martedì 7 ottobre 2014

UN PERICOLO PER L’AMBIENTE E LE PERSONE

Qual è il livello di pericolosità di una coltivazione come quella del tabacco 6 per l'uomo e l'ambiente?
«Il rischio dell'utilizzo di fitofarmaci non si vede nell'immediato ma non si può negare che sia altamente tossico e pericoloso. Si manifesta dopo lunghi tempi di esposizione alle sostanze ed è proprio per la mancanza di immediatezza che è un rischio non ben conosciuto. E' importante che il cittadino sia consapevole di tutto questo, anche perché esistono sostanze alternative che possono essere utilizzate in sostituzione ai prodotti chimici e quindi bisogna lottare perché venga rispettato  il diritto alla salute».
Di cosa si occupa la sua associazione?
«L'Isde, l'acronimo internazionale per International Society for Diseases of Environment, è composta da medici e non medici, da chiunque abbia in comune l'interesse per il binomio ambiente/salute. E' un'associazione i cui soggetti si impegnano in maniera volontaria a evidenziare tutte le criticità dell'ambiente e della salute. Una sorta di salvaguardia per le future generazioni. La sua missione può essere definita di ″vigilanza″, come una sentinella preposta alla preservazione dell'ambiente contro tutte le forme di inquinamento e le conseguenze che queste possono avere sulla salute».
In che modo opera?
«L'associazione si propone di essere uno strumento al servizio dei cittadini. Crediamo nella prevenzione primaria per poter proteggere la salute dell'uomo e quindi crediamo di poter svolgere il  nostro servizio organizzando convegni in cui partecipano soggetti pubblici e privati interessati al tema dell'ambiente, creando incontri in cui il cittadino si possa sentire attore principale perché, attraverso questi eventi, ci interessa avere delle informazioni oltre che diffonderne. Organizziamo spesso incontri con le amministrazioni, o con altre associazioni, o con comitati dei cittadini come nel caso di Anghiari nel maggio scorso» (v. numero luglio/agosto de l'altrapagina).
Tornando al nostro tema, esiste dal punto di vista ambientale, un allarme tabacco?
«Durante l'incontro di Anghiari abbiamo proiettato un documentario molto utile per capire il livello di pericolosità di questo tipo di coltivazione. L'autore è un giovane spoletino, Francesco De Augustinis e il documentario, intitolato "Il tabacco che uccide senza fumarlo", ha vinto il premio Roberto Morrione 2012 dedicato al giornalismo d'inchiesta. E' un viaggio tra gli scheletri nell'armadio della coltivazione del tabacco in Italia e in Umbria in particolare. Nonostante i divieti legislativi, in tre mesi vengono effettuate ben 16 applicazioni tra pesticidi, fertilizzanti e antiparassitari. Quindi l'avvelenamento del suolo, delle acque, degli animali e anche di chi abita nelle zone limitrofe è innegabile».
Ma ci sono evidenze scientifiche di questa pericolosità?
«Sappiamo che i fitofarmaci sono considerati degli interferenti endocrini, una definizione non tanto nota, relativa alle miscele eterogenee che vanno ad alterare la funzionalità del sistema endocrino con degli effetti avversi sulla salute e sull'organismo. Non solo sugli adulti che sono a contatto con la sostanza ma anche sulla progenie. La pericolosità quindi non si ferma all'ambiente naturale ma a cascata sull'individuo e poi sulla catena alimentare. Quella del tabacco è una coltivazione non alimentare e quindi si fa un uso spropositato di pesticidi, diserbanti e altro. Una lotta chimica alle patologie della pianta, contro insetti e muffe, incontrollata. E' sono tanti gli studi epidemiologici che testimoniano l'incidenza di tutti questi trattamenti su determinate patologie».


Cosa si può fare?
«Occorre più cultura per fare scelte consapevoli che tengano conto dell’impatto con l’ambiente e soprattutto che vadano verso opzioni eco-sostenibili. 
Questo è il vero investimento per il futuro».
(da l’altrapagina settembre 2014)