sabato 11 gennaio 2014

“Le coppie gay una sfida per chi educa” L’esortazione: impariamo a parlare a una generazione che cambia

CITTA' DEL VATICANO - «Ricordo il caso di una bambina molto triste che alla fine confidò alla maestra il motivo del suo stato d'animo: "La fidanzata di mia madre non mi vuol bene". La percentuale di ragazzi che studia nelle scuole e che hanno i genitori separati e elevatissima. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Come annunciare Cristo a questi ragazzi e ragazze? Come annunciare Cristo a una generazione che cambia?».
Sono parole di Papa Francesco, pronunciate nella conversazione avuta in Vaticano il 29 novembre con i superiori generali e della quale ha dato una lunga sintesi La Civiltà Cattolica. Il Papa mostra come nella Chiesa esiste una consapevolezza non banale rispetto alla realtà familiare oggi.
Accanto alle famiglie tradizionali, vi sono coppie formate da persone etero e omosessuali. E questo dato di fatto, dice in sostanza il Papa, non va eluso. E' un po' quanto da tempo ripete il primate di Vienna Christoph Schönborn: la Chiesa deve rendersi conto che «oggi la famiglia e patchwork, è una famiglia fatta di divorziati, risposati, eccetera».
Dice Francesco ai superiori generali: «Bisogna stare attenti a non somministrare» ai figli di coppie di fatto  «un vaccino contro la fede». Per Bergoglio «l'educatore deve essere all'altezza delle persone che educa, deve interrogarsi su come annunciare Gesù Cristo a una generazione che cambia». E ancora: «Il compito educativo oggi è una missione chiave, chiave, chiave!». Non ci sono margini, in merito, per dire che il Papa intende spingersi dove i suoi predecessori non sono mai arrivati. Ieri è stato il quotidiano Avvenire a smorzare gli entusiasmi, scrivendo in un editoriale che «priorità sono lavoro e famiglia, non coppie gay».
Il Papa comunque non sembra voler cedere sul leitmotiv del pontificato: la Chiesa deve accogliere tutti e non chiudere. Ha spiegato recentemente Victor Manuel Fernandez, rettore dell'Università cattolica d'Argentina e amico del Papa: «Ci deve essere una proporzione adeguata nella frequenza con la quale alcuni argomenti vengono inseriti nella predicazione. Se un parroco lungo l'anno liturgico parla dieci volte di morale sessuale e soltanto due o tre volte dell'amore fraterno o della giustizia, vi e una sproporzione. Ugualmente se parla spesso contro il matrimonio fra omosessuali e poco della bellezza del matrimonio». Dice non a caso padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica: «Papa Francesco ha voluto intendere che siamo davanti a un mondo in cambiamento e la Chiesa deve capire come annunciare il Vangelo davanti a un mondo che cambia. Il Papa non vuole definire ma aprire delle finestre. La situazione di una coppia gay deve essere vissuta come una sfida, perché il Vangelo va annunciato a tutti».
E le parole del Papa trovano il plauso delle associazioni gay. Dice il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo: «Sarebbe un fatto storico se il Papa incontrasse le famiglie di coppie gay. Da Bergoglio viene una riflessione che contrasta la cultura figlia dell'omofobia. La sua è un'attenzione inedita per un pontefice a cui bisogna guardare con fiducia».
Paolo Rodari

(Repubblica 5/01/'14)