Gentile Miriam Della Croce,
non ho certo la pretesa di aggiungere pensieri inediti alla questione del "dolore assurdo". Non posso chiamarlo diversamente perchè, se esso colpisce gli/le innocenti, ha cause concrete che la scienza, a mio avviso, scoprirà. Per me il cancro e Dio non stanno in rapporto. L'autonomia del biologico e le cause ambientali mi permettono di darmi una spiegazione della malattia, non del dolore connesso, con tutti gli interrogativi che rispetto e che trovo nella Bibbia in lungo e in largo, in Giobbe, in Qohelet e nei Salmi.
Lo straripamento del male sulla terra porrà sempre domande "al cielo". Io vivo la fede come invio nel mondo e per questo non posso scaricare su Dio le responsabilità.
Rispetto l'interrogativo "infinito", ma le responsabilità sono umane, nostre, storiche e persino precise. Dio non è interventista: cerco e adoro la Sua presenza come vento che ci spinge al bene e alla responsabilità. Lì incontro la Sua presenza attiva, come forza che non mi lascia solo e mi accomapagna.
A Benedetto XVI vorrei rispettosamente chiedere: perchè noi cristiani abbiamo taciuto davanti allo sterminio? Non dovevamo noi dare voce a Dio, al Dio degli oppressi di cui ci riempiamo la bocca? Né mi affascinano le riflessioni troppo geometriche di Jonas. Io non mi rifugio nel mistero per acquetare le domande - tutte e sempre rispettabili - ma non colloco Dio nel perimetro filosofico o nella teologia, oggi tanto di moda, del Dio impotente. Dio non sta nel quadro dei miei pensieri e accetto un'alterità senza cornice, una presenza che spesso non convince. Mi basta sapere che mi ascolta e che, per fortuna, non mi esaudisce. Ma questo Dio, lo so , dà tanto spazio ai dubbi e all'ateismo. Non sarà che, paradossalmente, ci vuole liberi anche da Dio? Cioè dal "dovere" di accettarLo?
Grazie delle sue riflessioni e gradisca un cordiale saluto.
don Franco Barbero