sabato 23 agosto 2014

DUE PROPOSTE PROVOCATORIE



Matteo 8,18-22

18 Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva. 19 Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai». 20 Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
21 E un altro dei discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre». 22 Ma Gesù gli rispose: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti».




Siamo all'inizio del ministero pubblico di Gesù. C'è molta gente che lo segue come si evince dal v.18.

Questo brano segue alcune importanti guarigioni: Gesù ha guarito il lebbroso, il servo paralitico del centurione e la suocera di Pietro.

La folla lo stringe da ogni parte, lo osanna ed egli, dice il brano, sembra accusare un certo disagio a questo accerchiamento, quasi si spaventa. Si rivede, molto probabilmente, nella veste di alcuni profeti che dapprima sono stati osannati e poi abbandonati. Certo è molto appagante tutto questo entusiasmo iniziale delle persone: il bisogno di sentirsi accolti, guariti e rassicurati era tanto. Ma poi Gesù in questa situazione di osannamento, come di dicevo prima, si sente a disagio, non comprende se può contare su queste persone, se sia un fuoco di paglia o se vogliano davvero scegliere di seguirlo

Decide, anzi comandò di passare all'altra riva: questo allontanarsi dalla folla, che lo ha un po' accolto e un po' spaventato, mi sembra un espediente e un bel modo di Gesù per fare chiarezza nel suo cuore e con i discepoli.

A questo punto entrano in scena due interlocutori.

Il primo è uno scriba che con un entusiasmo davvero grande fa una dichiarazione molto impegnativa: " Maestro io ti seguirò , dovunque tu andrai". Davvero volenteroso questo uomo e generoso: Gesù non lo respinge ma lo mette in guardia su cosa vuol dire seguire un profeta. Era il modo di esprimersi tipico di delle persone itineranti: "Guarda che avrai una vita piena di incertezza. Anche il momento del riposo sarà precario". Gesù vuole che nessuno faccia troppo affidamento su un entusiasmo passeggero ma sia consapevole della scelta impegnativa che la sua sequela comporta.

Il secondo interlocutore è uno dei discepoli, cioè uno che aveva da poco inziato a seguire Gesù. Non era sicuramente uno dei dodici ma una persona sinceramente interessata a Gesù e al suo insegnamento. Anche questa persona si rivolge a Gesù per presentargli una esigenza che la stessa legge ebraica riteneva fondamentale: seppellire il proprio padre o la madre. Mi viene da pensare che la motivazione fosse più che seria. Perchè allora questa richiesta paradossale e quasi crudele di Gesù?

Il linguaggio paradossale ha in tutta la Bibbia una funzione particolare: esso vuole presentarci la radicalità di un messaggio. A partire da Abramo le richieste paradossali hanno lo scopo di aprire il cuore alla disponibilità.

Per la comunità di Matteo, tentata di annacquare le proposte evangeliche, il brano ha il sapore di una calda esortazione a non diventare acqua tiepida, a non tradire la fedeltà al Vangelo di Gesù.

Il messaggio resta valido anche oggi più che mai. La "sferzata" di Matteo non deve essere presa come una esigenza di perfezione, ma come un invito a tenere vivo il nostro impegno.

Fiorentina Charrier