sabato 8 marzo 2014

I GAY NON HANNO NIENTE DA FARSI PERDONARE

Il fatto che lei definisca con tono ironico "aulica" la bella lettera che un omosessuale ha scritto per questa rubrica, già denuncia il pregiudizio che lei nutre nei confronti degli omosessuali. E quando il pregiudizio si accompagna al tono di sufficienza, se non addirittura di superiorità, di chi tiene a precisare di essere un non lettore di alcuni giornali perché troppo faziosi, l'impressione che se ne ricava è che lei proietta sugli omosessuali e sui giornali la faziosità sua, tipica di chi assume un codice morale, nel suo caso quella della morale cattolica, per esprimere giudici categorici, senza confrontarsi con altre posizioni o concezioni della morale. Detto questo, entriamo nel merito delle sue considerazioni.

A) Quando lei dichiara "amore e comprensione per i fratelli omosessuali" ribadendo subito dopo il principio della morale cattolica che considera "moralmente illeciti i loro atti", sta dando del "povero peccatore" all'omosessuale che, per redimersi dalla sua condizione, dovrebbe astenersi dall'esercizio della sessualità. È allora evidente che il suo amore è in realtà per il "principio", magari "non negoziabile", che vieta l'esercizio della sessualità agli omosessuali, e non per la "persona" omosessuale, nei confronti della quale, il suo amore e la sua comprensione ha tutto il sapore di una dichiarazione retorica.

B) Nella Scrittura neotestamentaria e nella Patristica non c'è alcuna "evidenza", come lei dichiara, di esplicite condanne dell'omosessualità. Per convincersi, legga John Boswell, professore dei Storia all'Università di Yale, il suo documentatissimo libro Cristianesimo, tolleranza, omosessualità. La Chiesa e gli omosessuali dalle origini al XIV secolo. (Leonardo editore). E poi di seguito legga l'epistolario di Sant'Anselmo,  priore di Bec e poi arcivescovo di Canterbury, che proibì la promulgazione della prima legislazione anti gay in Inghilterra. Anselmo aveva una serie di frequentazioni straordinariamente "emotive" con i suoi allievi, tra cui Lanfranco e Dom Gilberto a cui, per esempio, rimprovera "la compagnia di qualcun altro che ami non meno, o quanto più, di me. Così tu godi della tua consolazione, mentre nulla è lasciato a me se non il cuore spezzato".

C) Definire "contro natura" l'omosessualità ha come premessa taciuta che "naturale" è solo la sessualità "riproduttiva", per cui sarebbero "contro natura" anche gli atti eterosessuali non riproduttivi. Se poi consideriamo che comportamenti omosessuali si registrano in tutte le specie animali, come già riscontrato da Aristotele nel suo trattato La riproduzione degli animali, allora possiamo dire che l'omosessualità, al pari dell'eterosessualità è evento di natura e non "contro natura".

D) Quando gli omosessuali chiedono la legalizzazione dei loro rapporti, non stanno "scopiazzando", come dice lei, gli eterosessuali, ma chiedono semplicemente che venga riconosciuto che i loro legami affettivi sono prima di tutto caratteriali, intellettuali, emotivi, comportamentali e solo dopo anche sessuali, esattamente come le relazioni eterosessuali. E siccome i cittadini dovrebbero essere uguali davanti alla legge, perché negar loro un riconoscimento legale? Eppure tra i laici c'è sempre qualcuno che vuol essere più cattolico del Papa, che non molto tempo fa ha dichiarato: "Chi sono io per giudicare un gay?".

Umberto Galimberti