venerdì 18 luglio 2014

Il Papa “benedice” gli esorcisti

CITTA' DEL VATICANO. Nel tempo di Francesco, Papa della Chiesa ospedale da Campo che cura le ferite dell'umanità, il Vaticano offre un importante riconoscimento agli esorcisti, sacerdoti dediti non a caso a quel ministero che recentemente l'esorcista Sante Babolin ha definito, nel suo L'esorcismo (Edizioni Messaggero Padova), « della consolazione». La consolazione dovuta a uomini e donne con disagi dell'anima più o meno gravi: alcuni, pochissimi, la Chiesa ritiene siano davvero posseduti dal maligno. Altri, la maggior parte, necessitano soltanto di affetto e cure mediche.
E' di ieri la notizia diffusa dall'Osservatore Romano che l'organizzazione internazionale degli esorcisti (Aie), fondata in Italia negli anni Ottanta da padre Gabriele Amorth, esorcista della Società di San Paolo, ha uno statuto giuridico. Il decreto, datato 13 giugno 2014, é della Congregazione per il clero. Per l'Aie il riconoscimento non è da poco. Per anni padre Amorth ha chiesto aiuto in Vaticano: troppi vescovi, a suo dire, non nominano esorcisti lasciando molte persone senza l'aiuto necessario. Col decreto, la Santa Sede riconosce l'operato dell'associazione e, in generale, l'intero esorcistato. Non a caso, é padre Francesco Bamonte, presidente dell'Aie, ad augurarsi che «altri sacerdoti si rendano conto di questa drammatica realtà, spesso ignorata o sottovalutata». Infatti, anche «l'esorcismo è una forma di carità, beneficio di persone che soffrono; esso rientra, senza dubbio, tra le opere di misericordia corporale e spirituale».
Oggi l'Aie conta circa 250 esorcisti di diverse nazioni, ma sono molti di più i sacerdoti che trovano consigli e aiuto in essa. Francesco non ha mai parlato pubblicamente degli esorcismi. Più volte, però, soprattutto nelle omelie del mattino a Santa Marta, ha parlato del demonio. Anche recentemente quando ha detto: "Qualcuno di voi, forse, non so, può dire: "Ma, Padre, che antico é lei: parlare del diavolo nel ventunesimo secolo". Ma, guardate che il diavolo c'è! Il diavolo c'è. Anche nel ventunesimo secolo! E non dobbiamo essere ingenui, eh? Dobbiamo imparare da1Vangelo come si fa la lotta contro di lui». Parole che testimoniano come per Francesco il diavolo non sia un mito né una metafora, ma un protagonista della storia.
Per la Chiesa la lotta contro il diavolo è anzitutto personale. Ma l'esorcista, nei casi più gravi, aiuta. Come ha riferito recentemente il sito d'informazione Terre d'America, era lo stesso Bergoglio quando era arcivescovo di Buenos Aires a inviare alcune persone da un suo esorcista di fiducia, Carlos Alberto Mancuso. Dice lo stesso Mancuso: «Venivano da me con il rosario che lui, Bergoglio, aveva dato loro perché pregassero».
Paolo Rodari

(Repubblica 3 luglio)