venerdì 24 gennaio 2014

L’invidia dietro la rabbia dei leghisti

L'indegna gazzarra organizzata a Brescia nei confronti del ministro Kyenge da parte di esponenti, anche con ruoli istituzionali, della destra e della Lega Nord, è una nuova conferma del motivo per cui in questi ultimi vent'anni la politica nulla abbia fatto, se non alimentare nei cittadini i peggiori istinti, quelli diretti ad ottenere facili quanto inquietanti consensi elettorali.
LORIS PARPINEL


La Padania del 14 gennaio ha pubblicato, ad uso e consumo dei suoi pochi ma sfortunati lettori, la lista degli spostamenti del Ministro Kyenge: preparando la ripetizione della bagarre messa in scena a Brescia. Contenti del fatto che si sia tornati a parlare di loro, i dirigenti leghisti hanno valutato che l'odio contro gli immigrati e contro il Ministro che sta diventando il loro riferimento non solo simbolico e, alla fine, il loro fondamentale argomento politico. Contrari allo ius soli che li costringerebbe a guardare con rispetto e sentimenti umani i bambini che nascono da chi lavora in Italia e pronti sempre a sparare contro chi fugge dalla guerra e dalla fame cercando asilo in Europa, i leghisti duri e puri reagiscono con il sangue agli occhi all'idea di un ministro perbene. Un personaggio politico che non compra mutande verdi. Che non ruba. Che non scrive e non difende, facendoci su delle battute, leggi anticostituzionali di cui gli italiani possono solo vergognarsi e che tanto danno hanno fatto all'Italia. Il motivo più forte delle loro ostilità e della loro rabbia altro non è, dunque, che invidia. Perché anche qualcuno dei
«padani» potrebbe alla fine accorgersi della differenza che c'è già fra la gente come la Kyenge e la gente come Calderoli, Belsito e la Rosy Mauro.
Luigi Cancrini

(L'Unità 16 gennaio)