lunedì 30 giugno 2014

CHIAMPARINO IN TESTA AL CORTEO

“GAY PRIDE.  Il neo presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ha sfilato in  testa al corteo del Gay Pride di Torino. La sua partecipazione alla  sfilata, che percorre le strade del centro da piazza XVIII Dicembre a  piazza Vittorio Veneto, era attesa. Chiamparino è stato fotografato dietro  allo striscione rosa del Torino Pride, a fianco anche delle assessore alle  Pari opportunità cittadina Ilda Curti e regionale Monica Cerutti, in una  immagine che è stata diffusa su Twitter dal coordinamento organizzatore.  Tra gli scatti diffusi online ce ne sono altri che mostrano il governatore  a fianco dei partecipanti alla sfilata che, così come accade oggi in altre  città italiane e del mondo, rivendica i diritti delle persone lesbiche,  gay, bisessuali e transgender. Il corteo come ogni anno è colorato dalle  bandiere arcobaleno simbolo del movimento, dai carri che diffondono musica  e dai partecipanti travestiti con abiti variopinti e simbolici. Tra questi  anche un gruppo di cheerleaders che si è esibito nelle strade.

UNA SERATA CON MARCO E FRANCESCA

Il pastore Marco Gisola e Francesca Giacone con Ester e Mattia partono da Pinerolo verso Ivrea.
Il pastore Marco e Francesca sono per noi amici cari e cristiani che consideriamo un prezioso riferimento.
VENERDÌ 4 luglio alle 19 chi vuole può trovarsi per una cena frugale e poi Marco e Francesca presiederanno alle ore 21 l'eucarestia in Via Città di Gap 13.
Così nel saluto esprimeremo il desiderio di mantenere i rapporti maturati in questi anni.

La serata DECIDIAMO INSIEME

Non oggi ma domani, martedì 1 luglio, avremo in comunità (Via Città di Gap 13 a Pinerolo) un appuntamento importante dalle ore 18 alle 19,30.

Decideremo tutto il calendario e le attività di luglio e agosto e sceglieremo le letture bibliche del dopo estate.

Fai il possibile per esserci.

Francesco e il sogno di finire “prete in una casa di riposo”

CITTA' DEL VATICANO. Poco prima del conclave aveva scelto di ritirarsi da arcivescovo e di andare ad abitare in una stanza all'interno di una casa di riposo sacerdotale di Buenos Aires e da lì lavorare «come prete aiutando le parrocchie». E' quanto spiega Francesco in un intervista concessa ieri al quotidiano spagnolo La Vanguardia. Il Papa che è arrivato a Roma da cardinale un anno e tre mesi fa con un bagaglio leggero perché sicuro del repentino ritorno in diocesi, torna a parlare anche della rinuncia al pontificato di Ratzinger, un gesto, dice, che "ha aperto una porta». Io farò lo stesso che ha fatto lui», e cioè «chiederò al Signore che mi illumini quando arriva il momento e che mi dica ciò che devo fare. Me lo dirà di sicuro»: questo spiega, facendo capire come la strada del ritiro sia per lui una reale possibilità.
Francesco si lascia portare dalle domande rivoltegli dal giornalista Henrique Cymerman, già coinvolto nell'organizzazione della preghiera per la pace di una settimana fa sulla quale «il 99 per cento del Vaticano diceva che non si sarebbe fatta», e apre a pensieri anche intimi. Bergoglio si sente un pastore: «Servire la gente mi viene da dentro, ma mi sento anche Papa»: un Papa che spegne la luce per non sprecare denaro, che giudica «una barbarie» il livello della disoccupazione giovanile e «un peccato di idolatria» il fatto che al centro del sistema economico sia stato messo il denaro, al punto che «si fabbricano e si vendono armi» per «sanare i bilanci delle economie idolatriche». E parla della violenza in nome di Dio, che è «una contraddizione» che «non corrisponde al nostro tempo».
Parole importanti il Papa le dice anche rispetto ai rapporti con gli ebrei: il cristiano che nega le sue radici ebraiche nega Gesù, è in sintesi il concetto espresso. Bergoglio mette nel cassetto ogni sentimento antisemita che in passato ha trovato albergo anche in parte della Chiesa e dice che non è un vero cristiano colui che «non riconosce la sua radice ebraica». Certo, incalza, «è una sfida» (non a caso, fino a sessant'anni fa, la stessa Chiesa pregava per la conversione degli ebrei). Ma oggi «il dialogo interreligioso deve approfondire» il tema della radice ebraica. Parole che ricordano l'esortazione apostolica Evangelii Gaudium dove lo stesso Francesco dice che «la Chiesa si arricchisce quando raccoglie i valori dell'ebraismo».
Bergoglio, ancora, difende Pio XII e parla dell'«orticaria esistenziale» che lo investe quando vede che tutti se la prendono con Pacelli, ma «dimenticano le grandi potenze» che, pur avendo le foto della rete ferroviaria che i nazisti usavano per deportare, «non bombardarono». Condanna l'antisemitismo che «si annida nelle correnti politiche di destra» e spiega che «negare l'olocausto è una pazzia». Ancora, dice di aver rifiutato la papamobile blindata perché non vuole star chiuso in una «scatola di sardine, anche se di cristallo». Boccia i progetti indipendentisti di Catalogna, Scozia e Padania. E afferma che vorrebbe essere ricordato «come un buon uomo, uno che ha fatto quel che ha potuto e che non era poi così male».
Paolo Rodari

(Repubblica 14 giugno)

La disoccupazione giovanile e i servizi alla persona

Mai peggio di così dal 1977: la disoccupazione è al 13,6%. Un giovane su due è senza lavoro. In alcune regioni, la percentuale è da vertigine. Il ministro del Lavoro è convinto che prima della fine dell'anno questa tendenza negativa sarà invertita. Il presidente di Confindustria è pessimista.
FABIO SÌCARI


L'attività economica basata sul libero mercato lascia poco spazio ai governi per agire sui livelli occupazionali. Un piccolo aiuto può essere dato alle imprese, ovviamente, diminuendo il costo del lavoro ma un aumento reale dei posti si può avere solo con la ripresa degli investimenti pubblici. Sbloccando le grandi opere e pagando i debiti della Pubblica amministrazione ma - immaginando anche progetti per lo sviluppo della scuola, delle università e degli istituti di ricerca oltre che per la produzione di energia pulita. Quello cui si dovrebbe pensare un po' di più, tuttavia, è anche il settore dei servizi alla persona, palesemente sottovalutati rispetto alle esigenze di una utenza (dagli psichiatrici ai tossicodipendenti ai portatori di handicap) troppo spesso abbandonata a se stessa. Come abbandonati a se stessi sono ancora oggi purtroppo tanti bambini maltrattati su cui si potrebbe (dovrebbe) intervenire per alleviare sofferenze ingiuste e per evitare sviluppi drammatici e costosissimi degli adolescenti e degli adulti. Del diritto ad una assistenza seria dei pazienti adulti, della carenza grave di fondi destinati alla tutela anche psicoterapeutica dei bambini maltrattati o abusati e del diritto al lavoro di chi (psicologi, educatori e assistenti sociali) si forma per occuparsi di loro, di tutte questa situazioni, la politica sembra non essersi ancora resa conto. Neppure a livello delle commissioni parlamentari che di infanzia parlano ma che di infanzia evitano accuratamente di occuparsi.
Luigi Cancrini

(L'Unità 22 giugno)

«Figlio tossicodipendente? La madre si suicidi». Alfano rimuove il prefetto

Se i figli assumono stupefacenti ai padri dovrebbero tagliargli la testa». Se una madre non si accorge che suo figlio si droga è «una mamma fallita e si deve solo suicidare». E' bufera sul prefetto di Perugia Antonio Reppucci che due giorni fa, durante una conferenza stampa dedicata al problema della droga nella città umbra, si è lasciato andare a queste dichiarazioni. Le parole del rappresentante dello Stato, diffuse dal sito Umbria 24 , hanno provocato la reazione del procuratore Antonella Duchini. In una nota il magistrato ha scritto: «Mi dissocio, le famiglie non devono sentirsi isolate, ma supportate e coinvolte». «La mia è stata una provocazione. Volevo dire che la famiglia deve fare di più, sì è limitato a replicare il Prefetto che pure ai microfoni dell'emittente aveva anche dichiarato: «Le forze dell'ordine non possono fare da badanti e tutor alle famiglie (…) Se io avessi un figlio e lo vedessi per strada con la bottiglia in mano lo prenderei a schiaffi». Matteo Renzi avrebbe chiesto informazioni al ministro Alfano sulle dichiarazioni del prefetto di Perugia sulla droga. Secondo fonti di Palazzo Chigi il premier sarebbe furente per le dichiarazioni riportate dai media, pronto a chiedere interventi immediati nei confronti del prefetto. E infatti, la reazione di Alfano non si è fatta attendere: «Dichiarazioni gravi e inaccettabili - ha commentato il ministro dell'interno - assumerò immediati provvedimenti, non può restare lì né altrove».

(L'Unità 22 giugno)

domenica 29 giugno 2014

ADERIAMO CON CONVIZIONE

Aderiamo con convinzione alla lettera della Comunità  nascente di Torino inviata a papa Francesco e alle comunità cristiane perchè ne condividiamo il tono, il contenuto, le preoccupazioni e le speranze.
Comunità cristiana di base di Pinerolo di Via città di Gap 13

ECCO UNA SOLLECITAZIONE PREZIOSA

LETTERA A PAPA FRANCESCO ED ALLE COMUNITA’ CRISTIANE

 

Siamo una comunità cristiana che fa parte della chiesa. Non siamo certo difensori della struttura del pontificato romano, di cui anzi siamo critici, ma ci ritroviamo in molte delle posizioni chiaramente evangeliche di  Papa Francesco: vita sobria, presa di distanza da certe operazioni finanziarie e dallo Ior, condanna dello stile ricco e fastoso di alcune esperienze ecclesiali, presa di posizione contro i poteri mafiosi, contro la discriminazione dei diversi, dei minori e degli anziani, contro l’industria delle armi, contro il sistema del dio denaro, apertura verso le religioni del mondo e verso i separati e divorziati.

Oggi, domenica 29 giugno 2014, nel corso della celebrazione dell’Eucarestia, la comunità ha  ribadito che in questo momento il Vescovo di Roma rappresenta una voce profetica a favore dei più deboli e della pace. Tuttavia sentiamo che è sorto un clima di ostruzionismo e avversione allo svolgimento del ministero di Papa Francesco nell’opera di conversione ad una chiesa dei poveri . A ciò si aggiunge la silenziosa resistenza in varie chiese locali.

Pertanto desideriamo esprimere la nostra affettuosa solidarietà alla persona e all’opera del Vescovo di Roma e gli assicuriamo il nostro sostegno con la preghiera ed il nostro amore.

Invitiamo le comunità cristiane a far sentire la loro voce e ad esprimere vicinanza alla persona e  all’opera pastorale di Papa Francesco anche diffondendo e aderendo a questa lettera.

 

Comunità Nascente di Torino

Adesioni….

comunitanascentetorino@gmail.com

VICINANZA AFFETTUOSA AI CREDENTI ISLAMICI

Il Ramadhan (visto dal mondo cristiano).
  Inizia, per il mondo musulmano, il mese di digiuno, uno dei cardini della religione; colgo l'occasione di questo spazio per porgere ai fratelli musulmani gli auguri per l'inizio del Ramadhan 1435, che in moltissimi onoreranno, anche se potrebbero sentirsi esonerati, trovandosi lontani dalla loro terra, ripromettendosi di recuperare quando dovessero ritrovarsi nella condizione più favorevole. Auguri, ovviamente a titolo personale, ma sarebbe bello che altri ritenessero opportuno associarsi.
"Ramadhan" è il nome del nono mese lunare del calendario musulmano. Si tratta di uno dei cinque pilastri della religione musulmana, che concretizza la visione verticale della religiosità (rapporto esclusivo dell'uomo con Dio) e orizzontale (rapporto solidale fra gli uomini).
Durante questo mese i musulmani, da circa un'ora e un quarto prima del sorgere del sole fino al suo tramonto, si astengono dal bere, dal mangiare e da qualsiasi relazione sessuale. E' dunque un mese di rottura, rispetto alla vita quotidiana, che mira al risveglio della spiritualità ed alla coscienza della presenza di Dio.
E' la volontà, da parte del musulmano, di prendere le distanze dal mondo per avvicinarsi al Creatore dei mondi. Questa dimensione spirituale è fondamentale, è l'espressione intima della verticalità della fede, cioè della dimensione che regola il rapporto fra l'uomo e Dio. Ma la dimensione orizzontale si presenta come il complemento indispensabile poiché colui che digiuna entra in una sorta di comunione con gli altri uomini, ma, principalmente, con i poveri e i bisognosi della terra.
Senza bere, senza mangiare, l'uomo è incoraggiato a dare, a condividere ed a partecipare alla vita comunitaria. La privazione del corpo segna la rinascita e la rigenerazione dell'energia spirituale, perché tale privazione si coniuga con l'esigenza di ripristinare rapporti sociali interrotti, screzi fatti o subiti, in un sentimento di pacificazione interiore che riavvicina le famiglie e i gruppi alla luce della solidarietà umana e sociale. L'aspetto religioso si fonde così con l'aspetto sociale, per questo il ramadhan va inteso come l'espressione della verticalità della fede.
Tutto però dipende dal più importante pilastro dell'Islam, e cioè la Professione di Fede, che unisce tutti gli altri pilastri: la carità, la preghiera e il pellegrinaggio alla Mecca. Non esiste digiuno senza la professione di fede, come non esisterebbero gli altri pilastri se non compresi nell'unico disegno divino che trova, nella professione di Fede, la più alta manifestazione.
 Nel nostro mondo occidentale e nelle Chiese cristiane, il digiuno e l'astinenza dalla carne, che era di regola tutti i venerdì e durante tutta la Quaresima, cioè quaranta giorni, sono stati praticamente abbandonati. Nel mondo protestante questa prescrizione si mantiene astratta e non fa parte di quelle obbligatorie. Tra i cattolici restano solo due giorni di digiuno all'anno, ma un giorno di digiuno per un cattolico significa semplicemente limitarsi ad un pasto e due spuntini. Non si tratta assolutamente di astenersi da alimenti e bevande per tutto l'arco della giornata. La pratica islamica è certo stupefacente per noi cristiani. Costituisce una testimonianza di fede singolare. Non c'è alcuna confessione al di fuori dell'Islam che manifesti in modo così forte la sua fede in questa occasione.
 Rosario Amico Roxas


Come passerò luglio e agosto?

Esattamente come questi ultimi giorni di giugno, a partire da domenica 29 giugno a Torino.
Oltre ai momenti di preghiera e di studio comunitario, ogni giorno rimarrò nella sede della comunità cristiana a disposizione di gruppi biblici, di gruppi parrocchiali, di singole persone che vogliono dialogare, di preti, di coppie, di coppie omosessuali, di persone alla ricerca di sé e di Dio. Si tratta di mesi ricchi di incontri, di visite, di contatti.
Luogo: Pinerolo, Via Città di Gap 13, 2° piano.
Prenotazioni: per fissare giorno e ora 0121/72857 e 3408615482.

don Franco Barbero

GRANDE FESTA A RIVALTA

Venerdì 20 giugno ci siamo trovati come Gruppo Primavera al filo d'erba del gruppo Abele per finire le attività dell'anno con una bella e partecipata preghiera di cui leggerete una più ampia cronaca sul Notiziario della Comunità.
Richiederlo a Francesco Giusti 0121/76441.

Una brutta sorpresa: per Bergoglio Calvino è un «boia spirituale»

Una brutta sorpresa. Davvero brutta. E un'inattesa delusione. Sorpresa e delusione suscitate da alcune pagine dell'attuale pontefice sulla Riforma protestante, che purtroppo riproducono i più logori e grossolani clichés polemici usati dalla Controriforma in tempi lontani per diffamare il protestantesimo. Mai ci saremmo aspettati di vederli riproposti dal papa «venuto da lontano». Queste pagine - già segnalate su Riforma del 16 maggio scorso da una lettera di Carlo Papini, a p. 11 - riproducono una conferenza tenuta dall'allora arcivescovo Bergoglio in Argentina nel 1985, dal titolo: «Chi sono i gesuiti», pubblicata ora in italiano, insieme ad altri due saggi, in un volumetto uscito nel maggio di quest'anno e preceduto da una introduzione di Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica (la nota rivista dei gesuiti), già autore di un'ampia e istruttiva intervista all'attuale pontefice1.

Ora secondo p. Spadaro, «i due casi concreti» esaminati da Bergoglio nella conferenza ora citata, cioè la Riforma protestante e la missione latino-americana, «sono due ricchissimi affreschi» (p. 13), i quali «illuminano il lettore sul modo di procedere di Bergoglio come pontefice» (p. 11) - modo di procedere che, sempre secondo il direttore di Civiltà Cattolica è «fondato su due pilastri: la realtà e il discernimento» (p. 14). Ora io non so bene che cosa il p. Spadaro e, con lui, papa Francesco intendano per «realtà». Sono però certo che la «realtà» della Riforma, per quel poco che la conosco, è completamente diversa da quella «affrescata» da Jorge M. Bergoglio. E' vero che le sue pagine risalgono a quasi 30 anni fa. Ma sono state pubblicate tali e quali 30 anni dopo, in italiano, nel maggio di quest'anno, senza la minima modifica o nota esplicativa, e anzi presentate come un «ricchissimo affresco».
Sentite quello che il papa, quand'era ancora arcivescovo, diceva (speriamo che ora non lo dica né lo pensi più) di Calvino, che, secondo lui, è molto peggiore di Lutero. Lutero era eretico, e l'eresia è «un'idea buona impazzita» (p. 22)
2. Ma Calvino, oltre che eretico, è stato anche scismatico, e lo è stato in tre diverse aree: l'uomo, la società, la chiesa. Nell'uomo, Calvino provoca addirittura due scismi. Il primo è quello «tra la ragione e il cuore», da cui nasce «lo squallore calvinista» (p. 23). Il secondo avviene all'interno della stessa ragione, «tra la conoscenza positiva e la conoscenza speculativa», con danni irreparabili a « tutta la tradizione umanistica» (p. 23). Nella società, Calvino provoca lo scisma tra le classi borghesi, che egli privilegia «come apportatrici di salvezza» (p. 25), e le corporazioni dei mestieri che rappresentano «la nobiltà del lavoro». Calvino sarebbe promotore di «un'internazionale della borghesia» e, come tale, «il vero padre del liberalismo» (p. 26). Nella chiesa, infine, Calvino provoca lo scisma peggiore: «la comunità ecclesiale viene ridotta a una classe sociale» - quella borghese - e «Calvino decapita il popolo di Dio dell'unità con il Padre. Decapita tutte le confraternite dei mestieri privandole dei santi. E, sopprimendo la messa, priva il popolo della mediazione in Cristo realmente presente» (p. 32). Insomma: Calvino è un vero boia spirituale, che decapita tutto quello che può!
Stento a credere che l'attuale pontefice pensi di Calvino e della Riforma queste cose, che non stanno né in cielo né in terra e che nessuno storico cattolico - almeno tra quelli che conosco e leggo - dice più da molto tempo. E dato che i gesuiti, quando nacquero, si diedero come compito, oltre alla missione tra i pagani, anche quello di combattere con ogni mezzo il protestantesimo - come effettivamente è avvenuto - allora, se il protestantesimo che hanno combattuto è quello «affrescato» da Bergoglio, devono sapere che hanno combattuto un protestantesimo fantasma, mai esistito, un puro idolo polemico creato solo dalla loro fantasia, che poco o nulla aveva a che fare con la famosa «realtà», che pure volevano assumere come «pilastro» del loro «modo di procedere».
Ma non è tutto. Sentite quello che Bergoglio diceva (speriamo che ora non lo dica né lo pensi più) delle conseguenze della Riforma. Secondo lui «a partire dalla posizione luterana, se siamo coerenti, restano solo due possibilità fra cui scegliere nel corso della storia: o l'uomo si dissolve nella sua angoscia e non è niente (ed è la conseguenza dell'esistenzialismo ateo), o l'uomo, basandosi su quella medesima angoscia e corruzione, fa un salto nel vuoto e si auto decreta superuomo (è l'opzione di Nietzsche) … Un simile potere [quello vagheggiato da Nietzsche], come ultima ratio, implica la morte di Dio. Si tratta di un paganesimo che, nei casi del nazismo e del marxismo, acquisterà forme organizzate» (p. 34). Tutto questo «a partire dalla posizione luterana», che evidentemente - secondo queste pagine di Bergoglio - e la causa prima, anche se remota, delle cose peggiori accadute in Occidente, compresa la secolarizzazione, la «morte di Dio», e vari totalitarismi che hanno infestato la storia moderna dell'Europa. Insomma, è la vecchia tesi della Controriforma: la Riforma protestante vista come sorgente di tutti i mali, o meglio di tutti quelli che la chiesa di Roma considera «mali».
Mi chiedo come sia possibile avere oggi ancora (o anche 30 anni fa) una visione così deformata, distorta, travisata e sostanzialmente falsa della Riforma protestante. E' una visione con la quale non solo non si può iniziare un dialogo, ma neppure una polemica: non ne vale la pena, perché è troppo lontana e difforme dalla «realtà». Una cosa è certa: a partire da una visione del genere, una celebrazione ecumenica del 500° anniversario della Riforma nel 2017, appare letteralmente impossibile.

1 Jorge Mario Bergoglio, Chi sono i gesuiti, EMI, Bologna 2014 (la prima edizione, apparsa a Buenos Aires, è del 1987; un seconda edizione è apparsa in Spagna nel 2013).

2 Quindi - lo dico in nota - noi valdesi «eretici» da otto secoli, siamo, insieme a tutti gli altri protestanti, seguaci di «un'idea buona impazzita», cioè, in qualche misura tutti pazzi.

Paolo Ricca  (Riforma 6 giugno)

Asia. Sta crescendo un buddhismo radicale

Anuradha Sharma
Vishal Arora

Bangkok, Rns/Protestlnter

Per molti occidentali, il buddhismo consiste nel volere raggiungere l'illuminazione, forse anche il Nirvana, per mezzo di metodi pacifici come la meditazione e lo yoga. Ma in alcune zone dell'Asia si sta manifestando un buddhismo più affermato, veemente e militante. In tre regioni dove il buddhismo è maggioritario, una forma di nazionalismo religioso se n'è accaparrato.
Nello Sri Lanka, dove il 70% della popolazione è buddhista theraväda, un gruppo di monaci ha formato il Bodu Bala Sena, la Forza di potenza buddhista, nel 2012, per «proteggere» la cultura buddhista del Paese. La forza, soprannominata Bbs, ha effettuato almeno 241 attacchi contro i musulmani e 61 contro i cristiani nel 2013, secondo il Congresso musulmano dello Sri Lanka.
Nel Myanmar, almeno 300 Rohingya, una minoranza musulmana i cui antenati erano migranti dal Bangladesh, sono stati uccisi e circa 300.000 sfollati, secondo Genocide Watch. Ashin Wirathu, un monaco che si descrive come il Bin Laden birmano, incoraggia la violenza descrivendo la presenza dei Rohingya come una «invasione» musulmana.
E nella Thailandia a maggioranza buddhista, almeno 5000 persone sono morte nella violenza tra musulmani e buddhisti nel sud del Paese. La Fondazione Conoscere Buddha non è un gruppo violento ma perora per una legge anti blasfemia per punire ogni persona che recherebbe pregiudizio alla fede. Il gruppo milita altresì perché il buddhismo sia dichiarato religione di Stato e dipinge la cultura popolare come una minaccia per i credenti.
Anche se il fondamentalismo è un termine che finora è stato usato principalmente in contesti cristiani, musulmani o induisti, alcuni cominciano a usarlo per descrivere certi buddhisti.

Un buddhista non può essere nazionalista. Maung Zarni, un esule birmano che ha scritto molto sulla violenza in atto nel Myanmar e nello Sri Lanka, fa osservare che nel buddhismo non c'è posto per l'integralismo. «Un buddhista non può essere nazionalista», ha dichiarato questo ricercatore invitato alla London School of Economics, «Per i buddhisti non c'è un Paese. Voglio dire, in questa religione non esiste nulla di simile a "io" "la mia" comunità, "il mio" Paese, "la mia" razza oppure "la mia" fede». Egli considera inoltre la richiesta di una legge anti blasfemia in Thailandia come una distorsione del buddhismo che non autorizza alcuna «organizzazione a definire una politica o a regolare il comportamento o i pensieri profondi dei fedeli».
Ma Acharawadee Wongsakon, la maestra buddhista che ha fondato Conoscere Buddha, insiste sul fatto che il Buddhismo ha bisogno di una protezione giuridica e la società deve rispettare certe prescrizioni su ciò che deve essere o non essere fatto. Lei e altri vedono i nuovi movimenti come offerte della «vera conoscenza sul buddhismo».
Il conflitto thailandese tra gli insorti musulmani e i buddhisti locali, rilanciato nel 2004 lungo il confine con la Malesia, fa parte di una controversia di lunga data che oppone i monaci buddhisti e gli insorti musulmani. «Certo che la Thailandia ha la propria forma di razzismo "buddhista" nei confronti dei non buddhisti», riconosce Maung Zarni. «Ma non sono sicuro che la società thailandese andrà nel senso del buddhismo theraväda dello Sri Lanka e del Myanmar, dove il razzismo di natura genocidaria ha contaminato la massa buddhista».

Perché i buddhisti vedono l'islam come una minaccia. Il monaco buddhista Phramaha Boonchuay Doojai, maestro di conferenze al Collegio buddhista di Chiang Mai in Thailandia, dichiara che ci sono ragioni per le quali i buddhisti theraväda vedono l'islam come una minaccia. Fra queste, egli cita la distruzione dell'Università Nalanda in India da parte del generale turco Bakhtiyar Khilji l'inizio del XIII secolo e gli attacchi contro statue di Buddha di Bamiyan, in Afghanistan,  intorno al VII secolo e, più di recente, da parte dei Talibani, nel 2001. «Migliaia di monaci sono stati bruciati vivi o decapitati quando il generale Khilji voleva sradicare il buddhismo», ricorda il ricercatore.
Maung Zarni pensa che ci siano dei legami tra le reti che egli chiama «anti Dharma» nello Sri Lanka, nel Myanmar e in Thailandia essendo il Dharma quel valore buddhista che ingloba la perennità, la legge naturale, i costumi, la virtù o la giustizia. «Queste reti sono tossiche. E' un cancro profondamente nocivo a tutti   umani ovunque».
Di recente, Ashin Virathu è stato presentato in prima pagina del Time magazine come «il volto del terrore buddhista». Il governo del Myanmar ha vietato quel numero del settimanale americano. Ma in un'intervista, il monaco ha dichiarato: «Sono fiero di essere chiamato buddhista radicale».(job)
(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)
(da Riforma 13 giugno 2014)

sabato 28 giugno 2014

LUCIANO GALLINO

"E arrivato il momento
di realizzare un'idea che
da tempo circola nella Ue:
un grande piano
di investimenti in strade,
ospedali, trasporti e scuole
che l'austerità ha
gravemente corroso".

IL GIOCO DA BAR DIVENTATO SFIDA SOLITARIA NELLA RETE


Bevono fino a sbronzarsi e poi postano il video del loro abbruttimento. E tutto per non perdere la faccia di fronte alla community. Funziona così la cosiddetta Nek Nomination, un gioco che consiste in una sfida all'ultimo bicchiere. Per partecipare bisogna essere nominati da un amico, armarsi di smartphone o di webcam, bere il più possibile e pubblicare il video sul social network. Lo sfidato può a sua volta rilanciare il guanto ed estendere la singolar tenzone ad altri amici. E per chi spezza la catena sottraendosi alla prova di resistenza la pena è la perdita dell'onore.

Nata in Australia, la moda è diventata ben presto virale. Con esiti drammatici. Si calcola infatti che nei primi mesi del 2014 abbia già fatto una decina di giovani vittime. In realtà il social game è la versione digitale di "Padrone e sotto", un gioco tradizionale, altrettanto feroce e violento. In cui chi comanda costringe l'altro, o gli altri giocatori a sottostare ai suoi ordini e bere fino all'ubriachezza.

Ma se la brutalità e la stupidità appaiono comuni, le dimensione e le conseguenze sono diverse. Proprio come lo sono la comunità reale, quella face to face, e quella virtuale, face to facebook. Che traduce certe forme competitive di socialità, fondate sulla sopraffazione, nel bisogno narcisistico di visibilità tipico della società dell'immagine. Dove il gioco non ha più intorno la cornice del bar del paese. Fatta di persone in carne e ossa. Ma quella virtuale del villaggio globale. Per cui alla fine ciascuno è senza interlocutori e senza limiti. Solo contro tutti. O meglio contro il voyeurismo indifferente della rete.

(Marino Niola, Il Venerdì 13 giugno)

DATE E APPUNTAMENTI COMUNITARI

Torino: domani 29 giugno incontro della comunità nascente in Via Principe Tommaso 4 dalle 10,30 alle 15,30.

Martedì 1 luglio
a Pinerolo in Via città di Gap 13 ore 18 -19,30 incontro " Decidiamo insieme" per organizzare la vita della comunità nei mesi estivi e per scegliere le letture bibliche del dopo-estate.
Franco invita ad una preghiera biblica sui Salmi coloro che lo desiderano a partire dalle 17,15 nella stessa sede.

Venerdì 4 luglio: salutiamo Francesca e Marco, pastore valdese della chiesa di Pinerolo che, con la loro famiglia, si trasferiscono ad Albiano di Ivrea. Ci troviamo alle ore 21 per la celebrazione eucaristica presieduta da Marco. Chi lo desidera può partecipare alla cena  autogestita a partire dalle ore 19.

Domenica 13 dalle ore 10,15: celebrazione comunitaria dell'eucarestia.
La predicazione si svolgerà sul testo di Luca 12, 49-59.

Pranzo comunitario per chi vuole.


Papa Francesco scomunica la fondatrice di «Noi siamo Chiesa» e suo marito

Papa Francesco ha scomunicato la Presidente e co-Fondatrice del Movimento Cattolico del Dissenso "Noi siamo Chiesa», l'austriaca Marta Heizer, 67 anni, insieme al marito Gert. Le Messe celebrate in casa dalla donna insieme al marito, fautori di riforme della Dottrina Cattolica, per il decreto di scomunica erano causa di reato grave, rientrando nei «delicta graviora» previsti dal (codice di Diritto Canonico. «Siamo indignati», è stata la reazione della coppia.
Il caso Heizer era scoppiato nel 2011, quando la donna, insegnante di religione a Innsbruck, decise di sfidare il Vaticano sulla questione del sacerdozio femminile annunciando la sua intenzione di celebrare la Messa nella sua casa di Absam, piccolo comune nei pressi del capoluogo tirolese. In seguito la donna cominciò effettivamente a officiare regolarmente la Messa insieme al marito Gert, davanti ad altri fedeli e in assenza di sacerdoti.
La Congregazione per la Dottrina della Fede istituì una commissione che adesso ha stabilito la scomunica. E' stato il Vescovo di Innsbruck Manfred Scheuer a consegnare personalmente il decreto di scomunica a Marta e Gert Heizer, che lo hanno respinto. I 2 coniugi hanno diffuso una nota in cui si dicono scioccati per la decisione giunta da Roma.
Il Movimento «Wir sind Kirche» è oggi uno dei più numerosi e tra i più attivi in Europa nel promuovere modifiche in senso progressista della Dottrina Cattolica.
Nacque intorno a un piccolo gruppo di Cattolici di Innsbruck capitanato da Thomas Plankesteiner e appunto da Martha Heizer, che nell'apriledel1995 pubblicò un «Appello dal popolo di Dio» rivolto alla Gerarchia della Chiesa per chiedere proprio l'introduzione del sacerdozio femminile, oltre a una maggiore democrazia, all'abolizione del celibato dei preti e all'adeguamento della morale sessuale ai costumi moderni. Il testo raccolse moltissime adesioni in tutto il Continente ma soprattutto in Austria e in Germania: rispettivamente 505.000 e 1,8 milioni di firme.
«Ci indigna profondamente - dicono i due scomunicati da Papa Francesco - il fatto di ritrovarci nella stessa categoria dei preti colpevoli di abusi. Ma siamo amareggiati soprattutto perché non conosciamo un solo caso in cui un colpevole di abusi sia stato scomunicato. Non abbiamo accettato il decreto, ma al contrario lo abbiamo respinto. Non abbiamo mai accettato il processo nella sua struttura e conseguentemente non accettiamo neanche la condanna. Continueremo a impegnarci con maggior forza per la riforma della Chiesa Cattolica. Proprio questo modo di procedere mostra con  quanta urgenza essa abbia bisogno di un rinnovamento». (News Cattoliche)

venerdì 27 giugno 2014

Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno.

Enrico Berlinguer

MANUEL CASTELLS

"Il peggioramento delle condizioni di vita non dipende solo dalla crisi: è una tendenza a lungo termine di un capitalismo che porta a concentrare la ricchezza e aumentare la disuguaglianza."

 

OMOSESSUALI: A PICCOLI PASSI

Oggi la lotta contro il pregiudizio e l'omofobia non è per nulla finita. Ma indubbiamente, anche in Italia, si aprono delle finestre finora blindate anche in Parlamento.

Tutto questo è frutto del lavoro di centinaia di gruppi, di associazioni, di comunità, di comitati, di studi, di dibattiti che hanno creato una nuova coscienza dei diritti inalienabili delle persone.

Avanti con  fiducia.

Franco Barbero

MAMMA SOPHIA


Mamma Sophia,

la tua mano dondola la culla

di ogni bambino...

Dono al popolo dei credenti,

a tutte le genti.

 

Dai e ricevi.

Porti e condividi.

Dissodi e semini.

Coltivi e fai crescere.

Aspetti e mieti.

Porti vita e dai vita.

Apprezzi il tuo genere

rispetti la tua femminilità.

Conosci il potere e la gioia

di essere stata creata femmina.

Tu sei la Sapienza.

Una traduzione vivente del Divino.

 

Sapienza,

le tue figlie cantano!

I tuoi discendenti festeggiano.

Hai edificato bene la tua casa.

(Adattato da Diane Givens Moffett: Beyond greens and cornbread)

(Riforma 20 giugno)

«Quel padrino è vietato». E Matteo non fa la cresima

«Ho sposato una donna divorziata - racconta - a cui la giustizia civile ha riconosciuto i torti subiti con una sentenza che condannava a nove mesi l'ex marito per percosse. Le due figlie di lei sono diventate le mie figlie e per loro sono stati compiuti tutti gli sforzi necessari per garantire le opportunità di crescita, di formazione e di futuro che i genitori devono assicurare per obbligo di legge, ma ancora prima per dovere morale e di fede». «Per fare il padrino - aggiunge - dovrei lasciare mia moglie e le mie figlie. Impensabile. Ma non voglio neanche rinunciare a fare il padrino di un ragazzo che non mi ha scelto certo per interesse o per suggerimento». «Ecco perché - spiega - voglio iniziare una semplice, ma decisa battaglia. "Io no, un assassino sì". Rivendico il mio essere cristiano e lotterò con ogni mezzo per far cambiare questa ingiustizia». «Voglio con tutte le mie forze e con il mio cuore essere il padrino di Matteo. Non so come spiegare - cosi Maraschio conclude la sua lettera a Papa Francesco - ad un giovincello che vede tante incongruenze, purtroppo anche nella Chiesa, che sono colpevole di non so bene quale colpa. Desidererei essere io destinatario di quel messaggio di comprensione che da millenni ha innalzato la vita di tutti noi e che quella comprensione diventasse fatto concreto. Chiedo scusa per avervi importunato, ma sono un cristiano che si rivolge ai suoi Pastori».
Ma non si ferma a questo. Il padrino «mancato» lancia anche una petizione online a sostegno della sua battaglia. Se una persona si pente del suo peccato, risulta in linea con la fede cattolica, mentre chi si risposa o si unisce in matrimonio con chi è divorziato, mantiene «attivo» il peccato, perpetrandolo nel tempo senza pentirsene.
E' la condizione che vivono tutti i divorziati risposati che vorrebbero accedere ai sacramenti. Un tema sentito nella Chiesa alle prese con la crisi della famiglia. Su questo tema Papa Francesco ha convocato due sinodi dei vescovi e ha coinvolto nella discussione tutte le diocesi del mondo. Entro il 2015 arriveranno le decisioni. Intanto il giovane Matteo, ha rinunciato alla sua cresima. E non è un marziano.

Michele Serra

A proposito degli intralci legali che ostacolano chi vuole formare "famiglie non tradizionali" si parla molto di diritti negati, ma ci si dimentica che ogni famiglia è anche sede di doveri; per esempio, il dovere del mantenimento e dell'accudimento. E dunque negare a chi lo voglia di costituire "una famiglia", o comunque un nucleo di convivenza riconosciuto, è doppiamente grave: perché lede diritti e perché impedisce doveri. Nel tempo della crisi economica più grave del capitalismo (in una battuta: società liquida, ma con pochi liquidi), ogni forma di aggregazione sociale e di mutuo soccorso, anche quelle fin qui mai viste, andrebbe considerata non solamente con rispetto, ma con favore: perché la solitudine aggrava la fragilità economica e psicologica. In uno dei suoi capolavori, Comica finale, Kurt Vonnegut immagina la creazione di grandi "famiglie artificiali" per combattere la solitudine. Sconosciuti diventano "parenti" grazie all'adozione di uno stesso pseudo-cognome, che può essere di animale o di pianta. Io per esempio potrei essere Michele Vongola Serra e partecipare al raduno annuale dei Vongola. Il legarne sessuale, nella sua tradizionale forma binaria così come nelle sue tante varianti, non è il solo motore della socialità. C'è anche la solidarietà. I legislatori pensano troppo al sesso e poco alla socialità.

(Repubblica 14 giugno)

PIANETA, impatti del riscaldamento climatico

Il 31 marzo è stata resa nota a Yokohama (Giappone) la seconda parte del rapporto del Gruppo intergovernamentale di esperti sull'evoluzione del clima (la prima parte riguardava in particolare i ghiacciai e gli ecosistemi). Il documento rileva una grande varietà di impatti, che arrivano prima del previsto sulle società umane, sugli ecosistemi e sull'agricoltura. Il disordine climatico determina in agricoltura la perdita della produzione di grano in Europa del 2% per decennio, che in alcune regioni raggiungerà il 20% da ora al 2030, mentre la domanda mondiale si attesterebbe sull'aumento del 14%. E anche, come si legge nel rapporto, il riscaldamento climatico «può indirettamente aumentare i rischi di violenti conflitti come guerre civili o scontri di intergruppi, ampliando le componenti ben note di tali conflitti come la povertà e gli urti economici». Sulla portata dei fiumi in tutto il mondo gli esperti prevedono una diminuzione di acque, con la conseguente difficoltà a far funzionare le centrali termiche o nucleari. Non parliamo della pesca. «Tutta la vita marina, dunque la pesca, è basata a un livello inferiore della catena alimentare, cioè la produzione di fitoplancton nell'Oceano. Ora questa produzione sulla traiettoria dove siamo, calerà del 9% sino alla fine del secolo». Ancora nel rapporto si legge che nel corso di questo secolo le popolazioni costiere saranno colpite da inondazioni sempre più frequenti. Sono dunque necessari l'adattamento e la riduzione significativa delle emissioni di gas a effetto serra. I lavori del gruppo di Yokohama dovrebbero servire ai politici per un negoziato internazionale sul finanziamento di quelle azioni che limitino l'aumento delle temperature medie del pianeta a due gradi centigradi rispetto al presente sino alla fine del secolo.
Anna Portoghese

(Rocca)

giovedì 26 giugno 2014

INCONTRARE LE SCRITTURE

Lidia Maggi, pastora battista, presente alle attività del Festival biblico fin dall'inizio. Il Festival è una bella sorpresa nel panorama culturale italiano: per quali ragioni la Scrittura offerta negli spazi aperti di una città riesce ad affascinare?

 «La Bibbia è ancora avvolta da una nebbia di timore e pregiudizi. Portare la Bibbia nelle piazze significa far riscoprire che questo libro parla di noi, racconta la vita in tutti i suoi aspetti, dal dolore alla gioia. Certo, la Bibbia ci narra di Dio, ma di un Dio che sembra trovarsi più a suo agio nelle strade o nelle case piuttosto che nel tempio. Un Dio che sceglie di camminare con persone dalle storie imperfette piuttosto che con i santoni, un Dio che si lega a gente come noi. Portare la Bibbia per le strade è un modo per aiutare le persone a uscire dai luoghi comuni e dai pregiudizi per fare un’esperienza di incontro diretto con il mondo delle Scritture».

– Perché è importante leggere la Bibbia anche al di fuori di un contesto religioso?

«Perché la Bibbia, oltre a essere il libro della fede, è un capolavoro letterario che ha ispirato l’arte e la cultura dell’Occidente. Conoscere la Bibbia è come viaggiare conoscendo l’inglese. I simboli, i racconti, i detti, i personaggi biblici sono entrati nella nostra cultura anche se noi non ne riconosciamo la fonte. E poi la Bibbia è un testo intrigante, pieno di storie bellissime. Certo, un testo complesso, ma forse è proprio questa la sua forza: ci strappa dal pensiero unico, dalla banalizzazione dell’esistenza per restituirci quella complessità della verità che non può essere ridotta a slogan».

– Il Festival offre un’occasione ecumenica di confronto e scambio: è sfruttata in tutte le sue potenzialità?

«Al Festival biblico è possibile ascoltare un pastore valdese che spiega la Scrittura, ascoltare un coro evangelico cantare gospel, incontrare biblisti provenienti da diverse aree confessionali che insieme si confrontano sui testi. È un’occasione per scoprire la Bibbia attraverso gli occhi delle donne, dei giovani o degli artisti. C’è ancora tanto da fare per rendere più plurale questo spazio. Grande responsabilità è affidata alla realtà locale, come le chiese evangeliche presenti nel territorio, che sono portatrici di una diversità che aiuta a liberare la Bibbia da letture confessionali. Ma queste non dovrebbero essere lasciate da sole: sarebbe bello se gli esecutivi delle nostre chiese si accorgessero di quest’evento e decidessero di investire in risorse organizzative nei luoghi dove si svolge il Festival».

(interviste a cura di William Jourdan)

(Riforma 20 giugno)


DOMENICA 29 GIUGNO A TORINO

Oggetto:
Promemoria incontro domenica 29 giugno.
Vi scrivo per rammentarvi che questa domenica - 29 giugno - si svolgerà l'incontro della Comunità nascente in via Principe Tommaso, 4 a Torino, il programma sarà il seguente:  dalle ore 10 arrivi e accoglienza.
Alle 10,30 verrà celebrata l'eucarestia, poi pranzo comunitario autogestito e nel pomeriggio conversazione sul significato dei diversi termini "eucarestia, messa, santa cena o cena del Signore e sinassi" e programmazione.
L'incontro terminerà verso le 15,30.
Vi ricordo inoltre che sabato 28 giugno a Torino si svolgerà il Pride (il corteo partirà alle 16,30 da Porta Susa e lungo via Cernaia, via Pietro Micca, piazza Castello e via Po arriverà in piazza Vittorio Veneto) e il tema di quest'anno sarà: "La diversità è un diritto, l'uguaglianza è un dovere". A domenica
Anna



FESTA DI PIETRO E PAOLO

Matteo 16, 13-19

 

13Arrivato Gesù nel territorio di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?» 14Ed essi risposero: «Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia, e altri Geremia, o uno dei profeti ». 15« Ma voi», domandò loro, «chi dite ch'io sia? » 16Rispose Simon Pietro, confessando: « Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente ». 17E Gesù gli rispose: «Beato te, o Simone, figlio di Giona, perché non la carne né il sangue ti ha rivelato questo, ma il Padre mio, che è nei cieli. 18Ed io dico a te, che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno mai prevarranno contro di lei. 19E a te darò le chiavi del regno dei cieli: e qualunque cosa avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli: e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli ».

 

UN TESTO MANIPOLATO
Solo una tardiva e manipolata lettura del testo ha potuto lentamente nel secondo millennio mettere questa pagina, che troviamo solo nel Vangelo di Matteo a fondamento e legittimazione del potere, facendo del papato una monarchia assoluta, centralizzata. Tra la persona di Pietro e la figura del "pontefice romano" esiste una discontinuità totale. Quando sento dire che Pietro è stato" il primo papa", penso che l'umorismo di cattivo gusto non ha limiti e l'ignoranza storica nemmeno. Leggere in chiave di potere queste righe del Vangelo comporta un clamoroso travisamento. La comunità di Matteo ha visto nella fede di questo discepolo un punto di riferimento per la sua fede, per la sua sequela di Gesù, anche se segnata da tradimenti e fragilità.

È noto, detto di passaggio, che il suo martirio a Roma è questione di cui discutono gli storici (si veda il bel libro di Carlo Papini edito dalla Editrice Claudiana su Pietro a Roma), senza aver raggiunto una certezza.

Ma questa domenica, dopo la visita di papa Francesco in Calabria, penso che sia utile riflettere brevemente su un fatto: quando nella chiesa ci sono ministri che si svestono dei panni sacrali e cercano di convertirsi ad un ruolo di servizio, succede qualcosa di evangelico.

Il popolo di Dio, dopo anni di pontificato di potere, vede oggi in Francesco profilarsi l'immagine e la realtà del servitore. Il potere cede il posto, inizia a cedere il posto, ad una autorevolezza che non ha nulla di sacralizzato.

Non possiamo né scommettere tutto sul papa, né rilassarci perché ora c'è un pastore accogliente. Sarebbe un vero travisamento ed un errore terribile per la chiesa.

Siamo forse chiamati a sostenere in ogni spazio ecclesiale una pratica del servizio, a portare noi stessi nella comunità e nel mondo questo stile.

Non è il caso di illudersi. Solo la "conversione", della chiesa, che siamo noi, è la svolta evangelica alla quale Dio ci chiama, ma questa volta compare un pastore che, in molte parole e in molti gesti, ci fa pensare a Gesù, ci invita a guardare ai poveri con impegno di solidarietà.

UNA SCOMUNICA CHE CONTA
I giornali riflettono in giornata su ogni evento. Io credo che sulla decisione del Papa di scomunicare i mafiosi, di condannare la mafia e 'ndrangheta noi cristiani dovremmo riflettere a lungo e trarre alcune conclusioni.

Le parole del papa sono chiare, inequivocabili. Esse segnano in profondità e limpidezza il carattere pastorale del ministero di papa Francesco: è schierato contro i poteri forti, le macchine, la finanza speculativa, le multinazionali che sfruttano i poveri, l'industria bellica.

In questo suo secondo anno da vescovo di Roma si nota, su questi terreni, una grande coerenza evangelica.

Ecco perché la persona del papa è a rischio dentro la chiesa e nei vari momenti pubblici del suo ministero. Si è schierato ed esposto. Ci sono conseguenze per le chiese locali e per ciascuno di noi. Ogni complicità con forme di illegalità significa contrastare una scelta che molte associazioni, comunità, parrocchie, istituti religiosi, comunità monastiche, vescovi e lo stesso papa hanno compiuto.

Questa è una scomunica che conta perché è pronunciata dal papa, ma è parte della coscienza diffusa del popolo di Dio. Qui è una scomunica richiesta da una larga parte della chiesa.

UN PASTORE CHE SI SPENDE
Carceri, sofferenti, la "gente comune",  i preti delle parrocchie: la visita del papa in Calabria è stata la conferma che Francesco è, sulle tracce di Gesù, un pastore che non si risparmia.

Ci possiamo domandare se le nostre chiese locali, spesso un po' addormentate, raccolgano queste sollecitazioni. La risposta non può che partire da ciascuno/a di noi.

In tutti questi mesi abbiamo notato con gioia uno spostamento di asse: da "sommo pontefice", a "vescovo-pastore". Papa Francesco non ha contraddetto teologicamente quel tragico dogma che culminò nella dichiarazione dell'infallibilità papale del 1870. Questo macigno dogmatico, che non trova alcun appoggio biblico nelle Scritture (la lettura di oggi non fece mai pensare nei primi secoli al papato, come ho documentato più volte su questo blog), resta purtroppo ancora nell'insegnamento ufficiale cattolico.

Tuttavia sia lo studio biblico, sia una nuova coscienza ecclesiale, sia questi comportamenti di Francesco possono costituire una premessa, uno stimolo ad un totale ripensamento del ministero del vescovo di Roma. Passo dopo passo, con speranza attiva.

Franco Barbero

PINEROLO: VIA REGIS 34

Gerardo Lutte e Lenia, Sabato 28 giugno alle ore 18 all'Istituto Murialdo presenteranno la loro esperienza dei ragazzi e delle ragazze di strada in Guatemala.
Cena autogestita. Troviamoci numerosi per questa opera di solidarietà.

don Franco Barbero

Comunità nascente di Torino

Ci incontriamo domenica 29 giugno dalle 10,30 alle 15,30: accoglienza, eucarestia comunitaria, dialogo e anche pranzo autogestito.
Segnalerò anche alcuni appuntamenti che possono essere utili per letture e approfondimenti.
Dunque, ci vediamo a Torino in Via Principe Tommaso 4.

mercoledì 25 giugno 2014

SOSTEGNO A MARINO

Anche il sindaco di Roma non è perfetto. Ma l'attacco che subisce da più parti è indegno.
Marino a Roma come sindaco ha attaccato i poteri forti. Per questo lo odiano e, anche a sinistra, quelli che vogliono poltrone vorrebbero sostituirlo con un uomo più arrendevole, più allineato.
Marino ha ereditato dalle passate gestioni un debito mostruoso di 22 miliardi di euro, frutto di scelte sbagliate e di corruzione.
Tutti gli chiedono di fare miracoli. Uno, semplice, dovrebbe farlo Renzi: sostenere Marino e finanziare "Roma capitale", anziché barcamenarsi tra amici e avversari di questo sindaco che ama la sua città.

Franco Barbero

Don Geppe, il prete cinese della Mole

«Una classe di catechismo? No, meglio  non chiamarla così, altrimenti i genitori potrebbero decidere di non  mandarli più agli incontri. Sono diffidenti verso il cattolicesimo». Don Giuseppe Xaboing è cauto quando parla del suo progetto di avvicinamento e conoscenza della chiesa cattolica all'interno della comunità cinese di Torino. "Don Geppe", come lo chiama chi lo frequenta, è il primo sacerdote cattolico cinese di Torino. La sua comunità conta appena dieci persone, due famiglie cattoliche da sempre che, quando sono arrivate sotto la Mole, si sono riunite intorno alla sua figura. «In Cina le persone della mia età sono cresciute con la convinzione che è meglio stare lontano dalla  chiesa - spiega il sacerdote -. In Cina era meglio non sbandierare ai quattro venti il tuo status di sacerdote». Quando Xaobing Chen è nato ed è stato battezzato Giuseppe per volontà della nonna, i preti erano quasi tutti in carcere. A Torino aiuta i ragazzi cinesi di Porta Palazzo a fare i compiti, assiste i parroci torinesi  e cerca di farsi conoscere dalle famiglie che non hanno nemmeno il tempo di avvicinarsi alle funzioni della domenica: "Da quando sono qui ho celebrato una sola messa in cinese. I miei fedeli sono sempre al lavoro».

(Repubblica 4 giugno)

TSIPRAS

Metodi a parte, dunque, sembra che le condizioni per un percorso unitario esistano. Manca un piccolo particolare: un leader. Alexis Tsipras, purtroppo, è greco. E senza un leader unitario, la tenuta del blocco di sinistra è messa alla prova. «Io un'idea per un leader ce l'ho», dice Curzio Maltese, «ma non la dico». Ce lo descrive almeno? «Dovrebbe provenire dal mondo delle associazioni o del sindacato», si sbilancia. Maurizio Landini? «Avrebbe tutte le carte in regola e ha tutta la mia stima, ma fa un altro mestiere», concede il giornalista, senza sbottonarsi di più. Un leader però va trovato, e in fretta, dice Maltese. «Conoscendo Renzi, temo che in pochissimo tempo si andrà a elezioni: vorrà riscuotere subito», continua l'europarlamentare. «Per questo bisogna velocizzare i tempi. Il nostro contenitore dovrà presentarsi anche alle Politiche col suo bel simbolo rosso. Il problema è che la nostra lista ha la testa, cioè le idee, ma non il corpo, cioè non siamo ancora radicati e presenti lì dove ci sono i problemi reali». Per ora, l'importante è non perdere la testa.

“DECIDIAMO INSIEME”

Martedì 1 luglio dalle 18 alle 19,30 ci incontriamo nella sede della comunità in Via Città di Gap 13 a Pinerolo per decidere insieme tutte le attività di luglio e agosto.
Chi vuole può fermarsi per un boccone di cena autogestita (occorre prenotarsi per la cena).

Franco propone a chi lo desidera di trovarsi alle ore 17,15, sempre in Via Città di Gap 13,  per la preghiera dei Salmi.

COME SI UCCIDE LA SCIENZA

C'era una volta un salvatore della patria, Mario Monti, osannato dai media e appoggiato da quasi tutto il Parlamento italiano che votava senza battere ciglio le «riforme che ci chiede l'Europa». Mario Monti, alla domanda «Qual e la manifestazione più completa del grande successo dell'Euro?» rispose cosi: «La Grecia».
La Grecia dopo quattro anni il salvataggio della troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) è ancora in recessione, ha un tasso di disoccupazione del 27% che sale al 55% per i giovani, ha sofferto un abbassamento del Pil del 20% e il 30% della sua popolazione vive sotto il livello di povertà dell'Unione europea. Forse non a caso il partito dell'ex salvatore della patria ha raggiunto lo 0,7% alle ultime elezioni, rendendo automaticamente smemorati tutti gli adulatori di ieri.
Le conseguenze per l'Università, in Grecia, sono state terrificanti.
Dal 2010 non ci sono stati nuovi reclutamenti, il personale docente invecchia e si riduce e molti corsi fondamentali sono stati tagliati col relativo degrado della qualità dell'istruzione avanzata e della ricerca scientifica. Questa situazione ha comportato una perdita di fondi sia nazionali che internazionali destinati alla ricerca e una vera e propria emorragia di giovani ricercatori. Il finanziamento alle università è diminuito del 50%: ad esempio il budget dell'Ateneo di Atene è passato dai 40 milioni del 2009 ai 14 del 2012 e quello dei centri di ricerca da 80 milioni a 36 milioni nello stesso arco di tempo. Questo calo drastico di risorse è avvenuto in un sistema che già era in sofferenza. Evapora così ogni residua speranza non solo per le giovani generazioni ma per il Paese stesso di riprendersi da una crisi devastante.
L'Italia sta seguendo la stessa traiettoria. Dal 2009 a oggi il finanziamento per l'università è calato del 20%, i fondi per progetti di ricerca sono stati azzerati, il reclutamento è diminuito del 90%.
Chi ci rimette di più sono i sempre i più deboli ovvero gli studenti e i giovani ricercatori. Così mentre chi dirige l'accademia al massimo si scalda per una bella discussione sul sistema di reclutamento ideale, che a quanto pare non è quello introdotto dalla riforma epocale del ministro dell'Istruzione Gelmini pur approvato tra gli applausi generali, l'Ita1ia sta rincorrendo la Grecia verso l'incubo del fallimento del proprio futuro.

(left 31 maggio 2014)

martedì 24 giugno 2014

CHELSEA MANNING SCRIVE

Quando nel 2010 ho deciso di divulgare informazioni segrete, l'ho fatto per amore verso il mio Paese e per un senso di dovere nei confronti degli altri. Adesso, per quelle rivelazioni non autorizzate, sto scontando una condanna a 35 anni di prigione, ma le preoccupazioni che mi avevano motivato non sono state risolte.
Mentre in Iraq deflagra una guerra civile e l'America prende ancora una volta in considerazione un intervento militare, quella situazione irrisolta e incompiuta dovrebbe dare nuovo impulso all'urgenza di capire come l'esercito americano abbia controllato la copertura mediatica del suo coinvolgimento in Iraq e in Afghanistan. Credo che i limiti imposti alla libertà di stampa rendano impossibile per gli americani comprendere che cosa sta accadendo nelle guerre che finanziamo.
Se avete seguito i notiziari durante le elezioni del marzo 2010 in Iraq, ricorderete che dichiaravano quelle consultazioni un successo completo, lasciando intendere che l'intervento militare aveva consentito di dar vita a un Iraq stabile e democratico.
Quanti di noi si trovavano dislocati in Iraq erano consapevoli di una realtà estremamente più complessa. I rapporti  diplomatici che passavano dalla mia scrivania parlavano nei dettagli di brutali repressioni contro i dissidenti politici attuate dal ministero iracheno degli Interni e dalla polizia federale per conto del premier Al Maliki. I prigionieri spesso erano torturati o perfino uccisi.
All'inizio di quell'anno, ricevetti l'ordine di svolgere indagini su 15 soggetti che la polizia aveva arrestato perché sospettati di "stampare materiale anti-iracheno". Venni a sapere che quegli uomini non avevano collegamento alcuno con il terrorismo: stavano soltanto criticando l'amministrazione di Al Maliki. Comunicai quanto appurato al funzionario in comando a Bagdad Est, mi rispose che quell'informazione non gli serviva e che avrei fatto meglio ad aiutare la polizia federale a individuare altre «tipografie di materiale anti-iracheno». Rimasi sconcertato dal comportamento delle nostre forze armate, complici nella corruzione di quell'elezione. Ciò nonostante, questi dettagli passarono inosservati dai media americani. I giornalisti, invece, dovrebbero avere un accesso tempestivo alle informazioni.

(© 2014 New York Times News Service. Traduzione di Anna Bissanti)
(da Repubblica 16 giugno)