martedì 31 dicembre 2013

AUGURI


JAMES


UNA PROVOCAZIONE.... DA MEDITARE


Antonio Gramsci: Odio il capodanno
 
Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo e il suo bilancio e il suo preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia la soluzione di continuità e che incominci una novella istoria e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi ecc. ecc. E' un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l'ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch'essi capodanni.
Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell'età moderna. E sono diventati così invadenti e così fossilizzati che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia cominciata nel 752 e che il 1490 o il 1492 siano come montagne che l'umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa la film e si ha un intervallo di luce abbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivo per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell'animalità per ritrovare nuovo vigore. Nessun travestitismo spirituale.
Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandomi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il tripudio. Tutto ciò stomaca.
Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell'immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d'inventario dai nostri sciocchissimi antenati.
(1 gennaio 1916, in "L'Avanti!", edizione torinese, rubrica "Sotto la Mole")

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"VITTIME DELL'IPOCRISIA DELL'OCCIDENTE"

 Carlo Lania intervista Alex    Zanotelli sul Manifesto di martedi 31 dicembre 2013 

 Italia 2013. Padre Zanotelli: «L’economia è in mano a poche persone, e chi vuole sopravvivere deve migrare. Salvo poi essere cacciato quando non serve più. E in Italia la Chiesa ha tollerato questo razzismo di Stato»

 

«Rifletto da tempo sul pro­blema delle migra­zioni in chiave glo­bale. Siamo all’interno di un sistema economico-finanziario mon­diale che per­mette a pochi di diven­tare sem­pre più ric­chi a spese di molti morti di fame. Oggi circa il 20% della popo­la­zione, un miliardo di per­sone su sette, con­suma l’86% delle risorse. E soprat­tutto que­sto 20% ha in mano i soldi e può gestire il lavoro. Chiaro quindi che le per­sone vanno lì dove c’è la pos­si­bi­lità di avere una vita migliore. E’ il sistema che spinge la gente a migrare. Il para­dosso, anzi il dramma, è che le merci pos­sono pas­sare ovun­que, invece le per­sone no, anche se, ripeto, è lo stesso sistema che le obbliga a spo­starsi con il mirag­gio di una vita migliore. Allo stesso tempo si innal­zano muri, come quello tra Stati uniti e Mes­sico, oppure tra Israele e Pale­stina, o tra la Gre­cia e la Tur­chia, muri che ser­vono a bloc­care l’arrivo dei migranti. E dove que­sto non è pos­si­bile, come in mare, si prov­vede in altro modo, con le mis­sioni Fron­tex che ser­vono a bloc­care l’arrivo dei bar­coni cari­chi di dispe­rati. Sono le con­trad­di­zioni di que­sto sistema, che da una parte ti obbliga a migrare e dall’altra ti blocca alle frontiere.

Fron­tiere peri­co­lose. Padre Alex Zano­telli, secondo dati dell’Oim. l’Organizzazione inter­na­zio­nale per le migra­zioni, il 2013 è stato l’anno che ha fatto regi­strare il mag­gior numero di vit­time tra i migranti. In par­ti­co­lare al con­fine tra Stati uniti e Mes­sico e nel deserto dell’Africa occi­den­tale, lungo la rotta che porta fino in Libia.

Sì, spe­cie in Africa i morti sono tan­tis­simi. Ritengo che le vit­time del Medi­ter­ra­neo siano molte di più delle 20mila di cui si parla. Secondo alcuni studi tra il 2004 al 2008 sarebbe 42 mila, quindi pos­siamo imma­gi­nare che rea­li­sti­ca­mente più di 50 mila per­sone siano affo­gate nel Medi­ter­ra­neo. Senza con­tare quanti sono morti attra­ver­sando il deserto del Sahara. E’ un vero disa­stro quello che avviene in quella zone.

Si fugge dalla fame, ma anche dalle per­se­cu­zioni. Il 2013 è stato anche l’anno in cui, stando ai dati for­niti dall’Unhcr, si è regi­strato il mag­gior numero di profughi.

C’è pra­ti­ca­mente un intero con­ti­nente, l’Africa, in fuga. In Sud Sudan c’è una guerra civile in atto, così come in Cen­tra­frica. Gente che scappa da tutte le parti a causa della guerra o della fame. Da que­sto punto di vista dav­vero il 2013 è stato un anno estre­ma­mente pesante. Ricor­dia­moci che abbiamo tutto il Nord Africa per aria: dall’Egitto, che sta vivendo un momento dif­fi­cile, alla Tuni­sia, alla Libia. E poi il Mali, il Nord Nige­ria, il Niger, Ciad, Dar­fur, e ancora l’Eritrea con una dit­ta­tura che l’Italia sostiene. Sono tutte zone di una fra­gi­lità incre­di­bile, dalle quali le per­sone fug­gono e nes­suno riu­scirà a fer­marle. Uomini donne e bam­bini che arri­ve­ranno da noi, che noi lo vogliamo oppure no.

Eppure a fronte di que­sti drammi, l’Europa risponde con leggi che limi­tano sem­pre più gli ingressi.

Certo, per­ché si pre­fe­ri­sce la difesa dei pro­fitti anzi­ché quella dell’uomo. Ecco il tra­di­mento dell’economia e della finanza mondiale.

Ma è sem­pre stato così.

Si ma oggi è ancora peg­gio che in pas­sato, per­ché a gover­nare l’economia sono le ban­che il cui unico scopo è il profitto.

Le leggi però le fanno i governi.

E’ inu­tile par­lare dei governi. Chi decide vera­mente sono le ban­che, le mul­ti­na­zio­nali e le realtà finan­zia­rie. I governi sono solo dei para­venti utili a coprire le deci­sioni vere, che sono quelle economico-finanziarie. La poli­tica è subalterna.

C’è un’ipocrisia che carat­te­rizza l’occidente: chia­miamo «pro­fu­ghi» quanti scap­pano dalle guerre, ma non appena le stesse per­sone arri­vano in Europa, ecco che diven­tano «clandestini».

Que­sto vale soprat­tutto per l’Italia dove esite una legge assurda, la Bossi-Fini, che non rico­no­sce gli immi­grati come sog­getti di diritto ma solo come forza lavoro pagata a basso prezzo. E quando non ci serve più la riman­diamo al mit­tente. E’ la stessa legge che ha intro­dotto il reato di clan­de­sti­nità, una cosa gravissima.

Pensa che per quanto riguarda l’immigrazione la Chiesa abbia svolto fino in fondo il suo dovere?

Dob­biamo distin­guere, se par­liamo di Chiesa ita­liana oppure no. Su que­sto tema in Ita­lia la Chiesa sem­pli­ce­mente non c’è stata. Negli ultimi venti anni avrebbe dovuto cri­ti­care tutte le leggi sull’immigrazione, dalla Turco-Napolitano che ha intro­dotto Cpt, i cen­tri di per­ma­nenza tem­po­ra­nea per gli immi­grati, alla Bossi-Fini, ai decreti emessi da Roberto Maroni quando era mini­stro degli Interni. La Chiesa ita­liana avrebbe dovuto fare una cri­tica radi­cale di que­sto raz­zi­smo di Stato, ma così non è stato. Rin­gra­zio papa Fran­ce­sco per­ché è andato a Lam­pe­dusa dicendo: «Vengo a risve­gliare le vostre coscienze». Dove­vano essere i nostri vescovi ad andare a Lam­pe­dusa e dire le stesse cose, per­ché quello che avviene oggi su quell’isola è il risul­tato delle poli­ti­che adot­tate in que­sti ultimi venti anni. Da parte della Con­fe­renza epi­sco­pale, invece, è man­cata que­sta cri­tica. Ricor­dia­moci che la Costi­tu­zione ita­liana è stata scritta da pro­fu­ghi ed esi­liati poli­tici una volta rien­trati in patria dopo il fasci­smo e cita per due volte il diritto all’asilo poli­tico. Eppure dopo 60 anni di sto­ria repub­bli­cana non abbiamo ancora una legge sul diritto all’asilo politico.

 

 

ORA DI SILENZIO E DI PREGHIERA: "casa dell'ascolto "

Oggi dalle 17 alle 18 a Pinerolo in Via Città di Gap, 13 secondo piano invito ad un'ora di silenzio e di preghiera chi vuole partecipare. E' una iniziativa che ripropongo da molti anni.
don Franco Barbero

TORINO: PROSSIMI INCONTRI


Ciao a tutte e tutti,
ieri pomeriggio ci siamo dedicati alla programmazione delle date e degli argomenti da trattare durante i prossimi incontri della Comunità nascente.

Domenica 26 gennaio: alle 10,30 eucarestia, pranzo condiviso e nel pomeriggio si continuerà il discorso su "storia dei sacramenti: eucarestia, confessione e battesimo". Don Franco ha proposto di affrontare il discorso in modo partecipativo nel senso che non inizierà lui con la spiegazione ma chi vorrà porrà domande e riflessioni.

Domenica 23 febbraio
Domenica 30 marzo 
Durante gli incontri di febbraio e marzo concluderemo il discorso su "storia dei sacramenti" per poi passare al discorso su "come leggere la Bibbia, in particolare Genesi 1 e 2, alla luce delle ultime scoperte scientifiche".

A causa degli orari dei treni ieri don Franco è dovuto andare via alle 14,30 e così tutti noi siamo rimasti a chiacchierare. Grazie alla proposta di Walter, la comunità ha deciso di incominciare un nuovo momento di confronto/discussione su temi di attualità/non solo teologici anche quando non c'è don Franco per sentirsi sempre più "comunità".
Il primo tema che si è toccato e di cui continueremo a parlare è la morte, di come affrontare il tema del fine vita.

Sul blog, nella pagina Appuntamenti, saranno segnalati tutti i nostri incontri e altri incontri di don Franco, come ad esempio la seconda domenica di ogni mese l'eucarestia presso "la casa dell'ascolto" a Pinerolo in Via Città di Gap 13 – 2° piano (campanello Barbero).

Anna




PORTOGALLO: L'acqua degli altri

I rubinetti portoghesi parlano cinese e spagnolo. secondo i dati ufficiali, l'acqua che scorre nelle case di 2 milioni e 300mila lusitani (su una popolazione di circa 10 milioni) è nelle mani di aziende private, metà delle quali straniere. Ad aver investito nelle risorse idriche del Paese sono stati soprattutto i cinesi della Beijing entreprises water group, che hanno acquistato il pacchetto azionario della Veolia e ottenuto appalti ventennali in varie città. Ma in Portogallo ci sono anche gli spagnoli: nonostante il governo di Madrid sia in crisi, i privati come Aqualia non si sono lasciati sfuggire l'occasione. Facile come bere un bicchier d'acqua.

Laurea falsa, Renzo Bossi indagato a Tirana

ROMA - «Sono una decina gli studenti italiani indagati a Tirana, per aver conseguito una laurea senza aver mai seguito le lezioni nelle università private albanesi». Lo dice a Radio 24 Samjr Tahiri, ministro dell' Interno albanese. «Non vogliamo il turismo delle lauree comprate, questi studenti fantasma sono indagati per corruzione, abuso d' ufficio e altri reati. Anche Renzo Bossi è uno dei casi», ha aggiunto. A Tirana, il governo ha avviato un' operazione di verifica di qualità sul business degli atenei privati aperti: «Affidiamo ad una società internazionale di valutazione di verificare gli standard di qualità degli atenei. Gli studenti fantasma sono un danno per tutti. Gli studenti italiani su cui stiamo indagando hanno preso la laurea in Scienze sociali senza essere venuti neanche un giorno».

lunedì 30 dicembre 2013

COME VIVEVA L'ARIVESCOVO BERGOGLIO IN ARGENTINA



Incollo qui di seguito  un reportage di Marco Politi pubblicato su "Il Fatto quotidiano" di oggi. Sono stato da non molto in una "villa miseria" di Buenos Ayres e ho visto anch'io i posti dove andava Bergoglio e che Politi descrive con efficacia

 

Shalom Vittorio Bellavite di "Noi Siamo Chiesa"

   Bergoglio a piedi nelle viscere di Buenos Ayres

 di Marco Politi (da "Il Fatto quotidiano" del 27 dicembre 2013)

 Buenos Aires

 Nel ventre di Buenos Aires sulla metro di Jorge Mario Bergoglio. Stazione Bolivar, a due passi dalla cattedrale. Linea "E", destinazione piazza Virrey. Si va verso una delle Villas Miseria, le borgate di baracche e case abusive che il futuro pontefice visitava regolarmente nel corso dei mesi. Il convoglio arriva lentamente con rumore di ferraglia, i vagoni ricoperti di graffiti. Fa caldo tra i pendolari assiepati. Intorno a Jorge c'è chi rimugina i suoi pensieri, fissa le pareti del tunnel scandite dalla luce al neon, ciondola la testa assonnato, guarda nel vuoto con lo sguardo rassegnato. Qualcuno – anche se giovane – porta negli occhi uno sguardo duro, feroce. A ogni fermata una scossa e uno stridio assordante di freni. Quaranta minuti di metro nel rimescolamento di razze, origini, storie che è Buenos Aires. Discendenti di spagnoli, italiani, giapponesi, cinesi, africani, tedeschi, francesi, autoctoni dell'America centrale, immigrati sudamericani di ogni specie. Impiegati attenti al bilancio familiare, giovani aggrappati a un'occupazione qualsiasi, masse sul filo della sopravvivenza. Bergoglio non usava né l'auto né l'autista, così come rifiutò sin dall'inizio il palazzo arcivescovile, scegliendo per sé due stanze al terzo piano della curia diocesana. Sapeva guidare, ma da primate d'Argentina ha scelto di immergersi nel flusso quotidiano della gente sui mezzi pubblici. Metro e autobus. A piazza Virrey risalgo i 35 gradini che l'ultrasettantenne si faceva con le sue scarpe ortopediche e l'anca indolenzita. Arrivo sotto una grande tettoia – aria afosa d'estate, fredda e umida d'inverno – in attesa della pre-metro, uno scalcinato trenino urbano che si inoltra verso le periferie. Ci vuole un'ora in tutto per arrivare a destinazione. Un'altra ora per tornare. E infinite ore durante l'anno per raggiungere i più vari luoghi dove era richiesta la sua presenza. Non c'è prelato di curia in Vaticano o cardinale o vescovo di piccola città di provincia disposto a sottoporsi a questa snervante routine. "La povertà s'impara toccandola" Spostarsi così non è una prova di ascesi, è uno stile di vita a contatto con l'umanità affannata di megalopoli. Nel ventre di Buenos Aires si sperimenta il groviglio di esistenze di una città, che oltre ai tre milioni di abitanti del suo nucleo ne ha altri dieci, che gravitano sul centro. Anzi, sui "centri" così variegati di una metropoli, in cui si passa dai palazzi, che riecheggiano la Parigi di fine Ottocento, ad eleganti edifici anni Trenta, modernissimi grattacieli in vetrocemento per finire nelle giungle di case popolari senz'anima e precipitare nella galassia delle baraccopoli. "Villa Ramon Carrillo" è l'ultima borgata abusiva in cui l'ar – civescovo Bergoglio ha voluto impiantare una parrocchia. Case abusive lasciate a metà o cresciute per successive superfetazioni. A pochi metri dalla fermata del trenino urbano si interrompe la strada asfaltata, si entra in terra di nessuno, terra battuta e rigagnoli perpetui che odorano di fogna. Qui finisce la legge. Nella maggior parte di queste baraccopoli i taxi si rifiutano di entrare. Padre Bergoglio arrivava a piedi in queste borgate, tra gli sguardi degli abitanti ora affettuosi e festosi ora diffidenti. Strade in terra battuta piene di buche o dall'asfalto frantumato. Dove stazionano macchine fuori corso rappezzate mille volte, i bambini giocano accanto ai rigagnoli che odorano di fogna, una madre spulcia la figlia, i cani randagi girano da un crocicchio all'altro. Un labirinto di case malfatte, in cui sul primo piano intonacato se ne è costruito un secondo fatto di mattoni e poi un terzo. Balconi improvvisati, stanze non finite e senza tetto. Bidoni, scheletri di tavoli e letti buttati per strada. Al di là di un cavalcavia si raggruma una borgata ancora più precaria, si chiama Villa Esperanza. Vicoli stretti dove passa appena una persona. Su una cella di cemento spicca un cartello "Si vende". Dappertutto le inferriate che costellano ossessivamente porte e finestre, verande e l'atrio minuscolo del verduraio. Anche l'edicola di san Gaetano, patrono del pane e del lavoro, è coperta da un reticolato di metallo così fitto che non si vede nemmeno l'immagine. "La povertà teorica non interessa, la povertà si impara toccando la carne di Cristo povero", ha sempre sostenuto Bergoglio e lo ha ripetuto da papa ancora recentemente. Qui, spiega padre Pedro Baya Casal, 43 anni, che regge insieme ad un altro prete la parrocchia dell'Immacolata, Bergoglio veniva ogni anno per la festa della Vergine e poi in occasione di riunioni dei preti di borgata. E questo in ognuna delle varie baraccopoli di Buenos Aires. Veniva a piedi con la sua cartella, chiacchierava con la gente, partecipava alla processione, vedeva crescere i figli della donne che aveva cresimato anni prima. Una chiesa "ospedale da campo" Non aveva paura di entrare in strade dove droga e violenza scandiscono la giornata. "A volte ho sentito letteralmente le pallottole intorno a me", spiega padre Baya. Ai funerali di un ragazzo ucciso in uno scontro tra bande, il prete – abbrac – ciato dai coetanei piangenti della vittima – av – vertiva il calcio duro della pistola sotto le loro giacche. "A tratti mi dico esasperato: ma cosa si può fare? Poi riprendo a lavorare…". A un centinaio di metri dalla parrocchia la casa annerita del presunto responsabile della pallottola mortale testimonia la vendetta dei parenti dell'ucciso. Qui e nelle altre baraccopoli circolano armi che anche i giovanissimi si procurano facilmente e circola la droga pazza, il paco, estremamente a buon mercato e rapidissima nel provocare dipendenza. "Brucia il cervello", dicono a Buenos Aires. Allucinato, il tossico deruba prima i parenti del poco che hanno, poi va per le strade e uccide per un nonnulla. Mentre sono in Argentina, leggo di una giovane madre, che spingeva la carrozzella del pupo, sgozzata in provincia perché difendeva il suo borsellino. Qui, al contatto con la miseria quotidiana – e non davanti alla televisione o ai convegni di sociologia – Bergoglio ha maturato la sua idea di Chiesa "ospedale da campo". Padre Baya mi racconta che seguiva da vicino l'opera dei preti delle baracche. Convogliava in queste zone parecchi sacerdoti. Durante il suo periodo di guida delle diocesi ha raddoppiato da undici a ventidue la presenza di preti nelle Villas miseria. "I poveri meritano il meglio, era solito dire", racconta Baya. Concreto e determinato aiutava sistematicamente questi avamposti di umanità a realizzare doposcuola, centri per anziani, laboratori di formazione professionale, scuole di recupero, centri di riabilitazione per tossicodipendenti. In queste zone perdute Bergoglio ha forgiato la sua pastorale della misericordia. "Non dire mai domani, ci esortava, se qualche fedele viene a chiedere di confessarsi o un'estrema unzione". E non dire "domani" se si tratta di ascoltare un genitore in difficoltà, aiutare economicamente una famiglia, portare qualcuno all'ospedale o facilitare un'operazione". "Bergoglio – dice un altro celebre prete di borgata, padre Pepe Di Paola, nominato da lui primo vicario episcopale per le baraccopoli – non ha mai guardato alla realtà dalla prospettiva di Plaza de Mayo (la piazza della cattedrale e del palazzo presidenziale), ma dai luoghi del dolore, della miseria, della povertà: dal basso di una borgata o di un ospedale". C'è un grande equivoco in Vaticano: Francesco non viene dalla "fine del mondo". È il primo papa che viene dalle viscere pulsanti di una metropoli. Nessuno, da Pio XII a Benedetto XVI, ha mai fatto un'esperienza così drammatica e moderna.

 

 




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LE RISPOSTE DI "NOI SIAMO CHIESA"


         NOI SIAMO CHIESA

   Via N. Benino 3   00122 Roma

    Via Soperga 36 20127 Milano

Tel. 3331309765 --+39-022664753                                                             

           E-mail vi.bel@iol.it

Internet: www.noisiamochiesa.org

                                                                                                                     

 E' necessaria una nuova linea pastorale  di discontinuità con il passato: le risposte di "Noi Siamo Chiesa" al questionario sui problemi della famiglia

                                                                                                                     

                "Noi Siamo Chiesa" (NSC) ha  inviato oggi al segretario generale del Sinodo dei vescovi Mons. Lorenzo Baldisseri  le proprie risposte (vedi allegato) al noto questionario sui problemi della famiglia e contestualmente le rende pubbliche.

            NSC ha constatato e deplorato quali e quanti siano nel nostro paese le reticenze e i ritardi della gran parte delle strutture ecclesiastiche (soprattutto delle diocesi) nel rispondere al questionario. Questo atteggiamento si commenta da solo. I più attivi nel riflettere sui problemi posti  sono i gruppi e i movimenti cattolici di base.

            Le risposte di NSC sono state elaborate dopo una impegnata riflessione collettiva ed hanno raccolto le opinioni che, sui problemi posti, sono state elaborate negli ultimi quindici anni in numerosi incontri, documenti e libri. La seguente sintesi serve per un primo rapido approccio ma, per evitare possibili fraintendimenti, rinvia a una lettura completa del testo.

 

1- Sull'insegnamento della Chiesa sulla famiglia

 

            L'insegnamento della Chiesa è accettato quando parla il linguaggio della prossimità alle gioie e alle fatiche degli individui e delle coppie, del sostegno ai tentativi di costruire relazioni profonde e mature. L'attuale pastorale familiare è ingabbiata da divieti (sull'uso del preservativo, sulle relazioni prematrimoniali, ecc.) basati su una concezione, tuttora radicata, che vede nel sesso qualcosa di potenzialmente peccaminoso e che rifiuta la possibilità che la relazione matrimoniale possa rompersi. Molti precetti del Magistero sono inadeguati alla società contemporanea e soprattutto sovrapposti od estranei al messaggio del Vangelo. D'altro lato NSC ritiene che  le concezioni liberistiche che si sono progressivamente affermate nella società hanno portato a una eccessiva liberalizzazione dei costumi in senso individualistico ed egoistico.

 2-Su matrimonio e legge naturale

             Il concetto di legge naturale, almeno per quanto riguarda le questioni qui discusse, appare sempre di più una costruzione culturale, storicamente determinata, non sufficiente a dare conto dei molteplici aspetti della realtà umana. Il processo del cambiamento in corso in tutta la società  interessa anche la famiglia. Essa  ha una diversità di tipologie di cui bisogna prendere atto per cui non è possibile parlare di "famiglia" come di  un'istituzione immutabile, di un modello unico sempre valido. Più che di "famiglia" bisogna sempre più parlare di "famiglie".

            Bisognerebbe rivalutare il matrimonio semplicemente civile e contemporaneamente favorire, in seguito, un percorso della coppia verso il matrimonio religioso.

 3- La pastorale della famiglia

             Una pastorale della famiglia, se così la si vuole chiamare, esige un ripensamento generale che sia parte del processo complessivo di riforma della Chiesa. I "successi" nella pastorale  si devono a famiglie che hanno per lo più testimoniato la loro fede, palesando ai figli l'immagine di una realtà familiare aperta ai rapporti sociali ed unita. Pensiamo a un'esperienza cristiana vissuta nei fatti più che sbandierata con prove di forza. Eventi come il 'Family Day'  non irrobustiscono la nostra fede nella Chiesa, semmai la mettono in crisi.

            Le nostre comunità sono poco preparate  ad aiutare le coppie in crisi. La reticenza a invitare le persone a separarsi, neppure quando il mantenere una relazione è insano o addirittura pericoloso per la coppia e per i bambini, rende difficile alle comunità cristiane aiutare la coppia  a dividersi nel modo meno conflittuale possibile.

 4- Situazioni matrimoniali difficili

             La convivenza ad experimentum appare non solo un evento sempre più normale, ma addirittura un'esperienza per certi versi auspicabile prima di compiere un passo importante come il matrimonio che è orientato alla indissolubilità.

            I divorziati risposati vivono l'impossibilità di ricevere i sacramenti con una sofferenza che spesso evolve poi nell'indifferenza. Alla lunga si sentono infatti oggetto di un'ingiustizia  e chiedono di poter partecipare pienamente alla vita della Chiesa, quindi accedendo ai sacramenti

            La dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale da parte dei tribunali ecclesiastici  può offrire un contributo alla soluzione delle problematiche delle persone solo in un ridotto numero di casi.  Non si può pensare di sciogliere il nodo dell'Eucaristia ai divorziati risposati attraverso la semplificazione della procedura canonica di annullamento del vincolo. 

            E' auspicabile l'adozione della prassi attualmente in vigore nelle Chiese ortodosse sulla celebrazione delle seconde nozze dopo il divorzio e che era in vigore nel primo millennio. I divorziati che vogliano risposarsi, in questo caso, vengono riaccolti nella Chiesa qualora abbiano fatto un percorso di penitenza e di riconoscimento dei propri errori, se ce ne sono gli estremi, e si occupino della prole, se c'è.

 5- Unioni tra persone dello stesso sesso

             La Chiesa dovrebbe abbandonare una concezione antropologica ristretta secondo cui l'amore omosessuale sarebbe "contro natura" e non una variante naturale, seppur minoritaria. La Chiesa dovrebbe attuare un effettivo accompagnamento pastorale degli omosessuali senza intendimenti "missionari" di redenzione dal peccato. L'accoglienza di chi ha una sessualità "altra", se deve essere piena, non può limitarsi al rispetto e alla non discriminazione. Di conseguenza la comunità cristiana dovrebbe porsi l'obiettivo di creare al proprio interno un consenso tale da rendere possibile l'accettazione, anche formale, delle coppie gay e lesbiche.

            Crediamo che il legislatore debba approvare una disciplina ad hoc per le unioni civili  (etero ed omosessuali) che garantisca diritti e doveri dei coniventi.

 6-Educazione dei bambini in situazioni irregolari

             La Chiesa non serve a distribuire patenti di "regolarità" o di "irregolarità", ma per accompagnare, incoraggiare, sostenere ogni persona e anche ogni coppia , qualunque sia la loro condizione di vita. Nei confronti dei bambini di situazioni "irregolari" e di bambini eventualmente adottati  dovrebbe esserci un inserimento nella vita ecclesiale e un accompagnamento pastorale analoghi a quelli di ogni altro, con un più di speciale attenzione dovuta a chi è maggiormente a rischio di discriminazione.

 7-Apertura degli sposi alla vita

             La proibizione dei contraccettivi artificiali, contenuta nella Humanae Vitae, non è accettata  e probabilmente la maggioranza delle coppie credenti esercita la propria genitorialità responsabile ricorrendo a metodi anticoncezionali artificiali. Oggi bisognerebbe semplicemente prendere atto che tale dottrina è stata respinta dal sensus fidelium.  In questa ottica l'uso dei preservativi (come pure i rapporti sessuali prematrimoniali) non dovrebbe comportare nessuna confessione di peccato.

            Le modalità con cui mettere in atto  scelte di limitazione o di  rifiuto di diventare genitori dovrebbero essere affidate alla coscienza in primis della donna ma con una decisione presa, ovunque sia possibile, dalla coppia in modo condiviso.

            Avere figli rischia di diventare un privilegio di chi è ricco, o per lo meno economicamente più sicuro. La politica per la famiglia nel nostro paese, se confrontata alla situazione media dei paesi europei, è molto carente, sebbene cattolici abbiano avuto i più importanti  ruoli di guida della cosa pubblica in modo ininterrotto dal 1945.

            La Chiesa dovrebbe pienamente sostenere l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati, che rappresentano – almeno fino ad un cambiamento radicale della situazione – l'unica possibilità di mantenere un relativo equilibrio nella struttura demografica e generazionale del nostro paese.

 8-Rapporto tra famiglia e persona

             La famiglia, per l'importanza che riveste nella vita delle persone, è un luogo rilevante in cui Gesù rivela il mistero e la vocazione dell'uomo, ma non è di per sé un ambito privilegiato rispetto ad altri. Non si può, d'altro canto, ignorare che Gesù ha sempre relativizzato i legami di sangue a vantaggio della fedeltà "alla volontà del Padre" (Mt 12,46-50; Mc 3,31-34; Lc 8,19-21).

            Bisogna poi avere sempre presente che le agenzie educative che influenzano i giovani sono sempre più numerose ed efficaci (mass media, social networks ecc..) e il ruolo educativo della famiglia è diminuito rispetto alle generazioni precedenti.

 9-Altre sfide e proposte

             Nel questionario si  ignora la presenza di mentalità e di prassi maschiliste diffuse, quasi che il maschilismo addirittura non esistesse, non avesse conseguenze sui modelli familiari e sulle relazioni tra uomini e donne, e non costituisse problema anche per la Chiesa.

            A ciò è collegato il fenomeno drammatico della violenza di genere (fisica, sessuale, economica, ecc.) all'interno di troppe  famiglie; e molte di queste si professano cattoliche. 

            Si ignora anche la condizione dei presbiteri  che, a motivo dell'obbligo del celibato, hanno dovuto abbandonare il ministero per aver contratto matrimonio, venendo spesso emarginati dall'istituzione ecclesiastica e dalle comunità cristiane.

 

            Ci sono tante altre situazioni che riguardano la famiglia nella sua condizione ordinaria, quella della vita di coppia e del rapporto genitori/figli sia nel momento educativo sia in quello relativo all'età adulta. Queste tematiche sono altrettanto importanti di quelle più "difficili" oggetto del questionario. Ed anche altre, molto importanti, sono ignorate  ma incombono sulla vita di tante famiglie e comunità cristiane. Ci riferiamo, a titolo esemplificativo, alle cosiddette coppie miste, all'interruzione volontaria di gravidanza, alla Procreazione Medicalmente Assistita  e ad altre questioni che sono oggetto della bioetica.

             Le risposte di  NSC al questionario sono oggettivamente in contraddizione con punti centrali dell'attuale Magistero. Ma forse la Chiesa non ha abusato della sua autorità imponendo pesi che Dio non ha imposto? Una nuova linea più pastorale, fondata sui due pilastri della misericordia e  di relazioni vere e profonde nelle famiglie e tra i sessi, non può che essere di netta discontinuità con il passato. uello relativo all'età adulta.quello relativo all'età adulta.

  

Roma, 28 dicembre 2013                                                                NOI SIAMO CHIESA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




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domenica 29 dicembre 2013

NATO OGGI

Cristina  e Rainer
annunciano con gioia la nascita di
                                                                IAN
                                             oggi 29 dicembre alle 17,30 a Pinerolo
                  
Una nuova stella in cielo
una nuova creatura sulla terra
un nuovo figlio nel cuore di Dio
           Franco e Fiore            

SOLIDARIETA'

Esprimo piena solidarietà a Caterina Simonsen contro l'animalismo isterico e fanatico. Il fanatismo non serve a nessuna causa.

DAVICO LASCIA LA LEGA TRA INSULTI E MINACCE

  La lega perde un pezzo. Non uno qualunque, bensì l’ex sottosegretario all’interno Michelino Davico che è passato con gli alfaniani del Nuovo centrodestra ( con lui 32 senatori).

Per rompere con la Lega ieri ha votato la fiducia al governo Letta, con dichiarazione in dissenso dal gruppo, che l’ha coperto di insulti: Calderoli gli dà del “traditore”.

Davico da piemontese non ha buttato giù lo scandalo delle spese alla Regione Piemonte con le mutande verdi made in USA di Cota.

Lui, Davico, un paio di mutande verdi se l’è trovate nella cassetta della posta in segno di sfregio. Più pesanti le minacce ricevute dai suoi genitori a casa. Ma il suo addio alla Lega è dovuto all’elezione di Matteo Salvini alla guida del Carroccio.

 

IL CALCIO COME DROGA


Un tempo si giocava meno. Adesso mi sembra quasi che vogliano mascherare i problemi del Paese con il calcio, tenendo le persone inchiodate alla tv per non far aprire il frigo vuoto.

(Gigi Riva).

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QUELLE IMMAGINI TRASMESSE IN TV


Lunedì sera il TG2 ha mandato in onda le immagini della situazione in cui sono costretti a vivere gli immigrati trattenuti nel centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa. Nel servizio televisivo vengono mostrati uomini nudi in fila all’aperto mentre vengono sottoposti alla disinfestazione con gli spruzzatori contro la scabbia. Tra loro ci sarebbero eritrei, siriani, ghanesi, nigeriani,Kurdi e, pare, anche alcuni sopravvissuti al tragico naufragio del 3 ottobre scorso.

Il filmato dello scandalo è arrivato sul tavolo della procura di Agrigento.

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Gay, Obama sfida Putin

A rappresentare gli Usa ai Giochi di Sochi due icone dei diritti degli omosessuali.
Putin ha puntato molto sulle Olimpiadi invernali di Sochi ma tante sedie resteranno vuote. Fra gli assenti eccellenti Obama che sfida il Cremlino inviando nella delegazione Usa due icone gay in polemica con la nuova legge russa contro la propaganda omosessuale.

DETROIT A FARI SPENTI

Il buio cala su Detroit. E' una delle conseguenze della più grande bancarotta di un municipio americano: l'amministrazione comunale non sostituisce più neppure le lampade rotte dei lampioni stradali, e sulla capitale storica dell'industria automobilistica cala l'oscurità. La bancarotta di Detroit apparve inevitabile già quest'estate, però la procedura formale di liquidazione fallimentare della grande metropoli è cominciata ora. E il primo atto del giudice fallimentare è gravido di conseguenze per altre città, enti e istituzioni pubbliche: «Non sono intoccabili i diritti acquisiti dei pensionati pubblici». Per la prima volta nella storia, si applica allo Stato una regola che vale da sempre per i privati: con la bancarotta arrivano tagli massicci anche per chi è già andato in pensione da anni. E intanto lì vicino un «Villaggio Potemkin» diventa la soluzione estetica contro la depressione. Nelle città del Midwest colpite dal declino delle vecchie industrie figura anche Flint, resa celebre da Michael Moore (che ci è nato) nei suoi documentari. Ex «seconda capitale dell'auto» dopo Detroit, Flint ha trovato una soluzione originale per mascherare il degrado dei suoi quartieri: finte facciate, decorate come quelle degli edifici in corso di restauro. Dietro non c'è più nulla...
FEDERICO RAMPINI

(Repubblica 10 dicembre)

sabato 28 dicembre 2013

DOMENICA 29 DICEMBRE A TORINO



Vi ricordo che questa domenica - 29 dicembre - ci sarà l'incontro della Comunità nascente a Torino, via Principe Tommaso, 4
Il programma della giornata sarà il seguente: dalle ore 10 arrivi e accoglienza, alle 10,30 verrà celebrata l'eucarestia poi pranzo comunitario autogestito e nel pomeriggio ci sarà un momento di programmazione e di riflessione biblica su "la storia dei sacramenti", l'incontro terminerà verso le 15,30.

Colgo l'occasione per segnalarvi che il link del blog della Comunità nascente è il seguente  http://comunitanascentetorino.blogspot.it/
Se avete materiale che desiderate pubblicare inviatelo o a Marianna o a me.

Ci vediamo domenica e tantissimi auguri per un sereno e gioioso Natale a tutte/i
Anna


UNA LETTERA E UNA RISPOSTA


LETTERA

Caro don Franco,
Le voglio dire un grazie perché lei mi ha aperto gli occhi...... (lunga descrizione di situazioni personali...), ma vorrei avere una risposta per una mia curiosità. Lei ha 75 anni. Su varie riviste preti e teologi hanno scritto a 44 o 50 anni di ministero una riflessione riassuntiva, un messaggio significativo... come per spiegare che senso hanno dato alla loro vita di ministri e di teologi.
Vedo che Lei non ha elaborato una memoria scritta "ufficiale"......
Spero di poterle raccontare di me, scusi la mia indiscrezione...
con affetto
    I.L.
(Lettera firmata)

RISPOSTA

Gentile I.L.
per scrivere una "memoria riassuntiva" bisogna trovare il tempo e le "cose" davvero significative da raccontare. Da tempo mi prefiggo di scrivere alcuni "ricordi ed episodi curiosi" della mia vita, ma non ho nulla di così significativo da lasciare come memoria ufficiale, da consegnare ai posteri, come si suol dire.
La mia vita quotidiana è fatta di "briciole", di piccole cose che, per loro natura, non lasciano una traccia visibile. Affido tutto a Dio nella fiducia che nulla vada perduto, ma questa davvero è l'unica memoria che mi preme.
Dove posso, faccio il possibile per non lasciare tracce... A Lei un caro saluto e l'augurio di un 2014 pieno di fecondità.
don Franco Barbero


RICEVIAMO DA OLBIA


Caro Stefano, care Comunità cristiane di Base,

la nascita di Gesù è descritta nei Vangeli come un tempo di rifiuto, un tempo distruttivo della speranza di un futuro (la strage dei bambini), ma soprattutto come un tempo di accoglienza degli ultimi, un tempo di lieto annuncio e di pace “agli uomini e donne di buona volontà”. La nostra città (e altri 60 paesi della Sardegna), hanno vissuto oggi, a loro modo, quei fatti e quei sentimenti. Nella preghiera comunitaria di Natale (celebrata il 21 scorso) la nostra comunità cristiana “Per le strade del mondo” ha rivisto e rivissuto quegli avvenimenti con grandissima emozione interiore, narrando ciascuna/o la propria esperienza di volontaria/o  con cento altri volontari credenti e non credenti, e anche con i soldati che fanno la guerra (la Brigata Sassari) con i quali alcune/i hanno fraternizzato e ai quali abbiamo detto che questo loro grandissima dedizione 24 ore su 24 è la guerra che preferiamo.

Nell’occasione vi abbiamo ricordato e abbiamo pregato per voi. Perché dovete sapere che c’è stata una bella mobilitazione delle CdB sia come comunità che come singoli, e non è ancora finita, perché alcune si sono “prenotate”. Siate state e siete meravigliose!

Qual è lo stato dell’arte oggi? Molto complesso, ma possiamo dire 2 cose: il volontariato locale si è dimostrato molto vitale e continua ancora nella sua opera di risanamento e di sostegno. Secondo: la magistratura, con l’arrivo nel settembre scorso di un procuratore generale, proveniente dall’Ogliastra (territorio molto impegnativo per chiunque voglia mettere a posto abusivismi di ogni genere e dove ha ricevuto minacce di morte) ha detto il giorno dopo l’alluvione: “Oggi è il giorno della misericordia, domani sarà il giorno della giustizia”. Detto, fatto. L’azione giudiziaria procede a ritmi serrati (anche a Nuoro) e molti tremano. Fiordalisi è un procuratore straordinario e molte teste cadranno. Noi lo sosterremo. Come vedete, non stiamo parlando di politica istituzionale, perché sulle responsabilità balbetta. Sta collaborando attivamente il Comune di Olbia.

Venendo alla nostra iniziativa, ricorderete che avevamo focalizzato l’attenzione sulle 2 scuole più disastrate: la Scuola d’Infanzia Santa Maria l’Istituto Superiore “Amsicora” per la formazione professionale (IPIA). I 118 bambini della Scuola d’Infanzia sono ancora sfollati in un plesso dato loro dal Comune, si spera che entro il mese di gennaio gli operai abbiano concluso i lavori. L’IPIA ha avuto danni ingentissimi (Parecchie centinaia di migliaia di €) e sta faticosamente riemergendo con l’aiuto soprattutto di fondazioni bancarie, di aziende e anche di tanti gruppi scolastici.

E noi? Due cose: la raccolta sta andando bene (teniamo presente che solo in città è sorta una miriade di gruppi di sostegno in tutte le direzioni): siamo a circa ottomila €. Abbiamo fornito la Scuola d’Infanzia (abbiamo avuto un occhio di riguardo per i bambini quanto a precedenza negli interventi) di quanto ci hanno chiesto con preventivi e relative fatture preventive per un TOTALE di 4019,97. I documenti li ho sunteggiati al massimo per non caricare troppo. Li avrete integri con tuti gli altri in unica soluzione.

Care/i tutte/i, il brodo si è allungato e ora vi saluto con un affettuosissimo augurio di pace e felice Natale da parte di ciascuna e ciascuno della comunità e di quelli del Labint (immigrati) e di Libere Energie (per i senza tetto). Il contatto telefonico con me è momentaneamente bloccato perché il mio cell. è in riparazione. Potrete sempre utilizzare l’email di famiglia annachiaracau@gmail.com

o quella personale toninocau2112@tiscali. It.

Bregantini: «Stato assente. Vergogna»

«E' vero che la violenza è stata fatta, ma non è meno tragica la violenza di uno Stato che non sa attrezzarsi dignitosamente, questa è la vergogna». E' il commento del presidente della Commissione Lavoro, Giustizia e Pace della Cei monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso, alle immagini shoc del centro di prima accoglienza di Lampedusa. Non vi è solo la responsabilità degli operatori e responsabili del Centro, vi è anche quella dello Stato.
Nel corso della presentazione della Marcia della Pace della notte del 31 dicembre, dedicata quest'anno alla «fraternità, fondamento e via della pace» che si terrà nella città del Molise, è quasi naturale che venga un giudizio del vescovo su quel video che ritrae i migranti nudi, all'aperto, «disinfettati». Bregantini lo definisce «tristissimo», e si collega alle dichiarazioni del primo cittadino dell'isola siciliana, Giusy Nicolini. «Il sindaco dice che non c'è solo una violenza di chi ha compiuto quel gesto disumano, ma - osserva - c'è una struttura inadeguata che non può rispondere a un numero così alto d'immigrati». Un numero che - sottolinea - è di molto inferiore a quello sopportato da altri Paesi, come il Libano. «Da noi, al confronto, sono pochissimi e non siamo in grado di gestirli…». «Chi ha compiuto quel gesto - ha aggiunto monsignor Bregantini - è degno dì una sconfessione netta, ma anche la realtà centrale dello Stato deve essere molto più efficace e propositiva». Lo afferma con amarezza dopo alcuni mesi dalla tragedia che ha visto centinaia di migranti perdere la vita al largo di Lampedusa.
Certo è che il dramma di chi è costretto a lasciare il proprio Paese per fuggire dai drammi della guerra e della miseria,è ben presente agli organizzatori della Marcia per la Pace, dalla Caritas e PaxChristi, alle diocesi del Molise, della Campania e della Puglia. In testa alla Marcia, infatti, ci sarà una croce realizzata con i legni delle imbarcazioni che sono naufragate a Lampedusa, così come lo era l'altare dal quale Papa Francesco celebrò la messa nell'isola «Porta d'Europa». Ieri Bregantini ha rilanciato l'appello dì Bergoglio rinnovato nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace 2014: l'attenzione e l'accoglienza al fratello sono un dovere di civiltà, fondamentale per la pace nella giustizia.
Roberto Monteforte

(L'Unità 19 dicembre)

Il santuario di Natuzza costruito col cemento dei clan: “Serviva protezione”

VIBO VALENTIA - Il clan della 'ndrangheta guidato da Pantaleo Mancuso, fornì il calcestruzzo necessario per la costruzione del santuario di Natuzza Evolo a Paravati. La circostanza viene fuori da un interrogatorio di padre Michele Cordiano - direttore della Fondazione "Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime" e confessore di Natuzza Evolo – che ha spiegato agli uomini della Guardia di Finanza come a consigliare il fornitore di cemento sia stato direttamente il boss che andò a trovarlo di persona. Sentito nel 2003 (l'atto è stato desecretato da pochi giorni) il religioso ha ammesso di aver scelto di «assecondare in suggerimento» di Mancuso allo scopo di assicurare una tutela ambientale sui cantieri. La cosca di Limbadi, tra le più potenti in Calabria, partecipò dunque alla costruzione del grande complesso religioso.
(g. bal.)

(Repubblica 6 dicembre)

venerdì 27 dicembre 2013

"Siamo nati per risplendere". Così inaugurò la sua presidenza


La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati

La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite

E' la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più

Ci domandiamo: "Chi sono io per essere brillante,
pieno di talento, favoloso?" ,

In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio

Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo

Non c'è nulla di illuminato nello sminuire se
stessi cosicché gli altri non si sentano insicuri
intorno a noi

Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini

Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi

Nelson Mandela
(Dal discorso di insediamento del 1994)

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA

L'avventura della fede

Matteo 2, 13-23
Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:"Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo".
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Dall'Egitto ho chiamato tuo figlio.
Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli e non
vuole essere consolata, perché non sono più.
Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse:"Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino".
Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti:"Sarà chiamato Nazareno".

Siamo già avvertiti. È inutile cercare in questi versetti la cronaca di un viaggio di andata e ritorno. Sono racconti simbolici con cui il redattore del Vangelo di Matteo vuole trasmetterci dei messaggi. Succede spesso leggendo la Bibbia. Se ci si ferma ad una prima lettura, alla "veste" del racconto, si resta perplessi o indifferenti. Forse perché la Bibbia è come un pozzo: l'acqua fresca si trova in profondità.
Qui la leggenda è evidentemente il parallelo di Mosé salvato dalle acque (Esodo 2,10).

La testimonianza di Giuseppe

In verità nei Vangeli i genitori di Gesù non sono mai molto loquaci. Maria prende la parola poche volte, ma Giuseppe è completamente muto. Egli è una comparsa umile eppure statuaria.
È l'immagine della disponibilità totale alla volontà di Dio. È l'esecutore pronto, che non solleva dubbi, non frappone indugi. La sua presenza è descritta come quella di un padre e marito avvezzo ad affrontare le difficoltà e prendersi le sue responsabilità. Non lascia trapelare incertezze, resistenze ed emozioni. Solo al versetto 22 si legge che "ebbe paura" di andare in Giudea dove regnava Archelào, ma fu un attimo: il messaggio angelico gli indicò la direzione e Giuseppe si diresse verso la Galilea, precisamente a Nazaret. In quel villaggio, piccolo ed insignificante, Giuseppe e Maria allevarono la loro numerosa famiglia.
In realtà Giuseppe è il simbolo della disponibilità alla volontà di Dio. La sua fu probabilmente la vita del pio ebreo  di quel tempo; una esistenza scandita dal lavoro, la famiglia, il culto sinagogale e la semplice vita del villaggio.
Si tratta di un testimone vero, fedele e poco appariscente. Vorrei sottolineare quest'ultima caratteristica, particolarmente preziosa e rara oggi in una stagione storica in cui solo chi è "appariscente" e fa immagine sembra esistere davvero.
Non è così. Il mondo e la chiesa hanno bisogno di tanti testimoni che non curino la "comparsa", ma siano fedeli nel piccolo solco del quotidiano alla strada di Gesù. Un pò di silenzio e di umiltà attorno alla nostra vita favoriscono la profondità del nostro impegno e ci aiutano a concentrarci sull'essenziale. Insomma, Giuseppe, il grande dimenticato delle celebrazioni natalizie, citato quasi di sfuggita, è invece una figura storica e simbolica molto significativa. Si noti ancora: per creare la leggenda della verginità di Maria (messa incinta dallo sperma dello Spirito Santo!) hanno rincarato la dose: ce lo hanno dipinto come un vecchietto della mia età o impotente o represso sessuale ….
Quando si legge la Scrittura come una cronaca o come un dogma, succedono queste ilarità, poi diffuse e predicate come verità di fede.

La famiglia di Nazaret

Oggi è davvero importante parlare della famiglia di Nazaret. Gesù con Maria, Giuseppe, i suoi fratelli e le sue sorelle ebbe nella sua famiglia la prima educazione e testimonianza di fede (Luca 2, 21-24).
Anche Gesù imparò ad aprire il suo cuore a Dio alla "scuola" dei suoi genitori, alla sinagoga e più tardi alla scuola del Battista. Con il tempo Gesù, giovane rabbi e profeta, allargò il concetto di famiglia di cui Dio è Padre e Madre. Ma quanti pregiudizi ci restano ancora da superare per vivere davvero la realtà dell'unica famiglia ...quella che è formata da tutti gli uomini e da tutte le donne.
Questo sogno di Dio tarda ad avverarsi perché spesso anche le religioni sono lente a capire e a favorire questo cammino. Anche nella nostra chiesa cattolica la gerarchia (che è sempre l'ultima a capire il Vangelo e la storia) fa ancora difficoltà a riconoscere i vari modelli di famiglia, come le famiglie omogenitoriali formate da omosessuali e lesbiche e le dipinge come un attentato alla famiglia tradizionale.
Sembrerebbe impossibile, ma è ancora così …

La vita e la fede sono cammino

È bello fermarsi a contemplare il quadro: Giuseppe, Maria e Gesù sono sempre in viaggio in questa pagina di Vangelo. Purtroppo l'iconografia, finanziata dal potere ecclesiastico, fa scomparire quasi completamente Giuseppe e nasconde totalmente i fratelli e le sorelle di Gesù.
La Bibbia è piena di gente che Dio invita a mettersi in cammino … da Abramo, a Elia, a Gesù.
Se i discepoli di Emmaus camminano, le donne addirittura vanno e tornano dal sepolcro di Gesù correndo ...
Questo andare e tornare, questo mettersi continuamente in viaggio, nelle Scritture significa la capacità e la disponibilità a coglierere i "segni del cielo e della terra", cioé l'attenzione a ciò che Dio ci dice attraverso gli avvenimenti della storia, le persone, le vicende personali. Questo è il tratto fondamentale dell'uomo che si fida di Dio e non fa della propria esistenza un girotondo attorno a se stesso.
Voglio, al termine di questa meditazione, riportare la preghiera di padre Elio Taretto, morto 20 anni fa, la cui vita è stata un continuo cammino sulle strade del Vangelo della liberazione.

Oggi, domani e poi ancora per camminare insieme.
Noi non siamo nati per fermarci questo te lo voglio dire,
perché qualcuno ti sta ingannando e ti invita a startene tranquillo.
Ci sono intorno a te molti che raccontano menzogne:
il vicino di casa, l'amico del bar, l'opinione pubblica, il giornale, la TV, il partito.
Apri gli occhi amico e guarda in faccia la realtà.
Le menzogne ti stanno soffocando: sovente l'ordine non è la pace, e il "consenso" non racchiude quasi mai la voce dei poveri, di chi non può o non deve contare.
Sta in guardia, amico, apri gli occhi.
La speranza nasce quando un uomo si incarica giorno dopo giorno, del proprio fratello.
La speranza sei tu che cammini.
Ma se ti fermi la speranza muore con te.
E tu dovrai rendere conto, un giorno, della speranza che hai fatto morire nel cuore dei tuoi compagni di strada.