giovedì 2 aprile 2015

LA PIZZA NAPOLETANA PATRIMONIO DELL'UMANITÀ?

La pizza napoletana potrebbe diventare patrimonio dell'umanità. Martedì prossimo il ministero delle Politiche agricole presenterà la candidatura all'UNESCO. Una consacrazione ufficiale per un cibo che universale lo è già. Perché la pizza è l'emblema planetario dell'italian food.
È dal Settecento che questo capolavoro della gastronomia popolare ha iniziato la sua irresistibile ascesa dai vicoli napoletani ai quattro angoli del globo. In realtà, più che una storia quella della pizza è una mitologia. È già famosa quando Alessandro Dumas visita Napoli nel 1835 e ne rimane entusiasta. Anche perché coglie che dietro l'apparente semplicità questo street food nasconde un antico saper fare. È una risposta sostenibile al bisogno di sfamarsi. Pochi cibi infatti sono ecocompatibili come la pizza, in grado di soddisfare insieme le esigenze del gusto e quelle del benessere, a costi accessibili a tutti. Per questo la pizza ha letteralmente colonizzato il gusto del nostro tempo. Perché è un hard disk compatibile con i più diversi software gastronomici. Ci si può mettere sopra di tutto ma rimane sempre lei.
Cibo povero e sublime. Democratico e inclusivo. Un piatto che unisce. Tanto che a Napoli non si dice andiamo a mangiare una pizza, ma andiamo a farci una pizza insieme. Che è tutt'altra cosa.
Significa che ci si ritrova in pizzeria per assaporare il gusto della convivialità. Un gusto che nel mondo globale è sempre più raro. Ecco perché il governo italiano non si limita a candidare un prodotto tipico, ma la storia collettiva che sta dietro, l'arte umile ma sapiente di quei pizzaioli che hanno fatto circolare un po' d'Italia nelle vene del mondo.
Marino Niola

(il Venerdì di Repubblica 27 marzo)