suo agio, di farla sentire accolta, di ricordarle sempre il rispetto e la dignità che le vanno riconosciute sempre.
Alcune settimane fa, caro Simone, il papa, nel corso della prima intervista che ha concesso a un mensile dei gesuiti, ha detto: « Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l'omosessualità. Io allora le risposi con un'altra domanda: "Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l'esistenza con affetto o la respinge condannandola?"». Dicendo questo ci ha fatto capire che lo stesso Dio che ci ha creato non può che approvare la nostra esistenza e non può che volere che anche noi, nel nostro piccolo, si faccia la nostra parte, accettandoci così come siamo.
Purtroppo tu non hai avuto la possibilità di assaporare queste parole e hai invece ascoltato gli insulti, le accuse, gli ipocriti distinguo e le urla scomposte che si vedono in televisione quando si parla di omosessualità e di omofobia. Tu hai dovuto fare i conti contro il modo innaturale con cui tante persone si rapportano con l'omosessualità. Tu hai pagato le timidezze e le ipocrisie di chi non ha fatto tutto il possibile per farti sentire accolto e amato così come sei e quindi anche con la tua omosessualità.
Caro Simone, spero davvero che adesso tu possa capire quanto è stato sbagliato il gesto che hai fatto, ma spero soprattutto che tu adesso possa sperimentare quello che ci ha ricordato il papa: che Dio approva la tua esistenza così com'è e che ti aveva chiamato alla vita perché la vivessi pienamente in tutti i suoi aspetti, compresa la tua omosessualità.
Tanti anni fa, Fabrizio De André, di fronte a un gesto disperato come il tuo, ha scritto: «Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia, soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte».
Ecco! Io credo che adesso Dio ti stia abbracciando dicendoti che in Paradiso, l'omofobia, non c'è e che, vicino a lui, non hai più niente da temere.

Gianni Geraci

 





ATTIVITA' DEL GRUPPO PRIMAVERA DI RIVALTA


Ciao cari, ricordo solo che l'incontro con Franco Barbero si terrà SABATO 16.11.2013, ORE 16,30, a Piossasco, sempre nella Parrocchia San Francesco, in centro al paese.
Tema: Come le immagini di Dio sono cambiate nella storia: aspetti positivi e negativi: guarire dalle immagini malate e cercare immagini liberanti
Per babysitteraggio, chiedere a Rossella o Francesca. 
PROSSIME ATTIVITA':
- Riunione animatori: Lun. 11 o Mart. 12 al Budello da Elena verso ore 18?
- Ragazzi: Dom. 24.11.2013, ore 10,00 al FILO D'ERBA (ma abbiamo prenotato il budello? Elena riesce a dircelo?)
- Celebrazione Natale: Domenica 22.12.2013 ore 18,00 al MULINO DI RIVALTA (già prenotato da Michele). Chiederemo ai ragazzi di arrivare circa un'ora e mezza PRIMA per preparare la celebrazion; a seguire cena comune; seguirà apposita mail. Ciao a tutti. Antonella


LEGGIAMO IL VANGELO DI MARCO

Nei tre gruppi biblici settimanali al F.A.T. (Vicolo Carceri 1, Pinerolo) leggiamo il Vangelo secondo Marco.
Io accompagno i due gruppi del lunedì alle 16 e del lunedì alle 21. Il terzo gruppo si incontra il martedì alle 21.

Franco Barbero
Le carceri italiane rappresentano l'esplicazione della vendetta sociale nella forma più atroce: noi crediamo di aver abolito la tortura, ma i nostri reclusori sono essi stessi un sistema di tortura.

Filippo Turati

mercoledì 30 ottobre 2013

(L'Unità 26 ottobre)

Italia Paese omofobo

Tre giorni fa a Roma un altro giovane di 21 anni si suicida perché gay per la sofferenza indotta dal clima generale che si respira in questo Paese. E' bene ricordare che la catena di suicidi gay continua.
Si lancia nel vuoto
Il 7 e l'8 agosto scorso un ragazzo di 14 anni si era lanciato dal tetto del palazzo in cui abitava, a Roma, lasciando una lettera per il padre in cui motivava il gesto legandolo a profondi problemi esistenziali anche di natura sessuale. Nella lettera il ragazzo citava 12 amici ai quali i genitori avrebbero dovuto annunciare la notizia della morte.
Offesa dai compagni
Nel gennaio scorso, a Novara, una ragazzina di 14 anni, si è gettata dalla finestra dell'appartamento dove viveva con i genitori. Subito su twitter centinaia di suoi amici e parenti avevano cominciato a lanciare messaggi pieni di rabbia nei confronti di chi, secondo loro, aveva causato quel tragico gesto: dei bulli, dei ragazzi che negli ultimi tempi l'avrebbero offesa.
Era deriso, si uccide
Amava vestirsi di rosa, metteva lo smalto. Era omosessuale e non lo nascondeva. Nemmeno se aveva 15 anni, nemmeno se a scuola qualcuno lo prendeva in giro. Ma A. S., studente del liceo scientifico Cavour, a pochi metri dal Colosseo, alla lunga non ce l'ha fatta. E il 22 novembre del 2012 è si è ucciso legandosi una sciarpa al collo dentro casa.
«Non sono integrato››
Nell'aprile del 2007 aveva deciso di farla finita lanciandosi nel vuoto, a Torino, Matteo, 16 anni: il ragazzo tempo prima aveva confidato ad un insegnante di essere deriso dai compagni per i voti troppo alti e per i modi gentili ed effeminati. In un biglietto ha lasciato scritto: «Non mi sento integrato, non mi sento accettato, mi sento diverso».

OSPEDALE DA OSCAR

L'ospedale di Emergency in Sudan ha ricevuto il prestigioso Premio internazionale di architettura Aga Khan 2013. Lo studio italiano che l'ha progettato, Tamassociati, ha sconfitto altri 400 candidati grazie alla sua capacità di «coniugare la buona architettura con l'architettura buona». Quello di Emergency a Khartoum è l'unico centro cardiochirurgico che dà assistenza gratuita in un'area di 10 milioni di chilometri quadrati, abitata da oltre 300 milioni di persone. Un "ospedale scandalo" perché è moderno e efficiente eppure è costato poco ed è stato costruito in tempi record. Il premio va all'ospedale Salam (pace) perché è sostenibile e solidale: impiega manodopera locale, usa pannelli solari e scambiatori di aria, riesce a mantenere un'igiene perfetta e aria fresca e pulita mentre fuori ci sono dai 38 ai 50 gradi e quintali di mosche.

(Left 19 ottobre)

martedì 29 ottobre 2013

(Repubblica 26 ottobre)

SUOR ANGELINA

Un premio per suor Angélique. Una storia che merita di essere raccontata. Un raggio che rischiara, almeno per una volta, le tenebre più buie e profonde del continente "che cammina sulle gambe delle donne", dove una guerra intestina per le risorse del sottosuolo lacera da decenni il tessuto sociale, economico e culturale dei popoli dell'Est del Congo. Una guerra che, spesso, è combattuta proprio sul corpo delle donne, picchiate, rapite, torturate, stuprate e uccise. Perché le donne sono collante sociale e familiare, nonché garanzia per il futuro dei popoli e delle loro culture. Il 17 settembre scorso, l'Agenzia Onu per i Rifugiati (Acnur) ha assegnato a suor Angélique Namaika il "Premio Nanses per i Rifugiati", per la sua infaticabile opera di soccorso e reinserimento delle donne congolesi in fuga, in particolar modo, della violenza del Lord's Resistance Army. Un'opera di resistenza alla guerra e di concreta costruzione della pace che ha raggiunto fino ad ora circa 2mila donne. Tante, tantissime per una suora sola, ma poche rispetto ai numeri forniti dallo stesso Acnur: sarebbero infatti 320mila le persone costrette a scappare dalla violenza delle milizie ribelli.

(da Adista)

QUESTO MATRIMONIO S'HA DA FARE!

 

Due partiti identici ma in contrasto, entrambi con il medesimo leader (in questo caso leader sta per pubblico pagatore). Sono eventi che possono accadere solo in Italia, ormai sclerotizzata da venti anni di berlusconismo. I dissidenti, o governativi che dir si voglia, a detta dello stesso Berlusconi, non possono fare a meno di LUI, perché non hanno i soldi.

Anche la Lega, a suo tempo si trovò piena di debiti, allora $i£vio comprò lo stemma e lo statuto, garantendosi la fedeltà di Bossi. Pagò 70 miliardi quella fedeltà, con tanto di rogito notarile, pagando, però , a rate, in modo da poter esercitare costantemente il suo ricatto.

Caduto in disgrazia Bossi, teoricamente Berlusconi dovrebbe interrompere i pagamenti, ma andrebbe incontro ad una causa dove emergerebbe il ricatto grazie al quale Berlusconi ha governato. La legge, si sa punisce i corrotti in una soluzione con i corrotti, e non è questo il momento per rischiare un ulteriore processo penale, essendo già ingolfato di denunce, procedimenti, reati, condanne.

Unitamente all’aspetto paradossale dei due partiti, sta tornando in auge la candidatura di Marina (sempre Berlusconi), tallonata dalla sorella Barbara.

Marina o Berbara, questo il dilemma della dinastia Berlusconi, dentro la quale cerca di entrare con prepotenza anche Francesca Pascale, che, ad oggi, è quella che ha maggiori possibilità di diventare first lady nonchè la continuatrice dei "fasti" berlusconiani. 
Non possono esserci seri dubbi che la "fidanzata" di Berlusconi, da buona napoletana, abbia dietro di sè qualcuno "che conta", che fa da regista della tragicommedia di Silvio. L'ex leader non potrà mai disfarsi della ingombrante Francesca Pascale & C., perchè con quella gente non si scherza. Ottenuto il divorzio dalla ex moglie, la Pascale, (o chi per lei) esigerà il matrimonio, con i "bravi" che, stavolta, diranno "Questo matrimonio s'ha da fare !"

 

Rosario Amico Roxas



BEPPE,CASALEGGIO E LA MALAPOLITICA

Per una volta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio possiamo dire soltanto grazie. Con il loro post, ormai giustamente famoso, sul reato di clandestinità i fondatori del movimento 5 stelle hanno infatti disvelato i meccanismi della disastrosa Seconda Repubblica e della mala politica italiana molto meglio che in centinaia di comizi. Trattandosi di persone geniali, sono bastate loro due righe.
«Se avessimo proposto l'abolizione del reato di clandestinità durante le elezioni, avremmo preso percentuali da prefisso telefonico». La traduzione del Casaleggio pensiero è meravigliosamente semplice e suona così. «Noi non crediamo in nulla, non abbiamo principi, non siamo né di destra né di sinistra, come del resto abbiamo sempre detto, e non vogliamo cambiare nulla. Diciamo soltanto quello che la gente vuole sentirsi dire in quel preciso momento, per ottenere voti e consenso e poterci di conseguenza fare gli affari nostri, acquistare potere e piazzare chi vogliamo in Parlamento e ovunque. Col tempo faremo eleggere i figli in regione e le fidanzate alla Camera o alla Rai. Come prima di noi hanno fatto Bossi, Berlusconi e Di Pietro. E noi che siamo, più fessi? Il programma non c'entra niente. Sull'immigrazione (e su molto altro) non c'è neppure una parola. S'intende che se e quando la gente cambierà idea, lo faremo anche noi, secondo convenienza. L'abbiamo appena fatto sull'indulto, che invocavamo due anni fa, e sulla legge elettorale. Quando sei sempre d'accordo con la maggioranza, nessuno in questo paese ti rimprovererà mai di essere incoerente.
Neppure se voti con Berlusconi e con la Lega come abbiamo rimproverato di aver fatto al Pd e continueremo, si capisce, a rimproverargli nei secoli dei secoli. Tanto l'Italia è in rovina e non saremo certo noi a risolverne i problemi. L'unica e risolvere i nostri.
CURZIO MALTESE

(Repubblica 12 ottobre)

lunedì 28 ottobre 2013

DUE VICEPARROCI A TORRE PELLICE

Il vescovo di Pinerolo Debernardi, ha nominato due vicari parrocchiali che affiancheranno don Armando Girardi nella conduzione della parrocchia di S. Martino. Si tratta di don Manuel Capa de Toca, che già risiede nel Priorato Mauriziano e di don Fabiano Corsato anche vicerettore del Seminario Redentoris Mater di Luserna. I due giovani viceparroci si occuperanno soprattutto di catechesi e assistenza a malati ed anziani. Il vescovo di Pinerolo non conosce la crisi delle vocazioni. Recluta a piene mani sacerdoti dalle varie congregazioni, in larga parte stranieri e tradizionalisti. Per cui la diocesi trabocca di sacerdoti. Mancano solo quelli diocesani.



LE GUERRE DI RELIGIONE DELL'AMERIKANO LUTTWARK


"Gli sbarchi a Lampedusa? Tutta colpa del Papa" (7 ottobre 2013)

"Ovunque l'islam entra in contatto con il non-islam, l'incitamento alla violenza da parte dei predicatori ha i suoi effetti" (14 settembre 2012)

Il politologo Edward Luttwark è corteggiato da molti salotti televisivi nostrani: romeno di nascita, americano d'adozione, conosce bene l'italiano e veste volentieri i panni del "cattivo" quando si parla di questioni internazionali. Un esempio: per il saggista c'è un conflitto che contrappone l'islam al resto del pianeta. Ma lui non guarda in faccia nessuno. E di recente ha trovato un nuovo bersaglio religioso: papa Francesco. Bergoglio sarebbe di "incoraggiare gli sbarchi di immigrati illegali".

(Left 12 ottobre)

MERINE LEPEN VOLA NELLE ELEZIONI LOCALI

Parigi - Vittoria locale ieri per il Front National, con il candidato Laurent Lopez che ha trionfato a Brignoles, vicino Marsiglia. Lopez è diventato consigliere cantonale con il 53,9% dei voti contro il 46,1% di Catherine Delzers dell'Ump, come ha annunciato una trionfale Marine LePen, che ha da poco visto il Fronte arrivare primo nei sondaggi nazionali. I socialisti di Brignoles hanno votato Ump per fermare la destra, ma non è bastato.


Una notizia che fa riflettere e preoccupa se la leggiamo nel contesto europeo dove è in atto una virata a destra piuttosto diffusa.

DALLA COMUNITA' NASCENTE DI TORINO


Ciao a Tutti, 
Approfitto del sonnellino di Alessandro per scrivervi.. Volevo ringraziarvi tutti di cuore.. Oggi è stata una giornata emozionante e piena di gioia.. Ancora un milione di grazie per tutto!!
Simona & Alessandro

“I sindaci devono celebrare le nozze gay” la Corte costituzionale boccia l'obiezione

PARIGI - I sindaci francesi non potranno rifiutarsi di celebrare le nozze tra omosessuali sollevando clausole di coscienza: lo hanno stabilito ieri i saggi della Corte Costituzionale francese giudicando conforme alla Costituzione la legge, in vigore dal 18 maggio, che autorizza il «matrimonio per tutti», ed escludendo la possibilità di riconoscere il diritto alla «libertà di coscienza». Il ricorso alla Corte Costituzionale era nato dopo il rifiuto del sindaco di Arcangues, sui Pirenei, di celebrare le nozze tra due uomini.

SE LA RISCOSSA DELLA CULTURA CLASSICA VIENE DA LONDRA

Il sindaco di Londra rilancia il latino nelle scuole pubbliche.
Proprio mentre la scuola italiana considera la cultura classica un inutile spreco di risorse, Boris Johnson, primo cittadino della capitale inglese e autore di un libro intitolato Il sogno di Roma è convinto che la formazione umanistica non può essere limitata a chi ha avuto il privilegio di frequentare scuole private. La pensa cosi anche l'American Academy of Arts and Sciences, secondo cui è sciocco e dannoso ritenere che gli studi classici siano un lusso. Tant'è vero che la maggioranza dei manager Usa dichiara di considerare le lauree umanistiche un criterio preferenziale nella selezione dei quadri medio-alti. Invece l'Italia, culla dell'umanesimo, ha dissipato la sua eredità per seguire un modello tecnicistico tarato sulle tendenze e i capricci di breve momento dell'economia. Così mentre la realtà si fa sempre più complessa gli strumenti per comprenderla diventano sempre più rozzi. E ai nostri ragazzi viene negato quel long life learning, quell'imparare per la vita che sarà sempre più indispensabile in un mondo che chiede mobilità, flessibilità, capacità di orientamento e di innovazione, più che una specializzazione secca.
Purtroppo molti genitori, legittimamente terrorizzati dall'idea che i loro figli restino disoccupati, cadono in questa trappola illusoria della professionalizzazione, della spendibilità immediata della laurea. Col risultato di negare ai figli di inseguire passioni e inclinazioni. E in un Paese che nell'umanesimo ha la sua risorsa economica principale questo è uno spreco irresponsabile. Di chances, di talenti e di democrazia.
Martino Niola

(Il Venerdì 11 ottobre)

domenica 27 ottobre 2013

Viviamo la più grande catastrofe dovuta a cause economiche. Il nostro destino è nelle nostre mani: ce la faremo se chi detiene l'autorità nel mondo farà scelte giuste.

John Maynard Keynes

sabato 26 ottobre 2013

BERTONE SE N'E' ANDATO


Il cambio di consegne in segreteria di Stato segna un cambiamento di stile. Esce di scena un cardinale maneggione e prepotente. Il successore sembra uomo dalla dimensione più pastorale.

Vedremo nei prossimi mesi.



A CAVOUR

In questa piccola città nei pressi di Pinerolo il parroco è un “acchiappa cardinali”. Ne passano in numero considerevole. Si tratta di cardinali in pensione che non interessano nessuno e il parroco di Cavour, per salvarli dalla depressione, li invita con tanto di porpora, di processione, di madonne, di messe pontificali.

A loro, tutti purpurei, sembra di rinascere e la gente corre e si crea così una festa paesana….

Ormai con papa Francesco ci sono numerosi vescovi, arcivescovi e cardinali “giubilati”, che si danno un gran da fare per non scomparire nel nulla. Se qualcuno li invita, dalla benedizione di un pilone campestre alla sagra del peperoncino, per loro va sempre bene. Poi una processione si può sempre inventare e santi e madonne non mancano mai….

                                                        Franco Barbero

 

E il vescovo di Noto apre i conventi agli immigrati

Sull'immigrazione si fa sul serio nella diocesi di Noto, punta estrema Sud della Sicilia. Il vescovo, monsignor Antonio Staglianò ha chiesto ieri con una sua lettera a tutti i sacerdoti e diaconi della sua diocesi di fornire una «mappatura» delle strutture di parrocchie e di comunità religiose in grado di accogliere i profughi in fuga dai loro Paesi. Di verificare quali siano le «loro possibilità attuali di accoglienza» sia in termini di «strutture idonee e già pronte», sia di «un'adeguata rete di volontariato per l'accompagnamento». Invita a farlo rapidamente e «senza scremature». E indica nella Caritas diocesana e in un'apposita Commissione tecnica la struttura chiamata a fare da regia, raccordandosi con le realtà istituzionali.
Monsignor Staglianò è ben determinato a dare conseguenza all'appello rivolto alle istituzioni ecclesiastiche da Papa Francesco dopo la prima tragedia di Lampedusa con quel suo monito: «Aprite con coraggio i conventi chiusi.alla solidarietà» verso questi fratelli profughi che sbarcano lungo le nostre coste e che già tanto hanno sofferto.
Quella della diocesi di Noto è una decisione maturata dopo il convegno delle Caritas di Sicilia riunitesi proprio a Lampedusa e assunta - lo precisa - «ascoltato il Consiglio presbiteriale» cioè dei sacerdoti della diocesi. E' un impegno che durerà nel tempo e che richiederà adeguate risorse finanziarie. «Le iniziative di accoglienza - precisa nella sua lettera il vescovo di Noto - avranno certo bisogno anche di supporti economici che - precisa - dovranno essere il frutto di una vita più sobria e fraterna». Intanto all'aiuto degli immigrati e dei profughi saranno destinate le offerte dell'Avvento di quest'anno. Ma questa azione di «carità» sarà duratura e impegnerà tutte le strutture della diocesi che saranno sistemate per fornire un'accoglienza adeguata ai profughi. Ma non si ferma a questo l'impegno di accoglienza della Chiesa di Noto. «Cercheremo anche di conoscere meglio i Paesi di provenienza dei profughi - aggiunge monsignor Staglianò nella sua lettera - per riflettere su come fare fronte a quella che Papa Francesco chiama "la globalizzazione dell'indifferenza". Ci uniremo - continua il vescovo - a tutte le iniziative attraverso le quali si richiedono leggi adeguate con cui riconoscere la dignità e il diritto alla vita di ogni persona che fugge dalla guerra e da persecuzioni e con le quali si invocano forme di asilo e corridoi umanitari». La lettera si conclude rilanciando la proposta di una Conferenza del Mediterraneo «mare di pace e d'incontro di civiltà nella convivialità delle differenze». Così come auspicava il siciliano sindaco di Firenze, Giorgio La Pira.
Su questa annunciata iniziativa umanitaria pare contino molto le prefetture di Siracusa e Ragusa.
Roberto Monteforte

(L'Unità 22 ottobre)

TEMPI CHE CAMBIANO

Gli atti del 3° convegno nazionale delle comunità di base (Firenze 25-27 aprile 1975) riportano l'elenco di 235 comunità e gruppi presenti al convegno.
Ciro Castaldo nella presentazione del "quaderno" scrive di una "presenza a Firenze di circa 2500 partecipanti in maggioranza membri di 250 comunità sparse in tutte le regioni italiane".
Oggi, anche se ad un convegno delle comunità cristiane di base partecipano poche "sigle" e poche persone, la chiesa di base è ulteriormente allargata e diversificata fuori da "modelli" tipici delle comunità cristiane di base. Sono nate altre forme di chiesa di base, anche più incisive che non si riconoscono nel movimento delle comunità cristiane di base, ma sono espressione delle stesse istanze di partecipare del popolo di Dio nel cammino di una fede adulta, responsabile, liberante.
Penso che, sotto la crosta del disincanto, stia germogliando un nuovo cristianesimo. Sulla "difesa del creato", penso alle comunità parrocchiali campane che si sono inserite e spesso hanno animato le lotte contro i rifiuti tossici, ai gruppi cristiani di accoglienza degli stranieri, delle donne abusate e dei minori abbandonati. Esiste una chiesa cristiana di base feconda, coinvolta, allargata. Penso alle Parrocchie tedesche che hanno costretto il Vaticano a rimuovere il vescovo spendaccione. Penso alle suore americane che, nella prassi e nella teologia, sono una testimonianza vivente del Vangelo di Gesù. Per questi spezzoni di chiesa, come scriveva Schillebeeckx, è impossibile separare la prassi di liberazione dalla fiducia radicale in Dio. Gesù è quel che è, con la sua prassi e il suo messaggio, in forza della sua particolare relazione con Dio. Non si può amputare la sequela di Gesù della sua fede in Dio perché essa è parte integrante della sequela.

Franco Barbero

venerdì 25 ottobre 2013

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


                                                                    Per Gesù nessuno è perduto

(Luca 18, 9-14)

Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri.

"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e ci si umilia sarà esaltato".


Il testo di questa parabola compare solo nel Vangelo di Luca ed era uno dei "pezzi forti" della predicazione cristiana con cui si tagliava con una buona dose di faciloneria il mondo in due, come un pezzo di parmigiano reggiano.

Infatti leggendo queste righe è facile cadere nella trappola di alcuni luoghi comuni. Visto che la parabola accentua volutamente l'opposta posizione dei due "personaggi", è facile simpatizzare con il pubblicano e sentire una viscerale detestazione per il fariseo.

Il "gioco" può risolversi in alcune semplificazioni davvero pericolose. Infatti la chiesa ufficiale, che ha sempre "sparato a zero" sui vari pubblicani, cioè "peccatori" (separato, divorziato, donne madri, omosessuale, preti sposati, conviventi vari …), qui si faceva bella: sulla carta tesseva l'elogio degli "irregolari" per continuare a bersagliarli nella vita quotidiana.


Attenzione alla realtà


Sul piano storico è un errore comune presso molti cristiani pensare che tutti i farisei siano stati quegli ipocriti e legalisti che spesso il Secondo Testamento polemicamente presenta.

Spesso i farisei erano persone piene di fede e di coraggio.

In realtà la parabola vuole mettere in luce la "parzialità" di Dio che si mette dalla parte di chi è più "lontano", più "impuro", meno accolto ed accettato nella logica corrente e dalle istituzioni ufficiali.

La predicazione cristiana il più delle volte, oggi come ieri, presenta un Dio che sta con i ben inseriti, con quelli che sono in linea con l'istituzione religiosa, che presentano buone credenziali.

Questo è il drammatico fallimento della predicazione cristiana, lo stravolgimento totale del messaggio di Gesù.

Dio non è un premio dei "buoni", ma il ricercatore dei perduti, l'innamorato dei deboli e degli emarginati.


Il personaggio del fariseo


Il fariseo, in questa pagina del Vangelo di Luca, impersona questi credenti che davanti a Dio esibiscono prestazioni e così la loro vita e la loro preghiera si risolvono in un teatrino dell'autocompiacimento, dell'autosalvezza.

Questo "personaggio" che "prega tra sè", è la caricatura della vera preghiera: al posto del Dio misericordioso ha collocato il suo "io" con i suoi "meriti"che sono indubbiamente reali e consistenti. Alla corretta conduzione della sua vita aggiunge un sovrappiù di opere caritatevoli.

La legge prescrive solo un unico giorno all'anno in cui il digiuno è d'obbligo, il giorno della riconciliazione: il fariseo digiuna di sua spontanea volontà due volte la settimana.

Tutto è in regola, anzi più e meglio delle regole.

Questo lo colloca sicuro e pettoruto davanti a Dio e una spanna sopra tutti gli altri, quasi senza che egli ne abbia coscienza.

È un abitudinario delle buone opere, un volontario …

La virtù lo fascia, lo avvolge da ogni parte; anzi lo imprigiona.

Da che cosa Dio dovrebbe salvarlo?

Di che cosa dovrebbe pentirsi lui che è un esecutore perfetto di tutte le regole?

Il dato è storico: Gesù non si rivolse ai settori devoti, ma agli indegni e indesiderabili. La ragione è semplice.

"Gesù capisce subito che il suo messaggio è superfluo per coloro che vivono sicuri e soddisfatti della loro religione.

I "giusti" difficilmente hanno la sensazione di avere bisogno di "salvezza". Per loro è sufficiente la tranquillità che scaturisce dal sentirsi degni davanti a Dio e davanti alla considerazione altrui"(José Antonio Pagola, Luca, pag.240).

Del resto, come non ricordare il detto esplicito di Gesù? "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati … Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

La "detestabile statua" riceve a questo punto la nostra condanna inesorabile. Ma, anziché detestare il fariseo, la parabola ci invita a cercarlo, a scovarlo dentro di noi.

L'operazione risulta molto più scomoda e forse assai insolita e sconvolgente.

Spesso il fariseo che è in me si è ben mascherato, si è rivestito da pubblicano, recita la parte del pio penitente, ma la sostanza rimane la incrollabile certezza di essere una persona per bene, un cristiano che si permette di guardare gli altri dall'alto in basso.

Uno degli elementi più sconcertanti è questa nostra capacità di travestirci senza convertirci, di vestirci da pubblicani restando farisei.


Nei panni del pubblicano


Il "simbolo" del pubblicano è assai esplicito ed eloquente. Si tratta di prendere ogni giorno nuova e più profonda consapevolezza che dobbiamo convertirci, cambiare vita, non rinchiuderci nella prigione delle proprie vere o presunte virtù.

È un'impresa difficile per noi che siamo molto più propensi a predicare la conversione agli altri.

Il Vangelo non lascia dubbi: solo chi si indentifica con il pubblicano diventa una creatura che instaura un giusto rapporto con sé, con il prossimo e con Dio.

Questo pubblicano suscita in noi tanta spontanea simpatia, ma ci è chiesto di andare oltre, di metterci davanti a Dio nei suoi panni e fare nostra la sua preghiera, la sua disponibilità al cambiamento.

Dalla simpatia alla conversione c'è un passo lungo e piuttosto impegnativo.

La parabola è una chiamata a puntare in questa direzione.

Siamo realisti: il pubblicano era un esattore delle imposte, uno strozzino, un collaboratore dei padroni romani, che faceva la cresta per i propri interessi …

Oggi potrebbe essere uno dei tanti venduti e comprati non solo del PdL … o una persona che vende il suo corpo, se stesso, le sue idee …


Nessuno è perduto


Ecco il punto più alto, l'appello più vibrante della parabola.

Il fariseo è richiamato in modo pungente a cambiare atteggiamento interiore, a curare il suo cuore narcisistico.

Il pubblicano è accolto dalla avvolgente ed incondizionata misericordia di Dio.


Dovrò ricordarmelo. Nei giorni del mio fariseismo, Dio mi chiama ad uscire dalla prigione delle mie vere o presunte virtù.

Nei giorni in cui esperimento la fragilità, i compromessi o la confusione del samaritano, non sarò perduto.

Nessuno esce dal terreno della "benedizione" di Dio.

Da ogni "posizione" posso rimettermi in cammino.