martedì 30 settembre 2014

"MA È LA CORSA AI CONSUMI IL VERO FRENO ALLA SERENITÀ "

Si moltiplicano scuole di yoga, libri e festival del benessere, sciamani e corsi di bioenergia: dietro c'è un giro d'affari a nove zeri.

"La ricerca della felicità è un business che dilaga e che ci dice una cosa sola, chiara e netta: quanto siamo infelici". Stefano Bartolini è un economista di Siena, uno dei primi in Italia a studiare questi temi. "Del resto basta vedere quanto spendiamo in antidepressivi: negli Stati Uniti in un anno per curare le malattie mentali si investe 4 o 5 volte la spesa per costruire il tunnel sotto la Manica, cioè la più grande opera pubblica mai realizzata. Basta vedere il boom che ha avuto il fitness o quanti centri benessere sono nati in Italia".

Professore, quanti sono gli indicatori della felicità nel mondo di oggi?

"Sono due: la ricerca delle relazioni sociali e la rinuncia alla corsa forsennata al consumo. Comprare quello che desideriamo, allevare sempre nuovi desideri, non ci renderà felici ma ci costringerà a lavorare sempre di più, ad accumulare stress e ad esporci al rischio di malattie. La paura più grande oggi tuttavia resta la solitudine, il fattore che influenza negativamente la felicità".

Eppure viviamo sempre connessi con qualcuno.

"La qualità delle relazioni sociali e affettive sono il centro del nostro mondo, a prescindere dal lavoro che facciamo o dal ruolo che ricopriamo".

Come si coltiva oggi un network sociale?

"In modi diversi, per esempio facendo volontariato, per esempio donando tempo e non cose soltanto, agli altri. Ci sono studi neurologici che ci dicono proprio questo: quando aiuti qualcun altro il nostro cervello prova un piacere assimilabile a quello che si prova a mangiare o a fare l'amore".

(Repubblica 23 settembre)