martedì 16 dicembre 2014

NON SAREBBE MEGLIO CHE.....?

Quando mi capita di predicare o semplicemente di partecipare ad una celebrazione liturgica, noto con stupore e con disagio che il prete o il lettore conclude la lettura del brano biblico dicendo "...Parola di Dio".


Mi sembra incredibile dopo secoli di studi biblici. Infatti, la Scrittura non è automaticamente "Parola di Dio", ma è testimonianza dei vari autori, di persone umane che ci danno testimonianza della loro fede.
Se leggiamo una lettera di Paolo o un testo dell'Esodo, non ci troviamo di fronte ad una "telefonata divina". Il peso umano, la cultura del tempo, i linguaggi....tutti questi elementi vanno situati storicamente e culturalmente. Tutto questo nulla toglie alla testimonianza di fede degli autori o dei redattori, ma la loro mediazione va tenuta presente.

La lettura della Bibbia diventa Parola di Dio quando io o noi, con fede, cerchiamo che cosa Dio può dirci nel nostro oggi attraverso quella testimonianza che leggiamo.

E' necessario cambiare questo modo di citare e usare la Bibbia facendo credere che tra lo scritto del testo biblico e la Parola di Dio ci sia immediata e perfetta equivalenza. Dobbiamo fare in modo che i partecipanti prendano coscienza che tra un qualunque testo biblico e la Parola di Dio esistono una correlazione ed una distanza. Questo significa amare la Scrittura, ma sapendo che essa non è divina, non è il contenitore magico di Dio, quanto piuttosto il luogo, lo spazio del nostro possibile incontro con Dio. Dio è sempre più grande della testimonianza che di Lui/Lei ci danno le Scritture.

Da innamorato della Bibbia e da adoratore di Dio soltanto, credo che ogni sovrapposizione o semplificazione generi confusione e dogmatismo.
don Franco Barbero