martedì 31 dicembre 2013
UNA PROVOCAZIONE.... DA MEDITARE
Antonio Gramsci: Odio il capodanno
Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo e il suo bilancio e il suo preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia la soluzione di continuità e che incominci una novella istoria e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi ecc. ecc. E' un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l'ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch'essi capodanni.
Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell'età moderna. E sono diventati così invadenti e così fossilizzati che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia cominciata nel 752 e che il 1490 o il 1492 siano come montagne che l'umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa la film e si ha un intervallo di luce abbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivo per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell'animalità per ritrovare nuovo vigore. Nessun travestitismo spirituale.
Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandomi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il tripudio. Tutto ciò stomaca.
Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell'immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d'inventario dai nostri sciocchissimi antenati.
(1 gennaio 1916, in "L'Avanti!", edizione torinese, rubrica "Sotto la Mole")
"VITTIME DELL'IPOCRISIA DELL'OCCIDENTE"
Carlo Lania intervista Alex Zanotelli sul Manifesto di martedi 31 dicembre 2013
Italia 2013. Padre Zanotelli: «L’economia è in mano a poche persone, e chi vuole sopravvivere deve migrare. Salvo poi essere cacciato quando non serve più. E in Italia
«Rifletto da tempo sul problema delle migrazioni in chiave globale. Siamo all’interno di un sistema economico-finanziario mondiale che permette a pochi di diventare sempre più ricchi a spese di molti morti di fame. Oggi circa il 20% della popolazione, un miliardo di persone su sette, consuma l’86% delle risorse. E soprattutto questo 20% ha in mano i soldi e può gestire il lavoro. Chiaro quindi che le persone vanno lì dove c’è la possibilità di avere una vita migliore. E’ il sistema che spinge la gente a migrare. Il paradosso, anzi il dramma, è che le merci possono passare ovunque, invece le persone no, anche se, ripeto, è lo stesso sistema che le obbliga a spostarsi con il miraggio di una vita migliore. Allo stesso tempo si innalzano muri, come quello tra Stati uniti e Messico, oppure tra Israele e Palestina, o tra
Frontiere pericolose. Padre Alex Zanotelli, secondo dati dell’Oim. l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, il 2013 è stato l’anno che ha fatto registrare il maggior numero di vittime tra i migranti. In particolare al confine tra Stati uniti e Messico e nel deserto dell’Africa occidentale, lungo la rotta che porta fino in Libia.
Sì, specie in Africa i morti sono tantissimi. Ritengo che le vittime del Mediterraneo siano molte di più delle 20mila di cui si parla. Secondo alcuni studi tra il 2004 al 2008 sarebbe 42 mila, quindi possiamo immaginare che realisticamente più di 50 mila persone siano affogate nel Mediterraneo. Senza contare quanti sono morti attraversando il deserto del Sahara. E’ un vero disastro quello che avviene in quella zone.
Si fugge dalla fame, ma anche dalle persecuzioni. Il 2013 è stato anche l’anno in cui, stando ai dati forniti dall’Unhcr, si è registrato il maggior numero di profughi.
C’è praticamente un intero continente, l’Africa, in fuga. In Sud Sudan c’è una guerra civile in atto, così come in Centrafrica. Gente che scappa da tutte le parti a causa della guerra o della fame. Da questo punto di vista davvero il 2013 è stato un anno estremamente pesante. Ricordiamoci che abbiamo tutto il Nord Africa per aria: dall’Egitto, che sta vivendo un momento difficile, alla Tunisia, alla Libia. E poi il Mali, il Nord Nigeria, il Niger, Ciad, Darfur, e ancora l’Eritrea con una dittatura che l’Italia sostiene. Sono tutte zone di una fragilità incredibile, dalle quali le persone fuggono e nessuno riuscirà a fermarle. Uomini donne e bambini che arriveranno da noi, che noi lo vogliamo oppure no.
Eppure a fronte di questi drammi, l’Europa risponde con leggi che limitano sempre più gli ingressi.
Certo, perché si preferisce la difesa dei profitti anziché quella dell’uomo. Ecco il tradimento dell’economia e della finanza mondiale.
Ma è sempre stato così.
Si ma oggi è ancora peggio che in passato, perché a governare l’economia sono le banche il cui unico scopo è il profitto.
Le leggi però le fanno i governi.
E’ inutile parlare dei governi. Chi decide veramente sono le banche, le multinazionali e le realtà finanziarie. I governi sono solo dei paraventi utili a coprire le decisioni vere, che sono quelle economico-finanziarie. La politica è subalterna.
C’è un’ipocrisia che caratterizza l’occidente: chiamiamo «profughi» quanti scappano dalle guerre, ma non appena le stesse persone arrivano in Europa, ecco che diventano «clandestini».
Questo vale soprattutto per l’Italia dove esite una legge assurda,
Pensa che per quanto riguarda l’immigrazione
Dobbiamo distinguere, se parliamo di Chiesa italiana oppure no. Su questo tema in Italia
ORA DI SILENZIO E DI PREGHIERA: "casa dell'ascolto "
don Franco Barbero
TORINO: PROSSIMI INCONTRI
PORTOGALLO: L'acqua degli altri
I rubinetti portoghesi parlano cinese e spagnolo. secondo i dati ufficiali, l'acqua che scorre nelle case di 2 milioni e 300mila lusitani (su una popolazione di circa 10 milioni) è nelle mani di aziende private, metà delle quali straniere. Ad aver investito nelle risorse idriche del Paese sono stati soprattutto i cinesi della Beijing entreprises water group, che hanno acquistato il pacchetto azionario della Veolia e ottenuto appalti ventennali in varie città. Ma in Portogallo ci sono anche gli spagnoli: nonostante il governo di Madrid sia in crisi, i privati come Aqualia non si sono lasciati sfuggire l'occasione. Facile come bere un bicchier d'acqua.
Laurea falsa, Renzo Bossi indagato a Tirana
ROMA - «Sono una decina gli studenti italiani indagati a Tirana, per aver conseguito una laurea senza aver mai seguito le lezioni nelle università private albanesi». Lo dice a Radio 24 Samjr Tahiri, ministro dell' Interno albanese. «Non vogliamo il turismo delle lauree comprate, questi studenti fantasma sono indagati per corruzione, abuso d' ufficio e altri reati. Anche Renzo Bossi è uno dei casi», ha aggiunto. A Tirana, il governo ha avviato un' operazione di verifica di qualità sul business degli atenei privati aperti: «Affidiamo ad una società internazionale di valutazione di verificare gli standard di qualità degli atenei. Gli studenti fantasma sono un danno per tutti. Gli studenti italiani su cui stiamo indagando hanno preso la laurea in Scienze sociali senza essere venuti neanche un giorno».
lunedì 30 dicembre 2013
COME VIVEVA L'ARIVESCOVO BERGOGLIO IN ARGENTINA
Shalom Vittorio Bellavite di "Noi Siamo Chiesa"
Bergoglio a piedi nelle viscere di Buenos Ayres
di Marco Politi (da "Il Fatto quotidiano" del 27 dicembre 2013)
Buenos Aires
Nel ventre di Buenos Aires sulla metro di Jorge Mario Bergoglio. Stazione Bolivar, a due passi dalla cattedrale. Linea "E", destinazione piazza Virrey. Si va verso una delle Villas Miseria, le borgate di baracche e case abusive che il futuro pontefice visitava regolarmente nel corso dei mesi. Il convoglio arriva lentamente con rumore di ferraglia, i vagoni ricoperti di graffiti. Fa caldo tra i pendolari assiepati. Intorno a Jorge c'è chi rimugina i suoi pensieri, fissa le pareti del tunnel scandite dalla luce al neon, ciondola la testa assonnato, guarda nel vuoto con lo sguardo rassegnato. Qualcuno – anche se giovane – porta negli occhi uno sguardo duro, feroce. A ogni fermata una scossa e uno stridio assordante di freni. Quaranta minuti di metro nel rimescolamento di razze, origini, storie che è Buenos Aires. Discendenti di spagnoli, italiani, giapponesi, cinesi, africani, tedeschi, francesi, autoctoni dell'America centrale, immigrati sudamericani di ogni specie. Impiegati attenti al bilancio familiare, giovani aggrappati a un'occupazione qualsiasi, masse sul filo della sopravvivenza. Bergoglio non usava né l'auto né l'autista, così come rifiutò sin dall'inizio il palazzo arcivescovile, scegliendo per sé due stanze al terzo piano della curia diocesana. Sapeva guidare, ma da primate d'Argentina ha scelto di immergersi nel flusso quotidiano della gente sui mezzi pubblici. Metro e autobus. A piazza Virrey risalgo i 35 gradini che l'ultrasettantenne si faceva con le sue scarpe ortopediche e l'anca indolenzita. Arrivo sotto una grande tettoia – aria afosa d'estate, fredda e umida d'inverno – in attesa della pre-metro, uno scalcinato trenino urbano che si inoltra verso le periferie. Ci vuole un'ora in tutto per arrivare a destinazione. Un'altra ora per tornare. E infinite ore durante l'anno per raggiungere i più vari luoghi dove era richiesta la sua presenza. Non c'è prelato di curia in Vaticano o cardinale o vescovo di piccola città di provincia disposto a sottoporsi a questa snervante routine. "La povertà s'impara toccandola" Spostarsi così non è una prova di ascesi, è uno stile di vita a contatto con l'umanità affannata di megalopoli. Nel ventre di Buenos Aires si sperimenta il groviglio di esistenze di una città, che oltre ai tre milioni di abitanti del suo nucleo ne ha altri dieci, che gravitano sul centro. Anzi, sui "centri" così variegati di una metropoli, in cui si passa dai palazzi, che riecheggiano la Parigi di fine Ottocento, ad eleganti edifici anni Trenta, modernissimi grattacieli in vetrocemento per finire nelle giungle di case popolari senz'anima e precipitare nella galassia delle baraccopoli. "Villa Ramon Carrillo" è l'ultima borgata abusiva in cui l'ar – civescovo Bergoglio ha voluto impiantare una parrocchia. Case abusive lasciate a metà o cresciute per successive superfetazioni. A pochi metri dalla fermata del trenino urbano si interrompe la strada asfaltata, si entra in terra di nessuno, terra battuta e rigagnoli perpetui che odorano di fogna. Qui finisce la legge. Nella maggior parte di queste baraccopoli i taxi si rifiutano di entrare. Padre Bergoglio arrivava a piedi in queste borgate, tra gli sguardi degli abitanti ora affettuosi e festosi ora diffidenti. Strade in terra battuta piene di buche o dall'asfalto frantumato. Dove stazionano macchine fuori corso rappezzate mille volte, i bambini giocano accanto ai rigagnoli che odorano di fogna, una madre spulcia la figlia, i cani randagi girano da un crocicchio all'altro. Un labirinto di case malfatte, in cui sul primo piano intonacato se ne è costruito un secondo fatto di mattoni e poi un terzo. Balconi improvvisati, stanze non finite e senza tetto. Bidoni, scheletri di tavoli e letti buttati per strada. Al di là di un cavalcavia si raggruma una borgata ancora più precaria, si chiama Villa Esperanza. Vicoli stretti dove passa appena una persona. Su una cella di cemento spicca un cartello "Si vende". Dappertutto le inferriate che costellano ossessivamente porte e finestre, verande e l'atrio minuscolo del verduraio. Anche l'edicola di san Gaetano, patrono del pane e del lavoro, è coperta da un reticolato di metallo così fitto che non si vede nemmeno l'immagine. "La povertà teorica non interessa, la povertà si impara toccando la carne di Cristo povero", ha sempre sostenuto Bergoglio e lo ha ripetuto da papa ancora recentemente. Qui, spiega padre Pedro Baya Casal, 43 anni, che regge insieme ad un altro prete la parrocchia dell'Immacolata, Bergoglio veniva ogni anno per la festa della Vergine e poi in occasione di riunioni dei preti di borgata. E questo in ognuna delle varie baraccopoli di Buenos Aires. Veniva a piedi con la sua cartella, chiacchierava con la gente, partecipava alla processione, vedeva crescere i figli della donne che aveva cresimato anni prima. Una chiesa "ospedale da campo" Non aveva paura di entrare in strade dove droga e violenza scandiscono la giornata. "A volte ho sentito letteralmente le pallottole intorno a me", spiega padre Baya. Ai funerali di un ragazzo ucciso in uno scontro tra bande, il prete – abbrac – ciato dai coetanei piangenti della vittima – av – vertiva il calcio duro della pistola sotto le loro giacche. "A tratti mi dico esasperato: ma cosa si può fare? Poi riprendo a lavorare…". A un centinaio di metri dalla parrocchia la casa annerita del presunto responsabile della pallottola mortale testimonia la vendetta dei parenti dell'ucciso. Qui e nelle altre baraccopoli circolano armi che anche i giovanissimi si procurano facilmente e circola la droga pazza, il paco, estremamente a buon mercato e rapidissima nel provocare dipendenza. "Brucia il cervello", dicono a Buenos Aires. Allucinato, il tossico deruba prima i parenti del poco che hanno, poi va per le strade e uccide per un nonnulla. Mentre sono in Argentina, leggo di una giovane madre, che spingeva la carrozzella del pupo, sgozzata in provincia perché difendeva il suo borsellino. Qui, al contatto con la miseria quotidiana – e non davanti alla televisione o ai convegni di sociologia – Bergoglio ha maturato la sua idea di Chiesa "ospedale da campo". Padre Baya mi racconta che seguiva da vicino l'opera dei preti delle baracche. Convogliava in queste zone parecchi sacerdoti. Durante il suo periodo di guida delle diocesi ha raddoppiato da undici a ventidue la presenza di preti nelle Villas miseria. "I poveri meritano il meglio, era solito dire", racconta Baya. Concreto e determinato aiutava sistematicamente questi avamposti di umanità a realizzare doposcuola, centri per anziani, laboratori di formazione professionale, scuole di recupero, centri di riabilitazione per tossicodipendenti. In queste zone perdute Bergoglio ha forgiato la sua pastorale della misericordia. "Non dire mai domani, ci esortava, se qualche fedele viene a chiedere di confessarsi o un'estrema unzione". E non dire "domani" se si tratta di ascoltare un genitore in difficoltà, aiutare economicamente una famiglia, portare qualcuno all'ospedale o facilitare un'operazione". "Bergoglio – dice un altro celebre prete di borgata, padre Pepe Di Paola, nominato da lui primo vicario episcopale per le baraccopoli – non ha mai guardato alla realtà dalla prospettiva di Plaza de Mayo (la piazza della cattedrale e del palazzo presidenziale), ma dai luoghi del dolore, della miseria, della povertà: dal basso di una borgata o di un ospedale". C'è un grande equivoco in Vaticano: Francesco non viene dalla "fine del mondo". È il primo papa che viene dalle viscere pulsanti di una metropoli. Nessuno, da Pio XII a Benedetto XVI, ha mai fatto un'esperienza così drammatica e moderna.
LE RISPOSTE DI "NOI SIAMO CHIESA"
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E' necessaria una nuova linea pastorale di discontinuità con il passato: le risposte di "Noi Siamo Chiesa" al questionario sui problemi della famiglia
"Noi Siamo Chiesa" (NSC) ha inviato oggi al segretario generale del Sinodo dei vescovi Mons. Lorenzo Baldisseri le proprie risposte (vedi allegato) al noto questionario sui problemi della famiglia e contestualmente le rende pubbliche.
NSC ha constatato e deplorato quali e quanti siano nel nostro paese le reticenze e i ritardi della gran parte delle strutture ecclesiastiche (soprattutto delle diocesi) nel rispondere al questionario. Questo atteggiamento si commenta da solo. I più attivi nel riflettere sui problemi posti sono i gruppi e i movimenti cattolici di base.
Le risposte di NSC sono state elaborate dopo una impegnata riflessione collettiva ed hanno raccolto le opinioni che, sui problemi posti, sono state elaborate negli ultimi quindici anni in numerosi incontri, documenti e libri. La seguente sintesi serve per un primo rapido approccio ma, per evitare possibili fraintendimenti, rinvia a una lettura completa del testo.
1- Sull'insegnamento della Chiesa sulla famiglia
L'insegnamento della Chiesa è accettato quando parla il linguaggio della prossimità alle gioie e alle fatiche degli individui e delle coppie, del sostegno ai tentativi di costruire relazioni profonde e mature. L'attuale pastorale familiare è ingabbiata da divieti (sull'uso del preservativo, sulle relazioni prematrimoniali, ecc.) basati su una concezione, tuttora radicata, che vede nel sesso qualcosa di potenzialmente peccaminoso e che rifiuta la possibilità che la relazione matrimoniale possa rompersi. Molti precetti del Magistero sono inadeguati alla società contemporanea e soprattutto sovrapposti od estranei al messaggio del Vangelo. D'altro lato NSC ritiene che le concezioni liberistiche che si sono progressivamente affermate nella società hanno portato a una eccessiva liberalizzazione dei costumi in senso individualistico ed egoistico.
2-Su matrimonio e legge naturale
Il concetto di legge naturale, almeno per quanto riguarda le questioni qui discusse, appare sempre di più una costruzione culturale, storicamente determinata, non sufficiente a dare conto dei molteplici aspetti della realtà umana. Il processo del cambiamento in corso in tutta la società interessa anche la famiglia. Essa ha una diversità di tipologie di cui bisogna prendere atto per cui non è possibile parlare di "famiglia" come di un'istituzione immutabile, di un modello unico sempre valido. Più che di "famiglia" bisogna sempre più parlare di "famiglie".
Bisognerebbe rivalutare il matrimonio semplicemente civile e contemporaneamente favorire, in seguito, un percorso della coppia verso il matrimonio religioso.
3- La pastorale della famiglia
Una pastorale della famiglia, se così la si vuole chiamare, esige un ripensamento generale che sia parte del processo complessivo di riforma della Chiesa. I "successi" nella pastorale si devono a famiglie che hanno per lo più testimoniato la loro fede, palesando ai figli l'immagine di una realtà familiare aperta ai rapporti sociali ed unita. Pensiamo a un'esperienza cristiana vissuta nei fatti più che sbandierata con prove di forza. Eventi come il 'Family Day' non irrobustiscono la nostra fede nella Chiesa, semmai la mettono in crisi.
Le nostre comunità sono poco preparate ad aiutare le coppie in crisi. La reticenza a invitare le persone a separarsi, neppure quando il mantenere una relazione è insano o addirittura pericoloso per la coppia e per i bambini, rende difficile alle comunità cristiane aiutare la coppia a dividersi nel modo meno conflittuale possibile.
4- Situazioni matrimoniali difficili
La convivenza ad experimentum appare non solo un evento sempre più normale, ma addirittura un'esperienza per certi versi auspicabile prima di compiere un passo importante come il matrimonio che è orientato alla indissolubilità.
I divorziati risposati vivono l'impossibilità di ricevere i sacramenti con una sofferenza che spesso evolve poi nell'indifferenza. Alla lunga si sentono infatti oggetto di un'ingiustizia e chiedono di poter partecipare pienamente alla vita della Chiesa, quindi accedendo ai sacramenti
La dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale da parte dei tribunali ecclesiastici può offrire un contributo alla soluzione delle problematiche delle persone solo in un ridotto numero di casi. Non si può pensare di sciogliere il nodo dell'Eucaristia ai divorziati risposati attraverso la semplificazione della procedura canonica di annullamento del vincolo.
E' auspicabile l'adozione della prassi attualmente in vigore nelle Chiese ortodosse sulla celebrazione delle seconde nozze dopo il divorzio e che era in vigore nel primo millennio. I divorziati che vogliano risposarsi, in questo caso, vengono riaccolti nella Chiesa qualora abbiano fatto un percorso di penitenza e di riconoscimento dei propri errori, se ce ne sono gli estremi, e si occupino della prole, se c'è.
5- Unioni tra persone dello stesso sesso
La Chiesa dovrebbe abbandonare una concezione antropologica ristretta secondo cui l'amore omosessuale sarebbe "contro natura" e non una variante naturale, seppur minoritaria. La Chiesa dovrebbe attuare un effettivo accompagnamento pastorale degli omosessuali senza intendimenti "missionari" di redenzione dal peccato. L'accoglienza di chi ha una sessualità "altra", se deve essere piena, non può limitarsi al rispetto e alla non discriminazione. Di conseguenza la comunità cristiana dovrebbe porsi l'obiettivo di creare al proprio interno un consenso tale da rendere possibile l'accettazione, anche formale, delle coppie gay e lesbiche.
Crediamo che il legislatore debba approvare una disciplina ad hoc per le unioni civili (etero ed omosessuali) che garantisca diritti e doveri dei coniventi.
6-Educazione dei bambini in situazioni irregolari
La Chiesa non serve a distribuire patenti di "regolarità" o di "irregolarità", ma per accompagnare, incoraggiare, sostenere ogni persona e anche ogni coppia , qualunque sia la loro condizione di vita. Nei confronti dei bambini di situazioni "irregolari" e di bambini eventualmente adottati dovrebbe esserci un inserimento nella vita ecclesiale e un accompagnamento pastorale analoghi a quelli di ogni altro, con un più di speciale attenzione dovuta a chi è maggiormente a rischio di discriminazione.
7-Apertura degli sposi alla vita
La proibizione dei contraccettivi artificiali, contenuta nella Humanae Vitae, non è accettata e probabilmente la maggioranza delle coppie credenti esercita la propria genitorialità responsabile ricorrendo a metodi anticoncezionali artificiali. Oggi bisognerebbe semplicemente prendere atto che tale dottrina è stata respinta dal sensus fidelium. In questa ottica l'uso dei preservativi (come pure i rapporti sessuali prematrimoniali) non dovrebbe comportare nessuna confessione di peccato.
Le modalità con cui mettere in atto scelte di limitazione o di rifiuto di diventare genitori dovrebbero essere affidate alla coscienza in primis della donna ma con una decisione presa, ovunque sia possibile, dalla coppia in modo condiviso.
Avere figli rischia di diventare un privilegio di chi è ricco, o per lo meno economicamente più sicuro. La politica per la famiglia nel nostro paese, se confrontata alla situazione media dei paesi europei, è molto carente, sebbene cattolici abbiano avuto i più importanti ruoli di guida della cosa pubblica in modo ininterrotto dal 1945.
La Chiesa dovrebbe pienamente sostenere l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati, che rappresentano – almeno fino ad un cambiamento radicale della situazione – l'unica possibilità di mantenere un relativo equilibrio nella struttura demografica e generazionale del nostro paese.
8-Rapporto tra famiglia e persona
La famiglia, per l'importanza che riveste nella vita delle persone, è un luogo rilevante in cui Gesù rivela il mistero e la vocazione dell'uomo, ma non è di per sé un ambito privilegiato rispetto ad altri. Non si può, d'altro canto, ignorare che Gesù ha sempre relativizzato i legami di sangue a vantaggio della fedeltà "alla volontà del Padre" (Mt 12,46-50; Mc 3,31-34; Lc 8,19-21).
Bisogna poi avere sempre presente che le agenzie educative che influenzano i giovani sono sempre più numerose ed efficaci (mass media, social networks ecc..) e il ruolo educativo della famiglia è diminuito rispetto alle generazioni precedenti.
9-Altre sfide e proposte
Nel questionario si ignora la presenza di mentalità e di prassi maschiliste diffuse, quasi che il maschilismo addirittura non esistesse, non avesse conseguenze sui modelli familiari e sulle relazioni tra uomini e donne, e non costituisse problema anche per la Chiesa.
A ciò è collegato il fenomeno drammatico della violenza di genere (fisica, sessuale, economica, ecc.) all'interno di troppe famiglie; e molte di queste si professano cattoliche.
Si ignora anche la condizione dei presbiteri che, a motivo dell'obbligo del celibato, hanno dovuto abbandonare il ministero per aver contratto matrimonio, venendo spesso emarginati dall'istituzione ecclesiastica e dalle comunità cristiane.
Ci sono tante altre situazioni che riguardano la famiglia nella sua condizione ordinaria, quella della vita di coppia e del rapporto genitori/figli sia nel momento educativo sia in quello relativo all'età adulta. Queste tematiche sono altrettanto importanti di quelle più "difficili" oggetto del questionario. Ed anche altre, molto importanti, sono ignorate ma incombono sulla vita di tante famiglie e comunità cristiane. Ci riferiamo, a titolo esemplificativo, alle cosiddette coppie miste, all'interruzione volontaria di gravidanza, alla Procreazione Medicalmente Assistita e ad altre questioni che sono oggetto della bioetica.
Le risposte di NSC al questionario sono oggettivamente in contraddizione con punti centrali dell'attuale Magistero. Ma forse la Chiesa non ha abusato della sua autorità imponendo pesi che Dio non ha imposto? Una nuova linea più pastorale, fondata sui due pilastri della misericordia e di relazioni vere e profonde nelle famiglie e tra i sessi, non può che essere di netta discontinuità con il passato. uello relativo all'età adulta.quello relativo all'età adulta.
Roma, 28 dicembre 2013 NOI SIAMO CHIESA
domenica 29 dicembre 2013
NATO OGGI
annunciano con gioia la nascita di
oggi 29 dicembre alle 17,30 a Pinerolo
Una nuova stella in cielo
una nuova creatura sulla terra
un nuovo figlio nel cuore di Dio
Franco e Fiore
SOLIDARIETA'
DAVICO LASCIA LA LEGA TRA INSULTI E MINACCE
Per rompere con la Lega ieri ha votato la fiducia al governo Letta, con dichiarazione in dissenso dal gruppo, che l’ha coperto di insulti: Calderoli gli dà del “traditore”.
Davico da piemontese non ha buttato giù lo scandalo delle spese alla Regione Piemonte con le mutande verdi made in USA di Cota.
Lui, Davico, un paio di mutande verdi se l’è trovate nella cassetta della posta in segno di sfregio. Più pesanti le minacce ricevute dai suoi genitori a casa. Ma il suo addio alla Lega è dovuto all’elezione di Matteo Salvini alla guida del Carroccio.
IL CALCIO COME DROGA
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QUELLE IMMAGINI TRASMESSE IN TV
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Gay, Obama sfida Putin
Putin ha puntato molto sulle Olimpiadi invernali di Sochi ma tante sedie resteranno vuote. Fra gli assenti eccellenti Obama che sfida il Cremlino inviando nella delegazione Usa due icone gay in polemica con la nuova legge russa contro la propaganda omosessuale.
DETROIT A FARI SPENTI
FEDERICO RAMPINI
(Repubblica 10 dicembre)
sabato 28 dicembre 2013
DOMENICA 29 DICEMBRE A TORINO
UNA LETTERA E UNA RISPOSTA
Caro don Franco,
Le voglio dire un grazie perché lei mi ha aperto gli occhi...... (lunga descrizione di situazioni personali...), ma vorrei avere una risposta per una mia curiosità. Lei ha 75 anni. Su varie riviste preti e teologi hanno scritto a 44 o 50 anni di ministero una riflessione riassuntiva, un messaggio significativo... come per spiegare che senso hanno dato alla loro vita di ministri e di teologi.
Vedo che Lei non ha elaborato una memoria scritta "ufficiale"......
Spero di poterle raccontare di me, scusi la mia indiscrezione...
con affetto
I.L.
(Lettera firmata)
RISPOSTA
Gentile I.L.
per scrivere una "memoria riassuntiva" bisogna trovare il tempo e le "cose" davvero significative da raccontare. Da tempo mi prefiggo di scrivere alcuni "ricordi ed episodi curiosi" della mia vita, ma non ho nulla di così significativo da lasciare come memoria ufficiale, da consegnare ai posteri, come si suol dire.
La mia vita quotidiana è fatta di "briciole", di piccole cose che, per loro natura, non lasciano una traccia visibile. Affido tutto a Dio nella fiducia che nulla vada perduto, ma questa davvero è l'unica memoria che mi preme.
Dove posso, faccio il possibile per non lasciare tracce... A Lei un caro saluto e l'augurio di un 2014 pieno di fecondità.
don Franco Barbero
RICEVIAMO DA OLBIA
Bregantini: «Stato assente. Vergogna»
Nel corso della presentazione della Marcia della Pace della notte del 31 dicembre, dedicata quest'anno alla «fraternità, fondamento e via della pace» che si terrà nella città del Molise, è quasi naturale che venga un giudizio del vescovo su quel video che ritrae i migranti nudi, all'aperto, «disinfettati». Bregantini lo definisce «tristissimo», e si collega alle dichiarazioni del primo cittadino dell'isola siciliana, Giusy Nicolini. «Il sindaco dice che non c'è solo una violenza di chi ha compiuto quel gesto disumano, ma - osserva - c'è una struttura inadeguata che non può rispondere a un numero così alto d'immigrati». Un numero che - sottolinea - è di molto inferiore a quello sopportato da altri Paesi, come il Libano. «Da noi, al confronto, sono pochissimi e non siamo in grado di gestirli…». «Chi ha compiuto quel gesto - ha aggiunto monsignor Bregantini - è degno dì una sconfessione netta, ma anche la realtà centrale dello Stato deve essere molto più efficace e propositiva». Lo afferma con amarezza dopo alcuni mesi dalla tragedia che ha visto centinaia di migranti perdere la vita al largo di Lampedusa.
Certo è che il dramma di chi è costretto a lasciare il proprio Paese per fuggire dai drammi della guerra e della miseria,è ben presente agli organizzatori della Marcia per la Pace, dalla Caritas e PaxChristi, alle diocesi del Molise, della Campania e della Puglia. In testa alla Marcia, infatti, ci sarà una croce realizzata con i legni delle imbarcazioni che sono naufragate a Lampedusa, così come lo era l'altare dal quale Papa Francesco celebrò la messa nell'isola «Porta d'Europa». Ieri Bregantini ha rilanciato l'appello dì Bergoglio rinnovato nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace 2014: l'attenzione e l'accoglienza al fratello sono un dovere di civiltà, fondamentale per la pace nella giustizia.
Roberto Monteforte
(L'Unità 19 dicembre)
Il santuario di Natuzza costruito col cemento dei clan: “Serviva protezione”
(g. bal.)
(Repubblica 6 dicembre)
venerdì 27 dicembre 2013
"Siamo nati per risplendere". Così inaugurò la sua presidenza
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite
E' la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più
Ci domandiamo: "Chi sono io per essere brillante,
pieno di talento, favoloso?" ,
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo
Non c'è nulla di illuminato nello sminuire se
stessi cosicché gli altri non si sentano insicuri
intorno a noi
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi
Nelson Mandela
(Dal discorso di insediamento del 1994)