mercoledì 26 novembre 2014

Robot e posti di lavoro

Non sono gli immigrati che ci rubano il lavoro, ma i robot e tutta l'innovazione tecnologica dell'universo digitale. Questo storico contrasto fra posti di lavoro e rivoluzioni meccaniche, elettriche, informatiche sembra dimenticato quando si discute sulla disoccupazione, sul precariato, sulla chiusura di tante imprese. Nel mercato globale, senza dogane e protezioni, è necessario che i tuoi prodotti siano competitivi, cioè costino di meno e siano all'avanguardia. Per questo ci vogliono investimenti pubblici e privati nella ricerca e nell'innovazione tecnologica (non c'è governo, sindacato, industriale che non li dichiari prioritari!). Ma se l'innovazione migliora i processi produttivi, e anche perché il nostro robot fa da solo il mestiere di tre o quattro dipendenti. Le macchine intelligenti modificano radicalmente interi settori lavorativi. Quando si dice che soltanto con la crescita si potrà diminuire l'attuale drammatica disoccupazione bisognerebbe dire in quale direzione occorre andare perché insieme alla crescita ci siano più posti di lavoro (e non meno).
Secondo una ricerca dell'Università di Oxford, nei prossimi dieci anni in Gran Bretagna si perderanno 10 milioni (non migliaia) di posti di lavoro sostituiti dalle macchine intelligenti, a cominciare dai lavori più ripetitivi e meno pagati: nei trasporti, nelle costruzioni, vendite, amministrazioni, energia… Le capacità più richieste per essere assunti sono la padronanza del mondo digitale, la creatività, lo spirito imprenditoriale, la capacità di risolvere i problemi… Prepararsi a questo futuro inevitabile per i giovani, ma anche per i cinquantenni dovrebbe essere il vero compito dello Stato, dell'Università, delle imprese, dei sindacati. Senza dimenticare che vi è uno spazio enorme di occupazione, dove i robot non servono: quello dei lavori di cura delle persone, del territorio, dell'ambiente, del nostro patrimonio storico e artistico. Dovrebbero essere queste le grandi opere pubbliche, con migliaia di nuovi posti di lavoro.
Marco Rostan

(Riforma 21 novembre)