mercoledì 30 luglio 2014

SE LA CHIESA TOGLIE AI B0SS IL PRESTIGIO RELIGIOSO

Se la Madonna si inchina ai boss, la religione si trasforma in una blasfema parodia di se stessa. Ma questa volta la Chiesa dice basta. E ingaggia una guerra di simboli con i clan. L'episodio calabrese di Oppido Mamertina, dove la processione della Vergine delle Grazie si è fermata davanti alla casa di un capo della 'ndrangheta agli arresti domiciliari, segna l'inizio di una battaglia tra la fede autentica e una devozione asservita alla malavita. Non è un caso che il fatto segua di poco la scomunica contro la criminalità organizzata lanciata a Sibari da Papa Francesco, Qualcuno ha visto infatti nel gesto una reazione critica alle parole del pontefice. Che evidentemente hanno toccato un punto nevralgico delle relazioni tra i poteri locali. Non a caso in questi giorni molti affiliati alle organizzazioni malavitose hanno disertato le messe in carcere.
Finalmente viene alla luce quello che era un segreto di Pulcinella. E cioè che i boss usano la religiosità popolare come un instrumentum regni. Un'arma straordinariamente pervasiva di autolegittimazione. Come ha sottolineato il vescovo di Reggio Calabria, attraverso forme tradizionali di affiliazione religiosa come il padrinaggio e il comparatico passano sottotraccia forme di affiliazione criminale. Non a caso i boss si chiamano padrini. Come dire che dalla fede le mafie ricevono prestigio e restituiscono contagio. Grazie anche all'ambigua neutralità di quei preti-Don Abbondio che hanno spesso chiuso un occhio davanti a certi usi e abusi della fede. Evidentemente la Chiesa ha deciso dl non lasciare più soli magistrati e prefetti. E la saldatura di questo circolo virtuoso fa paura ai clan.
Marino Niola

(Il Venerdì 18 luglio)