domenica 31 agosto 2014

Ciò che davvero conta

Vivere la propria vita con slancio e generatività il loro lavoro e la loro relazione creano in famiglia quella circolazione di ossigeno di cui si nutre positivamente il desiderio dei loro figli. Un padre e una madre che sanno rinunciare al diritto di proprietà sui loro figli producono un clima positivo di libertà e di rispetto che favorisce la crescita non conformistica dei loro stessi figli. Non è questo forse il dono più grande della genitorialità? Non avere aspettative su di loro, non desiderare che diventino quello che noi abbiamo in mente che debbano diventare, lasciarli liberi di sbagliare e trovare la loro via. Un padre che si dedica alla casa può essere un padre sufficientemente solido come un padre che si consacra alla propria carriera professionale. Non è mai il contenuto di quello che fa a qualificarlo come padre (vi sarebbero allora professioni indegne per un padre? Un padre netturbino sarebbe meno padre di un padre scienziato?), ma solo la forza etica della sua testimonianza singolare. Ci sono padri-casalinghi o padri-mammi, assai frequentemente esperti in "educazione", che sarebbe davvero meglio non incontrare mai e padri impegnati nella loro vita che offrono silenziosamente un modello identificatorio significativo ai loro figli. Ma, certamente, vale anche il caso contrario. La vera discriminante resta l'esistenza dell'amore come dono privo di contropartite, in perdita assoluta. E' solo questo dono che spezza gli stereotipi sessisti perché lascia davvero liberi i nostri figli e, soprattutto, le nostre figlie, di essere quello che davvero desiderano.
Massimo Recalcati

(Repubblica 27 agosto)