mercoledì 15 gennaio 2014

FINALMENTE EDITO IN ITALIA

Roger HAIGHT, Gesù simbolo di Dio, Campo dei Fiori, Roma 2013, pp. 736, € 20.

Il volume da molti anni mi era noto attraverso traduzioni parziali comparse in agenzie e riviste. Nel 2004 il teologo Haight divenne celebre anche per la condanna inflittagli dalla Congregazione per la dottrina della fede allora retta dal cardinale Ratzinger.

Haight non è un biblista, ma un valente teologo sistematico. Egli ricostrusce i passaggi, i contesti, le culture attraverso le quali si formulano i dogmi di Nicea e Calcedonia. Cristologia e dottrina trinitaria occupano gran parte del volume dopo un'attenta descrizione del suo rigoroso metodo di lavoro.

Per quanto l'opera non costituisca una novità rispetto alle più recenti ricerche cristologiche e trinitarie, l'Autore fornisce un panorama cronologico di rara ampiezza cercando di descrivere la genesi delle idee, dei linguaggi, delle formulazioni dogmatiche.

Noi incontriamo Dio, aderiamo a lui, nell'incontro con l'uomo Gesù riconosciuto come vettore e mediatore di salvezza. Le varie cristologie ruotano attorno a questo asse e, in contesti e linguaggi diversi, puntano a trasmettere quest'esperienza.

La disamina storica e teologica ha come assunto fondamentale che ogni formulazione dogmatica o  dottrinaria deve confrontarsi con l'uomo Gesù, riconosciuto dai primi discepoli come mediatore della salvezza di Dio, unico salvatore. "Il ministero di Gesù ovviamente consistette in una mediazione esplicita di Dio, dunque ci si avvicina a lui precisamente come mediatore di Dio… Da parte sua, come essere umano, Gesù di Nazareth dirigeva lo sguardo oltre se stesso, cioè verso Dio e la sovranità di Dio nella storia… Gesù era un individuo che veicolava Dio e le persone incontravano Dio in lui… Gesù non può essere separato dal Dio che egli veicola, anzi Gesù non suscita alcun interesse religioso se è separato dalla sua simbolizzazione di Dio… I cristiani fanno esperienza di una persona finita e storica, e fanno esperienza di Dio in lui e per mezzo di lui… Dio è connesso a Gesù e Gesù è connesso a Dio in modo decisivo. Le cristologie del Nuovo Testamento sono interpretazioni di Gesù e sono affermazioni simboliche" (pag. 270-276).

"Anche il Prologo di Giovanni… è una versione poetica… Ma quello che è certo è che il Prologo di Giovanni non rappresenta una conoscenza diretta e descrittiva di un'entità divina o un essere divino chiamato "Il Verbo" che poi discese e divenne un essere umano. Leggere una metafora come discorso letterale è un errore di interpretazione, e leggere un'affermazione simbolica come se fosse una rappresentazione diretta e descrittiva significa ridurre, distorcere e alla fine banalizzare il carattere dinamico e "in ricerca" del suo significato…" (pag. 279). "Non c'è alcuna evidenza che ci sia stato qualcuno durante la vita di Gesù che abbia detto che Gesù è Dio. Una cosa del genere è impensabile in un contesto ebraico nel quale il termine "Dio" si riferisce a Colui che è trascendente. E tuttavia tutto il Nuovo Testamento certifica che le persone incontravano la salvezza di Dio per mezzo di Gesù e in Gesù" (pag. 457).

Non posso qui dilungarmi sulle stupende pagine in cui il nostro Autore mette in relazione le metafore della creazione, della salvezza e della resurrezione. Così pure sono suggestive e rivelatrici le pagine in cui si descrive la relazione di Gesù con Dio. La stessa cristologia della preesistenza va reinterpretata come enfasi dell'amore con cui Dio da sempre aveva pensato a Gesù, "ciò che è preesistente a Gesù è Dio" (pag. 579), ma, fuor di metafora, "Gesù è veramente una creatura come noi, e una creatura non può essere preesistente alla creazione" (pag. 579).

Densissime e stimolanti sono ancora le pagine in cui si parla di Dio come Spirito nella vita di Gesù: "Gesù fu ricolmato di forza dallo Spirito di Dio, che è la presenza di Dio, una presenza personale, in potere, una forza, un'energia in modo tale che Gesù rappresenta corporalmente Dio come Spirito (pag. 580) nel senso che niente meno di Dio era presente e operante nell'uomo Gesù di Nazareth. Dio non pilotava Gesù, ma era la forza che rendeva attiva la sua libertà e fecondava la sua azione.

"Il simbolo biblico "Spirito di Dio" si riferisce a Dio. Dio come Spirito è semplicemente Dio, non è altro che Dio" (pag.565) e non si tratta di un'altra "realtà divina" o della terza persona della Trinità! Il lettore e le la lettrice troveranno illuminanti le pagine dedicate al simbolo trinitario, allo scopo di non cadere nel triteismo. Qui il nostro Autore chiarisce come la dottrina trinitaria (non è questione di fede: noi crediamo in Dio, non nella Trinità!) non vada intesa con una serie di informazioni sulla vita interna di Dio, ma riguarda il modo con cui Dio si mette in relazione con gli esseri umani (pag. 613).

Non è possibile qui riprendere il vasto confronto che l'Autore compie con le teologie esclusiviste, inclusiviste e pluraliste. Non si può legare la salvezza di Dio solamente al cristianesimo: "il Dio creatore è presente in modo immediato e immanente a tutte le creature. Né Gesù né il cristianesimo veicolano il pieno possesso di Dio… Nella proposta pluralista cristiana Dio non è lontano da nessun membro della famiglia umana" (pag. 534).

Il lettore e la lettrice possono trovarsi un po' a disagio per il continuo "passaggio" dal dogma, al simbolo, alla Scrittura. Ma l'Autore vuole soprattutto lasciare a chi legge la capacità di addentrarsi nel linguaggio simbolico diverso da quello dogmatico. Talvolta il desiderio e il tentativo dell'Autore di compiere una rivalutazione critica del dogma possono sembrare addirittura forzati, ma egli intende segnalare la deviazione di chi legge un linguaggio poetico in modo narrativo e concettuale. Risultano inoltre di grande utilità le lunghe note apposte ad ogni capitolo, anche perché evidenziano l'ampiezza del dibattito in corso rispetto al dogma cristologico e trinitario. Se non si esce dalla prigione del linguaggio dogmatico, non si può superare il letteralismo biblico tuttora imperante nella catechesi è nella predicazione.

Buona lettura. Il libro è davvero impegnativo e nutriente.

Franco Barbero