mercoledì 15 ottobre 2014

UN LIBRO CHE SFIDA LA COMUNITA' CRISTIANA

RECENSIONE DI:

Marcello Vigli

Non è comune la scelta di impegnarsi nel lavoro per vincere la rassegnazione a restare disoccupato: si preferisce il riposo o l’evasione con letture amene.

Arnaldo Nesti ha scelto, invece, di non cessare di osservare e di appassionarmi alle vicende della vita. Ho continuato a guardare e a scrutare il mondo, la società, la vita politica. Da questa scelta è nato il suo ultimo libro Lasciatemi cantare (*), che ripercorre in breve gli ultimi due secoli di storia per cogliere la ragione profonda dell’esplosione dell’opportunismo, del servilismo, dell’ipocrisia., che caratterizza l’ethos diffuso nella società italiana

Sente come un dovere morale reagire di fronte all’assuefazione al qualunquismo , ad un forte , egoistico, personalismo.

Dichiarazioni più che sufficienti per capire che si tratta di un libro “politicamente impegnato”: l’inclemenza con cui ricostruisce sinteticamente e in modo essenziale la storia degli ultimi decenni è finalizzata a sollecitare il lettore a liberarsi da quei “vizi” sociali e culturali per poter esercitare con competenza la funzione di cittadino sovrano e di cattolico consapevole. Nella sua ricostruzione del passato non manca, infatti, un’analisi delle due stagioni vissute dalla Chiesa: interrogata dal dissenso e chiamata a rispondere con il Concilio vaticano II.

Mi pare che monsignor Mansueto Bianchi nella sua postfazione condivida questa interpretazione. Contesta che il libro possa sembrare amaro e rassegnato, sostenendo senza incertezze: In realtà questo è un libro realista, di vera lealtà intellettuale, di onesto giudizio, ma soprattutto di grande passione : questo è in libro che ad ogni sua pagina grida la passione per la dignità.

Ne sono testimoni le tre appendici in cui l’autore interviene non solo per interpretare l’oggi, politico ed ecclesiale, ma per proporre un che fare che restituisca la politica e la chiesa alla loro funzione: la crisi del berlusconismo, da un lato, e l’avvento di papa Francesco, dall’altro, lo inducono a sperare.

La prima deve tornare a nobilitarsi raccogliendo l’impulso spontaneo al mutuo soccorso e all’impresa solidale per reagire alla crisi del capitalismo individualistico-finanziario che oggi tende a retrocedere in una difesa tipicamente feudale delle sue rendite. La comunità cristiana deve, a sua volta, riscoprire e tornare a difendere i suoi valori in nome di una visione organica,vitale creativa del cristianesimo di sempre e in secondo luogo, in nome di una nuova cultura veramente adeguata alle scienze umane contemporanee.

Non mancano all’interno di un quadro così impegnativo nella sua generalità, proposte concrete come quella di coniugare l’appello per la povertà della Chiesa lanciato da papa Bergoglio con una reale fine del temporalismo. Non realizzata in concomitanza con la fine dello Stato pontificio e l’offerta di separazione dallo Stato italiano avanzata da Cavour, esso fu, invece, rilanciato e consolidato con il regime concordatario patteggiato con il fascismo. Anche altre sono le forme che allontanano l’istituzione ecclesiastica dal regime di povertà, a cui anche il Concilio l’ha richiamata, legandola al denaro e alle sue fonti la, ma la rottura con il potere rappresenterebbe la manifestazione più evidente dello schierarsi dalla parte dei poveri. Parimente interessante la denuncia del sostegno garantito, auspice la Segreteria di stato vaticana, a Berlusconi e del conseguente coinvolgimento, perseguito dal cardinale Ruini e i suoi seguaci, nel berlusconismo come esercizio antidemocratico de potere.

Costruire un’alternativa non è facile per le incrostazioni organiche e i compromessi strutturali accumulati nei secoli è pertanto necessario cominciare col superare la gestione monocratica e autoritaria del papato realizzando una Chiesa sinodale nella quale, cioè, si cammina insieme, papa, presbiteri, popolo di Dio. La rinuncia di papa Benedetto e i primi atti di papa Francesco lasciano sperare che Un’altra Chiesa è possibile.

Non altrettanta fiducia sembra riservare Nesti alla possibilità che sia superato il berlusconismo: No Berlusconi non l’abbiamo cancellato. Oggi un ventennio di berlusconismo ci lascia non soltanto un’ Italia economicamente prostrata, ma anche moralmente fiaccata, scettica e delusa, senza fiducia nelle istituzioni democratiche, pronta a cadere nelle braccia di nuovi imbonitori.

In verità, come emerge dalla storia dei rapporti istituiti fra il papato e il nuovo Regno nato dal Risorgimento, tale sfiducia è di antica data, maturata cioè nella vita parrocchiale fin da allora quando lo Stato era inteso come usurpatore da disconoscere e contestare disobbedendo.

Né è il solo retaggio negativo.

Ancor prima la formazione morale di donne e uomini in Italia è stata compromessa dall’educazione cattolica che li chiama a rispondere delle loro azioni, non alla propria coscienza individuale, ma alla Chiesa che può cancellare le colpe con l’assoluzione in confessionale.

Per questo, richiamando il Concilio, l’autore riconosce che non è tempo di atteggiamenti apologetici e trionfalistici, né solo di buone intenzioni, ma di profondi cambiamenti strutturali, nelle chiese e nelle società.

Avverte, però, che sorgeranno e si consolideranno solo se ci sarà una schiera di donne nuove e uomini nuovi, onesti e competenti, come protagonisti di questo processo.


(*) A. Nesti, Lasciatemi cantare L’ethos diffuso degli italiani Spunti di storia e antropologa sociale, Gabrielli editori, San Pietro in Cariano, 2014, euro13.

Link al sito dell’editore: http://gabriellieditori.it/shop/intersezioni/lasciatemi-cantare


Roma, 28 settembre 2014