Ma è proprio il caso di agitarsi tanto?
Che sia un fanatico delle reliquie, un collezionista oppure un cristiano antiidolatrico? Insomma, ampolla più ampolla meno, reliquia più reliquia meno... non c'è proprio da preoccuparsi.
22 Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23 come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
25 Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; 26 lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27 Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28 lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
29 «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30 perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
31 preparata da te davanti a tutti i popoli,
32 luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele».
33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35 perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».
36 C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39 Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
Maria e Giuseppe, i genitori di Gesù, ci vengono presentati come fedeli alle tradizioni del loro popolo. Gesù e gli altri figli e figlie crebbero nel contesto di una famiglia ebraica del loro tempo in cui l’educazione alla fede era centrale.
La famiglia , nelle sue varie forme, anche oggi è ancora uno dei luoghi fondamentali per la testimonianza e l’iniziazione alla fede.
Questo “compito” dei genitori oggi mi sembra, nelle mutate condizioni, “tutto da inventare”, cioè un percorso quasi da creare ex novo. Chi si limita a ripetere ai figli il catechismo della propria infanzia, non prende atto del fatto che il messaggio del Vangelo deve continuamente “fiorire” in linguaggi diversi.
Ritratti
Ma oggi voglio soffermarmi brevemente sui “ritratti” che Luca ci presenta di Simeone e Anna.
Queste due persone anziane sono dipinte da Luca come modelli e testimoni della fede d’Israele. In essi splende la miglior tradizione di Israele, quella che – secondo la prospettiva teologica dell’evangelista – aveva accolto e riconosciuto in Gesù il messia di Israele e la luce delle nazioni.
Questi due quadri in realtà per Luca sono finalizzati a contestare coloro che in Gesù non avevano visto e accolto il messia e a sottolineare che in Gesù si realizza l’attesa di Israele. La disputa circa il messia attraversò per secoli il mondo ebraico e i Vangeli ci testimoniano una delle varie correnti del giudaismo contemporaneo.
Concentrando il nostro sguardo sul pio Simeone e sulla profetessa Anna, siamo indirizzati ad accogliere la loro testimonianza di “giganti” dell’attesa.
Tutta la loro vita , nei ritratti spirituali che il pittore Luca ci regala con particolari pieni di luce e di calore, è impostata sul registro dell’attesa. Non siamo davanti ad una pagina di cronaca, ma davanti ad un linguaggio midrashico.
E’ evidente che Luca qui aveva ben presente la sua comunità. Questi due testimoni di ieri sono, per Luca, maestri e profeti di oggi. L’evangelista doveva fare i conti con la tentazione incombente sulla sua generazione di credenti. La fragilità dell’esperienza comunitaria e il desolante paesaggio del dominio imperiale romano avevano persuaso molti fratelli e sorelle a rassegnarsi al panorama presente, a rinunciare all’attesa di qualcosa di nuovo: un futuro che si presentava “senza avvenire”.
La messa in scena di questi due protagonisti diventa un messaggio esplicito per la sua comunità: per accogliere Gesù e il suo messaggio bisogna essere o diventare uomini e donne dell’attesa, non lasciarsi imprigionare nella ideologia del destino o della rassegnazione.
Per noi oggi
Il messaggio mi sembra tutt’altro che irrilevante per noi oggi. Dopo tante lotte, dopo tanti anni di speranze e di progetti, i poteri della nostra “società” usano ogni mezzo per predicarci la impossibilità di cambiare e per “distrarci” dall’impegno per il cambiamento.
Il “sistema” deride coloro che credono che un mondo “altro” è possibile. Li dipinge come illusi, sognatori, ingenui o sovversivi mentre protegge e lascia a piede libero furfanti, ladri, corrotti.
Come Simeone e Anna, non possiamo abbandonare una operosa attesa. No: “ciò che tarda avverrà”. Un mondo “altro”, in cui l’amore e la giustizia siano più forti dell’egoismo e della violenza , non solo è possibile. E’ diventato necessario e urgente per un cristiano che crede nel Dio della creazione e della liberazione.
Questo squallido mondo dei mercanti di oggetti, di armi e di corpi non rispetta l’ordine della creazione, il sogno di Dio per il creato.
Dio, il soffio vitale che accompagna e penetra ogni creatura, ci chiama ad una attesa sovversiva, a guardare avanti e oltre.
La idolatria liturgica del potere economico e finanziario, le multinazionali, le cattedrali bancarie in cui il dio denaro siede sul trono del dominio e dello sfruttamento, sono la bestia che seduce, la “grande babilonia” che affama i poveri e dà spettacolo di onnipotenza.
La Parola di Dio , nel suo potere antidolatrico, smaschera questo teatro dell’oppressione e ci sollecita a non lasciarci né incantare né paralizzare.
La strada che i profeti e Gesù ci indicano è in questa direzione. Lungo questo percorso ci è dato di incontrare quella folla immensa di donne e di uomini che, da percorsi e da esperienze diverse, nutrono lo stesso sogno e combattono la stessa battaglia.
Bisogna, come Simeone, “prendere tra le braccia il bambino” (Luca 2, 28), cioè prenderci a cuore, abbracciare tutte le nascenti esperienze di novità umana, tutti gli spazi in cui si partorisce il mondo “altro”.
Sono proprio io che, dentro il piccolo solco del quotidiano, debbo accogliere, partorire ed abbracciare quei frammenti di mondo nuovo e di chiesa nuova che qua e là compaiono. L’attesa evangelica è attiva: non è come aspettare il bus. Essa sa che Dio è fedele e ….”ciò che tarda avverrà”.
Roma - la riforma elettorale, qualunque essa sia, deve garantire le pari opportunità tra uomini e donne, sancita dall'articolo 52 della Costituzione. È l'appello lanciato ieri alla Camera da un gruppo di deputate di tutti i partiti (tranne M5S e Fdi), in un incontro a cui hanno preso parte diverse associazioni di donne e l'ex partigiana Marisa Rodano, fondatrice dell'Udi. Anche le donne di "Se non ora quando" denunciano la scarsa attenzione al tema della democrazia paritaria e "chiedono, anzi pretendono - si legge in una nota - che nella nuova legge elettorale siano indicate precise azioni per assicurare, quale che sia il sistema prescelto, norme che garantiscano una presenza paritaria delle donne".
(Repubblica 22 gennaio)
Dal 2 gennaio per l'"Ospedale valdese" si è aperto un nuovo capitolo: non più presidio sanitario per la Riabilitazione e la Lungodegenza, ma sede di venti posti letto di "Continuità assistenziale". Una soluzione che ha scongiurato la chiusura completa e definitiva della struttura, come invece avrebbe desiderato l'ex-assessore regionale, Paolo Monferino.
Né ospedale, né territorio. Una terra di mezzo capace di accogliere pazienti che non necessitano più di un intervento acuto (come quello fornito dall'ospedale), ma non sono ancora in grado di tornare nella propria casa. La presenza del medico è assicurata per 4 ore al giorno, ma a guidarlo è il personale infermieristico. Siamo andati a vedere com'è organizzato. Vi raccontiamo cosa abbiamo visto.
L'urna che racchiude il braccio di san Giovanni Bosco, chiuso all' interno di una statua che è la riproduzione fedele di quella custodita nel santuario di Maria Ausiliatrice, ha cominciato lunedì il suo pellegrinaggio torinese da Lanzo e Ciriè. Oggi sarà a Settimo Torinese e a Bra. E domani sarà portata a Chieri, dove resterà fino a venerdì. Sempre il 24 sarà a Castelnuovo dove resterà fino al 25, il giorno dopo sarà portata alla Basilica di San Giovanni Bosco al Colle. Continuerà ancora con la sosta a Rivoli (il 27), a Orbassano (il 28) e infine a Torino, il 29e 30 gennaio. Nel capoluogo, il 29, vi sarà la messa all' Istituto Agnelli (alle 6.50 del mattino); seguiranno incontri con le scuole, visite agli ospedali Regina Margherita e Sant' Anna e l' accoglienza dell' urna da parte dei giovani, alle 17.45, in largo Saluzzo. La processione si snoderà lungo via Baretti, via Madama Cristina, corso Vittorio Emanuele, fino all' Istituto San Giovannino, ripetendosi alle 20. Alle 20.30 verrà accolta all' Istituto Valsalice. E da Valsalice, dove si celebrerà la messa alle 7 del mattino, giovedì 30 gennaio, dopo una fermata all' ospedale San Giovanni Bosco, l' urna giungerà in Cattedrale. Qui, alle 18.30, celebrazione dei Vespri Solenni presieduti dal vescovo Nosiglia e dal rettor maggiore Pascual Chàvez Villanueva. Alle 21.15 partirà la fiaccolata con l' urna, che, verso le 22.30, approderà alla Basilica di Santa Maria Ausiliatrice.
(Repubblica, 22 gennaio)