lunedì 6 gennaio 2014

Lo schiaffo di Papa Francesco alla Curia

Auguri agrodolci quelli di Papa Francesco alla Curia romana in occasione delle festività natalizie. Perché nel discorso pronunciato dal pontefice nella sala Clementina a cardinali e arcivescovi a capo delle Congregazioni e dei dicasteri della Santa Sede e della segreteria di Stato ai «superiori» e agli «officianti» dei vari uffici vaticani, se non sono mancati gli apprezzamenti per il lavoro di tanti, vi sono stati anche richiami molto precisi sulla linea che deve seguire chi lavora al servizio del Papa, della Chiesa universale e dei vescovi a guida della Chiese locali.
Nel suo saluto, molto atteso, visto che la Curia romana è sotto osservazione ed è vicina ad una sua riforma radicale, il pontefice ha chiesto ai suoi collaboratori: spirito di servizio, alta professionalità e santità di vita.
Il pontefice argentino ci tiene a sottolineare che «vi sono dei santi in Curia», che vi sono tanti che assolvono al loro compito non facile con competenza e con il giusto spirito di servizio, ma non è così per tutti. Occorre che cambi il clima Oltretevere e lancia un suo monito: basta con le «chiacchiere» che «danneggiano la qualità delle persone, del lavoro e dell'ambiente». Ricorre ad un'immagine efficace: chi lavora in Curia faccia «obiezione di coscienza» verso la maldicenza, verso quella sorta di legge non scritta presente nei corridoi dei dicasteri romani che fa così male alla Chiesa. Insiste a condannare l'effetto di quelle dinamiche «mondane» che portano al carrierismo. Chiede anche umiltà e spirito di servizio. «Quando l'atteggiamento non è di servizio alle Chiese particolari e ai loro Vescovi spiega - allora cresce la struttura della Curia come una pesante dogana burocratica, ispettrice e inquisitrice, che non permette l'azione dello Spirito Santo e la crescita del popolo di Dio».
Nel suo discorso preceduto dal saluto del decano del collegio cardinalizio, cardinale Angelo Sodano, Papa Bergoglio sottolinea l'importanza della professionalità. Quando manca, insiste, «lentamente si scivola verso l'area della mediocrità. Le pratiche diventano rapporti di "cliché" e comunicazioni senza lievito di vita, incapaci di generare orizzonti di grandezza». E' così che la logica burocratica, di apparato finisce per prevalere. Sottolinea l'esigenza che alla base di chi è chiamato a lavorare in Curia vi siano non solo la competenza, ma anche «santità di vita». «Sappiamo bene che questa è la più importante nella gerarchia dei valori. In effetti, è alla base anche della qualità del lavoro, del servizio» insiste Bergoglio e ne indica le caratteristiche: «vita immersa nello Spirito, apertura del cuore a Dio, preghiera costante, umiltà profonda, carità fraterna nei rapporti con i colleghi». E poi non bisogna mai dimenticare il «servizio pastorale» da vivere in modo discreto e con zelo. Il pontefice invia un ringraziamento ai collaboratori di Curia andati in pensione e esprime apprezzamento per il «modello» vecchio stampo. «Sappiamo bene che come sacerdoti e vescovi non si va mai in pensione, ma dall'ufficio sì, ed è giusto, anche per dedicarsi di più alla preghiera e alla cura delle anime - e aggiunge con una sottolineatura rimarcata da uno sguardo rivolto a tutti i presenti - incominciando dalla propria!».
Il messaggio per il Natale, è stato anche l'occasione per rivolgere un saluto particolarmente affettuoso al nuovo segretario di Stato, monsignor Pietro Parolin accompagnato ad un invito a pregare per lui «che ne ha bisogno».
Nel pomeriggio Papa Francesco ha voluto incontrare i bambini ricoverati all'ospedale pediatrico Bambin Gesù e i loro parenti. Con il suo stile: senza seguito e senza scorta.
Roberto Monteforte

(L'Unità 22 dicembre)