sabato 29 novembre 2014

«PERO’ SCEGLI TU CHI SERVIRE!»

Queste righe sono per chi è convinto che la vita sia ben spesa se è servizio pieno alle cause importanti, ma poi si disperde in cause che ritiene minori, sentendosi sempre... in prestito. A far altro. Addirittura altrove. Così tante tragedie ed emergenze ha il mondo vicino e lontano che occorrerebbe dedicare ogni secondo a lenirle, a prevenirne altre. E a costruire l'alternativa. Nel libro Quello che conta, curato da David Elliot Cohen, fotografie e reportage ci rendono alcune - solo alcune! - delle questioni essenziali del nostro tempo. Diciotto storie dure: il mondo assetato di chi fugge con l'asinello dalla polvere della siccità in intere regioni d'Africa, la spada di Damocle del riscaldamento globale, la miseria globale di chi dorme sotto i ponti e di chi non ha da mangiare, il lavoro infantile dei bambini che si avvelenano smontando batterie in Bangladesh, le malattie dei poveri, debellabili ma presentissime, guerre, jihad e genocidi, l'eterna tragedia di Chernobyl, la pacchianeria consumistica dei nuovi ricchi (e di quelli di sempre), la dipendenza mondiale da petrolio e le distruzioni a monte e a valle, gli scenari dell'inurbamento massiccio, il dramma delle spose bambine in Afghanistan e molto altro.
Ma alla fine, ecco la storia esaltante del benefattore pakistano Abdul Sattar Edhi, che partendo da zero è riuscito a creare una rete assistenziale di cliniche e centri di aiuto, continuando a vivere poveramente. Il libro del resto finisce con una lista di come contribuire a ciascuna di queste cause.
Impegno politico lato sensu. Volontariato sociale, attivismo eco logista, militanza pacifista... o tutto questo insieme. Qualcosa che va oltre il lavoro remunerato - anche se, per i fortunati, occupazione e passione civile possono coincidere.
Siamo convinti che tutto questo sia giusto. Eppure... ci sembra di disperderci, di non riuscire a servire quel che è davvero utile. Un po', è normale. Ed è anche un fatto di tempo e di energie. Ma le energie possono aumentare con una corretta alimentazione, e quanto al tempo, si tratta di razionalizzare quello necessario agli impegni «obbligatori» (lavoro, famiglia...), semplificare, avere meno bisogni materiali e quindi meno necessita economiche e quindi più tempo libero per l'impegno.
Ma non basta essere coscienti delle priorità. Bisogna essere capaci di rispettarle e di non farci assorbire da altre che per noi sono poco importanti. Spesso, di fronte a un impegno che accettiamo di assumere, ci chiediamo: perché lo faccio? Perché accetto quest'altro rivoletto? Al di fuori del lavoro, dovrei fare solo cose utili, o quantomeno piacevoli... invece perdo ore, giorni, anni, lustri, perdo energie, cuore e cervello dietro «altro». Perché non so dire di no? Ecco il segreto. Saper dire di no, spiegando gentilmente, per evitare poi di lamentarci dei troppi rivoletti nel quali ci spiaggiamo. Un'amica se ne uscì una volta con questa esortazione: «Ma diamine, almeno scegli tu chi servire!». E' una frase da incidere sulla pietra. Giosuè si rivolge al popolo d'Israele riunito a Sichem: «[...] scegliete oggi chi volete servire» (Giosuè 24,15).
Marinella Correggia

(Adista 8 novembre)