lunedì 30 giugno 2014
CHIAMPARINO IN TESTA AL CORTEO
UNA SERATA CON MARCO E FRANCESCA
Il pastore Marco e Francesca sono per noi amici cari e cristiani che consideriamo un prezioso riferimento.
VENERDÌ 4 luglio alle 19 chi vuole può trovarsi per una cena frugale e poi Marco e Francesca presiederanno alle ore 21 l'eucarestia in Via Città di Gap 13.
Così nel saluto esprimeremo il desiderio di mantenere i rapporti maturati in questi anni.
La serata DECIDIAMO INSIEME
Non oggi ma domani, martedì 1 luglio, avremo in comunità (Via Città di Gap 13 a Pinerolo) un appuntamento importante dalle ore 18 alle 19,30.
Decideremo tutto il calendario e le attività di luglio e agosto e sceglieremo le letture bibliche del dopo estate.Fai il possibile per esserci.
Francesco e il sogno di finire “prete in una casa di riposo”
Francesco si lascia portare dalle domande rivoltegli dal giornalista Henrique Cymerman, già coinvolto nell'organizzazione della preghiera per la pace di una settimana fa sulla quale «il 99 per cento del Vaticano diceva che non si sarebbe fatta», e apre a pensieri anche intimi. Bergoglio si sente un pastore: «Servire la gente mi viene da dentro, ma mi sento anche Papa»: un Papa che spegne la luce per non sprecare denaro, che giudica «una barbarie» il livello della disoccupazione giovanile e «un peccato di idolatria» il fatto che al centro del sistema economico sia stato messo il denaro, al punto che «si fabbricano e si vendono armi» per «sanare i bilanci delle economie idolatriche». E parla della violenza in nome di Dio, che è «una contraddizione» che «non corrisponde al nostro tempo».
Parole importanti il Papa le dice anche rispetto ai rapporti con gli ebrei: il cristiano che nega le sue radici ebraiche nega Gesù, è in sintesi il concetto espresso. Bergoglio mette nel cassetto ogni sentimento antisemita che in passato ha trovato albergo anche in parte della Chiesa e dice che non è un vero cristiano colui che «non riconosce la sua radice ebraica». Certo, incalza, «è una sfida» (non a caso, fino a sessant'anni fa, la stessa Chiesa pregava per la conversione degli ebrei). Ma oggi «il dialogo interreligioso deve approfondire» il tema della radice ebraica. Parole che ricordano l'esortazione apostolica Evangelii Gaudium dove lo stesso Francesco dice che «la Chiesa si arricchisce quando raccoglie i valori dell'ebraismo».
Bergoglio, ancora, difende Pio XII e parla dell'«orticaria esistenziale» che lo investe quando vede che tutti se la prendono con Pacelli, ma «dimenticano le grandi potenze» che, pur avendo le foto della rete ferroviaria che i nazisti usavano per deportare, «non bombardarono». Condanna l'antisemitismo che «si annida nelle correnti politiche di destra» e spiega che «negare l'olocausto è una pazzia». Ancora, dice di aver rifiutato la papamobile blindata perché non vuole star chiuso in una «scatola di sardine, anche se di cristallo». Boccia i progetti indipendentisti di Catalogna, Scozia e Padania. E afferma che vorrebbe essere ricordato «come un buon uomo, uno che ha fatto quel che ha potuto e che non era poi così male».
Paolo Rodari
(Repubblica 14 giugno)
La disoccupazione giovanile e i servizi alla persona
FABIO SÌCARI
L'attività economica basata sul libero mercato lascia poco spazio ai governi per agire sui livelli occupazionali. Un piccolo aiuto può essere dato alle imprese, ovviamente, diminuendo il costo del lavoro ma un aumento reale dei posti si può avere solo con la ripresa degli investimenti pubblici. Sbloccando le grandi opere e pagando i debiti della Pubblica amministrazione ma - immaginando anche progetti per lo sviluppo della scuola, delle università e degli istituti di ricerca oltre che per la produzione di energia pulita. Quello cui si dovrebbe pensare un po' di più, tuttavia, è anche il settore dei servizi alla persona, palesemente sottovalutati rispetto alle esigenze di una utenza (dagli psichiatrici ai tossicodipendenti ai portatori di handicap) troppo spesso abbandonata a se stessa. Come abbandonati a se stessi sono ancora oggi purtroppo tanti bambini maltrattati su cui si potrebbe (dovrebbe) intervenire per alleviare sofferenze ingiuste e per evitare sviluppi drammatici e costosissimi degli adolescenti e degli adulti. Del diritto ad una assistenza seria dei pazienti adulti, della carenza grave di fondi destinati alla tutela anche psicoterapeutica dei bambini maltrattati o abusati e del diritto al lavoro di chi (psicologi, educatori e assistenti sociali) si forma per occuparsi di loro, di tutte questa situazioni, la politica sembra non essersi ancora resa conto. Neppure a livello delle commissioni parlamentari che di infanzia parlano ma che di infanzia evitano accuratamente di occuparsi.
Luigi Cancrini
(L'Unità 22 giugno)
«Figlio tossicodipendente? La madre si suicidi». Alfano rimuove il prefetto
(L'Unità 22 giugno)
domenica 29 giugno 2014
ADERIAMO CON CONVIZIONE
Comunità cristiana di base di Pinerolo di Via città di Gap 13
ECCO UNA SOLLECITAZIONE PREZIOSA
LETTERA A PAPA FRANCESCO ED ALLE COMUNITA’ CRISTIANE
Siamo una comunità cristiana che fa parte della chiesa. Non siamo certo difensori della struttura del pontificato romano, di cui anzi siamo critici, ma ci ritroviamo in molte delle posizioni chiaramente evangeliche di Papa Francesco: vita sobria, presa di distanza da certe operazioni finanziarie e dallo Ior, condanna dello stile ricco e fastoso di alcune esperienze ecclesiali, presa di posizione contro i poteri mafiosi, contro la discriminazione dei diversi, dei minori e degli anziani, contro l’industria delle armi, contro il sistema del dio denaro, apertura verso le religioni del mondo e verso i separati e divorziati.
Oggi, domenica 29 giugno 2014, nel corso della celebrazione dell’Eucarestia, la comunità ha ribadito che in questo momento il Vescovo di Roma rappresenta una voce profetica a favore dei più deboli e della pace. Tuttavia sentiamo che è sorto un clima di ostruzionismo e avversione allo svolgimento del ministero di Papa Francesco nell’opera di conversione ad una chiesa dei poveri . A ciò si aggiunge la silenziosa resistenza in varie chiese locali.
Pertanto desideriamo esprimere la nostra affettuosa solidarietà alla persona e all’opera del Vescovo di Roma e gli assicuriamo il nostro sostegno con la preghiera ed il nostro amore.
Invitiamo le comunità cristiane a far sentire la loro voce e ad esprimere vicinanza alla persona e all’opera pastorale di Papa Francesco anche diffondendo e aderendo a questa lettera.
Comunità Nascente di Torino
Adesioni….
VICINANZA AFFETTUOSA AI CREDENTI ISLAMICI
Inizia, per il mondo musulmano, il mese di digiuno, uno dei cardini della religione; colgo l'occasione di questo spazio per porgere ai fratelli musulmani gli auguri per l'inizio del Ramadhan 1435, che in moltissimi onoreranno, anche se potrebbero sentirsi esonerati, trovandosi lontani dalla loro terra, ripromettendosi di recuperare quando dovessero ritrovarsi nella condizione più favorevole. Auguri, ovviamente a titolo personale, ma sarebbe bello che altri ritenessero opportuno associarsi.
"Ramadhan" è il nome del nono mese lunare del calendario musulmano. Si tratta di uno dei cinque pilastri della religione musulmana, che concretizza la visione verticale della religiosità (rapporto esclusivo dell'uomo con Dio) e orizzontale (rapporto solidale fra gli uomini).
Durante questo mese i musulmani, da circa un'ora e un quarto prima del sorgere del sole fino al suo tramonto, si astengono dal bere, dal mangiare e da qualsiasi relazione sessuale. E' dunque un mese di rottura, rispetto alla vita quotidiana, che mira al risveglio della spiritualità ed alla coscienza della presenza di Dio.
E' la volontà, da parte del musulmano, di prendere le distanze dal mondo per avvicinarsi al Creatore dei mondi. Questa dimensione spirituale è fondamentale, è l'espressione intima della verticalità della fede, cioè della dimensione che regola il rapporto fra l'uomo e Dio. Ma la dimensione orizzontale si presenta come il complemento indispensabile poiché colui che digiuna entra in una sorta di comunione con gli altri uomini, ma, principalmente, con i poveri e i bisognosi della terra.
Senza bere, senza mangiare, l'uomo è incoraggiato a dare, a condividere ed a partecipare alla vita comunitaria. La privazione del corpo segna la rinascita e la rigenerazione dell'energia spirituale, perché tale privazione si coniuga con l'esigenza di ripristinare rapporti sociali interrotti, screzi fatti o subiti, in un sentimento di pacificazione interiore che riavvicina le famiglie e i gruppi alla luce della solidarietà umana e sociale. L'aspetto religioso si fonde così con l'aspetto sociale, per questo il ramadhan va inteso come l'espressione della verticalità della fede.
Tutto però dipende dal più importante pilastro dell'Islam, e cioè la Professione di Fede, che unisce tutti gli altri pilastri: la carità, la preghiera e il pellegrinaggio alla Mecca. Non esiste digiuno senza la professione di fede, come non esisterebbero gli altri pilastri se non compresi nell'unico disegno divino che trova, nella professione di Fede, la più alta manifestazione.
Nel nostro mondo occidentale e nelle Chiese cristiane, il digiuno e l'astinenza dalla carne, che era di regola tutti i venerdì e durante tutta la Quaresima, cioè quaranta giorni, sono stati praticamente abbandonati. Nel mondo protestante questa prescrizione si mantiene astratta e non fa parte di quelle obbligatorie. Tra i cattolici restano solo due giorni di digiuno all'anno, ma un giorno di digiuno per un cattolico significa semplicemente limitarsi ad un pasto e due spuntini. Non si tratta assolutamente di astenersi da alimenti e bevande per tutto l'arco della giornata. La pratica islamica è certo stupefacente per noi cristiani. Costituisce una testimonianza di fede singolare. Non c'è alcuna confessione al di fuori dell'Islam che manifesti in modo così forte la sua fede in questa occasione.
Rosario Amico Roxas
Come passerò luglio e agosto?
Oltre ai momenti di preghiera e di studio comunitario, ogni giorno rimarrò nella sede della comunità cristiana a disposizione di gruppi biblici, di gruppi parrocchiali, di singole persone che vogliono dialogare, di preti, di coppie, di coppie omosessuali, di persone alla ricerca di sé e di Dio. Si tratta di mesi ricchi di incontri, di visite, di contatti.
Luogo: Pinerolo, Via Città di Gap 13, 2° piano.
Prenotazioni: per fissare giorno e ora 0121/72857 e 3408615482.
don Franco Barbero
GRANDE FESTA A RIVALTA
Richiederlo a Francesco Giusti 0121/76441.
Una brutta sorpresa: per Bergoglio Calvino è un «boia spirituale»
Una brutta sorpresa. Davvero brutta. E un'inattesa delusione. Sorpresa e delusione suscitate da alcune pagine dell'attuale pontefice sulla Riforma protestante, che purtroppo riproducono i più logori e grossolani clichés polemici usati dalla Controriforma in tempi lontani per diffamare il protestantesimo. Mai ci saremmo aspettati di vederli riproposti dal papa «venuto da lontano». Queste pagine - già segnalate su Riforma del 16 maggio scorso da una lettera di Carlo Papini, a p. 11 - riproducono una conferenza tenuta dall'allora arcivescovo Bergoglio in Argentina nel 1985, dal titolo: «Chi sono i gesuiti», pubblicata ora in italiano, insieme ad altri due saggi, in un volumetto uscito nel maggio di quest'anno e preceduto da una introduzione di Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica (la nota rivista dei gesuiti), già autore di un'ampia e istruttiva intervista all'attuale pontefice1.
Ora secondo p. Spadaro, «i due casi concreti» esaminati da Bergoglio nella conferenza ora citata, cioè la Riforma protestante e la missione latino-americana, «sono due ricchissimi affreschi» (p. 13), i quali «illuminano il lettore sul modo di procedere di Bergoglio come pontefice» (p. 11) - modo di procedere che, sempre secondo il direttore di Civiltà Cattolica è «fondato su due pilastri: la realtà e il discernimento» (p. 14). Ora io non so bene che cosa il p. Spadaro e, con lui, papa Francesco intendano per «realtà». Sono però certo che la «realtà» della Riforma, per quel poco che la conosco, è completamente diversa da quella «affrescata» da Jorge M. Bergoglio. E' vero che le sue pagine risalgono a quasi 30 anni fa. Ma sono state pubblicate tali e quali 30 anni dopo, in italiano, nel maggio di quest'anno, senza la minima modifica o nota esplicativa, e anzi presentate come un «ricchissimo affresco».Sentite quello che il papa, quand'era ancora arcivescovo, diceva (speriamo che ora non lo dica né lo pensi più) di Calvino, che, secondo lui, è molto peggiore di Lutero. Lutero era eretico, e l'eresia è «un'idea buona impazzita» (p. 22)2. Ma Calvino, oltre che eretico, è stato anche scismatico, e lo è stato in tre diverse aree: l'uomo, la società, la chiesa. Nell'uomo, Calvino provoca addirittura due scismi. Il primo è quello «tra la ragione e il cuore», da cui nasce «lo squallore calvinista» (p. 23). Il secondo avviene all'interno della stessa ragione, «tra la conoscenza positiva e la conoscenza speculativa», con danni irreparabili a « tutta la tradizione umanistica» (p. 23). Nella società, Calvino provoca lo scisma tra le classi borghesi, che egli privilegia «come apportatrici di salvezza» (p. 25), e le corporazioni dei mestieri che rappresentano «la nobiltà del lavoro». Calvino sarebbe promotore di «un'internazionale della borghesia» e, come tale, «il vero padre del liberalismo» (p. 26). Nella chiesa, infine, Calvino provoca lo scisma peggiore: «la comunità ecclesiale viene ridotta a una classe sociale» - quella borghese - e «Calvino decapita il popolo di Dio dell'unità con il Padre. Decapita tutte le confraternite dei mestieri privandole dei santi. E, sopprimendo la messa, priva il popolo della mediazione in Cristo realmente presente» (p. 32). Insomma: Calvino è un vero boia spirituale, che decapita tutto quello che può!
Stento a credere che l'attuale pontefice pensi di Calvino e della Riforma queste cose, che non stanno né in cielo né in terra e che nessuno storico cattolico - almeno tra quelli che conosco e leggo - dice più da molto tempo. E dato che i gesuiti, quando nacquero, si diedero come compito, oltre alla missione tra i pagani, anche quello di combattere con ogni mezzo il protestantesimo - come effettivamente è avvenuto - allora, se il protestantesimo che hanno combattuto è quello «affrescato» da Bergoglio, devono sapere che hanno combattuto un protestantesimo fantasma, mai esistito, un puro idolo polemico creato solo dalla loro fantasia, che poco o nulla aveva a che fare con la famosa «realtà», che pure volevano assumere come «pilastro» del loro «modo di procedere».
Ma non è tutto. Sentite quello che Bergoglio diceva (speriamo che ora non lo dica né lo pensi più) delle conseguenze della Riforma. Secondo lui «a partire dalla posizione luterana, se siamo coerenti, restano solo due possibilità fra cui scegliere nel corso della storia: o l'uomo si dissolve nella sua angoscia e non è niente (ed è la conseguenza dell'esistenzialismo ateo), o l'uomo, basandosi su quella medesima angoscia e corruzione, fa un salto nel vuoto e si auto decreta superuomo (è l'opzione di Nietzsche) … Un simile potere [quello vagheggiato da Nietzsche], come ultima ratio, implica la morte di Dio. Si tratta di un paganesimo che, nei casi del nazismo e del marxismo, acquisterà forme organizzate» (p. 34). Tutto questo «a partire dalla posizione luterana», che evidentemente - secondo queste pagine di Bergoglio - e la causa prima, anche se remota, delle cose peggiori accadute in Occidente, compresa la secolarizzazione, la «morte di Dio», e vari totalitarismi che hanno infestato la storia moderna dell'Europa. Insomma, è la vecchia tesi della Controriforma: la Riforma protestante vista come sorgente di tutti i mali, o meglio di tutti quelli che la chiesa di Roma considera «mali».
Mi chiedo come sia possibile avere oggi ancora (o anche 30 anni fa) una visione così deformata, distorta, travisata e sostanzialmente falsa della Riforma protestante. E' una visione con la quale non solo non si può iniziare un dialogo, ma neppure una polemica: non ne vale la pena, perché è troppo lontana e difforme dalla «realtà». Una cosa è certa: a partire da una visione del genere, una celebrazione ecumenica del 500° anniversario della Riforma nel 2017, appare letteralmente impossibile.
1 Jorge Mario Bergoglio, Chi sono i gesuiti, EMI, Bologna 2014 (la prima edizione, apparsa a Buenos Aires, è del 1987; un seconda edizione è apparsa in Spagna nel 2013).
2 Quindi - lo dico in nota - noi valdesi «eretici» da otto secoli, siamo, insieme a tutti gli altri protestanti, seguaci di «un'idea buona impazzita», cioè, in qualche misura tutti pazzi.
Paolo Ricca (Riforma 6 giugno)Asia. Sta crescendo un buddhismo radicale
Vishal Arora
Bangkok, Rns/Protestlnter
Per molti occidentali, il buddhismo consiste nel volere raggiungere l'illuminazione, forse anche il Nirvana, per mezzo di metodi pacifici come la meditazione e lo yoga. Ma in alcune zone dell'Asia si sta manifestando un buddhismo più affermato, veemente e militante. In tre regioni dove il buddhismo è maggioritario, una forma di nazionalismo religioso se n'è accaparrato.
Nello Sri Lanka, dove il 70% della popolazione è buddhista theraväda, un gruppo di monaci ha formato il Bodu Bala Sena, la Forza di potenza buddhista, nel 2012, per «proteggere» la cultura buddhista del Paese. La forza, soprannominata Bbs, ha effettuato almeno 241 attacchi contro i musulmani e 61 contro i cristiani nel 2013, secondo il Congresso musulmano dello Sri Lanka.
Nel Myanmar, almeno 300 Rohingya, una minoranza musulmana i cui antenati erano migranti dal Bangladesh, sono stati uccisi e circa 300.000 sfollati, secondo Genocide Watch. Ashin Wirathu, un monaco che si descrive come il Bin Laden birmano, incoraggia la violenza descrivendo la presenza dei Rohingya come una «invasione» musulmana.
E nella Thailandia a maggioranza buddhista, almeno 5000 persone sono morte nella violenza tra musulmani e buddhisti nel sud del Paese. La Fondazione Conoscere Buddha non è un gruppo violento ma perora per una legge anti blasfemia per punire ogni persona che recherebbe pregiudizio alla fede. Il gruppo milita altresì perché il buddhismo sia dichiarato religione di Stato e dipinge la cultura popolare come una minaccia per i credenti.
Anche se il fondamentalismo è un termine che finora è stato usato principalmente in contesti cristiani, musulmani o induisti, alcuni cominciano a usarlo per descrivere certi buddhisti.
Un buddhista non può essere nazionalista. Maung Zarni, un esule birmano che ha scritto molto sulla violenza in atto nel Myanmar e nello Sri Lanka, fa osservare che nel buddhismo non c'è posto per l'integralismo. «Un buddhista non può essere nazionalista», ha dichiarato questo ricercatore invitato alla London School of Economics, «Per i buddhisti non c'è un Paese. Voglio dire, in questa religione non esiste nulla di simile a "io" "la mia" comunità, "il mio" Paese, "la mia" razza oppure "la mia" fede». Egli considera inoltre la richiesta di una legge anti blasfemia in Thailandia come una distorsione del buddhismo che non autorizza alcuna «organizzazione a definire una politica o a regolare il comportamento o i pensieri profondi dei fedeli».
Ma Acharawadee Wongsakon, la maestra buddhista che ha fondato Conoscere Buddha, insiste sul fatto che il Buddhismo ha bisogno di una protezione giuridica e la società deve rispettare certe prescrizioni su ciò che deve essere o non essere fatto. Lei e altri vedono i nuovi movimenti come offerte della «vera conoscenza sul buddhismo».
Il conflitto thailandese tra gli insorti musulmani e i buddhisti locali, rilanciato nel 2004 lungo il confine con la Malesia, fa parte di una controversia di lunga data che oppone i monaci buddhisti e gli insorti musulmani. «Certo che la Thailandia ha la propria forma di razzismo "buddhista" nei confronti dei non buddhisti», riconosce Maung Zarni. «Ma non sono sicuro che la società thailandese andrà nel senso del buddhismo theraväda dello Sri Lanka e del Myanmar, dove il razzismo di natura genocidaria ha contaminato la massa buddhista».
Perché i buddhisti vedono l'islam come una minaccia. Il monaco buddhista Phramaha Boonchuay Doojai, maestro di conferenze al Collegio buddhista di Chiang Mai in Thailandia, dichiara che ci sono ragioni per le quali i buddhisti theraväda vedono l'islam come una minaccia. Fra queste, egli cita la distruzione dell'Università Nalanda in India da parte del generale turco Bakhtiyar Khilji l'inizio del XIII secolo e gli attacchi contro statue di Buddha di Bamiyan, in Afghanistan, intorno al VII secolo e, più di recente, da parte dei Talibani, nel 2001. «Migliaia di monaci sono stati bruciati vivi o decapitati quando il generale Khilji voleva sradicare il buddhismo», ricorda il ricercatore.
Maung Zarni pensa che ci siano dei legami tra le reti che egli chiama «anti Dharma» nello Sri Lanka, nel Myanmar e in Thailandia essendo il Dharma quel valore buddhista che ingloba la perennità, la legge naturale, i costumi, la virtù o la giustizia. «Queste reti sono tossiche. E' un cancro profondamente nocivo a tutti umani ovunque».
Di recente, Ashin Virathu è stato presentato in prima pagina del Time magazine come «il volto del terrore buddhista». Il governo del Myanmar ha vietato quel numero del settimanale americano. Ma in un'intervista, il monaco ha dichiarato: «Sono fiero di essere chiamato buddhista radicale».(job)
(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)
(da Riforma 13 giugno 2014)
sabato 28 giugno 2014
LUCIANO GALLINO
di realizzare un'idea che
da tempo circola nella Ue:
un grande piano
di investimenti in strade,
ospedali, trasporti e scuole
che l'austerità ha
gravemente corroso".
IL GIOCO DA BAR DIVENTATO SFIDA SOLITARIA NELLA RETE
Bevono fino a sbronzarsi e poi postano il video del loro abbruttimento. E tutto per non perdere la faccia di fronte alla community. Funziona così la cosiddetta Nek Nomination, un gioco che consiste in una sfida all'ultimo bicchiere. Per partecipare bisogna essere nominati da un amico, armarsi di smartphone o di webcam, bere il più possibile e pubblicare il video sul social network. Lo sfidato può a sua volta rilanciare il guanto ed estendere la singolar tenzone ad altri amici. E per chi spezza la catena sottraendosi alla prova di resistenza la pena è la perdita dell'onore.
Nata in Australia, la moda è diventata ben presto virale. Con esiti drammatici. Si calcola infatti che nei primi mesi del 2014 abbia già fatto una decina di giovani vittime. In realtà il social game è la versione digitale di "Padrone e sotto", un gioco tradizionale, altrettanto feroce e violento. In cui chi comanda costringe l'altro, o gli altri giocatori a sottostare ai suoi ordini e bere fino all'ubriachezza.
Ma se la brutalità e la stupidità appaiono comuni, le dimensione e le conseguenze sono diverse. Proprio come lo sono la comunità reale, quella face to face, e quella virtuale, face to facebook. Che traduce certe forme competitive di socialità, fondate sulla sopraffazione, nel bisogno narcisistico di visibilità tipico della società dell'immagine. Dove il gioco non ha più intorno la cornice del bar del paese. Fatta di persone in carne e ossa. Ma quella virtuale del villaggio globale. Per cui alla fine ciascuno è senza interlocutori e senza limiti. Solo contro tutti. O meglio contro il voyeurismo indifferente della rete.
(Marino Niola, Il Venerdì 13 giugno)
DATE E APPUNTAMENTI COMUNITARI
Martedì 1 luglio a Pinerolo in Via città di Gap 13 ore 18 -19,30 incontro " Decidiamo insieme" per organizzare la vita della comunità nei mesi estivi e per scegliere le letture bibliche del dopo-estate.
Franco invita ad una preghiera biblica sui Salmi coloro che lo desiderano a partire dalle 17,15 nella stessa sede.
Venerdì 4 luglio: salutiamo Francesca e Marco, pastore valdese della chiesa di Pinerolo che, con la loro famiglia, si trasferiscono ad Albiano di Ivrea. Ci troviamo alle ore 21 per la celebrazione eucaristica presieduta da Marco. Chi lo desidera può partecipare alla cena autogestita a partire dalle ore 19.
Domenica 13 dalle ore 10,15: celebrazione comunitaria dell'eucarestia.
La predicazione si svolgerà sul testo di Luca 12, 49-59.
Pranzo comunitario per chi vuole.
Papa Francesco scomunica la fondatrice di «Noi siamo Chiesa» e suo marito
Il caso Heizer era scoppiato nel 2011, quando la donna, insegnante di religione a Innsbruck, decise di sfidare il Vaticano sulla questione del sacerdozio femminile annunciando la sua intenzione di celebrare la Messa nella sua casa di Absam, piccolo comune nei pressi del capoluogo tirolese. In seguito la donna cominciò effettivamente a officiare regolarmente la Messa insieme al marito Gert, davanti ad altri fedeli e in assenza di sacerdoti.
La Congregazione per la Dottrina della Fede istituì una commissione che adesso ha stabilito la scomunica. E' stato il Vescovo di Innsbruck Manfred Scheuer a consegnare personalmente il decreto di scomunica a Marta e Gert Heizer, che lo hanno respinto. I 2 coniugi hanno diffuso una nota in cui si dicono scioccati per la decisione giunta da Roma.
Il Movimento «Wir sind Kirche» è oggi uno dei più numerosi e tra i più attivi in Europa nel promuovere modifiche in senso progressista della Dottrina Cattolica.
Nacque intorno a un piccolo gruppo di Cattolici di Innsbruck capitanato da Thomas Plankesteiner e appunto da Martha Heizer, che nell'apriledel1995 pubblicò un «Appello dal popolo di Dio» rivolto alla Gerarchia della Chiesa per chiedere proprio l'introduzione del sacerdozio femminile, oltre a una maggiore democrazia, all'abolizione del celibato dei preti e all'adeguamento della morale sessuale ai costumi moderni. Il testo raccolse moltissime adesioni in tutto il Continente ma soprattutto in Austria e in Germania: rispettivamente 505.000 e 1,8 milioni di firme.
«Ci indigna profondamente - dicono i due scomunicati da Papa Francesco - il fatto di ritrovarci nella stessa categoria dei preti colpevoli di abusi. Ma siamo amareggiati soprattutto perché non conosciamo un solo caso in cui un colpevole di abusi sia stato scomunicato. Non abbiamo accettato il decreto, ma al contrario lo abbiamo respinto. Non abbiamo mai accettato il processo nella sua struttura e conseguentemente non accettiamo neanche la condanna. Continueremo a impegnarci con maggior forza per la riforma della Chiesa Cattolica. Proprio questo modo di procedere mostra con quanta urgenza essa abbia bisogno di un rinnovamento». (News Cattoliche)
venerdì 27 giugno 2014
MANUEL CASTELLS
"Il peggioramento delle condizioni di vita non dipende solo dalla crisi: è una tendenza a lungo termine di un capitalismo che porta a concentrare la ricchezza e aumentare la disuguaglianza."
OMOSESSUALI: A PICCOLI PASSI
Oggi la lotta contro il pregiudizio e l'omofobia non è per nulla finita. Ma indubbiamente, anche in Italia, si aprono delle finestre finora blindate anche in Parlamento.
Tutto questo è frutto del lavoro di centinaia di gruppi, di associazioni, di comunità, di comitati, di studi, di dibattiti che hanno creato una nuova coscienza dei diritti inalienabili delle persone.
Avanti con fiducia.
Franco Barbero
MAMMA SOPHIA
Mamma Sophia,
la tua mano dondola la culla
di ogni bambino...
Dono al popolo dei credenti,
a tutte le genti.
Dai e ricevi.
Porti e condividi.
Dissodi e semini.
Coltivi e fai crescere.
Aspetti e mieti.
Porti vita e dai vita.
Apprezzi il tuo genere
rispetti la tua femminilità.
Conosci il potere e la gioia
di essere stata creata femmina.
Tu sei la Sapienza.
Una traduzione vivente del Divino.
Sapienza,
le tue figlie cantano!
I tuoi discendenti festeggiano.
Hai edificato bene la tua casa.
(Adattato da Diane Givens Moffett: Beyond greens and cornbread)
(Riforma 20 giugno)
«Quel padrino è vietato». E Matteo non fa la cresima
Ma non si ferma a questo. Il padrino «mancato» lancia anche una petizione online a sostegno della sua battaglia. Se una persona si pente del suo peccato, risulta in linea con la fede cattolica, mentre chi si risposa o si unisce in matrimonio con chi è divorziato, mantiene «attivo» il peccato, perpetrandolo nel tempo senza pentirsene.
E' la condizione che vivono tutti i divorziati risposati che vorrebbero accedere ai sacramenti. Un tema sentito nella Chiesa alle prese con la crisi della famiglia. Su questo tema Papa Francesco ha convocato due sinodi dei vescovi e ha coinvolto nella discussione tutte le diocesi del mondo. Entro il 2015 arriveranno le decisioni. Intanto il giovane Matteo, ha rinunciato alla sua cresima. E non è un marziano.
Michele Serra
(Repubblica 14 giugno)
PIANETA, impatti del riscaldamento climatico
Anna Portoghese
(Rocca)
giovedì 26 giugno 2014
INCONTRARE LE SCRITTURE
Lidia Maggi, pastora battista, presente alle attività del Festival biblico fin dall'inizio. Il Festival è una bella sorpresa nel panorama culturale italiano: per quali ragioni la Scrittura offerta negli spazi aperti di una città riesce ad affascinare?
– Perché è importante leggere la Bibbia anche al di fuori di un contesto religioso?
«Perché la Bibbia, oltre a essere il libro della fede, è un capolavoro letterario che ha ispirato l’arte e la cultura dell’Occidente. Conoscere la Bibbia è come viaggiare conoscendo l’inglese. I simboli, i racconti, i detti, i personaggi biblici sono entrati nella nostra cultura anche se noi non ne riconosciamo la fonte. E poi la Bibbia è un testo intrigante, pieno di storie bellissime. Certo, un testo complesso, ma forse è proprio questa la sua forza: ci strappa dal pensiero unico, dalla banalizzazione dell’esistenza per restituirci quella complessità della verità che non può essere ridotta a slogan».
– Il Festival offre un’occasione ecumenica di confronto e scambio: è sfruttata in tutte le sue potenzialità?
«Al Festival biblico è possibile ascoltare un pastore valdese che spiega la Scrittura, ascoltare un coro evangelico cantare gospel, incontrare biblisti provenienti da diverse aree confessionali che insieme si confrontano sui testi. È un’occasione per scoprire la Bibbia attraverso gli occhi delle donne, dei giovani o degli artisti. C’è ancora tanto da fare per rendere più plurale questo spazio. Grande responsabilità è affidata alla realtà locale, come le chiese evangeliche presenti nel territorio, che sono portatrici di una diversità che aiuta a liberare la Bibbia da letture confessionali. Ma queste non dovrebbero essere lasciate da sole: sarebbe bello se gli esecutivi delle nostre chiese si accorgessero di quest’evento e decidessero di investire in risorse organizzative nei luoghi dove si svolge il Festival».
(interviste a cura di William Jourdan)
(Riforma 20 giugno)
DOMENICA 29 GIUGNO A TORINO
Promemoria incontro domenica 29 giugno.
Vi scrivo per rammentarvi che questa domenica - 29 giugno - si svolgerà l'incontro della Comunità nascente in via Principe Tommaso, 4 a Torino, il programma sarà il seguente: dalle ore 10 arrivi e accoglienza.
Alle 10,30 verrà celebrata l'eucarestia, poi pranzo comunitario autogestito e nel pomeriggio conversazione sul significato dei diversi termini "eucarestia, messa, santa cena o cena del Signore e sinassi" e programmazione.
L'incontro terminerà verso le 15,30.
Vi ricordo inoltre che sabato 28 giugno a Torino si svolgerà il Pride (il corteo partirà alle 16,30 da Porta Susa e lungo via Cernaia, via Pietro Micca, piazza Castello e via Po arriverà in piazza Vittorio Veneto) e il tema di quest'anno sarà: "La diversità è un diritto, l'uguaglianza è un dovere". A domenica
Anna
FESTA DI PIETRO E PAOLO
Matteo 16, 13-19
13Arrivato Gesù nel territorio di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?» 14Ed essi risposero: «Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia, e altri Geremia, o uno dei profeti ». 15« Ma voi», domandò loro, «chi dite ch'io sia? » 16Rispose Simon Pietro, confessando: « Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente ». 17E Gesù gli rispose: «Beato te, o Simone, figlio di Giona, perché non la carne né il sangue ti ha rivelato questo, ma il Padre mio, che è nei cieli. 18Ed io dico a te, che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno mai prevarranno contro di lei. 19E a te darò le chiavi del regno dei cieli: e qualunque cosa avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli: e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli ».
UN TESTO MANIPOLATO
Solo una tardiva e manipolata lettura del testo ha potuto lentamente nel secondo millennio mettere questa pagina, che troviamo solo nel Vangelo di Matteo a fondamento e legittimazione del potere, facendo del papato una monarchia assoluta, centralizzata. Tra la persona di Pietro e la figura del "pontefice romano" esiste una discontinuità totale. Quando sento dire che Pietro è stato" il primo papa", penso che l'umorismo di cattivo gusto non ha limiti e l'ignoranza storica nemmeno. Leggere in chiave di potere queste righe del Vangelo comporta un clamoroso travisamento. La comunità di Matteo ha visto nella fede di questo discepolo un punto di riferimento per la sua fede, per la sua sequela di Gesù, anche se segnata da tradimenti e fragilità.
È noto, detto di passaggio, che il suo martirio a Roma è questione di cui discutono gli storici (si veda il bel libro di Carlo Papini edito dalla Editrice Claudiana su Pietro a Roma), senza aver raggiunto una certezza.
Ma questa domenica, dopo la visita di papa Francesco in Calabria, penso che sia utile riflettere brevemente su un fatto: quando nella chiesa ci sono ministri che si svestono dei panni sacrali e cercano di convertirsi ad un ruolo di servizio, succede qualcosa di evangelico.
Il popolo di Dio, dopo anni di pontificato di potere, vede oggi in Francesco profilarsi l'immagine e la realtà del servitore. Il potere cede il posto, inizia a cedere il posto, ad una autorevolezza che non ha nulla di sacralizzato.
Non possiamo né scommettere tutto sul papa, né rilassarci perché ora c'è un pastore accogliente. Sarebbe un vero travisamento ed un errore terribile per la chiesa.
Siamo forse chiamati a sostenere in ogni spazio ecclesiale una pratica del servizio, a portare noi stessi nella comunità e nel mondo questo stile.
Non è il caso di illudersi. Solo la "conversione", della chiesa, che siamo noi, è la svolta evangelica alla quale Dio ci chiama, ma questa volta compare un pastore che, in molte parole e in molti gesti, ci fa pensare a Gesù, ci invita a guardare ai poveri con impegno di solidarietà.
UNA SCOMUNICA CHE CONTA
I giornali riflettono in giornata su ogni evento. Io credo che sulla decisione del Papa di scomunicare i mafiosi, di condannare la mafia e 'ndrangheta noi cristiani dovremmo riflettere a lungo e trarre alcune conclusioni.
Le parole del papa sono chiare, inequivocabili. Esse segnano in profondità e limpidezza il carattere pastorale del ministero di papa Francesco: è schierato contro i poteri forti, le macchine, la finanza speculativa, le multinazionali che sfruttano i poveri, l'industria bellica.
In questo suo secondo anno da vescovo di Roma si nota, su questi terreni, una grande coerenza evangelica.
Ecco perché la persona del papa è a rischio dentro la chiesa e nei vari momenti pubblici del suo ministero. Si è schierato ed esposto. Ci sono conseguenze per le chiese locali e per ciascuno di noi. Ogni complicità con forme di illegalità significa contrastare una scelta che molte associazioni, comunità, parrocchie, istituti religiosi, comunità monastiche, vescovi e lo stesso papa hanno compiuto.
Questa è una scomunica che conta perché è pronunciata dal papa, ma è parte della coscienza diffusa del popolo di Dio. Qui è una scomunica richiesta da una larga parte della chiesa.
UN PASTORE CHE SI SPENDE
Carceri, sofferenti, la "gente comune", i preti delle parrocchie: la visita del papa in Calabria è stata la conferma che Francesco è, sulle tracce di Gesù, un pastore che non si risparmia.
Ci possiamo domandare se le nostre chiese locali, spesso un po' addormentate, raccolgano queste sollecitazioni. La risposta non può che partire da ciascuno/a di noi.
In tutti questi mesi abbiamo notato con gioia uno spostamento di asse: da "sommo pontefice", a "vescovo-pastore". Papa Francesco non ha contraddetto teologicamente quel tragico dogma che culminò nella dichiarazione dell'infallibilità papale del 1870. Questo macigno dogmatico, che non trova alcun appoggio biblico nelle Scritture (la lettura di oggi non fece mai pensare nei primi secoli al papato, come ho documentato più volte su questo blog), resta purtroppo ancora nell'insegnamento ufficiale cattolico.
Tuttavia sia lo studio biblico, sia una nuova coscienza ecclesiale, sia questi comportamenti di Francesco possono costituire una premessa, uno stimolo ad un totale ripensamento del ministero del vescovo di Roma. Passo dopo passo, con speranza attiva.
Franco Barbero
PINEROLO: VIA REGIS 34
Cena autogestita. Troviamoci numerosi per questa opera di solidarietà.
don Franco Barbero
Comunità nascente di Torino
Segnalerò anche alcuni appuntamenti che possono essere utili per letture e approfondimenti.
Dunque, ci vediamo a Torino in Via Principe Tommaso 4.
mercoledì 25 giugno 2014
SOSTEGNO A MARINO
Marino a Roma come sindaco ha attaccato i poteri forti. Per questo lo odiano e, anche a sinistra, quelli che vogliono poltrone vorrebbero sostituirlo con un uomo più arrendevole, più allineato.
Marino ha ereditato dalle passate gestioni un debito mostruoso di 22 miliardi di euro, frutto di scelte sbagliate e di corruzione.
Tutti gli chiedono di fare miracoli. Uno, semplice, dovrebbe farlo Renzi: sostenere Marino e finanziare "Roma capitale", anziché barcamenarsi tra amici e avversari di questo sindaco che ama la sua città.
Franco Barbero
Don Geppe, il prete cinese della Mole
(Repubblica 4 giugno)
TSIPRAS
“DECIDIAMO INSIEME”
Chi vuole può fermarsi per un boccone di cena autogestita (occorre prenotarsi per la cena).
Franco propone a chi lo desidera di trovarsi alle ore 17,15, sempre in Via Città di Gap 13, per la preghiera dei Salmi.
COME SI UCCIDE LA SCIENZA
La Grecia dopo quattro anni il salvataggio della troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) è ancora in recessione, ha un tasso di disoccupazione del 27% che sale al 55% per i giovani, ha sofferto un abbassamento del Pil del 20% e il 30% della sua popolazione vive sotto il livello di povertà dell'Unione europea. Forse non a caso il partito dell'ex salvatore della patria ha raggiunto lo 0,7% alle ultime elezioni, rendendo automaticamente smemorati tutti gli adulatori di ieri.
Le conseguenze per l'Università, in Grecia, sono state terrificanti.
Dal 2010 non ci sono stati nuovi reclutamenti, il personale docente invecchia e si riduce e molti corsi fondamentali sono stati tagliati col relativo degrado della qualità dell'istruzione avanzata e della ricerca scientifica. Questa situazione ha comportato una perdita di fondi sia nazionali che internazionali destinati alla ricerca e una vera e propria emorragia di giovani ricercatori. Il finanziamento alle università è diminuito del 50%: ad esempio il budget dell'Ateneo di Atene è passato dai 40 milioni del 2009 ai 14 del 2012 e quello dei centri di ricerca da 80 milioni a 36 milioni nello stesso arco di tempo. Questo calo drastico di risorse è avvenuto in un sistema che già era in sofferenza. Evapora così ogni residua speranza non solo per le giovani generazioni ma per il Paese stesso di riprendersi da una crisi devastante.
L'Italia sta seguendo la stessa traiettoria. Dal 2009 a oggi il finanziamento per l'università è calato del 20%, i fondi per progetti di ricerca sono stati azzerati, il reclutamento è diminuito del 90%.
Chi ci rimette di più sono i sempre i più deboli ovvero gli studenti e i giovani ricercatori. Così mentre chi dirige l'accademia al massimo si scalda per una bella discussione sul sistema di reclutamento ideale, che a quanto pare non è quello introdotto dalla riforma epocale del ministro dell'Istruzione Gelmini pur approvato tra gli applausi generali, l'Ita1ia sta rincorrendo la Grecia verso l'incubo del fallimento del proprio futuro.
(left 31 maggio 2014)
martedì 24 giugno 2014
CHELSEA MANNING SCRIVE
Mentre in Iraq deflagra una guerra civile e l'America prende ancora una volta in considerazione un intervento militare, quella situazione irrisolta e incompiuta dovrebbe dare nuovo impulso all'urgenza di capire come l'esercito americano abbia controllato la copertura mediatica del suo coinvolgimento in Iraq e in Afghanistan. Credo che i limiti imposti alla libertà di stampa rendano impossibile per gli americani comprendere che cosa sta accadendo nelle guerre che finanziamo.
Se avete seguito i notiziari durante le elezioni del marzo 2010 in Iraq, ricorderete che dichiaravano quelle consultazioni un successo completo, lasciando intendere che l'intervento militare aveva consentito di dar vita a un Iraq stabile e democratico.
Quanti di noi si trovavano dislocati in Iraq erano consapevoli di una realtà estremamente più complessa. I rapporti diplomatici che passavano dalla mia scrivania parlavano nei dettagli di brutali repressioni contro i dissidenti politici attuate dal ministero iracheno degli Interni e dalla polizia federale per conto del premier Al Maliki. I prigionieri spesso erano torturati o perfino uccisi.
All'inizio di quell'anno, ricevetti l'ordine di svolgere indagini su 15 soggetti che la polizia aveva arrestato perché sospettati di "stampare materiale anti-iracheno". Venni a sapere che quegli uomini non avevano collegamento alcuno con il terrorismo: stavano soltanto criticando l'amministrazione di Al Maliki. Comunicai quanto appurato al funzionario in comando a Bagdad Est, mi rispose che quell'informazione non gli serviva e che avrei fatto meglio ad aiutare la polizia federale a individuare altre «tipografie di materiale anti-iracheno». Rimasi sconcertato dal comportamento delle nostre forze armate, complici nella corruzione di quell'elezione. Ciò nonostante, questi dettagli passarono inosservati dai media americani. I giornalisti, invece, dovrebbero avere un accesso tempestivo alle informazioni.