Un giorno, quando nel cielo incontreremo il nostro Dio, questo infaticabile viandante sulle strade della terra, ci accorgeremo con sorpresa che Egli ha…un colore della pelle diverso dal nostro. TONINO BELLO, vescovo
mercoledì 30 aprile 2014
UNA METAFORA ESPRESSIVA
DESMOND TUTU
Fai la tua piccola parte di bene dove ti trovi.
Sono queste piccole parti di bene messe insieme che riempiono il mondo.
PROVERBIO DEL SUDAN
Il giovane cammina più veloce dell'anziano, ma è l'anziano che conosce la strada.
ERNESTO BALDUCCI
È necessaria una premura amorosa non solo per la specie umana, ma verso ogni forma di vita.
PABLO NERUDA
"Se tu mi guardi con i tuoi occhi dai quali mi viene incontro la tenerezza e se io guardandoti con i miei occhi ti faccio spazio dentro di me... ci è dato di tessere la reciprocità dell'amore."
IL PAPA: COMUNIONE AI DIVORZIATI NULLA DI MALE
Città del Vaticano - «Lei può fare la comunione senza problemi ». Questo avrebbe detto il Papa a una donna argentina, sposata civilmente con un marito divorziato dalle prime nozze, in una telefonata ricevuta nella loro abitazione il giorno di Pasquetta. Le chiamate di Francesco ormai sono sempre un evento.
Ma se l'argomento tocca ora la questione dei sacramenti da concedere alle persone unite in seconde nozze, un tema delicatissimo riguardante la dottrina, le parole del Pontefice possono avere un grande rilievo. Ieri il marito della donna, Julio Sabetta, residente a San Lorenzo, nella provincia di Santa Fè, ha così scritto sul suo profilo Facebook: «Oggi è accaduta una delle cose più belle dopo la nascita delle mie figlie: ho ricevuto a casa la telefonata nientemeno che di Papa Francesco ». Nel colloquio, Jorge Mario Bergoglio avrebbe detto che la signora Jakelin Lisbona, sposata da 19 anni con Julio dal quale ha avuto due figlie, può «prendere tranquillamente la comunione perché non sta facendo nulla di male».
La donna, tempo fa, aveva scritto una lettera al Papa. Il lunedì dell'Angelo, a mezzogiorno, la sorpresa della telefonata di Francesco, che si è presentato come «padre Bergoglio». Il Pontefice si è scusato per il ritardo e si è detto «commosso» dalla situazione, conversando per una decina di minuti. In un'intervista rilasciata poi ieri dalla donna a un'emittente argentina, la signora Jakelin ha detto di aver cercato, l'anno scorso, di accedere alla comunione. Ma il prete della parrocchia le avrebbe risposto che lei non avrebbe potuto nemmeno accedere al sacramento della confessione perché «quando tornavo a casa, sarei tornata a vivere nel peccato». Infine, ha svelato un dettaglio curioso: il sacerdote oggi non esercita più il suo ministero e ha chiesto il permesso di sposarsi.
Nell'intervista radiofonica la signora Lisbona ha detto che il Papa le avrebbe assicurato di «occuparsi dell'argomento» riguardante i divorziati risposati, riferendosi dunque alle prossime due assemblee del Sinodo dei Vescovi (nel 2014 e nel 2015). «Ha detto che la mia lettera gli sarebbe servita per occuparsi di questo tema». La Santa Sede non ha voluto fare commenti sull'autenticità della telefonata. Ma non ha nemmeno smentito la notizia. Per la Sala Stampa vaticana, si tratta di una comunicazione privata del Pontefice.
(Marco Ansaldo, Repubblica 24 aprile)
UNA SVOLTA
BOSNIA IN MOVIMENTO
martedì 29 aprile 2014
E DELLA PREGHIERA
DOMENICA 4 MAGGIO alle ore 10,15: incontro comunitario di preghiera, silenzio e meditazione guidato da Fiorentina e Franco.
LUNEDI’ 5 MAGGIO: gruppi biblici alle ore 16 e alle ore 21.
LUNEDI’ 12 MAGGIO: gruppi biblici alle ore 16 e alle ore 21. Terminiamo la lettura del vangelo di Marco.
DOMENICA 18 MAGGIO alle ore 10,15: celebriamo l’eucarestia “comunitaria e di rete”. A seguire pranzo (per chi vuole).
GIOVEDI’ 1 e VENERDI’ 2 MAGGIO: avremo la gioia di rivedere don Cristian con alcune persone che operano a Valle Benedetta di Livorno.
VENERDì 9 MAGGIO dalle ore 18 alle ore 19,30 a Torino: in via Principe Tommaso, 4 presento il libro “Il mito di Maria”.
VENERDì 9 MAGGIO alle ore 21 a Torino: in via del Musiné, 7 presento con l’autrice M. Antonella Arras il suo libro “Accabadora e la sacralità del femminino”. Per informazioni: 347/1122421.
SABATO 10 MAGGIO alle ore 17 a Cuneo: intervengo su “Il diritto di essere se stessi: identità e fede”.
DOMENICA 11 MAGGIO alle ore 14 al Salone del libro a Torino: presento “Le ribelli di Dio” di Adriana Valerio (ed. Feltrinelli).
DOMENICA 11 MAGGIO alle ore 17 a Torino: nel contesto del Salone del libro partecipo alla presentazione di “Le inutili vergogne” di Eduardo Savarese.
MERCOLEDì 21 MAGGIO alle ore 20,45 a Cavallermaggiore: parlo della Teologia della liberazione e Maurizio Giolitti parla dei santi sociali all’Associazione Culturale CQUADRO. Per informazioni: 338/2597979.
SABATO 24 MAGGIO alle ore 21 a Novi Ligure: nel salone parrocchiale introduco il dibattito su “Vita, identità sessuale, fede cristiana”. Per informazioni: 338/3809786.
DOMENICA 25 MAGGIO dalle ore 10,30 alle ore 15,30 a Torino: in via Principe Tommaso, 4 si svolge la giornata comunitaria della Comunità nascente. Alle ore 10,30 eucarestia; a seguire pranzo autogestito, conversazione e programmazione.
DOMENICA 25 MAGGIO alle ore 16,30 a Santena: matrimonio di Olga e Veronica con celebrazione eucaristica.
Sono ancora da fissare le date degli incontri di Biella, Moncalieri e Chieri.
Aggiornamento dal gruppo “Primavera”
di Rivalta
Incontri di collegamento cdb regionale e
nazionale
Incontro di “Noi siamo chiesa” a Torino
In attesa del nuovo sito: le notizie riguardanti la comunità possono essere trovate nel blog http://donfrancobarbero.blogspot.it/
LA MANIA DELLE RELIQUIE
Ormai è una vera mania, una dilagante superstizione. Tutto può diventare reliquia: da un pezzo di osso ad un frammento di camicia o di mutande. Tutto fa brodo, tutto fa candeline, mercato… E soprattutto un bacio alla reliquia non chiede nessun cambiamento.
L’India riconosce il terzo sesso
La sezione della massima Corte indiana ha stabilito che i trans devono poter godere dei medesimi diritti garantiti dalla Costituzione al resto della popolazione e saranno considerati come una delle Other Backward Class (Obc), gruppi sociali che godono di misure governative ad hoc in ambito lavorativo e scolastico. «Riconoscere ai transgender lo status di terzo genere sessuale non è una questione medica o sociale, ma ha a che fare coi diritti umani» ha dichiarato il giudice KS Radhakrishnan al momento del verdetto, specificando che «anche i transgender sono cittadini indiani ed è necessario garantire loro le medesime opportunità di crescita». Le conseguenze della sentenza, che invita il governo centrale e quelli locali ad adeguarsi alla novità, si ripercuoteranno su una serie di aspetti della vita di tutti i giorni.
Secondo la stampa locale, l'opzione «transgender» sarà inserita nei moduli da compilare per i documenti d'identità, saranno creati bagni pubblici ad hoc e la condizione di hijra - come vengono comunemente indicati i trans in India - verrà tutelata nelle strutture ospedaliere nazionali con reparti appositi, escludendo l'obbligo di scegliere tra uno dei due sessi per poter banalmente accedere alle cure mediche.
Inoltre, in virtù dell'appartenenza alle Obc, il governo dovrà stanziare un determinato numero di posti riservati nei luoghi d'impiego statali, nelle scuole primarie e nelle università, secondo il sistema delle reservations, ovvero delle quote, già in vigore per le altre classi svantaggiate.
La petizione per il riconoscimento dei diritti dei transgender era stata avanzata nel 2012 dalla National Legal Services Authority (Nalsa) assieme ad altri petizionisti indipendenti tra cui Laxmi Narayan Tripathi, figura di spicco del movimento Lgbt indiano e militante per i diritti dei trans attiva in diverse organizzazioni non governative internazionali.
Laxmi, presente fuori dal tribunale poco dopo la sentenza, ha dichiarato alla stampa locale: «Oggi, per la prima volta, mi sento davvero orgogliosa di essere indiana. [...] Oggi io e le mie sorelle possiamo sentirci pienamente indiane, grazie ai diritti che la Corte suprema ha ordinato debbano esserci garantiti».
Se il verdetto segna un primo passo verso il pieno riconoscimento dei diritti degli hijra nel paese, l'effettiva applicazione della sentenza e, soprattutto, il cambiamento delle condizioni di vita dei trans in India richiederà tempi dilatati, scontrandosi contro le resistenze di un paese progressista e pluralista sulla carta ma spesso estremamente bigotto.
Gli hijra, tenuti ai margini della società, oggi sopravvivono in larga parte di espedienti: elemosina sui mezzi pubblici - chi ha viaggiato in India sicuramente si sarà imbattuto in hijra agghindati con sari e gioielli, a battere le mani per «pretendere» le offerte dei passeggeri - danze nelle feste popolari, ai matrimoni e al corrispettivo locale dei nostri battesimi, molto spesso prostituzione. Esistenze antitetiche ai fasti del passato imperiale, quando gli hijra di corte erano osannati per le proprie doti artistiche, specie nelle danze tradizionali e nel canto.
Sul destino dei trans indiani - assieme al resto della comunità gay e lesbo - pende ancora la minaccia dell'infame Sezione 377 del codice penale indiano, la legge di epoca coloniale che per i rapporti sessuali «innaturali» prevede una pena detentiva fino a 10 anni.
La legge, abrogata nel 2009 da una sentenza dell'Alta Corte di Delhi, è stata reintrodotta dalla Corte suprema alla fine del 2013, ribaltando il verdetto precedente in attesa che la norma venga modificata tramite il tradizionale iter legislativo parlamentare. Una doccia fredda per il movimento Lgbt che, come aveva dichiarato all'epoca al manifesto la documentarista ed esperta di movimenti Lgbt in India Adele Tulli, aveva riportato a galla le titubanze degli attivisti nazionali: "Mai nessun partito - ha dichiarato Tulli - ha preso una posizione netta sull'argomento, la politica si è disinteressata e solo una parte di opinione pubblica ha portato avanti la lotta per i diritti Lgbt».
All'inizio di aprile la stessa Corte suprema ha però accettato di considerare una "sentenza riparatrice» e oggi, con l'ennesimo passo in difesa dei diritti umani nel paese, si può - timidamente - tornare a essere ottimisti.
Matteo Miavaldi
(Il Manifesto 16 aprile)
lunedì 28 aprile 2014
IL VESCOVO DELLE RELIQUIE
Una delle caratteristiche che qualifica in modo evidente e crescente l'episcopato di monsignor Pier Giorgio Debernardi è il culto delle reliquie: ora è il caso delle reliquie di Santa Bernadette. Ecco le parole e le iniziative promosse dal vescovo di Pinerolo:
"Le reliquie di Santa Bernadette faranno sosta nella nostra città nei giorni 25 e 26 aprile. Giungono da Lourdes in pellegrinaggio in tutte le diocesi italiane dove è presente l'Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e ai santuari internazionali). Quest'anno ricorre anche il 110° anniversario di fondazione di questa associazione, nata per dare la possibilità agli ammalati di potersi recare alla grotta di Massabielle, dove l'11 febbraio 1858 Bernadette ebbe la prima apparizione della Vergine Maria".
Ti aspetteresti qualche analisi e, viste le ricerche storiche e le riflessioni teologiche e psicanalitiche in corso da 150 anni compresi i dubbi, qualche cautela. Invece... grande promozione del culto...
Reliquia a Pinerolo:
Venerdì 25: ore 9,30 arrivo chiesa di S. Rocco (piazza Facta), Messa del vescovo e venerazione dei fedeli fino alle 12. Ore 15, Casa Angeli (via S. Pietro V.L. 28); ore 16,30 Casa dell'anziano Madonna della Misericordia (piazza Marconi 8); ore 17,45 Casa Nazareth (via Principi d'Acaia 92); ore 20,45 veglia di preghiera in S. Rocco.
Sabato 26: ore 8,30 Messa in S. Rocco; ore 10 pensionato del S. Natale a Buriasco, via Dabormida 28; ore 12,15 partenza per Settimo T.
Nessun dubbio?
E se fosse incoraggiamento della credulità popolare e un rischio di suggestione? Ma tutto questo viaggiare di reliquie, questo spostamento di ossa, di vestiti, di capelli, di sangue... che cosa c'entra con il Vangelo di Gesù?
Si tratta di una domanda da cestinare o da riprendere?
Don Franco Barbero
CARCERE, L'ISOLAMENTO E I SUICIDI
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un documento sulla prevenzione dei suicidi nelle carceri in cui gli psichiatri dell'Università di Washington, Metzner e Hayes provano l'associazione tra suicidio dei detenuti e detenzione in isolamento. Per me, che ho vissuto quattro di sei mesi detentivi in isolamento, è solo una conferma di sensazioni vissute sulla pelle.
(Giulio Petrilli)
Il carcere così com'è organizzato oggi è un laboratorio che non serve alla riabilitazione del condannato ma alla produzione o alla moltiplicazione del disagio. Il suicidio ne è la conseguenza più conosciuta e più drammatica ma gli psichiatri e gli psicologi conoscono bene la regolarità con cui si aggravano, in carcere, i disturbi più gravi di personalità ed i comportamenti sintomatici che ad essi si collegano come la tossicodipendenza al modo in cui sanno bene, gli educatori, la frequenza con cui un reato commesso in modo più o meno fortuito può trasformarsi, nel carcere, in una tendenza criminale più stabile. Saperlo, tuttavia, non aiuta perché quello che non cambia, da noi, è proprio l'universo carcerario: senza prendere in considerazione il danno che il carcere produce in persone di cui si dovrebbe riconoscere e ristabilire il diritto alle cure ed alla riabilitazione. Ha ancora un senso ripeterlo qui con un lettore che da anni attende dalla Corte europea di Strasburgo il riconoscimento di un diritto al risarcimento per quello che in carcere ha ingiustamente vissuto? Gutta cavat lapidem, dice il detto latino ed è solo per questo, in
fondo, che bisogna ancora ripeterlo. Sperando che il nuovo che avanza nella politica possa occuparsi presto anche di questo.
(Luigi Cancrini, L'Unità 22 aprile)
LE SFIDE SUL BERE
Binge drinking: bere consecutivamente più di sei bicchieri di alcolici per procurarsi una sbronza. Drunkoressia: bere in condizione di digiuno per potenziare gli effetti degli alcolici. Neknominat: ingerire tutto d'un fiato grandi quantità di alcol facendosi riprendere e pubblicando sul web per lanciare la sfida a qualcun altro. Sono le nuove tendenze estreme diffuse tra gli adolescenti che fanno i primi "assaggi" già negli anni della scuola media. Secondo le stime dell'Osservatorio Nazionale Alcol, nonostante l'innalzamento dell'età minima legale per la vendita di alcolici, circa un milione di ragazzini riceve e consuma bevande alcoliche. L'abuso di alcol è anche la prima causa di morte tra i ragazzi. Un decesso su 3 per i maschi e 1 su 5 per le donne si potrebbe evitare non guidando dopo aver bevuto. «Si calcola che tra i 18 e i 24 anni il 24% di maschi affronta maratone di bingedrinking. Inoltre, il 13% di tutte le intossicazioni alcoliche dei teenager sotto i 14 anni si risolve con una corsa al pronto soccorso», spiega Emanuele Scafato direttore dell'Osservatorio nazionale Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità. Dall'ultimo report epidemiologico presentato in occasione dell'Alcol Prevention Day, emerge che i ragazzi non bevono tutti i giorni ma lo fanno soprattutto nei luoghi di aggregazione come i bar, le birrerie, i pub e le discoteche. «In Italia ci sono circa 4 milioni di Binge Drinker. Il picco si registra tra i 20 e i 24 anni ma il fenomeno è diffuso anche tra gli adulti», aggiunge Scafato. Preoccupanti anche i dati della drunkoressia: si stimano 300 mila casi di ragazzi tra i 14 e i 17 anni, casi che 8 volte su 10 riguardano il sesso femminile. Ma l'ultima moda è quella della Neknominat, letteralmente attaccarsi al collo (nek) della bottiglia per scolarsi d'un colpo il contenuto e filmarsi e postarsi, condividerlo su Facebook sfidando a chi ne beve di più. «Purtroppo il finale è quasi sempre scontato: coma etilico, incidente stradale, intossicazione alcolica, violenza», commenta Scafato. I danni sono molto più insidiosi rispetto al consumo quotidiano: «Fino ai 18 anni non si riesce a metabolizzare l'alcol che, quindi, circola liberamente nell'organismo causando la degenerazione irreversibile dell'ippocampo, una area essenziale per la memoria», dice l'esperto. A questi danni e a quelli provocati dall'alcol al fegato, si sommano pericolosi sbalzi di peso, aritmie cardiache e steatosi epatica (cioè infarcimento di grassi nel fegato, primo passo verso la cirrosi).
(Irma D'aria, Repubblica 22 aprile)