mercoledì 26 novembre 2014

Eco: perché non possiamo non difendere il liceo classico

TORINO. Come fare senza liceo classico, senza quei cinque anni passati tra greco e latino, italiano e storia, che continuano a sfornare la classe dirigente italiana? Pare impossibile, e infatti il classico è stato assolto "perché il fatto non sussiste" ieri al suo processo torinese. Hanno prevalso le ragioni di Umberto Eco, che reggeva la difesa, contro quelle di Andrea Ichino per l'accusa. «Cancellare la cultura umanistica significa cancellare la memoria. Non è una buona idea, se già oggi di fronte alla domanda su quando Mussolini e Hitler firmarono il loro primo accordo la maggior parte dei giovani non è in grado di rispondere: 1936», ha spiegato Eco. E ha condotto la sua perorazione anche attraverso l'informatica: «Chi scrive i software non è un semplice risolutore di equazioni, come già ha spiegato Steve Jobs. Sarebbe interessante sapere quanti hanno una cultura umanistica tra i giovani che fondano start up». Per l'economista Ichino, invece, «il liceo classico si basa sull'inganno». Eco ha sostenuto che solo una nuova passione per latino e greco, «da parlare in modo elementare e senza smettere di indagare sulle loro civiltà», può consentire al classico di restare liceo per antonomasia.
Vera Schiavazzi

(Repubblica 15 novembre)