mercoledì 17 dicembre 2014

"AFROAMERICANI DISCRIMINATI, LA STORIA SI RIPETE"

"LA storia si ripete: la decisione del grand giurì era prevedibile. E questo esaspera. Ancora una volta". Isabel Wilkerson, 53 anni, nel 1994 prima reporter nera a vincere il Pulitzer, è scossa. Nel suo Al calore di soli lontani ( Il Saggiatore) ha raccontato la grande immigrazione degli afroamericani che fuggirono dal Sud per cercare riscatto al Nord. "Quello che sta accadendo a Ferguson ha radici profonde: una storia di disparità che vede da sempre gli afroamericani al gradino più basso che esiste fin dai tempi della guerra civile. Basta guardare in quali città la gente è scesa a protestare".

Los Angeles, Washington, Chicago, New York.

"Le grandi città dove gli afroamericani emigrarono in cerca di riscatto: senza trovarlo. Chi oggi protesta non lo fa solo per la morte impunita di un ragazzo nero. Ma per le centinaia di casi che si sono ripetuti".

Perché insiste sul contesto storico?

"Perché senza guardare al passato non si comprende la realtà. I nonni di quei ragazzi oggi in strada sono cresciuti in una realtà dove non potevi oltrepassare una certa linea perché rischiavi la vita. Un nero rischiava il linciaggio anche solo per aver giocato a dama con un bianco. Oggi i nipoti fronteggiano lo stesso tipo di violenza. Quella storia è stata rimossa e mai affrontata. E ciclicamente riappare lo stesso immaginario, si usa perfino lo stesso linguaggio di quando Martin Luther King fu ucciso o Rodney King picchiato".

Ma l'epoca è diversa. Per la prima volta c'è un presidente nero. Possibile che Washington sia così distante dal resto del Paese?

"Purtroppo una persona sola non basta a cambiare il cuore di milioni di altre. Nemmeno Barack Obama ".

Cosa pensa della decisione del grand giurì?

"Prevedibile. In altri casi quando c'è un morto si arriva spesso a un'imputazione: che non è un verdetto di colpevolezza, ma permette altre indagini. La decisione chiude il caso. Impedisce ulteriori verifiche ".

Risultato?
"Un brutto messaggio: la vita di un nero non ha il valore di quella degli altri americani".

Il grand giurì era formato da 9 bianchi e 3 neri. Pensa che abbia influenzato la decisione?

"Lì i bianchi raramente hanno amici neri nella loro cerchia: hanno insomma meno empatia per loro... ".

Ma le violenze dopo il verdetto?

"La gente pensa ormai di avere attenzione solo quando fa qualcosa di drammatico. Poi non sappiamo chi abbia iniziato le violenze: molti giornalisti parlano di poliziotti coinvolti. Così magari dimostrano di avere il diritto di fare quel che hanno fatto".

Accuse pesanti: come vede il futuro?

"Sono pessimista per l'immediato, ma devo essere ottimista per il futuro più remoto. Bisogna credere che ci sono persone che lottano e lavorano per rendere il mondo  -  non solo l'America  -  un posto più giusto. E noi dobbiamo essere al loro fianco".

(Anna Lombardi Repubblica 26 novembre)