giovedì 23 ottobre 2014

Arriva puntuale la scomunica, malgrado il sinodo delle aperture

La Conferenza episcopale italiana boccia duramente la decisione del sindaco di Roma Ignazio Marino di trascrivere nel registro dello stato civile del Comune di Roma i matrimoni celebrati all'estero da 16 coppie omosessuali. Si tratta di una scelta che «sorprende perché, oltre a non essere in linea con il nostro sistema giuridico, suggerisce un'equivalenza tra il matrimonio e altre forme che ad esso vengono impropriamente collegate», afferma la nota della Cei.
Una vera e propria scomunica: «Una tale arbitraria presunzione, messa in scena proprio a Roma in questi giorni, non è accettabile», dicono i vescovi italiani. I diritti delle persone, prosegue la nota della Cei, vanno salvaguardati «senza mai prevaricare il dato della famiglia», la cui «originalità non può essere diluita, se ci sta veramente a cuore il "bene comune" che è la differenza, dei generi e delle generazioni» e «se ci preme la famiglia». La cui bellezza, ricordano i vescovi, «nasce dall'incontro di un uomo e di una dorma e si apre al dono dei figli, in virtù di un legame indissolubile, e ancora tra i desideri più autentici dei giovani in ogni parte del mondo».
Parole nette, che sembrano in parziale controtendenza con alcune di quelle che in queste due settimane si sono sentite in Vaticano, dove si sta svolgendo, la terza assemblea straordinaria del Sinodo-straordinario dei vescovi di tutto il mondo proprio sul tema della famiglia - che si conclude oggi con la beatificazione di Paolo VI in piazza San Pietro - e da dove sono arrivate affermazione di tono diverso, senza ovviamente stravolgere la dottrina tradizionale sul matrimonio, che resta1'unica forma pienamente accettata dalla Chiesa cattolica.
Delle unioni omosessuali, per esempio, nella relazione riassuntiva di metà sinodo del relatore generale, il cardinal Péter Erdo, si dice che «non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna», ma «si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner» e dei bambini. Insomma il riconoscimento del loro valore, almeno sotto certi aspetti, con un cambio di marcia rispetto alla durezza espressa durante i pontificati di Wojtyla e di Ratzinger, e tutt'ora contenuta nel Catechismo della Chiesa cattolica.
Bisognerà tuttavia attendere il documento finale del Sinodo - presumibilmente messo ai voti per l'approvazione nella tarda serata di ieri - per vedere se le aperture che si sono intraviste, e che in questa settimana sono state contestate dai settori più conservatori nelle riunioni dei cosiddetti "circoli minori", troveranno conferma oppure saranno ridimensionate. Ieri intanto è stato approvato il messaggio finale del Sinodo, con 158 favorevoli e 16 contrari (17 i vescovi assenti alla votazione). Il contenuto è assolutamente vago, ma sembrano ribaditi alcuni spiragli: la Chiesa è «una casa con la porta sempre aperta nell'accoglienza senza escludere nessuno».
L. K.

(Il manifesto 19 ottobre)