martedì 28 ottobre 2014

Don Ciotti: non archiviamo le stragi, più coraggio dai politici contro i clan

ROMA. «La mafia uccide di meno, anche se dal 1992 ad oggi ci sono state oltre 3.500 vittime. Ma per i morti ammazzati che diminuiscono, aumentano i morti vivi. Chi è ricattato, chi subisce ritorsioni, minacce, usura, i testimoni di giustizia… dei morti "vivi" ne parlano in pochi». Con queste parole Don Luigi Ciotti è intervenuto a Contromafie, la terza edizione degli Stati generali dell'antimafia che si tiene a Roma all'Auditorium della Conciliazione fino a domani.
«Dobbiamo riconoscere senza timori le colpe e le omissioni del passato e del presente. Non possiamo archiviare le stragi, non può essere tutto solo Toto Riina in questo passe. E se questa è la verità cui si è arrivati, non possiamo accontentarci», ha detto ancora il fondatore di Libera alla platea, nella quale c'erano, tra centinaia di giovani, il presidente del Senato Pietro Grasso («Urgente trovare soluzioni per falso in bilancio e autoriciclaggio») e il ministro della Giustizia Orlando. E proprio alla politica don Ciotti ha rivolto quest'appello: «Vi chiediamo più coraggio. La politica non può essere sempre mediazione, sempre compromesso. Come diceva Papa Paolo VI, è la forma più alta della carità». Ad aprire la giornata di ieri è stato Roberto Saviano, che ha puntato il dito contro la situazione delle prigioni: «Non è possibile combattere le organizzazioni mafiose – ha detto – se le carceri italiane sono in uno stato come quello di oggi. Un carcere disorganizzato e disumano diventa una palestra di affiliazione».

(Repubblica 25 ottobre)