martedì 7 gennaio 2014

LO SCEMPIO DELLA SCRITTURA

Nelle settimane di Natale scoppia, esplode la retorica religiosa che, pur di salvare i dogmi fa scempio della Scrittura, manipola i testi, mette da parte i secoli di studio, accantona i generi letterari e così dice e celebra il Natale di Gesù con le parole di sempre.
Gesù nasce a Nazaret, ma che importa?
Se la leggenda parla di Betlemme… lo facciamo nascere a Betlemme… Se Gesù storicamente nasce in una numerosa famiglia, da un rapporto d'amore di Maria e di Giuseppe, raccontiamo la bella leggenda dell'annuncio angelico, della nascita verginale, come se fosse una cronaca. Gesù nasce nel più assoluto anonimato, ma la leggenda narra di angeli e pastori, della stalla… e allora ecco la capanna, la stella, i magi…
Non si tratta di buttare via queste bellissime leggende teologiche, ma di svelarne il loro carattere "leggendario" e midrashico e il loro significato profondo. Si tratta di rispettare i dati storici e di evidenziare il perché e il messaggio che questi "racconti del meraviglioso" veicolano per la nostra fede. Si tratta di documentare il come, il dove e il perché della nascita di queste leggende teologiche: tutte informazioni rigorose oggi a nostra disposizione.
Capisco che è più semplice e tranquillizzante "cantare la stessa canzone", ripetere il solito frasario del "Dio incarnato". Spiegare è più impegnativo e "pericoloso". Eppure da almeno due secoli sappiamo bene come questi linguaggi simbolici siano mille miglia lontani da una loro lettura dogmatica e letterale. Ripetere dei dogmi, tutto sommato, lascia il tempo che trova. Cercare dietro questi linguaggi allusivi, mitici, simbolici e metaforici il messaggio che veicolano è un atto che impegna la fede personale. Al dogma si risponde con un "amen"; il linguaggio midrashico e simbolico cerca invece un ponte verso il mio cuore e mi sollecita al cambiamento.
Parlare alle donne e agli uomini di questo XXI secolo con il linguaggio di Nicea (325) e Calcedonia (451) significa non rendersi conto della storicità dei nostri linguaggi e rendere inefficace il messaggio. La comunicazione non è un dato irrilevante e ne constatiamo l'evoluzione in tutti i settori della nostra vita. Però quando si arriva al catechismo, alla predicazione ... ci si ferma al quinto secolo!
E qualcuno tira fuori il "solenne" argomento: la verità non cambia. Ci mancherebbe! Dio, il Suo amore, il dono della fede in Lui attraverso Gesù certamente non cambiano. Ma i modi con cui l'uomo e la donna di oggi lo percepiscono e lo esprimono … cambiano: eccome! Anche ciascuno di noi rimane se stesso, ma bastano una foto o uno scritto per evidenziare che ciascuno ha una identità in movimento. Parlare di Dio oggi significa annunciare un Dio sempre vivo, nuovo, capace di abitare i linguaggi di tutti tempi, anche di oggi. Dio non è una mummia e non sta in nessun dogma.

Franco Barbero