giovedì 20 marzo 2014

IO, MEDICO DELUSO DAL PRONTO SOCCORSO ( DA REPUBBLICA DEL 19 MARZO)


Lettera firmata.

Sono un medico di Pronto soccorso in un ospedale di una piccola città. Dopo tanti anni di questo lavoro, che ho scelto con passione, devo ammettere il mio fallimento professionale e personale. Giorno dopo giorno sono arrivato a "odiare" il mio lavoro, a sentirmi angosciato ogni volta che inizio un turno e sollevato alla fine, quando esco dall'ospedale. Fallimento professionale perché non sono più in grado di operare per la mia missione: le carenze organizzative sovrastano le capacità e l'impegno di tanti. Delusione personale per chi, come me, ha creduto e investito tutto se stesso. Trentacinque anni fa, quando ho iniziato, il malato aveva un letto, lenzuola, coperta e cuscino. Oggi spesso il massimo è una barella. Allora non si aveva la Tac, ma il medico si prendeva cura del paziente e si affidava a quella che ancora era un'arte. Oggi, tra efficientismo tecnologico e bilancio economico, noi medici ci trasformiamo in manager. Vorrei essere "rottamato" e magari lo facessero.