lunedì 17 marzo 2014

Chi è che vuole lo sfascio di Roma

Il decreto che doveva salvare Roma si è di nuovo arenato alla Camera. La capitale è sull’orlo del fallimento se la giunta di Marino non potrà approvare il bilancio utilizzando i fondi previsti dal decreto. C’è qualcuno lassù cui importa qualcosa dei cittadini  che hanno avuto la fortuna (o la sfortuna) di nascere a Roma?
SILVIA Nuzzo

L’ostruzionismo della Lega e del M5S ha bloccato di nuovo il decreto Salva Roma su cui un difficile accordo era stato negoziato da mesi. Con l'aiuto decisivo, però, di una commissione parlamentare, in cui il decreto ha atteso 42 dei 60 giorni possibili per essere discusso ed in cui persone che appartengono alla maggioranza di governo avevano motivi di polemica anche personale per ostacolarne il cammino. Che il sindaco della capitale gridasse la sua indignazione al Parlamento era doveroso prima che legittimo. Il bilancio, il primo bilancio della nuova giunta (quello del 2013 era stato predefinito da Alemanno) non può essere approvato senza quel decreto e del bilancio hanno bisogno i cittadini di Roma il cui diritto ad avere strade senza voragini, autobus e servizi funzionanti è stato calpestato da chi negli ultimi anni ha accumulato debiti, creando posti di lavoro per amici e parenti nelle municipalizzate. Renzi è intervenuto prontamente reiterando il decreto. Quella di cui tutti a sinistra dovremmo renderci conto però è la difficoltà di far capire alla gente il gioco perverso di chi, come i 5 Stelle, gioca solo allo sfascio e di chi, nel Parlamento, sembra non rendersi conto della necessità di sentirsi nella stessa barca. Le vittorie elettorali a Napoli, Milano e Roma erano legate a richieste cui si doveva dare una risposta convincente e coesa. A vincere, se non ci si riesce, sarà solo l’antipolitica.
Luigi Cancrini

(L’Unità 3 marzo)