mercoledì 22 gennaio 2014

LA CINA TRA NOI

Il tragico rogo di Prato, dove sette operai, schiavi, sono morti bruciati nel luogo di lavoro mentre dormivano, ha riproposto all'opinione pubblica la condizione dell'immigrazione cinese. Secondo il Censimento sono 210.000 persone, il 5% del totale. I "giornalisti inseguitori" hanno abbandonato, in televisione, la rincorsa dietro ai politici, per rincorrere gli operai cinesi che, anch'essi, non rispondono. Così sono ritornati gli stereotipi sui cinesi: sono esotici, misteriosi, impenetrabili, in definitiva orientali. Eppure i cinesi sono tra noi a Bagnolo, Luserna, Pinerolo. "Gestiscono" l'estrazione e la commercializzazione delle "lose", sono nei nostri mercati con le loro bancarelle a buon mercato, hanno aperto bar e ristoranti, piccoli e grandi commerci. Alcuni sono persino entrati in Confindustria. Ma gli stereotipi sono duri a morire: i cinesi non muoiono mai. Non vanno, se non raramente in ospedale: se hanno mal di stomaco non accettano la gastroscopia, ma preferiscono la diagnosi e le cure della loro medicina tradizionale: l'iridologia e l'agopuntura. Proprio come molti di noi, ma loro sono.... "cinesi". Una cosa ci insegnano: mentre noi abbiamo investito i nostri soldi nella finanza, loro, i cinesi, hanno investito in lavoro. Noi abbiamo perso quasi tutto, loro comperano tutto. Chi ha ragione?
Giorgio Gardiol


Pubblico oggi questa riflessione di Giorgio Gardiol, scritta poche settimane prima di morire. Attento come sempre alla realtà.