giovedì 31 luglio 2014

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA

LA FORZA CHE VIENE DA DIO

Dal Vangelo di Matteo 14, 13-21



13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. 14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare». 17Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qua». 19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. 20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Non ci sfugga un particolare estremamente significativo. Questo racconto o "storia miracolosa" si trova in tutti e quattro i Vangeli. Anzi, Marco e Matteo ce ne danno due versioni. La sua presenza anche nel Vangelo di Giovanni lascia supporre che tutte le tradizioni orali delle origini l'avessero tramandata. Questa "insistenza" ovviamente non è casuale.

CIO' CHE NON SAPREMO MAI

La ricerca si è addirittura "accanita" per sapere con esattezza come siano andate le cose. Studiosi e studiose della Bibbia hanno tentato di fornirci spiegazioni diverse.

E' poco probabile che Gesù abbia moltiplicato come un mago pane e pesci. Del resto il verbo moltiplicare non esiste nel testo. Questa lettura presta il fianco ad una visione magica dei comportamenti di Gesù. Mi sembra molto condivisibile l'idea che Gesù abbia convinto tutti i presenti a tirar fuori le loro piccole scorte. Questo è il vero miracolo, dicono alcuni esegeti.

Ma forse l'intero racconto ha alle spalle la pratica del gruppo di Gesù che, incontrando poveri, esclusi, donne "impure" mangiava con loro. Si dava vita ad un pasto lieto ed abbondante, ai bordi dei sentieri , con quel poco che ognuno poteva condividere.

Si constatava che ce n'era per tutti e nessuno rimaneva a bocca asciutta.

Gli evangelisti, con una ben nota retorica narrativa, traducono questo racconto esperienziale esprimendo tutta la forza simbolica in esso contenuta. Quello che avveniva ai bordi dei sentieri, secondo l'insegnamento di Gesù, può diventare pratica quotidiana diffusa. Il movimento dei discepoli e delle discepole di Gesù fece di questo racconto uno dei modi più efficaci per esprimere la loro comprensione del messaggio del profeta di Nazareth, il suo significato.

IL PANE E IL COMPANATICO CI SONO

La forza dirompente di questo racconto sta nella radicalità con cui si contesta la disuguaglianza, l'ingiustizia sociale. La ricchezza dei più e l'abbondanza da accumulo dei pochi non sono un destino, tanto meno provengono dalla volontà di Dio.

Ma l'annotazione della sazietà di tutti e tutte e l'avanzo delle dodici ceste intendono affermare che il cambiamento è possibile, anzi è a portata di mano. Il messaggio è chiaro: occorre scuotere da noi ogni rassegnazione all'ingiustizia e non nasconderci dietro il fatto che la storia dei popoli è stata segnata per millenni da questa situazione considerata naturale e immutabile

L'ideologia del dominio ha diffuso e mantiene questa falsa certezza a tutto vantaggio dei ricchi e a tutto danno dei poveri.

L'avventura del profeta di Nazareth sta a dimostrare che è possibile una inversione di marcia: la creazione è una mensa che Dio ha imbandito per tutti e tutte con grande abbondanza. I predatori hanno estromesso i fratelli e le sorelle dalla gioia del convito e continuano a farlo ogni giorno.

GESU' INDICA LA STRADA

I politici a servizio del capitalismo e i loro alleati dicono che le cose sono complesse, che ci sono troppe bocche da sfamare, che esistono troppe barriere culturali.... Si tratta di speciose menzogne e di pretesti costruiti e diffusi per mantenere i loro privilegi.

Il Vangelo non ci fornisce strumenti di indagine e di intervento, ma ci indica con chiarezza la strada maestra che porta all'uguaglianza: “ Gesù alzò gli occhi al cielo e recitò la benedizione” , due espressioni cariche di significato. “Alzare gli occhi al cielo” significa che pane e companatico sono dono di Dio. “Recitare la benedizione” significa che i doni di Dio hanno una destinazione universale e non possiamo farne un uso padronale-esclusivo. Se compiamo questi due passaggi di fede, allora ci viene la forza di “spezzare”, cioè condividere.

Noi cristiani abbiamo collocato questo gesto simbolico al centro della celebrazione eucaristica. Lo spezzare il pane liturgico non è altro che un pressante invito a condividere i beni necessari ad una vita dignitosa.

La pagina evangelica ricorda a noi e a tutti che la strada per fare la giustizia esiste, è praticabile, a portata di mano.

I ricchi non vogliono imboccarla perché comprometterebbe i loro accumuli. Noi stessi, se non facciamo nostra questa pratica che Gesù insegnò e realizzò con la gente dei villaggi, cediamo alla cultura dell'accumulo.

A questo stadio della storia i cristiani non possono mangiare in pace il pane eucaristico, se non si schierano apertamente contro tutte le forme di privilegio e di accumulo. Comunque, si tratta di una lotta che avviene prima di tutto dentro ciascuno/a di noi perché riguarda il nostro stile di vita .

La conversione alla condivisione non è mai finita, ma ciascuno e ciascuna di noi deve alzare la voce dove constata complicità con i potenti. O la nostra chiesa passa decisamente all'opposizione della società del mercato capitalistico o si adegua, tradendo completamente il messaggio di Gesù.

E' troppo facile limitarci ad una lettura spiritualizzante, sacrale e magica di questa pagina del Vangelo. Essa deve bruciarci dentro e tradursi in scelte quotidiane di “pane condiviso”.