lunedì 21 aprile 2014

Il M5S. Currò si sfila “Beppe non può permettersi tutto”

ROMA. A un certo punto, il deputato grillino Tommaso Currò si blocca. Voce rotta, quasi afferra il braccio del cronista: "Sa perché bisogna prendere le distanze dal post di Grillo? Perché resti agli atti. Di più, perché sia messo agli atti della storia. Ecco, lo scriva: io non ci sto. Su queste cose non si può giocare».
Come giudica questo intervento di Grillo, onorevole Currò? Ha scatenato polemiche, ha indignato tanti.
«Fuori luogo».
Perché?
«Innanzitutto quella foto, la scelta di storpiare1'immagine dell'ingresso di Auschwitz. Di taroccare la scritta. Già questa è un'offesa alla memoria. Bisogna avere chiaro che c'è una sacralità che non va scalfita per quattro punti percentuali in una campagna elettorale. Né va offuscata per una becera battaglia politica. E questo vale per ogni persona, che sia appartenente o meno al Movimento Cinque stelle».
E' Grillo ad aver preso questa posizione.
«Un leader politico non può permettersi tutto. Vanno bene le battute, ma ci sono cose che hanno un tale portato di dolore - vicende che rappresentano ferite ancora cosi aperte - che un vero leader politico deve mostrare in questi casi la propria caratura. Non si gioca su queste cose. Non scherziamo, davvero: non si può giocare su queste cose. E poi...».
Dica.
 «Questa sortita mi trova già stanco. Prima c'è stata la storia del referendum secessionista, quello appoggiato dalla Lega. Proprio noi abbiamo assunto questa posizione! Proprio il Movimento cinque stelle che è da sempre per l'unità nazionale e anzi dovrebbe impegnarsi per far recuperare questo spirito comune...».
Stavolta è troppo, onorevole.
«E una, e due, e tre volte... sinceramente ora io questa non la accetto. Sui principi non si può transigere».
E poi c'è l'incredibile parafrasi di "Se questo è un uomo" di Primo Levi…
«Ci sono limiti oltre i quali non si può andare. Ad esempio, parafrasare Levi. Così si offende la sensibilità di molti. Noi siamo figli di una cultura che ha visto la Shoah come un valore di tutti».
Di tutti, indipendentemente da come la si pensi sulla questione israelo-palestinese.
«Certo, non è un problema di come ci si rapporta a vicende che riguardano quei territori. Né conta essere di destra o di sinistra: sono valori repubblicani, con un substrato di trasversa1ità».
Pensa che dovrebbero indignarsi anche i suoi colleghi?
«Guardi, io tengo molto al mio spazio di autonomia intellettuae.Auno spazio di coscienza».
La comunità ebraica è furiosa.
«E' ovvio, naturalmente, che protesti. E' come se un'immagine sacra dei cristiani venisse tirata in ballo - con una storpiatura - per sollecitare anime anticlericali o altri ancora. Penso però che non sia solo un problema di comunità ebraica, ma di tutti».
Tommaso Ciriaco

(Repubblica 15 aprile)