martedì 25 novembre 2014

IN DIALOGO

Gentile Miriam Della Croce,

non ho certo la pretesa di aggiungere pensieri inediti alla questione del "dolore assurdo". Non posso chiamarlo diversamente perchè, se esso colpisce gli/le innocenti, ha cause concrete che la scienza, a mio avviso, scoprirà. Per me il cancro e Dio non stanno in rapporto. L'autonomia del biologico e le cause ambientali mi permettono di darmi una spiegazione della malattia, non del dolore connesso, con tutti gli interrogativi che rispetto e che trovo nella Bibbia in lungo e in largo, in Giobbe, in Qohelet e nei Salmi.

Lo straripamento del male sulla terra porrà sempre domande "al cielo". Io vivo la fede come invio nel mondo e per questo non posso scaricare su Dio le responsabilità.

Rispetto l'interrogativo "infinito", ma le responsabilità sono umane, nostre, storiche e persino precise. Dio non è interventista: cerco e adoro la Sua presenza come vento che ci spinge al bene e alla responsabilità. Lì incontro la Sua presenza attiva, come forza che non mi lascia solo e mi accomapagna.

A Benedetto XVI vorrei rispettosamente chiedere: perchè noi cristiani abbiamo taciuto davanti allo sterminio? Non dovevamo noi dare voce a Dio, al Dio degli oppressi di cui ci riempiamo la bocca? Né mi affascinano le riflessioni troppo geometriche di Jonas. Io non mi rifugio nel mistero per acquetare le domande - tutte e sempre rispettabili - ma non colloco Dio nel perimetro filosofico o nella teologia, oggi tanto di moda, del Dio impotente. Dio non sta nel quadro dei miei pensieri e accetto un'alterità senza cornice, una presenza che spesso non convince. Mi basta sapere che mi ascolta e che, per fortuna, non mi esaudisce. Ma questo Dio, lo so , dà tanto spazio ai dubbi e all'ateismo. Non sarà che, paradossalmente, ci vuole liberi anche da Dio? Cioè dal "dovere" di accettarLo?

Grazie delle sue riflessioni e gradisca un cordiale saluto.

don Franco Barbero